
TRAMA DEL SOGNO
“Ero in un grande piazzale, che poteva essere quello di un’area di servizio autostradale, ma molto più ampio. C’erano molte corsie di entrata e uscita e ne imboccavo una in automobile.
Le altre automobili mi venivano incontro in senso vietato, ma non avevo alcun timore, ero molto sicura e mi sentivo davvero bene, contenta di intraprendere un viaggio.
Di colpo ero a piedi, camminavo su una passerella sopraelevata che portava alla fermata di un tram. Una fiumana di gente mi camminava incontro, ero l’unica a procedere nella direzione in cui procedevo.
Avevano tutti una faccia allegra, nessun muso lungo e anch’io ero in pieno benessere. Tutte le persone che vedevo mi sono sconosciute nella realtà.
Arrivavo in un grande bazar al coperto, molto simile a quello di Istambul, colmo di uomini di diverse età. In questo clima di piacevole caos mi viene voglia di farmi toccare il seno e mi ritrovo a petto nudo davanti ad uno specchio.
Ho il seno gonfio, non più grande di come è di fatto, ma più gonfio, come prima che vengano le mestruazioni. Lo prendo tra le mani e stringo, mi dico che ho delle belle tette, guardo i capezzoli e sono belli, fiorenti.
Sento il bisogno di farmi toccare il seno e un uomo sconosciuto lo prende tra le sue mani e lo stringe. Non lo accarezza, lo stringe, ma senza farmi male.
Nel sogno vivevo questo gesto come molto eccitante, ma non esclusivamente in senso sessuale, proprio in senso vitale. Mi sentivo bene, molto bene, come quando sai che sarai felice.”
Berenice
INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
“Ero in un grande piazzale, che poteva essere quello di un’area di servizio autostradale, ma molto più ampio. C’erano molte corsie di entrata e uscita e ne imboccavo una in automobile.”
Berenice è in attesa, attende con una buona disposizione e una altrettanto buona disponibilità, è socialmente sicura di sé, si offre all’altro e agli altri: “ero in un grande piazzale”.
La sua offerta è variegata e va dalla relazione banale alla relazione significativa, dal lavoro all’affettività, dalla seduzione alla sessualità: “area di servizio autostradale, ma molto più ampio”.
La precisazione arriva nella predilezione dell’offerta erotica: “molte corsie di entrata e uscita e ne imboccavo una in automobile”. Berenice è orgogliosa e sicura di sé, del suo portamento e delle sua azioni e in specie quelle intese alla seduzione accattivante. Berenice calza bene il suo corpo e associa una valida consapevolezza del suo essere femminile: donna e domina.
“Le altre automobili mi venivano incontro in senso vietato, ma non avevo alcun timore, ero molto sicura e mi sentivo davvero bene, contenta di intraprendere un viaggio.”
Berenice è cresciuta e si sente sicura e affermata, decisa e consapevole delle sue doti e delle sue abilità, del suo essere femminile e del suo portamento. Berenice è particolarmente sensibile a cogliere le trasgressioni e a proiettarle negli altri. In ciò dimostra un “Super-Io” consistente anche se non tirannico: “le altre automobili mi venivano incontro in senso vietato”. A tutti gli effetti Berenice è una donna emancipata e non moralista e tanto meno bigotta: “non avevo alcun timore”. Conosce il mondo e le cose del mondo al punto di accusare un benessere nella deroga e nell’innovazione, nella trasgressione e nella competizione, nella seduzione e nell’esercizio della “libido”. La vita l’attrae e sta bene nel suo corpo: “contenta di intraprendere un viaggio”.
“Di colpo ero a piedi, camminavo su una passerella sopraelevata che portava alla fermata di un tram. Una fiumana di gente mi camminava incontro, ero l’unica a procedere nella direzione in cui procedevo.”
L’originalità è un’altra dote di Berenice. La donna va controcorrente, è innovativa, non è banale e tanto meno convenzionale. La realtà l’attrae e la concretezza la contraddistingue nel viavai dell’esistenza sua e altrui. In questo tragitto vitale tiene banco ai suoi compagni di viaggio e si distingue per la sua unicità psicofisica: “l’unica a procedere nella direzione in cui procedevo”. L’altolocazione dell’Io si manifesta chiaramente anche nel camminare “su una passerella sopraelevata”. La “fermata del tram” introduce un “fantasma di morte”, un’istanza depressiva di perdita, ma ancora il sogno non dice dove vuole andare a parare e a chi si rivolge, anche se il fantasma appartiene alla proprietaria del sogno, Berenice per l’appunto.
“Avevano tutti una faccia allegra, nessun muso lungo e anch’io ero in pieno benessere. Tutte le persone che vedevo mi sono sconosciute nella realtà.”
