Estratto da: TEMA-Rivista di psicoanalisi clinica-n°1-Totem e tabù-Ed. Sapere-Padova-2000
Dopo aver individuato la determinante funzione del “complesso edipico” nella formazione psicologica dell’uomo, Freud allarga la riflessione verso il contiguo tema delle origini, una questione filosofica in dominio del mito.
“Il complesso edipico di cui ho riconosciuto a poco a poco il carattere universale, mi ha offerto una vasta gamma di suggestioni. …una legge fondamentale della nostra vita psichica.”
(“Autobiografia”, pagina 69, editrice Mursia, Milano, 1992).
Egli è cosciente della polivalenza ermeneutica della Psicoanalisi, del carattere interdisciplinare della sua ricerca e delle implicazioni che un sondaggio negli albori psicobiologici dell’umanità comporta.
Gli studi sullo sviluppo ontogenetico e filogenetico avevano trovato nel secolo dei lumi e nell’ottocento ricercatori di varia formazione; Freud si applica sin dal 1911 nell’arduo scavo psichico e nell’affascinante ricerca delle radici del gruppo umano.
Nella formulazione di ipotesi probanti dell’attualità umana storica e biopsichica egli segue un metodo di indagine basato sul presente e sull’esistente, procedimento proposto da Lyell ( 1797-1875) in geologia, assimilato da Darwin ( 1809-1882) e ampiamente sperimentato in biologia, paleontologia e in discipline di nuovo conio.
Tale ricerca comporta l’individuazione di un “fatto” primario a cui ricondurre la spiegazione esauriente del “tutto” umano in atto; non serviva soltanto una nuova griglia interpretativa, ma era necessaria la formulazione di un “fatto” primo che potesse fungere da causa esplicativa nell’ininterrotta sequela degli effetti umani di ordine storico e culturale.
E’ naturale per Freud rivolgersi alla sua Psicoanalisi e partire dal familiare contesto biologico; è un obbligo della sua formazione scientifica tendere alla ricerca di un principio unico come da istanza positivistica e ricorrere ai temi di fondo dell’evoluzionismo darwiniano.
Questi ultimi attestano che la struttura psichica degli uomini primitivi ripete la struttura psichica del bambino dell’uomo civilizzato e che nell’attualità esiste, sia pur in maniera traslata, un “fatto” psichico primario che ha indirizzato l’evoluzione umana verso la civiltà.
A Freud interessa un oggetto di osservazione che possa inverare le sue ipotesi non solo in riguardo all’evoluzione e conservazione biologiche, “filogenesi”, ma soprattutto in riguardo all’evoluzione e trasmissione della cultura nella storia, “civilizzazione”.
Il progetto è necessariamente fondato su una base psichica collettiva e su un evento primario di natura psico-culturale da cui si originano i processi antropologici.
Freud avverte l’esigenza di esplorare i territori limitrofi alla Psicoanalisi e di spostare il suo interesse dalla Psicopatologia alla storia dei prodotti culturali, il settore misterioso e misterico dell’antropogenesi non biologica ma psico-culturale.
Forte dei grimaldelli psichici profondi individuali che hanno manifestato anche una valenza collettiva e archetipica, sulla scia delle scoperte edipiche e delle fondamentali dinamiche relazionali in esse inscritte, supportato dallo studio dell’interpretazione dei sogni e dei prodotti dell’onnipotente pensiero infantile, stimolato dall’eziologia della nevrosi fobica e ossessiva, Freud può passare all’indagine dell’origine dell’uomo e della civiltà.
Con audacia e senza scompensi egli applica le griglie edipiche e nevrotiche ai prodotti umani della cultura, della civiltà, dell’arte, trasvolando in maniera disinvolta da un registro clinico individuale a un registro culturale collettivo.
L’estensione degli schemi psichici clinici alle prime elementari azioni, vissute più che pensate, del gruppo umano è eccentrica quanto interessante.
