
TRAMA DEL SOGNO
“Ieri notte ho sognato o perlomeno mi sono insolitamente ricordata di aver sognato.
Le scrivo anche per il disagio che mi ha lasciato in questa giornata e che ancora non mi è completamente passato.
Ero a casa con il mio compagno in una situazione di assoluta normalità.
Sento un forte prurito in testa, quasi insopportabile.
Vado in bagno e mi spazzolo i capelli, assurdamente vedo il mio cuoio capelluto, pur avendo una folta capigliatura, è completamente coperto da uno strato argilloso solidificato.
Provo a pulirmi con le mani, questa copertura la vedo creparsi e cadere a pezzetti della stessa dimensione e qui mi accorgo che dividendosi alcuni diventano insetti, li vedo muovere e non provo nessun stupore, mi lavo i capelli e non vedo più il cuoio capelluto, tutto quanto si è sgretolato, scomparso, forse sciolto dall’acqua.
Mi sento bene, pulita, racconto al mio compagno quanto accaduto e, come me, non se ne sorprende.
Passano pochi minuti e risento lo stesso prurito, ritorno in bagno, tutto si ripete ….e fortunatamente mi sveglio o comunque non ricordo altro.”
Annamaria
INTERPRETAZIONE
Procedo passo dopo passo con la massima chiarezza consentita dalla psicodinamica del sogno di Annamaria.
“Ieri notte ho sognato o perlomeno mi sono insolitamente ricordata di aver sognato.”
Il Vivente umano e animale possiede una attività psicofisiologica onirica in cui riversa i propri contenuti psichici seguendo le modalità dei “processi primari”, nello specifico la “condensazione” e lo “spostamento”, in generale la Fantasia che si esercita anche nella veglia.
L’amnesia del contenuto o di parte dei contenuti del sogno è assolutamente normale e dipende dal grado di intensità del sonno e dalla parziale presenza di memoria. In ogni caso ricordiamo sempre parti o spezzoni dei nostri sogni e al risveglio li componiamo secondo la Logica consequenziale commettendo un errore, perché la funzione onirica non procede secondo i principi della Logica aristotelica. La presenza di memoria nel sonno dipende anche dalle fasi REM e nonREM. Annamaria era in fase REM e ha ricordato la trama del sogno perché era turbata dal contenuto e si è in parte svegliata continuando a dormire e a elaborare il suo prodotto psichico, quei vissuti e quei temi che l’avevano colpita nei giorni precedenti e che occupavano lo spazio subcosciente della sua psiche.
“Le scrivo anche per il disagio che mi ha lasciato in questa giornata e che ancora non mi è completamente passato.”
Quando il sogno tocca note conflittuali e dolenti, lascia uno strascico di tensione e di amarezza fino a quando non interviene la “razionalizzazione” del contenuto o il meccanismo di difesa della “rimozione”. La prima opera una comprensione più o meno precisa del significato psichico profondo, il secondo fa dimenticare la trama del sogno e attenua la tensione. Quest’ultima può durare anche due o tre giorni prima di lasciare il posto ad altre evenienze psicofisiche.
“Ero a casa con il mio compagno in una situazione di assoluta normalità.”
Tutto nella regolarità esistenziale e nella normalità psichica, tutto nella continuità storica delle persone della coppia, tutto procede secondo copione e secondo monotonia. Annamaria ha un uomo su cui investe la sua “libido”, la sua energia vitale affettiva, erotica e sessuale. In questa maniera vive il suo compagno di vita e di cammino. La problematica psichica che si profila è personale, ma verte anche sulla vita di coppia.
“Sento un forte prurito in testa, quasi insopportabile.”
La “testa” è un simbolo fallico e condensa il potere della mente e della razionalità. Il “prurito” rappresenta la degenerazione della “libido” nella sua accezione conflittuale, una lotta tra idee opposte e progetti contrastanti. Annamaria vive una psiconevrosi che è partita dalla vera natura sessuale della “libido” e che si è “sublimata” nella sfera mentale. La ripetitività della pulsione e dell’istanza psichica procura affanno. Il “prurito” può essere equiparato a un travaglio in attesa del parto, a un’evoluzione psicofisica che avrà la sua epifania o manifestazione.
