Più lontana tu sei,
più vicina ti sento.
Chissà in questo momento chi pensi e cosa fai.
A chi regali oggi le tue preziose parole e gli sguardi all’hashish?
Tu mi hai messo nelle vene
un veleno che è dolce
e non mi pesa questa croce
che trascino per te.
Ti voglio,
ti penso,
ti chiamo,
ti immagino,
ti sento,
ti sogno,
ti desidero.
E’ un anno,
è proprio da un anno
che questi occhi non possono
più pace trovare.
Così canta il mio menestrello napoletano
e canta per te,
solo per te,
per la mia Diletta.
La mia Diletta è una donna eccezionale.
Di suo è proprio Lei,
ma ha di tutto e in abbondanza
e parla con la voce ovattata dal piacere che cresce.
Quando scrive, sa dell’Oriana,
è cazzuta,
è misterica,
è ambigua,
è greca del Peloponneso,
ma sa anche della Elsa,
è una cruda realista,
è forte di stomaco e sa il fatto suo,
è ebrea di Roma.
La mia Diletta è una donna con il cappello,
ma tanto di cappello,
e si nota anche a distanza
anche quando tra la gente acquista i cavoli verdi
e le rape rosse nel mercato rionale,
vicino all’Università,
tra i banchetti dalle tende a strisce bianche e rosse.
La mia Diletta è segnata nel Cantico:
“O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro”.
La mia Diletta ha gambe di gazzella
e braccia ampie per abbracciare,
testa di donna e pensiero gentile,
petto accogliente e sentimento accorato,
grembo di madre e sensi spiccati.
La mia Diletta traballa e trabocca,
è giovane e tutta da indovinare,
si muove e si atteggia come scimmietta,
si slancia e si contrae
come la barca al rematore.
La mia Diletta parla,
parla con le sue parole
e conosce il suo Verbo,
“In principio era Lei…”.
La mia Diletta non è la Diletta di DAZN,
quella che sa di football e di legge,
quella che sa dispensarsi con modestia e innocenza
tra le pagine dello schermo televisivo,
tra un InterMilan a san Siro,
tra un NapoliRoma al san Diegoarmando.
La mia Diletta è la mia Diletta,
quella della Bibbia e del profeta.
Di poi e di altro dirti non so e non voglio
e tu più non dimandare.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere 21, 02, 2021