Freud scava fino alle remote radici del processo culturale per cogliere il momento in cui la famiglia umana compie il primo passo verso la civiltà con l’imposizione di “tabù”, divieti, leggi e regole necessarie alla convivenza civile.
All’età di cinquantatre anni egli si impegna in questo gioco intellettuale di prepotente evasione dalla clinica terapeutica con un volo d’aquila su un panorama indefinito; il rigore scientifico è coscientemente limitato anche se “Totem e tabù” è soltanto in apparenza il prodotto del pensiero creativo dell’autore, in quanto si inserisce a pieno titolo e in maniera traslata nella linea evolutiva del suo pensiero scientifico.
La tesi fondamentale è la seguente: l’uomo diventa “Uomo” ed “Eroe” ribellandosi al “Padre”.
Il tema comporta l’indagine psicologica sull’origine del senso di colpa e sulla coartazione degli impulsi sessuali; in uno scenario psico-mitico e alla ricerca di una greca “ubris”, univocamente legata alla “libido” e alla “anankè”, inizia la ricerca di una verità possibile nel tentativo di non incorrere in forzature inopportune e facilonerie teoriche.
“Totem e tabù” ha il seguente significativo sottotitolo: “Alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici”.
E’ composto di quattro saggi dal titolo altrettanto significativo: “L’orrore dell’incesto”, ”Il tabù e l’ambivalenza emotiva”, “Animismo, magia e onnipotenza dei pensieri”, “Il ritorno del totemismo nei bambini”.
Il riferimento al registro clinico è evidente, ma difficile si presenta il mantenimento di un rigore consequenziale nel rivolgersi a dimensioni metapsicologiche e a processi psicoculturali di destorificazione, che prepongono la Religione nella trasfigurazione simbolica del “sacro” collettivo e in risoluzione dell’angoscia del divenire.
Freud si immerge nell’onnipotenza del suo pensiero e ritiene a buon diritto il pensiero magico una chiave di libera espressione del mondo psichico profondo di ogni uomo, un “processo primario” esente dalle ripetitive coazioni di ordine logico ed espressione di una struttura psichica condivisa e convissuta.
Nell’elaborazione dei temi egli comunica di essere preda di sentimenti ambivalenti e di attraversare momenti di esaltazione e abbattimento; a volte ha la sensazione che la sua “fantasia scientifica” stia partorendo un buon libro, altre volte sente di plasmare materiali qualitativamente diversi, che nella loro forzata compatibilità danno vita a un ibrido scientifico: un prodotto originale ma di cattiva sintesi.
Freud è anche consapevole delle carenze del testo rispetto al vasto programma che comporta il tema, ma si consola pensando a un libro pioneristico, formulato secondo un sapere psicoanalitico che pretende di fungere da mediatore tra etnologia, antropologia, folclore, filosofia, teologia e psicologia.
Nel passaggio dalla pre-civiltà alla civiltà Freud pone l’ipotesi di un evento preistorico d’immensa portata e seppellito nella memoria collettiva, ma sicuramente rintracciabile al presente in una dimensione e in un’istanza psichiche profonde, l’Inconscio e il Super-Io, oltre che in una fase evolutiva individuale e relazionale, la situazione edipica.
Tale passaggio si lega a una riedizione coatta della ricerca dell’origine che condiziona la psicologia dell’uomo e fornisce senso alla sua vita: l’origine ha una cultura ma non ha una civiltà, dà inizio alla civiltà e giustifica il significato dell’uomo e dei suoi prodotti.
Freud ha presupposti teorici e tecnici che allargano l’ombrello della comprensione dei dati antropologici e rendono plausibile la formulazione di un’ipotesi sull’origine della civiltà: lo studio del complesso edipico e delle sindromi fobiche con le connesse pratiche ritualistiche di natura ossessiva, la teoria della “libido” e della plasticità delle cariche sessuali, l’interpretazione del simbolo onirico, la ricerca sul “processo primario”, l’elaborazione dei processi e dei meccanismi psichici di difesa, la possibilità di passare senza traumi dal modello di una psicologia individuale a quello di una psicologia collettiva.
