
Avrei potuto incontrarti in un luogo qualsiasi,
con te sarebbe sempre stata la Giudecca o Ortigia
isole sospese in un miraggio,
mentre vanno lentamente alla deriva.
Eri un’isola anche tu,
avvolta nella luce del tuo sguardo
che decifrava i segni e le parole
per poterli fissare sulla tela,
tu che eri sempre sola in mezzo alle altre.
Hai sempre avuto il dono della visione.
Camminavi lungo la promenade,
lasciandoti alle spalle il Redentore,
le grandi chiese,
le orde di curiosi a bocca aperta
e lo sciacquio delle acque ferme,
mentre dentro di te capivi il mondo.
Non eri mai dove ti pensavo,
eri altrove,
nel tuo antro pieno di tele e di sogni.
Mi spogliavo degli abiti
e posavo davanti a te.
Il corpo perdeva la sua forma
e si trasformava in un disegno.
Rinascevo con nuove vesti
a coprire parole sciupate in rime semplici
come cuore-amore.
Non mi hai mai svilito,
mi hai dipinto
perché mi guardassero al di fuori della grande vetrina dei like.
Lo sanno?
No,
non lo sanno.
Lo so io
e vorrei tanto essere l’uomo della mia Lucia di Siracusa
anche qua,
in questa immobile Giudecca settembrina.
Sava
Carancino di Belvedere, 10, settembre, 2021