
TRAMA DEL SOGNO
“Ieri notte ho sognato di essere incinta.
Non si vedeva ancora la pancia.
Il sentimento che provavo era di timore per la mia età avanzata, misto a gioia pensando che a settantasei anni avrei avuto una figlia ventenne che mi avrebbe amato e che avrei amato incondizionatamente.
Nel sogno ho pensato che non avrei avuto bisogno di nessun altro legame sentimentale.
Questa notte ho sognato di aver avuto una figlia femmina e avevo il dubbio se avvertire o meno il mio ex marito (che nella realtà non frequento da vent’anni!), considerato che ne era il padre, per poi decidere di non dirglielo visto che lui ha già un’altra figlia.”
Commossa
INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
“Ieri notte ho sognato di essere incinta.”
Commossa è piena di sé.
Commossa si è riempita da sola con un gesto salvifico di autoconservazione, di trasmissione di se stessa, di affidamento a se stessa, di sano narcisismo.
Commossa ha maturato un naturale “fantasma di morte”, uno di quelli evolutivi che fanno solo bene.
Magari dietro la spinta di questa emergenza tanatocratica ha riesumato dal Profondo psichico il suo vissuto di bambina sul distacco e sulla “fine senza un fine”, di poi ha rielaborato la sua “posizione genitale” sublimandola nella “libido narcisistica” sotto forma di amor proprio e di autonomia psicofisica.
Ripeto.
“Essere incinta” è una “formazione reattiva” all’angoscia della morte e all’irrazionale fine di tutto che tanto piede hanno preso in questa nefasta contingenza psichica collettiva. Commossa ne approfitta e tira fuori il suo materiale psichico rimosso, ci mette del suo in un ambito squisitamente personale e privato.
“Non si vedeva ancora la pancia.”
“Non si vedeva ancora la pancia” semplicemente perché non è un fatto di “pancia”. E’ un fatto di testa, di crescita personale, di auto-ingravidamento da rigurgito narcisistico che finalmente trova la sua giusta dimensione psichica ed esistenziale. Commossa realizza quello che in passato non ha saputo rendere concreto, la sua emancipazione e la sua autonomia. La “pancia” è potere e, in primo luogo, potere interiore, di poi diventa potere sociale e politico. Questa “pancia” è filosoficamente, secondo Platone, un attributo neurovegetativo e si addice ai commercianti e ai crapuloni, ai materialisti e ai lussuriosi, a quelli che crescono nel loro psicosoma senza preferenze e tanto meno esclusioni, senza censure e moralismi. Insomma la “pancia” è un coefficiente psichico universale d’uguaglianza, il massimo della democrazia, lo strumento giusto e ineludibile del proprio potere su se stesso e sugli altri.
“Il sentimento che provavo era di timore per la mia età avanzata, misto a gioia pensando che a settantasei anni avrei avuto una figlia ventenne che mi avrebbe amato e che avrei amato incondizionatamente.”
Sessantasei e venti, due buoni numeri per la Cabala di Commossa, numeri suoi, personali e non cedibili tanto meno al miglior offerente in questo mondo di mercanti candidati anche al soglio di Pietro. Commossa si proietta nel tempo con un’operazione magica e concilia i suoi vent’anni con la sua età attuale, quarantasei, per immaginarsi così come è adesso nella sua piena maturità di donna e di madre. Due Commosse da amare incondizionatamente rappresentano nel simbolismo onirico una Commossa riconciliata con il suo passato attraverso un processo di “razionalizzazione” e di accettazione del proprio Sé esistenziale. A quarantasei anni Commossa ama il suo passato e il suo futuro, i suoi vent’anni e i suoi sessantasei anni. Commossa in sogno mette a posto le sue cose vecchie e nuove, pregresse e attuali, sistema i suoi tempi vissuti senza quell’angoscia del non detto e del non fatto che attanaglia e non permette di gustare la vita presente. Perché la vita, se riflettiamo, è sempre quella presente. La Psiche non ha tempo e non è nel Tempo, è un presente in atto, un breve eterno. Al di là di questa vita non c’è altro, checché ne dicano i fideisti e i materialisti, i giornalisti e i politici, gli opinionisti e i tecnici di turno. Commossa aveva paura di invecchiare con “l’angoscia dell’incompiuta” e, invece, prende coscienza che ha portato a buon fine il processo di compattamento della sua persona senza nostalgie e dolori di varia natura ed estrazione. Consegue la “gioia”. Gaudium sequitur.
