LA
PREMESSA
Questo
testo è stato elaborato da un ragazzo di undici anni nell’ambito
dell’attività scolastica.
IL
TESTO
LA
BASE DI “ESSERE”
Ditemi
… cosa per voi significa “essere”?
Può
per voi essere vivere, essere materia, essere umani, avere la morte…
Non
voglio rovinare la vostra impressione su “essere”, ma intendo
cercare di esprimere i miei e i vostri pensieri riguardo la base di
tutto.
Siamo
già tutti nati se stiamo leggendo o narrando questo testo, siamo
parte dell’immenso universo, dunque.
Alcuni
possono dire di nascere appena pensano, poiché, senza il pensiero
non c’è differenza tra vivo o morto.
Per
poter vivere bisogna sentirsi vivi.
Voler
esserci, poter esserci e ciò spiega l’importanza della popolarità.
Se
non si è popolari, non si è vivi, ma basta un qualsiasi essere
vivente con se stessi per essere vivi.
Inoltre,
se si vuole essere più vivi o anche immortali, si può lasciare
traccia di se stessi e godersi la vita.
Alcuni
altri pensano che pensare sia essere. Che l’uomo sia stato creato
per pensare.
E’
anche vero che vivendo, pensando ed essere umani ed essere materia
sia “essere”.
Ma
l’umanità è troppo terrena per significare l’universo.
Essere
fatti con ciò che è l’universo, pensare, vivere invece sono
significati di essere con cui l’uomo poter fondersi con l’universo
eternamente.
Con
questo testo mi oppongo all’ateismo, l’umanità senza religione,
che crede di sapere di più, la quale non sa però fondere l’universo
con l’uomo.
Quindi
per conquistare l’universo bisognerà essere religiosi ed avere un
pensiero più esteso, oltre l’umanità.
Che
voi, dopo questo testo, siate!
L’ANALISI
PSICO-FILOSOFICA
Ditemi
… cosa per voi significa “essere”?
NOTE
FILOSOFICHE
“Significare
l’Essere”, due parole antiche come l’universo e moderne come
l’avvento dell’homo sapiens, si traduce in “interpretare i
segni dell’Essere”. Si invoca quella Semiologia tanto cara a
Umberto Eco, la Scienza dei segni, con tanto di “significante” e
di “significato”, di soggetto datore di senso e di soggetto
capace di decodificare il testo semplicemente perché possiede il
Codice. Ma l’Essere richiamato nella cultura dell’Occidente ha un
suo epigono, Parmenide di Elea in Campania, il filosofo della Magna
Grecia a cui si attribuisce la seguente sintesi teorica, nonché
tautologica: “l’Essere è e non può non Essere, il non Essere
non è e non può Essere”. Nella soluzione della questione
cosmogonica e nella ricerca del Principio da cui il Tutto Vivente,
Natura e Uomo, si origina, Parmenide introdusse la sua teoria
Ontologica, Metafisica e Logica in base alla quale l’essenza del
Tutto si riduceva all’Essere non inteso, quindi, nella sua
visibilità empirica ma nella sua matrice, alla Kant non nel fenomeno
ma nel noumeno. La sua enunciazione programmatica ha una valenza
logica inequivocabile, “l’Essere è”, infatti, traduce nel
predicato quello che è contenuto nel soggetto, ma questa Verità è
l’essenza del Tutto Vivente e ha una valenza ontologica immanente.
Parmenide esordisce sulla questione filosofica Essere, è il primo
filosofo che la analizza, ma tutti i filosofi successivi, greci ed
europei fino a Heidegger e Sartre, si sono cimentati sul tema. Anche
quando la Filosofia considera il “Non Essere”, ammette
“l’Essere”. Platone, Aristotele, Agostino ed Hegel sono stati i
filosofi che espressamente si son fatti carico dell’analisi
dell’Essere.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Mi
sto chiedendo chi sono io nella sostanza e non soltanto in quel che
appaio.”
NOTE
PSICOLOGICHE
La
richiesta del ragazzo di esprimersi sul significato dell’Essere è
da dialogo platonico ed è ricca di implicazioni provocatorie verso
gli interlocutori. Questo giovane talento non te le manda a dire le
cose e dimostra a livello psicologico di avere un conto in sospeso
con l’ambiente e con coloro che lo abitano: “per voi”. Si
tratta di una bonaria aggressività e di una sana provocazione che,
di certo, non dispongono per una serenità nell’affrontare la vita
di ogni giorno e attestano di una vaga aureola di superiorità, un
“complesso di superiorità” che sa tanto di difesa dal
coinvolgimento, un “Io ipertrofico” che tende a differenziarsi
nobilmente dagli altri. Tutto questo ci può stare tranquillamente in
un adolescente in vena di affermazione dopo l’elaborazione della
“posizione fallico-narcisistica”. Il “per voi” dovrà
evolversi in “per noi” nella successiva “posizione psichica
genitale” in riconoscimento della rete sociale e delle relazioni
anche pericolose che immancabilmente costellano il selciato
dell’esistenza.
Procediamo
per ammirare le meraviglie del paesaggio e dei dintorni.
“Può
per voi essere vivere, essere materia, essere umani, avere la morte…”
NOTE
FILOSOFICHE
La
Vita, la Materia, l’Umanità, la Morte sono Essere nella
convinzione comune. Il richiamo a Parmenide e Platone è nella Vita o
essenza del Tutto: “essere vivere”. Il richiamo ad Aristotele ed
Epicuro è chiaro nella Materia: “essere materia”. Il richiamo a
Jaspers e Heidegger è inequivocabile “nell’essere umani”. Il
richiamo a Sartre e Camus è oltremodo visibile “nell’avere la
morte”. Ricordo che l’Essere ha una valenza Ontologica o discorso
sull’essere, Metafisica o al di là della Natura, Logica o
categoria di predicabilità, Antropologica o in riguardo all’uomo,
Etica o in riguardo ai costumi e ai comportamenti, Religiosa o in
riguardo alla soluzione dell’angoscia di morte.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Sono
vivo, ho un corpo, sono un uomo, devo morire.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Degno
di nota è ancora il ricorso agli altri e alla loro opinione, nonché
il culto di avere interlocutori e di assumere un ruolo di prestigio
misto a nobile tolleranza. L’identità psichica del nostro filosofo
in erba procede sempre per differenziazione dagli altri e per
alto-locazione difensiva da un coinvolgimento più intenso. Persiste
il “fantasma del voi”, nella “parte positiva” gli altri da me
e nella “parte negativa” gli altri contro di me. Degli
interlocutori il ragazzo non sa fare a meno, ma mantiene un doveroso
distacco e un’accentuata provocazione.
