L’INCONTRO

Ho un corpo da usare senza grancassa.

Non voglio tacchi alti

che annuncino il mio arrivo.

A farti vedere che sono entrata,

ci penso io.

Lo sapremo noi due,

non ci serve la claque.

Non so ancora chi sei

mentre sei tra la folla,

ma saprò puntare il mio sguardo su di te.

Conosco bene il battere

e il levare del canto del gallo,

l’odore della carne di un uomo.

Nessun abito anticipa la femmina,

ti ho avvertito

che io sono il mio corpo.

Ma tu spogliami lo stesso,

perché mi piace essere spogliata

quando mi spogli.

Io sono la figlia di mezzo,

quella con i vestiti del primo,

nata e cresciuta nello spazio di condivisione e accettazione:

poche lagne e tante corse.

E tu mi dici che non devo correre?

Non mi è possibile,

sono spudorata,

ma per celia,

per piacere al padre nostro,

che non è nei cieli.

Papà, papà!

Lui non ha tempo per me,

ne ha avuto

quando è rimasto solo.

Allora sì,

prenditi cura di me,

fa’ tutto quello che puoi.

Sì,

lo farò,

è nella mia natura farlo,

mi hai programmata così,

sono la lavatrice che monda le tue colpe,

ora,

ora che non serve più,

non a me,

mai a me.

E tra un leggimi Pirandello

e due consigli lapidari su come accettare il rifiuto,

hai lasciato il tuo marchio nel mio petto valoroso,

dove batte per metà il tuo cuore spezzato.

Abbiamo riso,

assieme,

tanto.

Mi hai resa forte e vulnerabile.

Che bastardo!

Ma quello che sono è affar mio,

voltati,

Maestro,

guardami,

è Pentecoste tra breve,

abbiamo un po’ di tempo per parlare d’amore o per farlo,

che poi è la stessa cosa,

prima che scenda lo Spirito Santo in fiamme.

Ti leggerò ogni sera,

sarai il poeta immortale a cui confido i miei segreti,

conosci i passi incerti del mio incedere.

Le tue parole mi estasieranno ancora e ancora.

Hai sentito che hanno fotografato un buco nero?

Pensi che dentro si sentano cantare le sirene?

Incantami con i tuoi versi,

ho visto la luce gialla prepotente che assola la tua terra,

so cosa ti ha forgiato.

Non smetterò di correre,

ma questa volta prenderò il tuo posto

e mi legherò all’albero maestro

per non cedere alla lusinga infida della tua testa raffinata.

Sabina

Trento, 21, 11, 2018

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