Egli non risolve l’antico dramma dell’inquietudine umana istruendo un conflitto tra sessualità e cultura, sessualità e civiltà, individuo e società, istinto e legge, libertà e dovere; egli mantiene legate queste coppie antinomiche e cerca la soluzione in un processo dialettico di flusso e riflusso con mutuo sostegno.
Elabora un modello atto a descrivere l’economia delle cariche libidiche individuali e l’economia sociale delle stesse nella reciproca interazione, per cui la sessualità è debitrice alla civiltà di quelle forze contropulsionali che la reprimono: la civiltà è debitrice alla sessualità di quelle cariche libidiche adattate a opera di meccanismi psichici profondi al servizio del bene comune e del progresso culturale.
Le conquiste umane nascono dalla “rimozione”, dalla “sublimazione” e dalle varie “formazioni” dell’energia sessuale, i cui esiti per l’appunto “riformati” sono deprivati della qualità egoistica individuale e messi al servizio della società.
Edipo contiene istinto e norma, pulsione e legge; la civiltà non si riduce all’istinto sessuale, ma non lo può escludere, perché dalla sua revisione attinge le energie necessarie alla propria evoluzione e sopravvivenza.
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Le fonti antropologiche sul tema dell’origine sono per Freud la “Psicologia dei popoli” di W. Wundt, i lavori sulle religioni primitive di J. G. Frazer, gli studi sul totem di W. R. Smith, gli scritti di antropologia culturale di E. B. Tylor.
Charles Darwin influenza il suo pensiero con la teoria evoluzionistica dell’orda primitiva.
Freud è compiaciuto di avanzare ipotesi tendenti a far luce sull’oscurità dei tempi passati.
Il primo saggio tratta l’orrore dell’incesto e si snoda dal vissuto culturale del “tabù” dell’incesto presso gli abitanti della Melanesia e il popolo Bantù all’esame psichico della pulsione incestuosa dei bambini nella fase edipica, per estendersi alle fantasie sessuali delle donne nevrotiche del tempo.
Il secondo saggio collega il “tabù” agli studi dell’antropologia culturale e ne dimostra il contenuto ambivalente in comparazione agli ambigui divieti ossessivi dei soggetti nevrotici.
Il terzo saggio prende in esame l’animismo, base e meccanismo primitivo delle religioni, in collegamento all’onnipotenza magica del pensiero infantile.
Freud vuole secondo metodologia darwiniana far luce sull’attuale pensiero civile attraverso l’analisi e la comprensione dell’assetto mentale primitivo, uno stato psichico determinato da un’urgenza del desiderio e dell’impulso sull’attività del pensiero, da una prevalenza del “processo primario” sul “processo secondario”, uno stato psichico che si traduce nel primato dell’azione emotiva sull’attività razionale e cosciente.
L’uomo primitivo antepone, non per libera scelta ma per coazione psichica dell’istinto di sopravvivenza, la prassi al pensiero, la calda e vibrante azione alla fredda e lucida ragione.
Nel quarto saggio la genialità intuitiva di Freud, non più costretta in schemi teorici e clinici, spicca il volo: i “totem” sono oggetti, in prevalenza rappresentazioni di animali, investiti magicamente di dimensione sacra da parte di un gruppo umano e i “tabù” sono divieti, interdizioni, prescrizioni che hanno l’inequivocabile carattere mistico e alogico.
I “totem” sono i depositi concretamente visibili dei “tabù” e sono atti a preservare le norme e i divieti.
I “totem” conservano intatto il corredo delle interdizioni metafisiche, rappresentando al gruppo umano che li ha elaborati il riconoscimento della sacralità della vita del Padre, l’orrore dell’incesto e il divieto di avere rapporti sessuali all’interno del “clan”; quest’ultimo fornisce a ogni membro l’identità di base e gli schemi di formazione.
La teoria dell’esogamia è legata nella sua nascita al totemismo.
Consultiamo in sintesi il padre della Psicoanalisi su questi temi.
“…,attribuisco un certo valore ai miei contributi alla psicologia della religione, iniziati nel 1907 con la scoperta di una sorprendente analogia tra gli atti ossessivi e i riti religiosi. Senza conoscere ancora altre relazioni più profonde, definii la nevrosi ossessiva come la caricatura di una religione personale e la religione come una nevrosi ossessiva universale. Più tardi nel 1912, gli espliciti rilievi di Jung sulle ampie analogie esistenti fra le produzioni mentali dei nevrotici e quelle dei primitivi, divennero per me un motivo per volgere l’attenzione a tale problema. Nei quattro saggi riuniti sotto il titolo “Totem e tabù”, dimostrai che l’orrore dell’incesto è, presso gli uomini primitivi, ancora più intenso che presso gli uomini civili e che esso ha fatto sorgere fra i primi speciali regole di difesa; investigai quindi le relazioni tra le proibizioni da tabù, primordiale forma delle restrizioni morali, e l’ambivalenza affettiva, scoprendo così nella concezione primitiva del mondo, cioè nell’animismo, il principio della ipervalutazione della realtà psichica, ossia della “onnipotenza del pensiero”, sul quale si basa anche la magia. In tutti questi casi si riuscì a trovare un parallelismo con la nevrosi ossessiva e si dimostrò che molte condizioni della vita psichica primitiva vigono ancora in questa singolare malattia.”
( Ibidem; pagine 72 e 73).
Darwin aveva sul tema delle origini avanzato la seguente ipotesi: l’uomo primitivo viveva in piccole orde dominate dal maschio più forte, il quale assumeva la funzione di capo, esercitava il potere sessuale sulle femmine e custodiva gelosamente questo primato procreativo.
Egli deteneva l’ontogenesi, in quanto da lui si originava la vita, e la filogenesi, in quanto era il custode della conservazione della Specie.
Seguendo le teorie darwiniane Freud condivide anche la tesi che il Padre, per preservare il suo potere, allontana tutti i figli che possono insidiare il suo privilegio, più che il suo primato.
Come nel mito di Edipo, in base al responso dell’oracolo e per garantire la sua sopravvivenza, Laio si libera del figlio, anche in questo caso ritorna un tema caro al mondo antico con l’aggravante della prescrizione di “non commettere ubris e non uccidere il Padre”.
I fratelli, allontanati dall’orda, si associano in funzione antipaterna e vendicano la loro esclusione dal clan colpendo a morte il Padre e divorandone le carni.
Nella “Teogonia” di Esiodo le psicodinamiche dell’evirazione e del parricidio sono presenti nelle figure e nelle azioni di Urano, Crono e Zeus.
Gli antichi riti dionisiaci sviluppavano psicodinamiche oro-incorporative basate sui meccanismi di difesa dell’introiezione-identificazione e della traslazione.
A questo punto i parricidi sciolgono l’orda patriarcale e danno inizio al processo della civiltà, ponendo le basi della pacifica convivenza sociale.
Al vecchio ordine sostituiscono un nuovo ordine; la ribellione omicida al Padre violento li ha portati ad associarsi e li porta anche a espiare il sentimento di colpa ed esorcizzare l’angoscia attraverso la fissazione sacrale della Legge del Padre: l’istituzione del “totem” e il ripristino dei “tabù” sono condensati nel rito in evocazione dell’atto omicida.
Si profila in tutta la sua portata catartica il culto della memoria con la riedizione simbolica e traslata dell’atto cannibalico dell’incorporazione del Padre.
I sensi di colpa dei figli assassini, sia pur attutiti dall’impresa comune, inesorabilmente emergono imponendo l’identificazione nella sua figura e il riconoscimento della sua volontà: nell’uccidere il Padre i figli hanno affermato sacrilegamente la loro autonomia, nell’incorporare il Padre i figli colpevoli si rendono simili a lui attraverso il rito, nel ricordare il Padre assolvono se stessi e confermano la loro identità traslandola nell’animale totemico.
Una festa, una commemorazione, una ripetizione, una riedizione: questo è l’insieme mistico e magico del pasto totemico in rievocazione di un memorabile atto delittuoso degno di essere contenuto nella memoria collettiva.
Freud rileva acutamente che la banda dei sacrileghi fratelli è stata dominata dagli stessi impulsi profondi che il bambino nutre nei confronti del padre nella psicodinamica del complesso edipico: come il bambino coltiva il desiderio della morte del padre rivale per estrometterlo dal possesso della madre maturando in questa fase aggressiva il sentimento della colpa e l’angoscia della castrazione come giusta punizione per aver tanto sentito, anche i figli dell’orda primitiva hanno amato e odiato il Padre terribile, lo hanno ucciso e di poi, afflitti dalla coscienza della colpa, lo hanno riportato in vita con il “totem”, affermando la sua volontà e la sua legge con i “tabù”.
Il Padre è diventato più potente da morto che da vivo.
Le sue interdizioni sono diventate leggi per il tramite di quei figli che in preda al senso di colpa si preservano con l’obbedienza differita: per sopravvivere nella comunità sociale i figli vietano il parricidio e interdicono l’incesto.
Il rito e il culto del “totem”, oltre a giustificare la Legge e a procurare l’identificazione del gruppo, sono un costante “memento patris mortis” – ricordati della morte del padre -; nel rievocare la colpa di quella tragica vicenda i figli e i “figli dei figli” operano gioiosa “catarsi” della stessa inserendosi nella colpa collettiva, trasfigurata nel tempo in merito e anestetizzata attraverso l’ossessiva ripetizione ritualistica.
Inoltre i parricidi confermano le leggi del Padre imponendo i due “tabù” fondamentali del totemismo: il parricidio e l’incesto, i due desideri rimossi dell’uomo nel decorso del complesso edipico.
I sacrileghi figli del Padre, nel sentire e ammettere la colpa, pongono le basi della civiltà in un atavico atto violento di ribellione e sopravvivenza condensato nel “totem”, espletato nel rito religioso e nell’osservanza dei “tabù”; la storia della civiltà ne conserva le tracce sotto forma simbolica e traslata, metaforica e ritualistica, nell’arte, nella tragedia, nel mito e soprattutto nelle religioni, nelle sue pratiche ritualistiche oltre che nel suo corpo teologico e morale.
L’evoluzione della civiltà si riduce all’evoluzione combinata del “fantasma del Padre” e del “fantasma di Morte” nelle seguenti memorabili fasi: uccidi il Padre, assimila il Padre, onora il Padre.
All’uopo scrive Freud nell’ “Autobiografia”.
“Mi attraeva, soprattutto, il totemismo, primordiale sistema di organizzazione delle razze primitive, nel quale i principi dell’ordine sociale si mostrano legati a una religione rudimentale e all’implacabile dominio di poche proibizioni da tabù. L’essere adorato è sempre, in questi casi, originariamente un animale, dal quale si afferma esser disceso il clan. Da diversi indizi, dedussi che tutti i popoli, compresi quelli che hanno raggiunto il più alto livello di civiltà, sono passati una volta attraverso tale stadio del totemismo…Il mio punto di partenza fu dato dalla singolare coincidenza dei due principali tabù del totemismo – cioè quello di non uccidere il totem e di evitare ogni contatto sessuale con le donne del medesimo clan totemico – con i due elementi contenuti nel complesso edipico, cioè la soppressione del padre e la unione sessuale con la madre. In questo modo fui portato a equiparare l’animale totemico al padre, proprio, del resto, come facevano espressamente i primitivi, quando lo adoravano come un antenato del clan…Dal lato psicoanalitico…l’analisi delle zoofobie dei fanciulli,…rivelano spesso che l’animale, oggetto della fobia, è una sostituzione del padre, essendo stata spostata sopra di esso la paura che si ha del genitore e che deriva dal complesso edipico. Di qui non vi era che un breve passo per giungere al riconoscimento dell’uccisione del padre come nucleo centrale del totemismo e come punto di partenza della formazione delle religioni.”
