
Mi viene voglia di vivere,
vivere per sempre,
in eterno,
non vivere così e così,
tanto meno al meglio delle condizioni date,
come dice il mio dottore,
vivere,
vivere bene,
vivere alla grande,
vivere sul pezzo e sul mazzo,
vivere senza malinconia e senza gelosia,
vivere finché c’è gioventù nella vecchiezza.
C’è questa Cosa immantinente,
questo Ca immanente e trascendente che è la Vita,
un alito eterno che attraversa i corpi
e vola verso il cielo stellato,
verso l’ultimo degli ultimi orizzonti infuocati della Gigante rosa
in odore di Nana bianca.
Il nostro corpo è in prestito.
Lo dicono tutte le Chiese.
Lo dicono le pensioni da fame dell’ENPAP.
Ci pensi?
Come racconti tu questa storia,
nessuno al mondo.
Come te non c’è nessuno,
così unico e solo.
La presto volentieri questa carcassa,
o amato cuore in un disio d’amante.
Eppure,
vorrei tanto guardare dentro i tuoi occhi
e chiudere i miei tra le tue braccia.
Grazie per la grazia degli intrecci,
grazie per l’assenza dell’asprezza,
grazie per la terra grassa e morbida,
grazie per le parole che mi fanno pensare
a quanto senso ha un fuoco acceso
e qualcuno accanto che racconta,
mentre ai bordi del perimetro del mondo
i lupi attendono il loro pasto con pazienza.
Grazie.
Io sono quella là,
quella della provincia dell’impero
in un mondo di stelle senza fine:
la volta celeste,
la stella del nord,
la stella del sud.
Il Sole ha ingoiato Mercurio e Venere.
La Terra ha chiesto asilo a un altro sistema.
Speriamo,
speriamo che gli idioti non sparino sui poveri gommoni alla deriva.
Sava
Carancino di Belvedere, 20, 06, 2021