“Non
voglio rovinare la vostra impressione su “essere”, ma intendo
cercare di esprimere i miei e i vostri pensieri riguardo la base di
tutto.”
NOTE
FILOSOFICHE
La
preoccupazione verte ironicamente sulla questione antropologica e sul
rispetto dei simili, ma si tratta di un’impressione, non di una
verità globale e metafisica. L’Essere di cui parla il nostro
speculatore è decisamente l’Essere metafisico, l’essenza del
Tutto, la Forma o l’Idea di Platone. Siamo in un ambito decisamente
ontologico, discorso su ciò che è, e stiamo superando il territorio
labile e ballerino della “impressione”, delle sensazioni, dei
fenomeni, di ciò che appare, delle false verità legate ai sensi e
alle percezioni non fondate sulla “coscienza di sé”. La
direzione successiva è la Ragione che si apre alla Metafisica, come
è successo a tutti i filosofi, da Cartesio in poi, che sono stati
costretti a usare i ponteggi metafisici, a ricorrere a un “deus ex
machina” per supportare le loro teorie e addirittura i loro sistemi
logici e gnoseologici.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Sto
proprio cercando di capirmi nel profondo e sono alla ricerca della
mia essenza.”
NOTE
PSICOLOGICHE
L’atteggiamento
di benefattore dell’umanità nel delucidare e partecipare le verità
fondamentali, “la base di tutto”, denota una notevole e
democratica onnipotenza socialmente tollerabile e compatibile con il
ruolo del maestro di vita, dell’eroe che porta agli uomini la buona
novella che rende l’umanità migliore e bella, del Prometeo degno
del dono del fuoco. Il compito è veramente nobile e pretenzioso:
“cercare di esprimere i miei e i vostri pensieri riguardo la base
di tutto”. Queste sono le note psicologiche e soteriologiche del
giovane protagonista, ma il vero viaggio metafisico, dopo le
necessità logiche e il dialogo a senso unico con gli immaginari
interlocutori, si sta avvicinando.
“Siamo
già tutti nati se stiamo leggendo o narrando questo testo, siamo
parte dell’immenso universo, dunque.”
NOTE
FILOSOFICHE
Appare
lo stesso “ottimismo” logico di Aristotele e della Cultura greca
in base al quale non è necessaria una dimostrazione scientifica
dell’esistenza della Realtà dal momento che è visibile e, di
conseguenza, innegabile. “Batti la testa contro la colonna del
tempio di Athena e poi mi dici se la Realtà esiste o non esiste”:
diceva l’uomo greco dell’agorà all’incauto Sofista che voleva
anche discutere dell’esistenza di un mondo oggettivo. L’adolescenza
ingenua del nostro giovane filosofo ammette la Sensibilità
dell’Esistente e trascura quella Logica verso la quale sta
marciando con intenti metafisici degni di un mistico e di un seguace
di Buddha. “Siamo studenti vivi e vegeti, se stiamo lavorando sotto
le direttive dei nostri bravi Professori e della nostra benemerita
Scuola”. Non basta questa condivisione di condizione e di funzione,
perché “siamo parte dell’immenso universo”. Questa è la
verità innegabile e tutta da dimostrare dal momento che non basta la
constatazione empirica. I sensi ci ingannano, diceva anche Cartesio
nella ricerca di poggiare la sua teoria scientifica sul “cogito
ergo sum” e di passo in passo cadde nel “genio maligno” per
abbracciare la Divinità che non inganna proprio in virtù della sua
bontà implicita. Insomma trionfa un’istanza “panteistica” e
fusionale. Tutti siamo parte del “Tutto Vivente”. Quest’istanza
primaria e culturale dell’umanità greca è in linea con la
semplicità mentale del nostro giovane pensatore. Una religiosità
naturale che vuole l’Uomo in fusione con la Natura secondo le linee
di una simbiosi madre-figlio. Spinoza è richiamato in questa
posizione filosofica, così come la teosofia buddista. La prima
esigeva che l’uomo fosse un “modo” degli attributi “Pensiero”
ed “Estensione” di Dio, la seconda affermava l’evidente
condivisione della “Vita” da parte dell’Uomo e di tutta la
Natura.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Io
esisto insieme agli altri e mi sento la parte di un Tutto.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Di
notevole conforto è il doppio ricorso al “siamo” in attestazione
di un ripiego momentaneo dal “voi” dei precedenti capoversi e di
una proficua e salutare condivisione di sorte e di destino di uomini:
“amor fati”. Obbligo rilevare che si tratta di atteggiamenti
della formazione umana in un soggetto particolarmente sensibile a se
stesso e agli altri. Il nostro adolescente tra un nobile e sacro
pensiero individualistico non trascura lo stare insieme nel
Collettivo e nel Sodalizio. E’ questa certamente una dialettica
psichica profonda che il ragazzo ha vissuto sin dalla prima infanzia
intessendo una psicodinamica che oscilla tra se stesso e il corpo, se
stesso e la mamma, se stesso e il papà, se stesso e i suoi pensieri,
se stesso e gli oggetti, se stesso e gli altri, se stesso e la
ricerca di uno “spazio psichico” dove depositare i suoi vissuti
prima di condividerli, un “luogo” ideale e concreto su cui
stendere i suoi doni prima di consegnarli agli abitanti dello stesso
spazio. Il conflitto psichico è delicato e porta a collocazioni che
oscillano dalla netta chiusura alla provvida apertura, dalla spartana
esclusione all’ateniese affidamento, dal riconoscimento di sé al
rifiuto del mondo fino all’inclusione necessaria in uno Spazio di
Tutti e in un Luogo di Tutte le Cose visibili.
“Alcuni
possono dire di nascere appena pensano, poiché, senza il pensiero
non c’è differenza tra vivo o morto.”
NOTE
FILOSOFICHE
L’affermazione
è inquietante nella scarna formulazione e nel ricco contenuto. Il
Pensiero
è Vita ed è l’artefice della “Coscienza
di Sé”,
quell’Auto-consapevolezza
che Socrate definiva nel suo metodo antropologico “conosci te
stesso” e che l’Uomo greco aveva degnamente
scritto nel frontone del
tempio di Delo a Delfi. La Morte è assenza di Pensiero.
La Vita senza Pensiero
è Morte.
La Vita è Pensiero intenzionato alla “Coscienza
di Sé”.