“Nel sogno ho pensato che non avrei avuto bisogno di nessun altro legame sentimentale.”
Come si diceva in precedenza, l’autonomia è raggiunta, è maturata, è in possesso di Commossa. L’amore di sé e la cura amorevole di se stessa sono le parti preziose del corredo psichico che la donna ha portato nel suo matrimonio con se stessa e nella nascita di quella armonia che è sempre frutto di guerra e di amore, di conflitto e di fusione, di Ares e di Afrodite, come da mitologia greca. Commossa ha raggiunto la base di partenza per amare anche gli altri in maniera corretta e proficua. Nel sogno conta 46 primavere. Decisamente è un buon traguardo che consente una buona partenza. Dimenticavo di dire che Commossa si è presa amorevole cura del suo destino di donna: “amor fati”, secondo dettame stoico ed epicureo.
“Questa notte ho sognato di aver avuto una figlia femmina e avevo il dubbio se avvertire o meno il mio ex marito (che nella realtà non frequento da vent’anni!), considerato che ne era il padre, per poi decidere di non dirglielo visto che lui ha già un’altra figlia.”
Allora, torno a chiarire in maniera semplice la profondità complicata del quadro psichico ed esistenziale, nonché cabalistico, di Commossa. Venti è il numero magico che rievoca i suoi vent’anni e la fine del suo connubio, tira fuori ciò che è stato, le esperienze vissute in quell’epoca della sua vita, quando si era sposata con l’uomo che fungeva da padre, ma non della figlia, della stessa Commossa.
Ebbene sì, Commossa aveva sposato una figura paterna, non aveva adeguatamente composto la sua “posizione psichica edipica” e l’aveva rievocata e riattualizzata nella relazione con il marito. Dipendendo da lui, Commossa non era cresciuta e aveva subito l’autoritarismo dell’uomo scelto e che lei pensava essere l’uomo della Provvidenza. In effetti, ha svolto involontariamente la funzione di aiutare Commossa a superare la “posizione” conflittuale verso il padre e a diventare autonoma. In questo momento i due si possono separare, meglio Commossa può andare oltre, ma non sono nati figli per volontà del marito che si è mostrato egoista e insensibile nei riguardi della donna e della moglie. Del resto, lui aveva appagato la sua paternità, per cui poteva fare a meno di un altro figlio. Commossa si separa nel momento in cui sceglie se stessa e non la coppia. Quella figlia di vent’anni è Commossa in persona. Inoltre, riconosce anche la funzione maieutica che ha avuto il suo ex marito nella sua evoluzione psichica personale. Si conferma la psicodinamica che esige una risoluzione della “posizione edipica” per un buon andamento del matrimonio e della vita di coppia. Questo vale anche per le coppie arcobaleno, per qualsiasi coppia di maschi, di femmine, di maschi e femmine, tanto per essere chiari. Il silenzio di Commossa è la scelta ulteriore della sua acquistata autonomia e della sua crescita attraverso la “razionalizzazione” della “posizione edipica” che l’aveva vista soccombere a suo tempo, vent’anni, e la vede trionfante adesso e nei suoi quarantasei.
Certo che il sogno di Commossa ha altre implicazioni profonde perché tocca la figura paterna, ma in questa sede e con questa modalità interpretativa non riesco ad approfondire. Pensate se questo sogno fosse stato portato in un trattamento psicoanalitico. La decodificazione sarebbe durata mesi e mesi, proprio per tutte le associazioni e per tutti i richiami che contiene.
Ma questo è un altro discorso.
Del suo sogno Commossa può anche comporre una serie di versi che volentieri pubblicherei. Basta dare parola, superando il pudore difensivo, ai vissuti esposti nel sogno. Il resto vien da sé. I versi sono modi di sognare anche delle ragazze anni ottanta.
Aggiungo: tante donne sposano i padri, troppi uomini sposano le madri e questo è un evento tragico per le mogli e le compagne. Il matriarcato si basa sul possesso e sulla legge del sangue e induce al possessivismo più bieco. Dove manca il Padre la Ragione latita, l’emozione regna.
Per farla breve…donne analizzate sempre il rapporto del vostro uomo con l’augusta genitrice e poi consapevolmente scegliete.