
LA TRAMA DEL SOGNO
“Ero venuta a salutarti e avevo un paio di scarpe color corallo, molto eleganti.
Eri nella tua fattoria in una grande aia soleggiata.
Mi sei venuto incontro e hai fatto degli apprezzamenti sulle mie scarpe, mentre io pensavo che mi avresti detto che non ero il tipo da tacchi.
Poi in lontananza hai visto tuo papà e volevi presentarlo. Ci siamo diretti verso di lui, ma tu da una parte e io da un’altra.
Mentre camminavo il tacco si è rotto, ma non me ne sono accorta subito, continuavo a camminare sicura sulle mie scarpe.
Quando me ne sono accorta, ho pensato che non era proprio il luogo adatto per quel tipo di scarpe e sono tornata indietro a prendere il tacco.
Nell’aia intanto faceva manovra un camion e, mentre andavo verso tuo padre, mi sono svegliata.”
Questo sogno appartiene alla mia amica Maruzza.
L’INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
“Ero venuta a salutarti e avevo un paio di scarpe color corallo, molto eleganti.”
Maruzza esibisce nell’immediato la sua femminilità nella forma delle “scarpe color corallo ed eleganti”. L’esordio non può essere più promettente per una donna che valuta di fronte a un uomo la sua carica sessuale e il suo essere femmina. Il “color corallo” attesta di un’eccitante esibizione narcisistica permeata di amor proprio e di un vero volersi bene. Maruzza sa bene che io apprezzo la sua persona in tutte le sfaccettature femminili che offre al prossimo nel suo socializzare e nel suo relazionarsi.
“Eri nella tua fattoria in una grande aia soleggiata.”
La scena del sogno si allarga e Maruzza mi colloca in spazi ampi, “l’aia soleggiata”, e in una casa altrettanto ampia e variegata, la “fattoria”. La prima denota la mia capacità di razionalizzare e la seconda la mia passione per la natura: queste sono le caratteristiche che Maruzza vive nei miei riguardi e che mi attribuisce senza alcun dubbio. A tutti gli effetti sono i suoi desideri e i suoi progetti esistenziali: usare la testa e amare la natura.
“Mi sei venuto incontro e hai fatto degli apprezzamenti sulle mie scarpe, mentre io pensavo che mi avresti detto che non ero il tipo da tacchi.”
Maruzza ha una buona opinione di sé e sposta sulla mia figura e persona la buona coscienza della sua femminilità e la sua incertezza sull’affermazione fallica di quest’ultima. Maruzza sa che non è un tipo di donna che ama il prestigio e la competizione con le altre donne, ma sa bene che è una donna di classe senza esibire alcun potere inutile che la porterebbe a gestire ruoli che non ha voluto coltivare e assumere. Maruzza tiene alla mia opinione e al mio giudizio e approfitta del sogno per prendere coscienza delle sue doti e dei suoi limiti in riguardo alle modalità di esibirsi della donna. La “traslazione” è il meccanismo di difesa che serve al sogno per andare avanti e per non svegliarsi.
“Poi in lontananza hai visto tuo papà e volevi presentarlo. Ci siamo diretti verso di lui, ma tu da una parte e io da un’altra.”
Subentra la figura paterna nel sogno di Maruzza. E’ oltremodo evidente che si tratta di suo padre. Io sono la “proiezione” della sua figura paterna e l’uomo maturo al di sopra di ogni sospetto che accetta e valuta il dono dell’esibizione della femminilità da parte della figlia. Il primo uomo è sempre il padre e da lui la figlia attende il nulla osta per il suo ingresso in società. Dopo aver vissuto le pulsioni possessive nella conquista del papà, la bambina si dirige verso il mondo esterno con il tacito consenso del genitore. Maruzza tiene al mio giudizio in riguardo alla sua femminilità e alle modalità di relazione verso l’universo maschile.
“Mentre camminavo il tacco si è rotto, ma non me ne sono accorta subito, continuavo a camminare sicura sulle mie scarpe.”
Come si diceva in precedenza, non è necessario il potere fallico di un tacco che slancia il corpo e lancia verso il cielo la sagoma di una donna innamorata di sé e del suo fisico. Maruzza fa a meno degli orpelli e degli strumenti obsoleti del potere che imperversa dagli anni trenta agli anni in corso. Maruzza ha perso il potere di Afrodite e cammina con Venere al fianco. Ribadisco la sostanza psichica del divertente quadretto: Maruzza è consapevole di essere una donna attraente e significativa anche senza gli accessori che culturalmente esaltano la femminilità. Dopo un periodo in cui ha dovuto esibire il potere di donna, Maruzza cammina “sicura” sulle sue prerogative e doti femminili. Ha impiegato un po’ di tempo per avere la “coscienza di sé” e la sicurezza di esibirsi nel sociale.
“Quando me ne sono accorta, ho pensato che non era proprio il luogo adatto per quel tipo di scarpe e sono tornata indietro a prendere il tacco.”
Maruzza ha imparato a distinguere il come e il quando delle sue manifestazioni di potere e di seduzione. Sa che il suo potere sessuale e seduttivo, “le scarpe, va modulato e riservato a situazioni specifiche, mentre la sua femminilità può essere portata a spasso come una dote naturale della sua persona. Il conflitto psichico di Maruzza si attesta nell’indecisione sull’offerta che deve fare in certe circostanze e nel sogno è chiaro il suo vivermi come un uomo a cui piacere e come un padre a cui affidarsi, un maschio da sedurre e un maschio da approcciare. Il “tacco” va sempre bene, ma bisogna calzarlo nelle situazioni adeguate e con le persone giuste. In ogni caso non è così facile e naturale scindere le due posizioni, la conquista e la relazione, perché la donna conserva sempre una forma di duttilità psichica che si riflette nella recettività relazionale.
“Nell’aia intanto faceva manovra un camion e, mentre andavo verso tuo padre, mi sono svegliata.”
La capacità femminile di attrarre e sedurre non si depriva della componente sessuale e del desiderio erotico di piacere e di essere ammirata. Nella mia disposizione relazionale Maruzza inserisce anche la sua attrazione sessuale verso la mia figura protettiva di uomo maturo e rievoca il suo trasporto emotivo e sentimentale verso suo padre, ma per non tirare fuori dal cilindro psichico la sua “posizione edipica”, evocata dalla mia persona, pone fine al sonno. Il “camion” ha una simbologia sessuale, maschile in questo caso, a causa dei suoi automatismi meccanici che si associano al sistema nervoso autonomo o neurovegetativo. Il “fare manovra” attesta della valutazione di Maruzza sulla situazione psicofisica in atto.
“Le scarpe col tacco” è un buon sogno perché associa la semplicità descrittiva alla complessità dei temi e delle psicodinamiche. L’operazione avviene sotto il segno della pacatezza e della consapevolezza dei “fantasmi” che la protagonista ha tirato in ballo dormendo: un gioco sottile e una schermaglia naturale, un buon “transfert” e una “posizione edipica” in gran parte risolta.
Buon viaggio, Maruzza!