Più che sull’oggetto esterno il Pensiero si dirige su se stesso,
sceglie
se stesso come oggetto privilegiato della sua indagine. In questa
introversione si attesta trionfante la Vita. E’
degna di nota, inoltre, la rievocazione della teoria filosofica, di
Scuola
esistenzialista e firmata da Martin Heidegger, tra “vita autentica”
e “vita inautentica” o banale. La distinzione tra i morti in
vita, “esistenza banale”,
e i vivi in vita, “esistenza
autentica”, è calata di peso nelle poche parole messe in croce dal
nostro intraprendente
ragazzo ed è basata sulla
“Coscienza
di sé” ottenuta con l’esercizio maieutico del Pensiero.
L’angoscia dell’Esistenzialismo ancora non si manifesta, ma
s’intravede tra le righe di quanto in maniera apodittica viene
affermato.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Sono
consapevole di essere vivo perché penso e per me la morte è assenza
di coscienza.”
NOTE
PSICOLOGICHE
La
predilezione per il soggiorno in se stesso e il ritorno nell’intimo
e nel privato è oltremodo da considerare in questa sillogistica
combinazione di concetti che concludono nell’affermazione “la
consapevolezza del Pensiero è Vita e l’inizio del Vivere”. La
“proiezione” difensiva su “alcuni possono dire di nascere”
stempera l’angoscia di un diretto coinvolgimento in questa
acrobazia filosofica
e denota l’importanza accordata agli altri e
il bisogno di gestirli attraverso una condivisione di idee e di
convinzioni. Ancora bisogna
aggiungere che il nostro amico ha proiettato in poche parole la sua
esperienza vissuta, “erlebnis”,
quella che lo ha visto
precocemente razionale e pronto a stemperare le emozioni e le
sensazioni. Il meccanismo psichico di difesa dall’angoscia della
“razionalizzazione” ha messo in scena la “coscienza di sé”
che ha dato il giusto grado alla freddezza della Morte e al calore
della Vita. Razionalizzare gli istinti e le pulsioni con la testa di
un bambino significa aver privilegiato per
necessità difensiva il
Logos rispetto a Eros e Thanatos, la
Ragione tra l’Amore e l’Odio,
tra la Vita e la Morte, tra
la fusione e la scissione.
Questo precoce e gigantesco
Logos è tutto personale e va condiviso con giudizio e a giuste dosi.
Gli altri non potrebbero capire quello che
io cerco di contenere e
circoscrivere.
“Per
poter vivere bisogna sentirsi vivi.”
NOTE
FILOSOFICHE
La
“Coscienza di sé” è la condizione del Vivere. La Vita può
essere presente, ma di Essa nulla si può dire se non è “esperienza
vissuta”, “erlebnis”, e per essere tale esige
l’auto-consapevolezza. Il “sentirsi vivi” non si attesta
nell’esaltazione allucinatoria dei sensi e nella formazione dei
“fantasmi”, ma nella necessità di un “Io” che ragioni e a
cui tutti i vissuti individuali si riconducano per essere ordinati
nella formazione psicologica di ogni persona: “organizzazione
psichica reattiva”. La possibilità della Vita è la Coscienza e le
sue funzioni razionali, “processi secondari”. Paradossalmente si
può vivere senza un “Io” coordinatore dei vissuti e la caoticità
entropica è una forma di Vita, ma l’Io è la condizione “sine
qua non” l’uomo “autentico” esiste, all’incontrario
dell’uomo “banale” che si lascia vivere senza alcuna
consapevolezza dei suoi vissuti. I richiami filosofici sono la “res
cogitans” di Cartesio, l’Io dell’Idealismo, l’Io della
Fenomenologia di Husserl e l’Io di Freud. La frase è talmente
sintetica che i contenuti si spargono a larga vena. La sua
apoditticità suppone un Sapere filosofico vasto e ampio che il
ragazzo non può avere. E allora? Lo spiego nelle note psicologiche.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Mi
sento vivo quando provo emozioni e ne sono consapevole.”
NOTE
PSICOLOGICHE
La
sicurezza dell’affermazione dispone per una riflessione costante e
progressiva su se stesso. L’autore si è macerato in tanto
speculare tra sé e in sé sacrificando la gioia di vivere e il
disimpegno della sua età a favore di un travaglio filosofico adulto
più che adolescenziale. Le conoscenze filosofiche sono la
“razionalizzazione” di quelle sensazioni e di quelle emozioni che
il giovane talento ha accantonato a favore dei grandi ragionamenti
sintetici. Le teorie e le tesi rientrano nella formazione psicologica
e nel patrimonio delle idee dell’adolescenza. Del resto, i filosofi
hanno immaginato i loro sistemi da bambini e da adulti li hanno
trascritti in maniera complicata, quando nella loro Filosofia non
hanno traslato i loro traumi irrisolti e la loro follia sublimata.
Non c’è bisogno di ricorrere al Buddismo o a Pitagora o a Platone
e riprendere in mano la teoria della “trasmigrazione delle anime”
per spiegare quello che è successo e che sta succedendo al nostro
baldo ragazzo. E’ tutto compreso nella formazione psicologica ed è
a gratis. Certo, è anche vero che pochi giovani hanno così potenti
i processi di astrazione. Se ogni male non viene per nuocere, è
proprio vero che ogni bene viene per giovare.
“Voler
esserci, poter esserci e ciò spiega l’importanza della
popolarità.”
NOTE
FILOSOFICHE
“Esserci”
è la traduzione del “Dasein” di Heidegger che è collegato alla
“esistenza banale”, mentre “l’Essere” o il “Sein”
appartiene alla “esistenza autentica” e la connota secondo le
linee esistenziali dello “Essere per la Morte”, la disposizione
psicofisica all’assurdità del morire e la soluzione all’angoscia
del Nulla. La scelta della “esistenza autentica” comporta il
superamento della “esistenza banale”, il “Sein” è la scelta,
salutare più che evolutiva, del “Dasein”. In quest’ultimo è
inclusa la vita sociale e le relazioni di massa che frastornano
l’angoscia del Nulla a cui l’uomo è inesorabilmente candidato e
destinato. L’uomo inautentico e banale è destinato a frastornarsi
con il successo e la popolarità, a riempire le sue bisacce con il
fumo della vanità mediale. “Voler esserci”, volere il “Dasein”
significa ignorare la possibilità della vera “coscienza di sé”,
quella che coordina le esperienze vissute e disegna il quadro del
Vivere e della Vita. L’importanza della popolarità comporta il
sacrificio dell’Io e l’impossibilità del Vivere e della Vita.
