LE RONDINI

Le rondini non sono ancora partite

in questo finale settembrino,

avaro di bacche e generoso di lacrime.

Le rondini sono rimaste sul ramo,

ferme per non cedere e non cadere,

sono rimaste al palo di una nave pirata

in attesa di sbarcare sul litorale cattivo.

Già fu il giorno di san Lorenzo

in quel dieci del mese di Augusto,

prima delle suae feriae,

prima del ferragosto,

quando tante stelle nell’aria tranquilla ardono e cadono.

Io so

perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla.

Tante rondini sono rimaste sul filo della luce,

quello dell’alta tensione.

Ritornava una rondine al tetto,

ma gli uomini cattivi l’hanno uccisa.

Erano mafiosi,

erano insani,

erano dissennatori,

erano nullafacenti.

La rondine cadde tra gli spini di un rovo di more

e aveva nel becco un grillo,

il grillo parlante,

il poeta dicente,

la cena dei suoi rondinini.

La rondine è come in croce,

ha aperto le ali

e con il grillo guarda il cielo lontano.

Il suo nido è nell’ombra,

come la casa del Nespolo.

La Longa attende Bastianazzo,

ma la rondine pigola sempre più piano,

il grillo frinisce sempre più piano.

Anche un uomo tornava nella sua Africa,

ma l’uccisero con un decreto di merda

e restò con gli occhi aperti dentro un grido.

Portava due bambole in dono alle sue rondinine.

Ma ora là,

nella casa romita lo aspettano,

lo aspettano invano.

Egli, immobile e attonito, addita

le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni,

o cielo infinito e immortale,

d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male.

Salvatore Vallone

Carancino di Belvedere, 31, 12, 2022

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *