
O mia Bella,
o mia Bella,
o mia bella Giannettina,
o dolce mia Bella,
o cara la mia Bella,
o mia bella Giannina.
Bella è un vivente,
Bella è una persona,
si chiama così nella carta d’identità
appesa all’orecchio
e impressa nella carne come la ferita di Soeren.
Per me Lei è la signorina Gianna
e gode di tutti i diritti civili e internazionali.
Bella ha scelto di fare una vita da cane.
E che vita da cane!
A Gianna mancava questa vita
per farmi morire d’amore e di rabbia
in questo ultimo quartiere siculo
sotto il cielo civilmente inospitale
che mi affligge in questa stagione invernale.
Bella vuol dirmi
qualcosa che non so e non capisco,
vuol dirmi della violenza e dell’amore,
vuol dirmi di quei figli di puttana
che l’hanno offesa e abbandonata.
Bella mi dice,
ma io non capisco,
non la capisco
e allora le compro una leccornia al Conad.
Bella sceglie ogni giorno
di stare con me per amarmi
come nei grandi e veri amori.
Ma io sono un pover’uomo
e altro non so fare
perché altro non so,
quest’altro che mi sfugge nella coscienza
e si presenta nel sogno corrente in attesa del Bardo.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere, 23, 12, 2022