(Ibidem; pagina 72).
A livello scientifico le tesi di Freud mostrano la necessità di ammettere l’esistenza di una Psiche collettiva soggetta agli stessi processi di quella individuale e impongono lo studio accurato dei meccanismi di difesa, la congrua elaborazione del complesso edipico, l’analisi clinica della psiconevrosi fobico-ossessiva, il giusto rilievo del delirio mistico.
Come l’individuo nevrotico l’uomo primitivo agisce prima di pensare e antepone i fatti alla riflessione logica e cosciente; quest’ultima porta alla nascita della civiltà, della convivenza pacifica, dell’organizzazione sociale.
La Morale e la Religione si innestano in bisogni primitivi, in nozioni elementari, in azioni rudimentali esenti da riflessione razionale e pregne di acritica pulsione d’affidamento.
L’uomo fa del proprio Padre un Dio per una Colpa; il totemismo ha insegnato questo, ma anche le altre religioni si basano sulla stessa triade.
Il rito rievoca il parricidio e impone carisma ai divieti del Padre; i figli si preservano dal “ritorno del delitto” proprio vietando con la legge totemica le loro colpe.
Esorcizzando anche il “ritorno del rimosso” i “figli dei figli” potranno ritualmente ricordare e formare i membri del gruppo attraverso la lezione totemica del culto della memoria collettiva e il fermo “ricordati di non uccidere il padre e di non commettere incesto”.
Sintetizzando secondo griglia psicoanalitica ed evoluzionistica si può affermare che “in principio era la pulsione, il desiderio e l’azione, di poi il pensiero e la riflessione cosciente in una con la civiltà”; ossia “in principio era il processo primario, di poi il processo secondario e la civiltà umana.
Nel nucleo edipico convergono le origini della religione, della morale, della società civile e dell’arte.
Un ulteriore ricorso al testo di Freud è di avallo.
“Sia o no ammissibile storicamente una tale ipotesi, vediamo qui la formazione delle religioni basata sul fondamento del complesso paterno e della ambivalenza che in esso predomina. Abbandonata poi la sostituzione del padre con l’animale totem, il padre primitivo, temuto odiato, adorato ed invidiato, divenne il prototipo della divinità. La ribellione del figlio e la nostalgia per il padre lottarono sempre, producendo continue formazioni di compromesso, per mezzo delle quali da un lato si espiava l’assassinio e dall’altro lato si aspirava alla conservazione dei vantaggi da esso derivati. Questa teoria della religione getta speciale luce sul fondamento psicologico del cristianesimo, nel quale permane, senza alcun travestimento, la cerimonia del banchetto totemico nel sacramento della comunione.”
(Ibidem; pagina 74).
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“Totem e tabù” è un libro di difficile impatto perché suscita facilmente pregiudizi culturali direttamente proporzionali alle convinzioni religiose acquisite.
Inerisce in questo difficile approccio la relativa originalità delle tesi che non sempre trova ascolto e spesso è relegata per difesa nei prodotti della fantasia.
E’ un libro che favorisce l’instruirsi di “resistenze” più di quanto non contribuisce a liberarne.
Il testo consente a Freud di mantenere distanti dalla coscienza i suoi conflitti edipici e lo sottrae dalle implicazioni psichiche dell’aggressività collegata.
“Totem e tabù” si decodifica a diversi livelli: in riferimento al padre Jacob il testo può essere ritenuto un atto di accusa contro l’autorità non autorevole; l’argomento esprime una carica aggressiva rimossa e sublimata nella compilazione di un’ipotesi sull’origine dell’umanità e nella comprensione dei processi di civilizzazione; l’autore sposta la stessa carica aggressiva sul fenomeno religioso e sui fattori negativi del vivere civile.
