
BRUNA E DIA
O
CANTO DELL’AMORE IMPETUOSO
Da una sponda all’altra dello stesso mare,
il mare nostrum,
antico e travagliato,
gli Amanti si affacciano,
si sentono,
si cercano,
si trovano,
si chiamano,
si invocano,
chiedono a un buon dio e a una buona dea
di raccogliere i sospiri di una prospera Fortuna,
quella che verrà in cornucopia e in tunica bianca
con i melograni ricchi di chicchi e di nobili virtù,
tanta famiglia nel cammino della vita.
E l’onda delle terre di mezzo,
il Mediterraneo,
scivolando e scivolando verso “il popolo del mare”,
ripete:
“ Diaaaaaaaaaaa “.
E l’altra onda, insinuandosi, ritorna
e risuona tra “le genti ibride”:
“ Brunaaaaaaaaaaa ”,
nella ricerca desiderosa del fertile rifugio
e si culla là dove Afrodite ancora oggi
sulle onde del greco mare insidia il Tempo
e impera sul gregge dei figli di Lilith.
E così l’idillio si consumò
e ancora si consuma
finché il mare di mezzo sarà ruffiano
con gli uomini e le donne che si ameranno
veramente amandosi,
come le dee e gli dei
di quell’Olimpo intelligente di quel tempo che fu.
Salvatore Vallone
poeta contadino
ierofante di Gea e Proserpina
Carancino di Belvedere, 09, 07, 2022