IN NOME DEL PADRE

TRAMA DEL SOGNO

“Ho sognato mio padre.

Era diventato più basso ed era molto sofferente.

Si è seduto su una sedia e mi ha detto di avvicinarmi a lui.

Era molto triste e mi ha detto che era inutile raccontarcela, stava male e sarebbe morto.

Aveva le lacrime agli occhi e mi ha abbracciato.

Gli ho detto che gli volevo bene, che mi tenesse stretta.

Ho pianto con lui.

Mi ha risposto che anche lui me ne voleva.

Poi mi sono svegliata.

Ieri avrebbe compiuto cento anni.”

Questo è il sogno di Marinella.

INTERPRETAZIONE DEL SOGNO

Ho sognato mio padre.”

Il Padre è un archetipo, il simbolo universale a cui si ascrivono il principio e il primato maschili, il potere ufficiale perché nelle varie culture il potere ufficioso è riconosciuto alla Madre, il principio femminile. Il Padre è l’autorità autorevole in una con il “principio del dovere”. Marinella esordisce in sogno con il padre, “mio padre”, il suo simbolo individuale che si esalta nell’essere collettivo e universale. Eppure era suo padre quell’uomo che ha toccato e vissuto in carne e ossa e che per lei infante, bambina senza parola, per lei adolescente vezzosa e sempre per lei donna già fatta ha rappresentato l’oggetto di tanti investimenti psichici e di tante peripezie immaginative. Il padre è stato il primo uomo a cui si è appellato il suo corpo quando aveva bisogno di forza e di sicurezza di fronte alla realtà fuori dalle porte di casa. Il padre è stato il primo uomo che ha amato e desiderato. Il padre è stato quel senso del limite e del vietato che ha arricchito il suo spirito di libertà e il suo desiderio di autonomia. Et cetera, et cetera, et cetera. Marinella rievoca in sogno il padre e con lui si relaziona in un personale e delicato contesto affettivo. La semplicità domina questo sogno e questo primo quadretto dalle profondità psichiche appena accennate e intraviste.

Era diventato più basso ed era molto sofferente.”

Marinella si è collegata alla sua origine e alla radice dei suoi tanti significati psicologici, il padre, e lo trova “più basso” e “molto sofferente”. E’ importante averlo trovato dentro di sé tra le tante rimozioni e gli inquietanti “fantasmi” che affollano i piani bassi della Psiche, i nostri sgabuzzini e i nostri dimenticatoi, le nostre cantine e le nostre taverne. E’ importante e bello averlo trovato o meglio averlo ritrovato. E’ cosa giusta e degna rivolgere al padre quello sguardo indagatore e quello spirito critico che lui ci ha donato e che con lui non ha mai funzionato quando era in vita a causa della sacralità di cui era investito e a causa del carisma incarnato. Il padre di Marinella non è alto come una torre slanciata verso il cielo, così come l’aveva vissuto lei bambina, non è la raffigurazione del potere imponente e rassicurante, questo padre è “diventato più basso” e questo tratto lo rende accessibile nelle sue debolezze e nella sua concreta realtà umana. Marinella l’aveva vissuto alto e mistico, un oggetto misterioso a due passi da Dio, e adesso lo avvicina alla sua umanità di figlia devota e lo vive “basso”, a portata di mano tramite il dolore del lutto e l’impossibilità di averlo fuori in carne e ossa come da bambina, da adolescente, da donna, da madre. Ma ancora non basta, perché Marinella vive in sogno un padre “molto sofferente”, un uomo piegato nel corpo e nella vitalità. Questa è una “proiezione” difensiva nei riguardi del padre del materiale psichico che la figlia sta vivendo, dello stato esistenziale in cui si trova e della sofferenza che contraddistingue i suoi sensi e i suoi sentimenti in questo preciso momento storico. Il padre aiuta la figlia proprio disponendosi come schermo su cui proiettare la propria identità e parte dei conflitti e dei dolori in atto. Meglio, la figlia si fa aiutare dal padre attraverso questa operazione difensiva di “proiezione”. Marinella sa che le sue radici sono anche nel padre e che la sua identità psichica è fatta anche di padre, per cui chiedere il suo aiuto è una richiesta nobile e umanissima di riconoscimento e di riconoscenza. La “sofferenza” si traduce nel portarsi addosso problemi irrisolti e conflitti consapevoli, l’essere “più basso” dà il senso dei pesi che opprimono l’attualità psichica e che la figlia proietta nel padre.

Si è seduto su una sedia e mi ha detto di avvicinarmi a lui.”

Marinella esprime il suo bisogno e il suo desiderio di avere il padre a sua disposizione per potergli parlare e per sentire il suo affetto e la sua partecipazione emotiva alla problematica in atto. Marinella cerca la vicinanza del padre per sorbire la sua sicurezza e la sua forza, per questo motivo lo fa sedere e gli mette in bocca il suadente invito di avvicinarsi. Chissà quante volte da bambina e da signorina Marinella ha desiderato questo incontro ravvicinato e questa solidarietà benefica, questa disposizione psichica e questa complicità affettiva. Adesso in sogno può chiamare il padre in aiuto e può realizzare i suoi desideri e appagare i suoi bisogni. La “sedia” conferma l’autorità paterna, “l’avvicinarmi” ribadisce l’affetto e il sentimento di una figlia che non naviga in acque prospere e rassicuranti nel mare della sua vita.

