
Sonno.
Leggero o profondo,
immagine della fatal quiete o panacea di tutti i mali,
a me tu caro vieni
e naufragar mi è dolce nel tuo ambiguo mare.
Sonno.
Leggero ed evanescente,
nuvola ovattata di fumo bianco
quando il fumo è bianco e dilata gli occhi,
battito rapido di ciglia solerti di madre
quando il figlio è in croce,
palpebre che si muovono
come i cavallucci delle giostre paesane
quando la festa del patrono ha un santo da gabbare.
Sonno.
Profondo e senza sogni,
senza neanche quel qualcosa che è il nulla,
quando c’è quel qualcosa di vuoto
e la percezione è assente,
come la lettera del fante Antonino Mamo
mai pervenuta alla madre dolente dal fronte russo
nella borgata antica della città vecchia
in quel funesto e nero 1944.
Sogno,
sogno che apri le profondità della Vita
alla visione dell’Essere e del Non Essere,
sogno che scuoti e percuoti le radici sfibrate,
come il Libeccio sui vetusti ulivi
quando l’ulivo è antico e carico di consumati inverni.
Sogno,
tu che fai dormire il corpo
per svegliarlo alla meditazione potente
seguendo una scorciatoia
che porta alla metamorfosi interiore,
dalla consubstanziazione alla transubstanziazione,
insieme al Maestro.
Mosè,
Budda,
Socrate,
il Giudeo,
Muhammad,
Arthur,
Karl,
Sigmund,
Friedrich,
Joshif,
Benito,
Adholf,
Palmiro,
Giulio,
Bettino,
Silvio,
Diego Armando,
i Mattei,
Salvuccio Lagrange,
Balduccio Sinagra…?
No, grazie!
E allora?
Allora Lilith,
Saffo,
Santippe,
Ecuba,
Andromaca,
Elena,
Maria,
Lucrezia,
Agrippina,
Lesbia,
Artemisia,
Gaspara,
Vittoria,
Marie,
Teresa,
Grazia,
Rita,
Margherita,
Tina,
Juliette,
Monica,
Nilde,
Indira,
Alda,
Anna,
Melania,
Elsa,
Dacia,
Natalia,
Matilde,
Liliana,
Lina,
Emma,
Mariangela,
Lalla,
Lella,
Lilli,
Marianna,
Ada,
Titina,
Sofia,
Brigitte,
Marguerite,
Iolanda,
Gabriella,
Elena,
Fabiola,
Lucia,
Agata,
Caterina,
Sabina,
Maruzzella,
Beatrice,
Stefy,
Erica,
Varna,
Vega,
Antonietta,
Margaret,
Alessandra,
Chiara,
Diletta,
Antonella,
Ilaria,
Malala,
Greta…
Concetta Giudice?
Sì, grazie!
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere, 08, 03, 2021