PELLEGRINO

Pellegrino, non si passa così dentro una rosa.

Quando sei entrato come luce nella mia stanza,

adorna di cianfrusaglie,

la polvere si è alzata lenta

e ha tolto al tempo la sua connotazione di misura,

come nei sogni.

C’erano binari saldi a terra per il passaggio dei treni:

morte,

vita,

andare,

restare.

Mi tormenta come un dondolo il giro della vite nel legno del pioppo,

l’ombra sta scemando,

è mattina.

Devo andare a lavorare,

devo essere intelligente

e salire i gradini due a due,

la più dura delle scalate.

Lontana da te,

vicina a te,

gennaio,

dicembre,

passaggi nelle geometrie dei giorni colmi di lampi

che segnano il tracciato della rampa.

Sali a passi leggeri,

mi scansi,

sei Venezia che resiste allo sprofondo,

passi verso la luce di prima,

quella nella mia stanza

che intanto cola a picco nei ricordi.

Ah, se avessimo deciso di essere due confini!

E invece solo distanze,

polvere sui papaveri che bordano autostrade pellegrine.

Rosa gialla purissima,

resisti,

ti voglio guardare nel tuo maggio odoroso,

chiuderò gli occhi alla mostra dei tuoi petali

per non vederli cadere sul prato d’erba stanca dell’estate

che arriva sempre, indomita e fugace.

Sempre e per sempre tua.

Sabina

Dolomiti, 12, 05, 2023


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