L’Io è sacrificato al rumore dei media e alla massificazione
dell’informazione. Volere e potere, quest’ultimo inteso come
categoria della possibilità da Kierkegaard in poi, sono associati
allo “Esserci”, alla “esistenza banale”, e confermano quante
energie si investono nel Nulla di una Coscienza mai nata o pienamente
abortita. La “popolarità” ha un prezzo umano altissimo, perché,
impedendo la benefica “coscienza di sé”, impedisce la
maturazione dell’uomo “banale” nell’uomo “autentico”. La
“popolarità” è il frutto deleterio di improvvide e inconsulte
scelte di Vita che allontanano dalla Verità.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Voglio
affermarmi orgogliosamente e voglio essere conosciuto dalla gente.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Il
giovane filosofo è combattuto dalla dialettica del suo tempo e della
sua psicodinamica: Essere e non apparire o Non Essere ed apparire?
L’adolescenza ha una valenza psicofisica non indifferente nella
scelta precoce di usare la testa e i “processi secondari”, la
Ragione per intenderci, e dare poco credito agli ormoni e alle
emozioni, ai “processi primari” del tipo la Fantasia e le
allucinazioni creative. Di quest’ultimo trambusto psicofisico il
nostro amico teme l’irruenza e l’assenza di un “Io”
coordinatore e legislatore della Natura umana. Aspira alla
popolarità, vuole essere conosciuto e vuole colpire con le idee
originali che ha tanto pensato e finalmente partorito in grazie agli
stimoli costruttivi di una buona scuola e di competenti maestri.
Vuole e non vuole, si concede e si ritira: questa è la psicodinamica
istruita.
“Se
non si è popolari, non si è vivi, ma basta un qualsiasi essere
vivente con se stessi per essere vivi.”
NOTE
FILOSOFICHE
Il
nobile discorso filosofico e le alte speculazioni sull’Essere e
sulla Coscienza dell’Io si stanno dirigendo giustamente verso
orizzonti sociali e verso tematiche personali: la popolarità e la
relazione sociale, la gloria di essere personaggi pubblici e la
modestia moderata di avere poche relazioni. Si rileva un conflitto
psichico tra le pieghe della Filosofia sociologica di Comte, la
“Fisica sociale” della relazione dell’io e del tu. Il falso
mito della Vita e dell’Essere nella società e la Verità di una
relazione significativa e di buon valore confliggono nell’animo del
giovane intraprendente. La convinzione che la giusta e vera esistenza
non è quella “banale”, fatta di miti e di riti formali, ma
quella “autentica”, basata sulla qualità di una libera ricerca
sul senso dell’Essere e del Vivere, emerge nella predilezione per
le relazioni ristrette a poche persone significative e maieutiche,
quelle figure che aiutano a maturare i veri sensi e gli autentici
significati dell’Essere uomini.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Mi
piacerebbe essere riconosciuto dagli altri, ma mi basta avere
relazioni fidate e soprattutto un buon rapporto con me stesso.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Dopo
un’apertura verso problematiche filosofiche di ampio spessore
metafisico e di grossolana materialità, quale vivere la vita senza
consapevolezza perché deprivati di quella “coscienza di sé” che
nessun maestro ha insegnato a ricercare, il nostro giovane e
inquietante eroe converge verso l’intimo e il privato e svela le
sue note caratteristiche e formative, le sue predilezioni
psicologiche e i suoi “fantasmi”. Degno di nota è la funzione
esercitata da un tema attuale, la popolarità, con un tema
psicologico, il narcisismo, nonché la scelta personale del
ridimensionamento dei valori dominanti in riguardo al prestigio
sociale.
“Inoltre,
se si vuole essere più vivi o anche immortali, si può lasciare
traccia di se stessi e godersi la vita.”
NOTE
FILOSOFICHE
L’attrazione
verso gli altri e verso le tematiche culturali in atto è forte e
contrastata. Adesso il nostro baldo ragazzino sente il richiamo della
società e dei suoi miti come la popolarità e il successo, sta
valutando la possibilità di vivere una Vita come costume comanda e
come società propone secondo i valori edonistici del consumismo
psicologico e della massificazione sociale al fine di emergere
dall’anonimato. “Godersi la vita” si traduce nell’uso degli
strumenti atti al benessere del Corpo e della Mente. “Lasciare
traccia di se stessi” equivale all’essere nobili individualisti e
maestri benefattori. Quest’ultimo valore non è consono alla
“esistenza banale” e si avvicina all’onnipotenza
dell’immortalità del messaggio lasciato in eredità ai posteri.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Ho
paura di morire e vorrei vivere in maniera tranquilla e magari fare
nella vita delle cose importanti che possano essere ricordate.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Sopravvivere
a se stessi è veramente un “meccanismo di difesa dall’angoscia
di morte”, è un “andare sopra la vita” per disporre di sé in
maniera irreale e contraria agli eventi naturali. Dall’uso della
Ragione l’adolescente filosofo sta passando ai problemi personali,
sta evidenziando le angosce di base dopo aver fatto un uso precoce
della “razionalizzazione”, meccanismo di difesa principe. Dalla
Filosofia, che ha elaborato per lenire le angosce, alla Psicologia,
il passo è breve e siamo in territori limitrofi. La psicodinamica
usata dal ragazzo è di andata e ritorno, di uscita e di entrata,
d’investimento e di introspezione, di relazione con gli altri e di
relazione con se stesso. Il processo è proficuo e doloroso.
“Alcuni
altri pensano che pensare sia essere. Che l’uomo sia stato creato
per pensare.”
Come
non detto! Il giovane prodigio è tornato alla Filosofia e ha
spolverato ben bene gli assunti di base del pensiero di Parmenide e
di Hegel: l’identità di Pensiero e di Essere. Spiego: “l’Essere
è e non può non essere” è un assioma, una tautologia, un
principio logico di identità A è A codificato da Aristotele nel suo
“Organon” e si identifica con il Tutto vivente, la Realtà
Uomo-Natura. Il Tutto è Essere e l’Essere è Pensiero. “Tutto
ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è reale è
razionale” è il principio che governa e giustifica lo Spirito
assoluto di Hegel costituito da Idea, Natura e Spirito. La seconda
frase del ragazzo pone il problema se l’uomo è stato creato per
pensare e si assume la responsabilità di ammettere la creazione come
motore del Tutto: “In principio Dio creò il cielo e la terra” e
poi fece “l’uomo a sua immagine e secondo la sua somiglianza”.
Accede alla verità primordiale ebraica di un Dio che pensa la
realtà, la dice, esempio “sia la luce e la luce fu” e la crea.
L’uomo può solo pensare il Tutto creato da Dio per ritrovare
l’autore. Dal Panlogismo al Creazionismo biblico il salto non è da
poco, ma tutto è consentito a una giovane mente aliena da conoscenze
filosofiche e in preda alla risoluzione delle sue angosce
esistenziali. Dalla Metafisica dell’Essere e dello Spirito assoluto
si è trasbordati nel Genesi biblico.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Ma
la mia sostanza è davvero soltanto il pensiero?”
NOTE
PSICOLOGICHE
“Alcuni
altri” è la chiara “proiezione” di se stesso e delle sue
perplessità: “ma io devo soltanto e assolutamente pensare?”, e
ancora “Ma io mi riduco alla mia razionalità?”, e ancora “Il
mio essere è il mio pensare?”. Come si nota chiaramente le domande
sono “filosoficissime”, tanto speculative che di più non si può
neanche se si usa un buon candeggio, ma sono assolutamente
“psicologicissime” perché vertono sulla collocazione personale
in se stesso prima che nel mondo. Il giovane si sta chiedendo
semplicemente “Chi sono io?” e si sta rispondendo in maniera
razionale rispetto a un suo coetaneo che avrebbe usato i “processi
primari” piuttosto che i “processi secondari”, la Fantasia
piuttosto che la Ragione. Si tratta della solita difesa dall’angoscia
e del solito uso di ragionamenti e del ridimensionamento dei
“fantasmi” e delle emozioni implicite. Mi spiego meglio e mi
ripeto: il ragazzo ha operato sin dal primo anno di vita e
precocemente con i “meccanismi di difesa secondari” e ha ridotto
al minimo l’uso dei “meccanismi di difesa primari”. Ancora
meglio: il ragazzo si è difeso dalle cariche energetiche dei suoi
“fantasmi”, rappresentazioni primarie degli istinti e delle
pulsioni, razionalizzando le sue esperienze e raffreddando la sua
realtà interiore. Procediamo con fascino e curiosità in attesa di
altri sconvolgenti richiami a teorie filosofiche e ad assunti di base
della “organizzazione psichica reattiva”, struttura, della nostra
giovane promessa.
“E’
anche vero che vivendo, pensando ed essere umani ed
essere materia sia “essere”.”
NOTE
FILOSOFICHE
Ritornano
la tesi e la convinzione che il Vivere e l’esercizio della Vita si
assimilino e si equiparino al Pensiero, inteso come attività
riflessiva di stampo razionale e come “processo secondario”. Non
basta, perché Vivere, investimenti di energia, e Pensare, la Mente,
coincidono con la Materia umana, il Corpo. L’essenza dell’Uomo
contiene un Corpo che vive e una Mente che pensa. Il nostro filosofo
sta facendo i conti con la “Materia” ed è costretto a
distinguere sempre più tra Platone e Aristotele, tra l’Essere
dell’Idea e l’Essere della Metafisica e della categoria logica.
Cartesio con la “res cogitans” e la “res extensa”, Spinoza
con il suo panteismo e l’unicità della sostanza Dio, Hegel con il
panlogismo e Husserl con il platonismo capovolto sono richiamati nel
sincretismo spietato di questa lapidaria frase. Ricordo che l’Essere
è la sostanza metafisica e la categoria logica che abbraccia il
Corpo e la Mente. Fin qui la Filosofia!
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“E’
anche vero che io ho un corpo che vuole vivere e godere e che non
sono soltanto pensiero.”
NOTE
PSICOLOGICHE
La
Psicologia dice chiaramente che il ragazzo sta cercando “sé in sé”
senza un maestro. E’ alle prese con la questione amletica del
privilegiare il Corpo o la Mente. Alla fine taglia la testa al toro e
risolve ricorrendo alla sua unità psicosomatica. Bel colpo!
L’intento programmatico esistenziale si attesta nel mantenere in
fusione la Mente e il Corpo e il progetto di Vita è degno di essere
vissuto insieme agli altri. E’, oltretutto, vero che tra il dire e
il fare c’è di mezzo il mare. L’introspezione è certamente
l’abilità metodica su cui il giovane si è elettivamente cimentato
ed esercitato nel suo scavo archeologico alla ricerca delle essenze
“eidetiche”, mentali, quelle idee platoniche che sa che sono
dentro di lui e non certo fuori. Ma sarà poi vero che l’armonia
tra il Corpo e la Mente è la Felicità? La ricerca porta il ragazzo
a partorire la sua Verità e sarà interessante vedere dove va a
parare in questa sua nobile e aristocratica tensione dialettica.
“Ma
l’umanità è troppo terrena per significare l’universo.”
NOTE
FILOSOFICHE
Questa
è la frase più inquietante per uno studioso di Filosofia e di
Psicologia. Anche la terminologia è degna di stupore e di interesse,
una sintesi pregna di concetti da persona che ha tanto riflettuto
anche linguisticamente e che sa il fatto suo. La domanda non è
veramente peregrina: “un adolescente può assemblare senza difetti
logici i concetti di “umanità troppo terrena”, di “significare”
e di “universo”?” Ritorna il “significare”, ritorna il caro
Umberto Eco e la Semiologia, il discorso sui “segni”, “signa”
latino, le insegne delle legioni romane: ridurre tutto “l’universo”
a segni, attribuire ai segni “significanti” e “significati”,
decodificarli e tradurre l’universo in un insieme di “segni” da
parte di un uomo troppo terreno. Misticismo e materialismo trovano
una loro composizione nell’atto del “significare”,
un’operazione che nobilita e distingue l’eccellenza umana
materiale. Empito filosofico panteista decisamente degno di Benedetto
Spinoza ed empito teosofico buddista albergano in un uomo “Materia
e Mente” collocato in un universo come parte del “Tutto Vivente”.
La Filosofia greca presocratica si sposa alla Filosofia
post-socratica negli assunti culturali di base dell’uomo fuso
nell’universo e dell’uomo capace e forte del suo “significare”
in Logica, attribuire “segni”, ridurre in “segni”,
decodificare i “segni”. Umberto Eco dall’alto o dal basso del
suo “Nulla eterno” sorride ridicendo che la Semiologia siamo noi,
è un’umana capacità logica di inquadramento dei dati e che il
giovane fenomeno non ha fatto altro che tirare fuori ciò mentalmente
ha elaborato.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Del
resto, io sono un ragazzo modesto rispetto a quello che mi circonda e
non posso capire e spiegarmi tutto.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Ma
questo baldo e speculativo giovane si sta dirigendo verso la
“sublimazione” della Materia e si sta approcciando alla sua parte
spirituale inserendosi nel Tutto e trovando in esso il suo
significato etereo. Del resto, un adolescente in piena formazione
psicofisica vive notevoli trambusti ormonali e sconquassi relazionali
ed è chiamato a rispondere alle annose questioni del “chi sono io”
e del “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di
Dio. Una difesa psicologica dal suo corpo in tempesta è quanto meno
doverosa e necessaria. La nobilitazione delle volgari pulsioni è
concessa e permessa dalla Filosofia e dal Filosofare. Ritorna il
meccanismo psichico di difesa dall’angoscia della
“razionalizzazione”, benefico di suo ma non a tutte le età. Se
poi si associa il processo psichico di difesa della “sublimazione
della libido”, l’evoluzione psicofisica è particolarmente
complessa e delicata. Ricapitolando la psicodinamica, si tratta di
poderose capacità di astrazione messe in circolazione per
un’adeguata difesa dal Corpo e dalle pulsioni, un “Io” chiamato
in causa con i suoi meccanismi e processi di difesa per difendersi
dalle aggressioni armate dell’istanza “Es”, il serbatoio
dinamico degli istinti e delle pulsioni, nonché delle emozioni
genuine e incontrollabili.
“Essere
fatti con ciò che è l’universo, pensare, vivere invece sono
significati di essere con cui l’uomo poter fondersi con l’universo
eternamente.”
NOTE
FILOSOFICHE
Il
sorprendente giovane conferma che l’uomo è immerso nell’universo
come sua parte e partecipa della stessa sostanza, di poi opera
l’atavica distinzione tra “Materia” e “Spirito”, tra il
laico Corpo e la nobile Mente. L’uomo è fatto di Materia, ma
l’uomo ha qualcosa di più che lo contraddistingue e differenzia
dal resto dell’universo, l’uomo ha l’Essere nei due
“significati” di Pensare e di Vivere, di Pensiero e di Vita.
Dall’universo che contiene il “Tutto Vivente”, uomo compreso,
dal “pan-Cosmismo” che esige il “Tutto materia vivente”, il
nostro prepotente filosofo passa senza colpo ferire a differenziare
l’Uomo nobilitandolo con il Pensiero e la Vita, meglio quella
consapevolezza del Vivere che è annessa e si traduce nell’Essere.
Cari lettori, capite che le questioni sono già complicate, ma vi
avverto che si stanno complicando ancora di più, per cui fate in
tempo a rifocillarvi di fosforo per ridestare la vostra intelligenza.
Allora, ricapitolando e allargando il discorso, le attività umane
nobili sono il Pensiero etereo e l’astratto Vivere; entrambi
rientrano nella grande Madre dell’Essere come “significati”,
portano i segni e i sensi parziali dell’Essere. Il Dio di Spinoza è
il grande Essere da cui derivano gli infiniti “attributi” e da
cui conseguono gli infiniti “modi” dell’unica Sostanza Essere,
Dio. Pensiero e Materia sono i “modi” che riguardano direttamente
l’Uomo. Ma non basta, perché il giovane talento dopo la fusione
panteistica riporta tutto nell’individualità e opera la scissione
dall’Essere secondo le coordinate greche già conosciute. L’uomo
si è staccato dal Tutto Vivente, “Ilozoismo”, e ha commesso il
peccato originale della Cultura greca, la “ubris” o ira o
violenza. L’autonomia del “conosci te stesso” si paga con il
senso di colpa di aver rotto l’unità del “Tutto” e di avere
affermato la “Parte”, come Adamo quando disubbidisce
all’ingiunzione di Dio. Dal “Tutto” ti stacchi individuandoti e
al Tutto ritorni affinché la Morte non sia angoscia e il distacco
non sia un perdita depressiva. Il prezzo che si paga all’autonomia
psichica e alla “coscienza di sé”, Essere come Pensare e Vivere,
si riscatta in quanto è l’unica possibilità che l’Uomo ha per
poter ritornare al Tutto Cosmico e per purificare la colpa della
necessaria rottura dell’unità e dell’equilibrio del Tutto
Vivente.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Eppure
mi piacerebbe essere parte di un tutto e stare bene senza
differenziarmi dagli altri.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Il
giovane talento sta parlando di sé in termini filosofici, usa il
meccanismo psichico di difesa dall’angoscia della “proiezione”
per non prendere coscienza del suo normale bisogno di dipendenza
affettiva e psichica. Continua a usare il meccanismo di difesa della
“razionalizzazione” traslandolo nella Filosofia, in un concetto
sul Cosmo, la Grande Madre, che oscilla tra fusione e distacco,
proprio le psicodinamiche che ha vissuto e sta vivendo in questo
momento della sua esistenza: autonomia e far legge a me stesso o
dipendenza psichica dalla madre e dal padre. Questa è la sua strenua
battaglia in linea con i tempi e con le relazioni. Uscito dalla
“posizione psichica edipica”, conflittualità con i genitori, si
avvia verso la “posizione psichica genitale”, sessualità rivolta
all’oggetto del desiderio e senso-sentimento di donazione. Questo
passaggio è importante per l’evoluzione psichica. Ma bisogna anche
considerare l’esito della “posizione psichica
fallico-narcisistica” nella quale il soggetto si compiace di se
stesso e delle sue capacità chiudendosi in una dimensione
solipsistica. L’autocompiacimento delle proprie doti intellettive e
della propria persona è ben visibile nel nostro piccolo genio, così
come l’amor proprio. Si profila nel paragrafo il ritorno alla
fusione dopo il distacco, il ritorno al padre e alla madre dopo la
separazione, ma sono psicodinamiche “in fieri” e che si possono
controllare. E’ opportuna una nota sul concetto del “Tempo”.
Quest’ultimo viene concepito non lineare ed evolutivo, ma circolare
e basato sulla ripetizione degli schemi dinamici e dei contenuti. Il
“breve eterno” psichico, la dimensione del presente in atto
nell’Io consapevole, spiega questa intuizione del ragazzo: tutto
ciò che è presente nella coscienza esiste e di questo si può
parlare sempre al presente.
“Con
questo testo mi oppongo all’ateismo, l’umanità senza religione,
che crede di sapere di più, la quale non sa però fondere l’universo
con l’uomo.”
NOTE
FILOSOFICHE
Pensate,
pensate! Un ragazzo di undici anni si oppone all’ateismo con un
testo umanistico sintetico che suppone conoscenze e formazione
filosofiche di alto livello. Il processo psichico di “sublimazione”
dell’angoscia depressiva della perdita funziona bene e viene
chiamato in causa. Il grande peccato originale viene fissato
“nell’umanità senza religione” che crede di sapere di più del
creatore, Scienza, e non sa fondersi con l’universo e non sa vivere
in simbiosi, il Panteismo di Spinoza. Spiego: dice il ragazzo
intraprendente che l’uomo deve fondersi e non scindersi con
l’universo creato da Dio e che la Scienza è anti-ecologica. L‘uomo
deve tornare a Dio da cui proviene e la “coscienza di sé” è
fondamentale per questo recupero dell’unità del Tutto Vivente.