Era molto triste e mi ha detto che era inutile raccontarcela, stava male e sarebbe morto.”

La “proiezione” difensiva dall’angoscia nel padre si attua e si definisce nella tristezza e nell’inutilità retorica di minimizzare la gravità della situazione. Marinella dice a se stessa di prendere coscienza della sua malattia esistenziale e della possibilità di non farcela a superare la dolorosa contingenza. La morte evocata da Marinella si traduce nella sofferta problematica che deve affrontare e nella consapevolezza dei dati dello psicodramma che si sta recitando nel teatro della sua psiche. Marinella decide di non raccontarsela e di non giustificare e assolvere, opta per guardare in faccia la triste verità dei fatti che sta vivendo e subendo, decide di affrontare la verità nuda e cruda come si presenta ai suoi occhi senza ammantarla di giustificazioni improvvide e poco generose nei suoi riguardi. Marinella prende in mano le sorti della sua persona e della sua vita in questo doloroso momento. Si spera che il sogno chiarisca nel prosieguo la qualità del trauma e la trama del travaglio.

Aveva le lacrime agli occhi e mi ha abbracciato.”

Finalmente Marinella ha trovato la buona compagnia di se stessa, finalmente Marinella si affida a sé e abbraccia in pieno la sua causa senza lasciarsi confondere e appesantire dalle altrui osservazioni improvvide e fuori luogo. Marinella ha capito che la questione deve affrontarla in prima persona perché riguarda solo lei e nessun altro può mettersi al suo posto. Marinella abbraccia se stessa e solidarizza con quella parte di sé che ancora è vigile e attenta a concedersi una migliore sopravvivenza con il minor danno. “Le lacrime agli occhi” del padre sono la difensiva “proiezione” delle lacrime della figlia, della “catarsi” del suo dolore e della sua sofferenza, mentre l’abbraccio è un abbracciarsi, un prendersi finalmente amorevole cura della propria persona secondo le linee di un prezioso “amor fati”. Il padre abbraccia la figlia e la figlia si fa abbracciare dal padre per ricevere empaticamente quella forza che le serve per affrontare la pesante situazione in cui versa. Si attende ancora la descrizione del trauma in corso nella psiche della protagonista.

Gli ho detto che gli volevo bene, che mi tenesse stretta.”

La questione psichica si manifesta nel bisogno e non nei dati reali. Marinella ha tanto bisogno di essere amata e di essere protetta, ha tanto bisogno di amore e di fusione. Marinella non racconta i fatti, ma li lascia supporre. La carenza affettiva è notevole, la donna è sola e la solidarietà le manca. Marinella ha subito qualche torto affettivo e qualche offesa ai suoi sentimenti. Marinella è stata tradita nei suoi valori e nei suoi bisogni di donna, per cui proietta nel padre quello che desidera, essere voluta bene ed essere amorevolmente accudita e protetta dall’ingiustizia e dalla crudeltà.

Ho pianto con lui.”

Marinella cerca la condivisione del dolore e della sofferenza, cerca quella solidarietà che si sente con l’umana unione. Le lacrime sono le parole del dolore che si manifestano l’una dietro l’altra per formare il dialogo della comprensione. Il pianto è catartico nel suo essere in prima istanza una scarica isterica delle tensioni accumulate e che non possono essere più gestite nell’intensità della loro carica dal sistema nervoso centrale. Le lacrime sono i regali del sentimento d’amore e le sentinelle del dolore. La comunione delle emozioni e degli intenti è la migliore panacea ai mali dell’anima innamorata. Piangere insieme equivale simbolicamente a un atto erotico basato su un orgasmo da dividere in parti uguali.

Mi ha risposto che anche lui me ne voleva.”

Questo è il desiderio di Marinella: avere un riscontro al suo sentimento d’amore, una risultanza concreta e non effimera ai suoi investimenti affettivi, un risultato vero e non soltanto sperato. La condivisione e la “corrispondenza d’amorosi sensi”, di cui scriveva il poeta, sono la risposta alla desolazione della solitudine e della precarietà, del non sentirsi giusta e del sentirsi fuori posto. Il miracolo, operato dal ritrovamento del padre dopo anni di lutto, sembra aprire le porte alla “razionalizzazione della perdita”, sembra che Marinella si sia svegliata all’improvviso e si sia accorta che il padre non c’è più, che il padre è morto e non lo rivedrà mai più. Ma quanti lutti si celebrano e quanti padri si perdono nel lungo cammino della vita. Uno di questi può essere la perdita affettiva di una persona cara senza che necessariamente sia morta. E questi sono i lutti che feriscono e queste sono le ferite che faticano a rimarginare.

Poi mi sono svegliata.”

Il sogno è finito, andate in pace e così sia. Marinella pone fine al trambusto onirico sul padre defunto e al suo bisogno in atto di avere un uomo che la ami con dignità e condivisione.

Ieri avrebbe compiuto cento anni.”

I padri che riescono a finire cento anni di vita sono rari, ma basta una vita degna per amare i figli e una dignità vera per amare le donne che sono state figlie di padri veramente degni di questo nome.

L’interpretazione del sogno delicato e traslato di Marinella può finire con queste note leggermente tristi e sicuramente riflessive.

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