
Nessun volto era il suo corpo.
Non c’era un viso da riconoscere.
Sotto quel lenzuolo,
sporco di morte,
i sandali francescani erano di quel ragazzo
a cui la guerra aveva tolto i sogni e l’identità.
Erano di Armando.
Fu solo mio il tempo giusto
per entrare in quel rifugio antiaereo della Marina,
per schivare quella bomba degli Inglesi ubriachi.
Era l’abbraccio della Vita per la mia vita.
Non so perché ricordo tutto questo,
non ne capisco il senso.
Mi allontano dal dolore del passato.
Dopo pochi passi una voce mi chiama.
Non serve che mi volti per vederti,
ma lo faccio.
Ciao,
non sei cambiato affatto.
Vedo che hai ritrovato gli occhialini tondi
che ti eri fermato a raccattare
prima di entrare nel rifugio,
l’abbraccio della Morte per la tua morte.
Dietro i vetri riconosco i tuoi occhi,
gli occhi vispi del ragazzino di allora.
“Ti aspettavo”,
mi dici sorridendo.
Ah, che sbadato!
Ora capisco che non sto dormendo
e che non sto sognando.
Carmen Cappuccio
Siracusa, 30, 07, 2021