Allora, l’uomo si è scisso da Dio creatore dell’universo e a lui
deve ritornare tramite la “coscienza di sé” e non il “Sapere”
generale che è arrogante e peccaminoso perché è come un competere
con il Creatore. L’uomo crede di sapere più di Dio, ma la Scienza
non serve per il ritorno al Padre o alla Madre o al Tutto Vivente e
semplicemente perché salvifica e indispensabile è soltanto la
“coscienza di sé”. L’Uomo ricerca il suo posto nell’universo
e la sua dipendenza da Dio, da un Assoluto, da un Principio. La
Religione è da intendere non come un insieme di temi fideistici
desunti da varie professioni storiche, ma come un bisogno psicologico
di dipendenza e di ricollocazione di un Uomo alla deriva
nell’universo. Il giovane talento si schiera contro l’assenza e
la negazione di Dio. Non è vero che Dio è morto, al contrario è
l’Uomo che senza Dio è Nulla.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Io
non posso vivere da solo. Devo vivere con gli altri e devo avere dei
valori importanti, ma soprattutto devo riconoscere quelli che mi
stanno attorno sin da quando sono nato.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Ritorna
il processo di difesa dall’angoscia depressiva di perdita della
“sublimazione”. Il meccanismo, sempre di difesa, della
“razionalizzazione” supporta l’elevazione al cielo e il
richiamo verso l’alto. A undici anni tale ricorso e tali usi sono
assolutamente normali se usati nelle giuste dosi. La “libido” o
energia vitale non è gustata nella sua essenza istintiva e
pulsionale, ma viene edulcorata e commutata tramite la Ragione e la
speculazione in una ricerca astratta di verità storiche e ataviche.
L’Io prevale sull’Es, come si è rilevato in precedenza, le
attività di vigilanza e di autocontrollo controllano le pulsioni e
offrono un adolescente cresciuto in fretta per difesa e più
razionale di un cosiddetto adulto in circolazione nei circuiti
televisivi e politici. Riemerge il bisogno di chiusura in un ambito
familiare dopo un’apertura al mondo e a coloro che lo abitano. Il
giovane è in contrasto con l’introversione e l’estroversione
intese come strategie psicologiche ed esistenziali. In questo
conflitto l’uso della Ragione non lo aiuta, ma lo allontana dalla
giusta collocazione psicologica di un “sé” adolescente. Chi
spada ferisce, di spada perisce. Troppa e precoce razionalità non
formano il genio, ma un bambino in sofferenza.
“Quindi
per conquistare l’universo bisognerà essere
religiosi ed avere un pensiero più esteso, oltre l’umanità.”
NOTE
FILOSOFICHE
La
proposta costruttiva e soteriologica è, di conseguenza, quella di
tornare alla fusione con Dio creatore tramite la sua creazione,
l’Universo, e di avere gli orizzonti allargati e alieni dalle
bassezze terrene e materiali, “un pensiero più esteso, oltre
l’umanità”. Alzare lo sguardo al Cielo e rifondersi con il
Creatore tramite il creato, “l’universo”, in cui l’Uomo è
stato a suo tempo inserito a pieno titolo privilegiato. La grecità
della “ubris” si fonde nuovamente con il Panteismo e la Religione
viene intesa come avere un Pensiero, una Filosofia allargata che
specula non scientificamente sulla Realtà vivente, ma globalmente
come ricerca della giusta collocazione dell’Uomo, la creatura che
si pone come “significante”, che “sa di sé” e delle sue
mirabili capacità progressive, del suo ruolo e del suo metodo per
risolvere i suoi problemi e le sue angosce. L’Uomo è colui che
interpreta i “segni”, decodifica, e dà i “significati” alle
Cose della Realtà Vivente proprio perché ha in prima istanza dato a
se stesso la Verità di sé, la coscienza del suo Essere. I richiami
filosofici abbondano e sono gli stessi che abbiamo incontrato nel
corso di questa analisi polivalente, a metà tra la Filosofia e la
Psicologia dinamica.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Per
affermarmi chiedo a me stesso di avere tanti ideali e tante relazioni
umane significative e non formali.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Le
angosce di un ragazzo di undici anni che si è ben individualizzato,
che “sa di sé”, che viaggia verso l’autonomia psicofisica e
che deve risolvere le dipendenze psichiche e soprattutto affettive
dai genitori e dalla famiglia, queste sono le angosce e i conflitti
del nostro spigliato giovane. Tra una benefica “regressione”
difensiva al grembo materno e un bisogno di essere privilegiato in
un ruolo nobile e impegnativo scorre il recupero da parte del
protagonista di una umanità che va oltre l’umano. Cosa vuol dire
“oltre l’umanità”? Si richiama la filosofia disorganica di
Nietzsche e il testo “Umano, troppo umano” e la speculazione sul
Superuomo, andare “oltre l’Uomo” per l’appunto. I concetti di
“Super” e di “Oltre” prospettano una dimensione psichica al
di là della consapevolezza dell’Io. Freud aveva individuato
l’Inconscio come la dimensione psichica ancora inconsapevole e che
vuole emergere alla Coscienza con tutto il suo carico energetico, un
buon alleato per far nascere tutto quello che si è prospettato in
noi e che ancora non ha trovato la sua naturale realizzazione: la
creatività e la Fantasia non divergono dalla Scienza tramite e in
grazie al Sapere di sé, condizione unica per la risoluzione dei
conflitti psico-relazionali. Atteggiamenti psichici e modalità
mentali sono stati tradotti in pensieri e in Scienza. Dalla
dipendenza all’emancipazione tramite il “sapere di sé” come
condizione del “sapere dell’Altro” e della Natura, è questo il
tragitto che segue L’Essere tramite il Pensiero. Senza
autocoscienza il Pensiero non progredisce e l’uomo non è autentico
nel suo vivere e non può reinserirsi nel “Tutto Vivente” da cui
ci si era scisso.
“Che
voi, dopo questo testo, siate!”
NOTE
FILOSOFICHE
La
conclusione del testo tesse religiosamente l’elogio dell’arroganza
e della buona onnipotenza, quella che non si lascia aggredire e
combattere per la sua connaturata generosità. Sorprendente e
incredibile è il monito del pontefice massimo che ha elargito la
buona novella, la metodologia umana ed esistenziale intorno alla
Verità e alla sua gestione. La Verità è sempre ammantata di sacro
e si nasconde per lasciarsi cogliere soltanto dall’uomo che la
cerca e le toglie il Velo di Maya. Fu così al tempo dei Greci e dei
grandi sacerdoti, fu così al tempo di Socrate, di Budda e di Cristo,
fu così al tempo delle religioni monoteistiche. Con la morte di Dio
l’uomo è rimasto solo e attende il prossimo Ente e la sua Verità.
