SULL’ARGINE DESTRO DEL CANALE

TRAMA DEL SOGNO

“Mi trovo sull’argine di un canale pieno d’acqua limpida che scorre in maniera tranquilla.

Sono sulla parte destra e vedo che sulla parte sinistra ci sono tante case strette, vecchie, attaccate l’una all’altra e disposte su diversi piani, ma non vedo le fondamenta.

Sull’argine sinistro c’è della gente povera.”

Amodio

INTERPRETAZIONE

Mi trovo sull’argine di un canale pieno d’acqua limpida che scorre in maniera tranquilla.”

Meno male che l’acqua è limpida, perché vuol dire che ci troviamo in assenza di sensi di colpa e in una situazione psichica linda e chiara, magari semplice, ma la semplicità è un pregio ed è da preferire alle contorsioni mentali e all’erudizione confusa.

Tutti ci siamo trovati un canale d’acqua a fianco, perché tutti viviamo in grazie alla “libido, l’energia, che di sua natura si lascia gustare e godere, ma che dalla nostra formazione psichica spesso si lascia temere e addirittura negare.

Tutti ci siamo immersi nelle acque limpide o torbide di un fiume o di un canale, così come tutti abbiamo fatto la pipì nell’acqua del mare in cui ci bagnavamo durante le vacanze estive. Tutti abbiamo attestato che la nostra vita si lega e si fonde con la figura materna e che nella sua acqua abbiamo respirato e siamo cresciuti per nascere.

Amodio sta sull’argine indefinito della sua vita e dell’ecoulement della sua energia, è in fase di serena riflessione magari dopo eventi anche traumatici che lo hanno segnato e impressionato come le pellicole fotografiche di un tempo.

Amodio è fermo e tranquillamente guarda l’orizzonte mentre la sua pienezza di forza e di energia è in attesa d’investimento, non certo un’attesa contemplativa di scuola buddista e neanche per ammirare la sofferenza umana, tutt’altro. Amodio sta prendendo coscienza dell’abbondante cornucopia della sua dea fortuna.

Sono sulla parte destra”

Che simbologia abbraccia la “destra”?

La “destra” rappresenta l’universo psichico maschile, il padre, la ragione, il sistema nervoso centrale, il presente, la realtà psicofisica in atto, la forza volitiva, l’aggressività ponderata, l’origine in riguardo al maschile e al padre, l’istanza psichica “Io” e la coscienza di sé.

Amodio è sulla “parte destra” della sua corrente di vita, dei flussi energetici della sua “libido”, della consapevolezza della sua carica erotica e sessuale.

Amodio è sornione, sta a guardare dopo aver deliberato, scelto, deciso e agito il suo piano esistenziale in atto e dopo averlo ben inserito nelle sue radici.

Amodio è un sornione che “sa di sé” e che ancora cerca la sua giusta collocazione o per lo meno la migliore collocazione possibile nel mondo alle condizioni date.

Amodio cerca di star bene, cerca il busillis della sua esistenza navigando tra Scilla e Cariddi e senza lasciarsi andare al richiamo seduttivo e infido delle infelici Sirene. Amodio è realista più del re o della regina Elisabetta, visto che di re e di nobili fortunatamente non ce ne sono quasi più.

Amodio è sulla parte “destra” della sua vita, è attestato come una roccia e con destrezza sui suoi argini e più non dimandare.

e vedo che sulla parte sinistra ci sono tante case strette, vecchie, attaccate l’una all’altra e disposte su diversi piani, ma non vedo le fondamenta.”

Poteva mancare la “sinistra”, anzi la “parte sinistra”?

Certamente no, ed eccola che si apparecchia e si presenta con tutte le sue connotazioni simboliche, con il suo corredo di rappresentanza: l’universo psichico femminile, la madre, il passato, la regressione, l’emozione, il crepuscolo della coscienza, l’obnubilamento mentale, la recettività, l’affettività, il sistema nervoso autonomo o neurovegetativo, il subconscio, la pulsione, l’istinto, la morte e i “fantasmi” psichici di tutte le qualità.

Infatti Amodio vede tante “case strette, vecchie”, vede il suo passato psichico, la sua formazione e i suoi “fantasmi”, il divenire di alcune parti della sua “organizzazione psichica reattiva”, della sua personalità, della sua struttura. Nello specifico Amodio vede l’angustia culturale e la pochezza degli stimoli del suo ambiente familiare e formativo, riflette sui ruoli che si giocavano e sui valori che si imponevano nella famiglia patriarcale dei tempi fortunatamente andati. Ma, purtroppo, Amodio non vede le sue radici, non vede “le fondamenta” di queste case disposte a diversi livelli in ordine d’importanza e di frequenza. Tutto questo non significa che Amodio non ha radici, tutt’altro, ne ha tante e non tutte assimilate perché il bambino è stato impedito nell’assorbimento dei contenuti psichici e culturali da un sistema familiare repressivo e autoritario, un “luogo psichico” dove i bambini valevano meno del quattro di coppe nel gioco del tressette. Si tratta delle famiglie fasciste che sono prosperate anche nell’Italia repubblicana per mancanza di alternative fascinose e di nuove prospettive. Si è perpetuata l’assunzione della minestra autoritaria fascista nelle famiglie democratiche soltanto nel titolo della forma politica. E Amodio rientra in questo contesto storico e culturale di cui ha detto con calore e passione anche perché è stato il mio contesto: il Veneto e la Sicilia negli anni cinquanta erano molto simili nei valori della povertà, negli schemi feudali e nei residui fascisti.

Amodio si è fatto le fondamenta da solo, ma conserva il dolore di non aver potuto, più che saputo, approfittare di una formazione più affettuosa nei contenuti e ricca di stimoli innovatori. Il sogno dice chiaramente e impietosamente di questa lacuna avvolta dalle nebbie del “non vissuto” e del “non detto”.

Sull’argine sinistro c’è della gente povera.”

Ho anticipato l’elaborazione del capoverso finale del sogno di Amodio. La povertà in questione è quella psico-culturale e verte nella mancata conquista di strumenti interpretativi ed esecutivi da dare alle nuove generazioni. Amodio si è sentito nel tempo defraudato di questa possibilità di avere a sua disposizione strumenti di analisi e di sintesi, di spirito critico soprattutto e di una lingua nazionale con cui superare gli angusti confini del suo paese d’origine, quella lingua che unisce e allarga i confini mentali perché consente la comunicazione con l’altro e soprattutto con il “simile” spesso definito erroneamente “diverso”.

La riflessione onirica di Amodio si può ritenere parzialmente conclusa, semplicemente perché il tema trattato investe ulteriori riflessioni e approfondimenti, nonché investimenti di recupero del mal tolto culturale e del non vissuto umano. Proprio vero che finché c’è vita, c’è qualcosa da fare e tanto da brigare per stare bene.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *