IL TENERO CALAMARO

TRAMA DEL SOGNO

“Mia madre mi ha preparato un fritto misto di pesce.

C’era un calamaro e provo a staccare i tentacoli.

Era ancora vivo.

E’ scappato e si è nascosto sotto la tovaglia e si vedevano gli occhietti.

Guardo per terra e c’erano tanti gattini piccoli.”

Angelina ha composto questa sua trama psichica in sogno.

INTERPRETAZIONE DEL SOGNO

Mia madre mi ha preparato un fritto misto di pesce.”

Il legame affettivo di Angiolina con la madre e di immediata rilevanza. La figlia lo esibisce subito a conferma della sua dipendenza e della sua devozione. Il possessivo “mia” rientra nel gergo linguistico e nella modalità affettiva. La “Madre” è una figura universalmente suggestiva ed enigmatica. Si tratta di un “archetipo”, un simbolo universale atavico e di scuola junghiana, a conferma che la nascita è un fenomeno ontogenetico e filogenetico che trova nel vissuto di ogni donna la sua versione personale. Tutti i vissuti sulla “mamma” sono identici nella base e diversissimi nei tratti. Anche tra fratelli vige la dinamica dell’identità e della diversità nel vissuto introno alla “madre” e questa difformità si spiega con l’elaborazione nei primi mesi di vita del “fantasma di morte” da parte di ogni figlio, per cui le variabili affettive variano con le sensazioni e i sentimenti vissuti. Angiolina parte alla riscossa nel suo sogno con la dipendenza affettiva dalla madre. Niente di pericoloso, tutto nella norma perché senza danno. La simbologia del “fritto misto di pesce” si attesta nella sfera affettiva più che sessuale. E’ un cibo consono alla tradizione familiare e ai gusti della figlia, almeno in questo esordio del sogno, perché nel prosieguo questo prelibato “fritto misto di pesce” si può colorare di una valenza simbolica importante. Provo ad andare avanti e a calibrare bene la semplicità apparente delle parole e la complessità dei simboli.

C’era un calamaro e provo a staccare i tentacoli.”

Angiolina viene colpita da un “calamaro” e si concentra su questo mollusco cefalopode bello e fritto per un suo personale “fantasma”, a conferma di quanto dicevo in precedenza: il simbolo universale si riempie di connotati psichici personali. Da un “calamaro”, morto da frittura in olio extravergine d’oliva bollente, Angiolina procede verso il suo simbolico “calamaro” a cui prova “a staccare i tentacoli”.

Ricapitolo.

Angiolina è in pieno feeling affettivo con la madre e nello specifico sta rispolverando la sua dimensione materna, l’identificazione psichica al femminile che ha operato a suo tempo nella madre e che l’ha portata a scegliere la possibilità di gustare i frutti della maternità. La maniera in cui procede è particolarmente traumatica perché “stacca i tentacoli al calamaro”, opera una mutilazione vitale a un organismo che tanto echeggia il feto e la sua conformazione fisiologica. Inoltre, la scelta di un mollusco che vive nel mare conferma la dimensione materna e nello specifico la gravidanza. Qualcosa non è andato a buon fine, per cui questa gravidanza va incontro a un aborto indesiderato che lascia il segno nelle dimensioni profonde della psiche di Angiolina. Tra il gusto di una frittura mista di pesce e la rievocazione di un aborto il passo è simbolicamente consequenziale, grazie ai meccanismi della “condensazione”, dello “spostamento” e della “figurabilità”.

Portento numinoso dell’umano sognare!

Era ancora vivo.”

Il feto “era ancora vivo”. Miracolo dell’istinto materno, del “fantasma della maternità” che ogni bambina coltiva nel suo corpo e nella sua psiche, del desiderio di Angiolina di portare al culmine la sua femminilità con l’avere un figlio, di completare la sua personale evoluzione psicofisica con l’esercizio completo della “posizione genitale”. Perché di questo si tratta, di vivere appieno e secondo natura la psicobiologia della maternità, la “genitalità”, senza ricorrere a “processi e meccanismi di difesa” per risolvere la frustrazione della maternità e l’angoscia dell’incompiuta e dell’indeterminato. Se poi la donna ha subito una perdita indesiderata del feto, un aborto spontaneo e naturale, allora lo psicodramma si complica e acquista spessore. In questo caso bisogna operare la “razionalizzazione della perdita, come se si trattasse di un “lutto”, in quanto si è rievocato e messo in circolazione il “nucleo psichico depressivo” elaborato nella prima infanzia. La delicatezza di questa impietosa situazione è oltremodo evidente negli strascichi emotivi e nelle psicosomatizzazioni che innesca in rievocazione del trauma subito. Il processo psichico di difesa della “sublimazione” della maternità è il più usato e naturale, almeno nel mondo contemporaneo e nella cultura occidentale. Proseguendo in questo excursus legato al sogno di Angiolina e destato dalla psicodinamica della maternità, un cenno sull’interruzione volontaria della gravidanza è opportuno, dal momento che si tratta di un fenomeno complesso che va letto su registri diversi. Mi limito a sensibilizzare sul danno psicofisico subito dalla donna quando si trova a scegliere se proseguire o interrompere la gravidanza. L’importanza dell’educazione sessuale e dell’uso degli anticoncezionali è la prognosi giusta e la tutela massima per evitare congestioni oltremodo traumatiche e complicate, a causa della delicatezza di un nucleo così sensibile come quello della maternità.

Procedo con l’interpretazione del sogno di Angiolina.

E’ scappato e si è nascosto sotto la tovaglia e si vedevano gli occhietti.”

Da truce il linguaggio diventa tenero e il “calamaro” da cefalopode si trasforma in un tenero bambino che si nasconde impaurito sotto la coperta del lettone della madre in cerca d’aiuto e in attesa che il pericolo sia passato. L’allucinazione onirica di Angiolina rievoca il suo trauma di donna che tenta l’avventura gioiosa della maternità con esito negativo, nonostante “gli occhietti” espressivi del calamaro sotto la tovaglia della tavola. Dalla morte alla vita e alla sopravvivenza, questo è il viaggio del povero “calamaro bambino”, questo era il desiderio infranto di Angiolina. Le capacità figurative del sogno trovano la rappresentazione giusta per alternare la realtà del trauma alla realtà del desiderio nel povero “calamaro” che acquista le sembianze di un “bambino” impaurito. “E’ scappato” attesta anche della fuga dalla dolorosa realtà da parte di Angiolina, che è chiamata ad archiviare e a razionalizzare una mancata maternità anche se il cuore si ribella e ridà la vita a un “calamaro” fritto nella sua vera forma di un “bambino”. In questo caso il sogno ha anche la funzione di lenire il dolore attraverso la manifestazione del desiderio: un prendersi avanti con la “razionalizzazione del lutto”.

Guardo per terra e c’erano tanti gattini piccoli.”

Il sogno di Angiolina sembra saltare di palo in frasca, ma il simbolismo poetico consente con la sua Logica di rafforzare la psicodinamica in maniera lineare e consequenziale. Angiolina prende coscienza che ha ancora altre possibilità di diventare mamma, “per terra ci sono tanti gattini piccoli”, nella materialità del suo corpo. Angiolina ha ancora altre uova da fecondare. Il “gattino” è simbolo della femminilità e condensa nello specifico la fecondazione, il feto. Dopo il “calamaro” subentra il “gattino” in questo sogno di Angiolina che usa la sua sensibilità verso il mondo animale per attestare anche i suoi drammi personali. La consolazione resta sempre il nuovo tentativo di una gravidanza che compensa, ma non risolve, il senso depressivo della perdita vissuta. Angiolina viaggia in un sentiero lastricato di calamari e gattini sulla scia di un istinto materno che non molla e si ripresenta a ogni piè sospinto con tutte le credenziali delle esperienze vissute.

Il sogno di Angiolina tocca con la sua stravaganza figurativa una problematica dei tutte le donne che s’imbattono nella possibilità di evolvere la propria “libido” nella “genitalità” massima che soltanto una donna può vivere proprio dando la vita a un altro essere vivente, il figlio. Quest’esperienza è negata all’universo maschile e la sua “libido genitale” si dirige verso altre forme sublimate di creatività.

Così si dice in giro, ma io non ne sono del tutto convinto. L’esperienza vissuta di una fecondazione, di una gravidanza e di un parto sono e restano il maestoso capolavoro che soltanto una donna concepisce, compone e può vivere.

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