MA L’AMORE NO – ATTO QUARTO

Forse te n’andrai

e d’altri amori le carezze cercherai,

ahimè!

E se tornerai, già sfiorita

ogni dolcezza troverai in me.”

Ahimè!

Ahi me, misero e tapino,

ahi me, pecorone e cacasotto,

ahi me, nato male e malnato,

ahi me, cornuto dalla nascita,

ahi me, edipico e impotente!

E così ti mando via,

non vai via tu,

ti mando via io,

ma non basta,

ti istigo a delinquere,

ti do un uomo con cui concubire,

un maschio con cui concubare,

come Soeren con il suo don Giovanni,

con il suo seduttore senza nerbo

e tutto miele melenso mieloso,

quello che seduceva e non concludeva mai,

quello che conduceva con sé e non quagliava.

E così a Cordelia procurerà Pierino e Pincopallo,

Giobattino e Giobatta,

Sempronio e Bortolo

e tutti lo faranno becco e contento,

mentre lei sarà la scervellata di turno,

la traditrice di sempre,

la sempliciotta veneta delle baruffe chioggiotte,

la cammarera di Jonny u pizzaiolo.

Che stereotipi, mamma mia!

Ma siamo in chiesa o in tribunale,

siamo in un bordello o in un casino,

siamo in un lupanare o in discoteca,

siamo nella camera dei lord o dei comuni,

siamo nella redazione di un giornale o di una rivista,

siamo in un telegiornale pubblico o privato?

Dove siamo, perbacco baccone?

Ditemi chi è questo scellerato,

nato becco e morto cornuto,

che auspica le carezze cazzute di un maschio

mandando la donna da amare con cura e premura

nelle braccia di un bracconiere dal fucile facile.

Povera donna,

deve anche tornare

dopo essere stata in vario modo svarionata

a causa di un uomo affetto da impotentia coeundi,

da impotentia vivendi,

da impotentia existentialis,

potest nihil,

nihil potest,

o podestà,

nihil potest,

o capitano,

nihil potest,

o cavaliere,

nihil potest,

o gerarca,

nihil potest,

o mammasantissima,

nihil potest,

o giudeo,

nihil potest,

o marrano,

nihil potest,

o buffone,

nihil potest,

o colonnello.

Qui ci vuole un soldato,

un buon soldato,

un vero soldato,

un soldatino di ferro e non un generale di latta,

qui ci vuole il mio amico Scarpel,

il fante Luigino,

il bersagliotto Gaspare,

il marinaio Carmelo.

Qui ci vuole un maschio con i posperi e i coglioni,

qui ci vogliono i maschi di Sergio,

un bello, un cattivo, un buono.

Ma anche questa è stereotipia.

Mamma mia quanta stereotipia!

Questa è la solita becera stereotipia sulle donne.

O Carlotta,

tu mi hai messo nelle vene una passione sottile,

la ricerca di un nuovo soggetto,

di un nuovo verbo,

di un nuovo predicato.

Leggerò il tuo “Memoria delle mie puttane allegre”,

in ricordo oppositivo de “Le mie puttane tristi” di Marquez,

Domani lo comprerò nella libreria di Rosario,

l’antica e vetusta casa del libro di Rosario Mascali

in via delle Maestranze al civico 72,

nella fetida e rattizzata isoletta di Ortigia

ormai in preda a extra e in,

a comunitari e a non comunitari,

a uomini e a caporali,

a mezziuomini e a briganti,

a ominicchi e a ladroni,

a quaraquaquà e a politicanti.

Compratelo anche voi,

o arditi marinai,

nelle vostre moribonde librerie.

Io domani andrò in Ortigia.

Di poi andrò a votare.

Salvatore Vallone

Carancino di Belvedere, 15, 09, 2022

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