Niente di depressivo, dietrofront! Anche se il “tram simbolicamente non promette nulla di buono, tanto meno di allegro, Berenice si trova “in pieno benessere” insieme ai suoi simili che sono dissimili nel corpo e nella mente, nella persona insomma. Berenice conferma la sua individualità irripetibile calata nella socialità, tra la gente anonima e affratellata nella condivisione della quotidianità. Mi ripeto. Berenice sta bene tra la gente e con la gente e ama distinguersi dalla massa.
“Arrivavo in un grande bazar al coperto, molto simile a quello di Istambul, colmo di uomini di diverse età. In questo clima di piacevole caos mi viene voglia di farmi toccare il seno e mi ritrovo a petto nudo davanti ad uno specchio.”
Al “tram” Berenice reagisce introducendo con piena consapevolezza “il seno”. Al “fantasma di morte” subentra un “fantasma di vita”. Del resto, Eros e Tanatos vanno a braccetto anche in questo “grande bazar al coperto di Istambul” tra maschi mediterranei particolarmente appetiti e ben disposti alla seduzione nelle note erotiche del vangelo di Berenice. “Il “seno ha una ambivalenza simbolica nel coniugare la “libido” nella versione erotica ed affettiva. Il seno è buono perché nutre ed è particolarmente sensibile al piacere, è erogeno nel mantenere la vita e nel vivere la vitalità. Oltre ad essere particolarmente seduttivo anche per questa naturale ambivalenza, il seno racchiude una componente narcisistica e fallica, potere e bellezza. Il “caos” è “piacevole” soprattutto perché il seno è complesso nella sua fenomenologia, coniuga istanze erotiche e affettive con naturalezza e senza imbarazzi di sorta. Berenice sa e appare particolarmente disinibita con i maschi, “gli uomini turchi di diverse età”. Berenice conosce bene il suo corpo e sa come gestirlo in mezzo alla gente: “mi ritrovo a petto nudo davanti a uno specchio”.
“Ho il seno gonfio, non più grande di come è di fatto, ma più gonfio, come prima che vengano le mestruazioni. Lo prendo tra le mani e stringo, mi dico che ho delle belle tette, guardo i capezzoli e sono belli, fiorenti.”
Questo capoverso onirico segna il trionfo della “posizione fallico-narcisistica” proprio con la sua istanza a piacere e a piacersi, autocompiacimento. In particolare è la valenza estetica a manifestare la pulsione erotica: prima la bellezza e dopo la funzionalità erotica e sessuale. “Gonfio” contiene lo stesso potere di una erezione prepotente e affermativa. Lo prendo tra le mani e lo stringo” conferma l’eccitazione naturale che travalica nella sana masturbazione, Il senso del Sublime si manifesta nella bellezza e nella sensualità diffusa: “mi dico che ho delle belle tette, guardo i capezzoli e sono belli”. Il capezzolo rappresenta simbolicamente il potere fallico che non è da meno all’erezione maschile. Berenice dimostra una sua personale fallicità restando in un ambito squisitamente femminile e in questa posizione psicofisica richiama il mito di Afrodite, la simbologia fallico-narcisistica in versione femminile e “fiorente”.
“Sento il bisogno di farmi toccare il seno e un uomo sconosciuto lo prende tra le sue mani e lo stringe. Non lo accarezza, lo stringe, ma senza farmi male.”
Berenice non è tipo da solipsismo masturbatorio, è una donna che ama relazionarsi e tanto e con tanta gente, è disinibita senza essere trasgressiva, ha una buona consapevolezza del suo corpo, vive bene la sua “libido”. In questo contesto onirico Berenice inventa il suo “uomo sconosciuto” che sa ben dove mettere le mani e come muoverle. La protagonista conosce i suoi bisogni e le sue pulsioni “anali” senza che queste ultime tralignino nel dolore e tanto meno nella violenza. Quel tanto che basta per sentire appieno la vitalità delle sue belle tette. Il suo maschio non è effeminato, ma deciso e volitivo. Questo è il modello maschile di Berenice. “L’uomo è sconosciuto” perché simbolicamente più eccitante nel suo essere trasgressivo. Si conferma il seno nella valenza erotica e sessuale. Il simbolismo affettivo non compare in questo frangente del sogno. Il quadretto è delicato nel suo erotismo diffuso.
“Nel sogno vivevo questo gesto come molto eccitante, ma non esclusivamente in senso sessuale, proprio in senso vitale. Mi sentivo bene, molto bene, come quando sai che sarai felice.”
Nella chiusura del sogno Berenice riflette e commenta bene nel cogliere il diffuso benessere psicofisico che ha vissuto dormendo. E’ questo il classico sogno di una persona che sta bene perché si vive bene e soprattutto “in senso vitale”, corpo. Berenice ha una buona carica di “libido” che dispensa in sogno a testimoniare di un futuro prospero e di un avvenire felice: “eudaimonia” ossia “avere un buon demone dentro”. A chiosa metto in evidenza la coscienza di sé, l’auto-consapevolezza di una donna cresciuta bene con se stessa e con gli altri.
Averne di Berenice in questo mondo particolarmente ambiguo e arruffone.