Mi piace concludere con la rielaborazione dei temi di Nietzsche.
TRADUZIONE
PSICOLOGICA
“Questo
è l’augurio che faccio a me stesso dopo la presa di coscienza che
mi ha consentito questa riflessione sul significato di Essere. Adesso
sono pronto a migliorarmi.”
NOTE
PSICOLOGICHE
Il
nostro benamato ragazzo benedice quel popolo a cui ha elargito la sua
Verità e auspica il ritorno all’Essere tramite il Pensiero.
L’auspicio è rivolto a se stesso e il bisogno della “coscienza
di sé” è la traduzione del suo cammino di vita e del suo
travaglio psichico. Dalla Ragione al ritorno al sacro e al mistero,
questo è il processo seguito e foriero di buoni progressi.
Dai,
allora, caro e sconosciuto amico mio, metticela tutta e avanti con
giudizio e con modestia. La strada intrapresa è quella giusta.
Buttati fuori e comprova con gli altri che quello che tu pensi è
condivisibile e accettabile. E non dimenticare mai il corpo quando
esci con la persona che ti attizza.
Questo
è quanto.
DOMANDE
& RISPOSTE
L’analisi
del testo del giovane portento è stata affidata alla riflessione di
un collega con cui condivido la formazione filosofica e psicologica,
nonché la passione per gli spaghetti alle cozze e i cannoli alla
ricotta della Fattoria Italia in quel di Solarino. Il colloquio è
stato proficuo e chiarificatore.
Collega
Ho
visto che ti sei dilungato nell’analisi di questo testo. Ti è
piaciuto? Ma un ragazzino di undici anni può scrivere queste cose?
Salvatore
Mi
è piaciuto un casino e non mi ha sorpreso. Non ho alcun dubbio che
si tratta di farina del suo sacco. Il testo non può essere stato
manomesso o copiato o ispirato da chissà chi e da chissà cosa. Lo
ha scritto in maniera consona alla sua età e formazione. Non può
aver copiato perché quello che afferma è logico-consequenziale e
dimostra di averlo ben elaborato e capito. Non poteva certo scrivere
quello che non sapeva e che non aveva pensato. E poi la titubanza
della forma fa capire il travaglio del cimento più grande di lui e
alla sua portata non per grazia ricevuta, ma per la tendenza a
macerarsi sui grandi problemi e sui grandi sistemi che poi sono i
suoi conflitti e i suoi dubbi.
Collega
E
allora come lo spieghi questo exploit?
Salvatore
Questo
ragazzo ha messo per iscritto le tematiche umane universali e lo ha
fatto seguendo linee principali della sua formazione psichica. E’
un giovane prevalentemente introverso che si è costruito dopo tanta
riflessione e che ha privilegiato sin da piccolo la sua razionalità
e ha trascurato le sue emozioni. Tecnicamente ha preso paura della
vita dei “fantasmi” ed è stato educato al cinquanta per cento a
ragionare sulle cose e per il resto ha scelto di usare la testa. A
livello psicodinamico ha usato “meccanismi psichici di difesa
dall’angoscia adulti e secondari”, ma anche i “meccanismi
primari” sono presenti. Comunque il ragazzo da piccolissimo, primo
anno di vita, ha elaborato pochi “fantasmi” perché per paura li
ha voluti subito razionalizzare e capire. Da questa esigenza primaria
di soluzione dell’angoscia nasce il filosofo, meglio la tendenza
riflettere e a filosofare sui temi essenziali dell’esistenza. Tutto
qua! Secondo me ha una buona dose di narcisismo e un culto di sé che
lo ha portato a differenziarsi dagli altri e a coltivare se stesso. E
questo tratto psichico va considerato perché danneggia il gusto
della vita.
Collega
Ma
quello che hai tirato fuori di filosofico capisco che risponde a
verità e non è strappato con i denti, ma mi pare che ti sei troppo
allargato sui temi anche perché il tuo amore per la Filosofia non è
mai tramontato. Pensi che chi leggerà la decodificazione potrà
condividere quello che hai scritto?
Salvatore
Io
lavoro di gusto e per mio gusto, tutto il resto è importante ma non
determinante. Mi diverto finalmente a essere libero di trovare
connessioni e richiami senza dover rendere conto agli addetti ai
lavori. Le implicazioni e le contaminazioni mi esaltano. Io sono un
teorico della necessità di riattraversare tutto quello che è stato
detto in vario modo anche perché tutto è stato detto e adesso si
tratta soltanto di approfondirlo, di rimetterlo insieme e di
applicarlo alla scienza per migliorare la realtà degli uomini e
della Natura dell’Essere, per dirla con le note del ragazzo.
Collega
Che
idea ti sei fatto di questo ragazzo?
Salvatore
Dimmi
la tua.
Collega
Sai
che non sono bravo a descrivere e a cogliere i dettagli come te,
soprattutto a metterli insieme per formare un quadro plausibile.
Salvatore
Minchiate!
A te la parola.
Collega
Un
bambino introverso si è evoluto in un ragazzo che teme di essere
diverso dai suoi coetanei e che tende a isolarsi per la paura di non
essere capito. Da piccolo si è risparmiato le angosce legate alle
rappresentazioni del suo Io e ha precocemente cominciato a ragionare
e a farsi una ragione di tutto. La paura della sua strategia adulta
lo ha esaltato ma anche addolorato per la difficoltà a mettersi in
contatto mentale ed emotivo con i suoi simili. Il meccanismo di
difesa poco usato è lo “splitting”, la scissione delle
rappresentazioni mentali primarie o fantasmi, a tutto favore della
“razionalizzazione”. Come vedi, ho confermato quello che hai
detto.
Salvatore
Per
paura ha goduto poco la bontà creativa della sua Fantasia. La parola
è stata usata per i grandi concetti e non per le mille stronzate
dell’infanzia.
Collega
Ai
genitori cosa dici?
Salvatore
Che
hanno un figlio eccezionale e geniale e suggerisco, a loro e a tutti
quelli che interagiscono, di materializzarlo al massimo, di portarlo
con i piedi per terra e di insegnarli alla Feuerbach che “l’uomo
è anche e soprattutto ciò che mangia” o qualcosa di simile.
Collega
Stasera
a casa tua?
Salvatore
Il proverbio dei contadini siciliani dice in lingua italiana che “quando è ora di mangiare arrivano tutti i miei compari, ma quando è ora di lavorare non arriva neanche un cornuto per aiutarmi”. Ecco, tu sei uno di questi cornuti! Ci vediamo dopo, ma non ti presentare senza una guantiera di cannoli di Girlando.