Se Freud manifesta la sua aggressività nei confronti del padre e della sua non riconosciuta autorità, egli elude totalmente l’altra faccia della medaglia edipica, la madre; infatti prende in considerazione l’aspetto paterno dell’universo edipico e continua a rimuovere quello materno.
Esiste una vasta letteratura antropologica e mitica sulla Madre, sul matricidio e sul divoramento della Madre.
Freud ha facilità e naturalezza a tradurre in modo produttivo gli strascichi e le presenze inconsce del suo complesso edipico nel versante paterno, i suoi conflitti e le sue controversie nei confronti del padre, rendendo questo personale “tutto” psichico materiale utile all’indagine scientifica, a ulteriore dimostrazione del modo in cui la storia individuale personalmente vissuta entra al sevizio del “sapere” e della conoscenza sotto la forma di un capolavoro, di un “credo” religioso, di una scoperta scientifica o di un libro stimolante perché frutto di una ragnatela di “saperi”.
Questa plasticità epistemologica è una caratteristica della Psicoanalisi che le consente di viaggiare in territori di frontiera senza necessità di capitalizzare eventuali conquiste con rigidi steccati, ma acquisendo ulteriori stimoli per la comprensione dell’uomo e dei suoi prodotti.
“…la parola psicoanalisi ha finito per assumere vari significati. Originariamente essa indicava soltanto un determinato metodo terapeutico; ora invece è divenuta anche il nome di una scienza, la scienza dell’inconscio. Questa scienza non è in generale, atta a risolvere, da sola, un problema in modo integrale, però sembra chiamata a offrire importanti contributi alle più diverse discipline scientifiche. Il campo di applicazione della psicoanalisi è tanto ampio, quanto quello della psicologia, alla quale essa fornisce un completamento di grandissima importanza. Così infine, volgendo lo sguardo alla parte di lavoro compiuto nella mia vita, posso dire che molte cose ho iniziate ed altre ho suggerite dalle quali dovrà nascere qualche risultato nel futuro. Io stesso non posso dire se questo sarà grande o piccolo; ma posso esprimere la speranza di avere aperto la via a un importante progresso nelle nostre conoscenze.”
(Ibidem; pagine 75 e 76).
“Totem e tabù” è nell’evoluzione del pensiero freudiano una tappa necessaria, una prova d’autore nel cammino verso la “Metapsicologia” del 1915, l’ “Al di là del principio del piacere” del 1920, la “Psicologia delle masse e analisi dell’Io del 1921, “L’Io e l’Es” del 1922.
Si rispetta lo schema della cultura occidentale, espresso egregiamente dal Positivismo, di ricondurre all’unità di un principio la molteplicità dei dati nel loro incessante divenire ontologico prima che storico, per cui la caduta nella “metafisica” psicologica, Metapsicologia, è inevitabile anche per un uomo apparentemente libero come Freud.
Si prepara all’uopo la “seconda topica” con le istanze economiche e dinamiche dell’Es, dell’Io e del Super-Io; quest’ultimo è il vero protagonista occulto di “Totem e tabù”.
Il vecchio e smagato “principio del piacere”, motore dell’Es, si ridimensiona per lasciare spazio al “principio della realtà” espresso dall’Io e senza incorrere nella “coazione a ripetere” prodotta da un Super-Io tirannico.
Nessun intento religioso di stampo monoteistico è possibile reperire in “Totem e tabù”, inconscia vivificazione del Padre operata dopo il monumento apparentemente funebre eretto con l’ “Interpretazione dei sogni”.
Il Super-Io, introiezione viva e vivificante del Padre come la Grazia di Dio, ha trovato la sua giusta speculazione e la sua corretta dimensione; la griglia psicoanalitica è ormai pronta per esser servita nella sua completezza e con le sue potenziali spericolate acrobazie.