“Vado in bagno e mi spazzolo i capelli, assurdamente vedo il mio cuoio capelluto, pur avendo una folta capigliatura, è completamente coperto da uno strato argilloso solidificato.”
Il bagno è il luogo simbolico dell’intimità e della “catarsi” e, infatti, Annamaria si chiarisce le idee spazzolandosi i capelli, prende atto dei suoi pensieri e progetti in riguardo alla sua persona e al suo essere in coppia. Nonostante i tanti capelli della sua realtà tricologica, Annamaria si rende conto che il suo cuoio capelluto è ricoperto di uno strato argilloso, oltretutto solidificato, prende consapevolezza che le sue idee e i suoi progetti si sono talmente irrigiditi perché sono stati oltremodo difesi dalla presa di coscienza per continuare a vivere e per non turbare l’armonia monotona della quotidianità esistenziale e dello scambio di coppia. I progetti psichici di Annamaria sono stati rilanciati nel tempo, sono stati rimandati al punto di essere rigidamente difesi, ma hanno incontrato un punto di rottura proprio per questo disguido temporale. Annamaria chiede a se stessa cosa è successo alle sue idee e ai suoi progetti, perché il suo quadro mentale si è irrigidito.
Degno di rilievo è il meccanismo onirico della “figurabilità”: rappresentare la psicodinamica con l’immagine adeguata e creativa.
“Provo a pulirmi con le mani, questa copertura la vedo creparsi e cadere a pezzetti della stessa dimensione”
Annamaria è pronta e matura per prendere coscienza di cosa si nasconda sotto la copertura cerebrale e di cosa si tratta. La pulizia con le mani del cuoio capelluto è una prima “catarsi” attraverso l’azione e il fare. Annamaria è una persona concreta e socievole che aiuta le sue consapevolezze attraverso le azioni e le relazioni. In questo contesto di praticità e di pragmatismo Annamaria può procedere alla pulizia delle sovrastrutture ideologiche che hanno limitato la sua vita e l’esercizio della sua “libido”. Si tratta proprio di un sistema sovrastrutturale di ideologie, di insegnamenti familiari, di dettami sociali, di idee rigide e fisse, di schemi culturali che hanno impregnato Annamaria sin dalla sua infanzia e ne hanno condizionato le scelte. E’ giunto il tempo di liberarsi di questo materiale psichico difensivo e non autentico, è arrivato il tempo di cambiare e di avviarsi verso la scoperta dell’autenticità o di quello che veramente Annamaria pensa e vuol progettare perché lo desidera. L’essere della stessa dimensione denota che i pezzetti di argilla o le idee sono della stessa qualità e vertono sullo stesso tema. Andiamo a vedere la qualità dei contenuti, dopo aver ribadito la bontà dell’uso del meccanismo della “figurabilità”.
“e qui mi accorgo che dividendosi alcuni diventano insetti, li vedo muovere e non provo nessun stupore,”
Cosa aveva rimosso o apparentemente dimenticato Annamaria?
Cosa aveva avvolto e confuso con le sovrastrutture ideologiche e con gli schemi socioculturali Annamaria?
E’ presto detto: la fecondazione e la gravidanza, il desiderio di avere un figlio e il bisogno di diventare madre. Gli “insetti” rappresentano simbolicamente gli spermatozoi, il seme che provvede alla fecondazione e all’ingravidamento. Il progetto si è disoccultato e non produce alcun turbamento psicofisico. “Mi accorgo” si traduce “ho preso consapevolezza” di un’idea e di un progetto che ho tenuto dentro per una vita, dall’infanzia alla maturità in pieno rispetto del mio essere femminile. Essere fecondata rientra da sempre nei miei piani e nelle mie attese esistenziali, ma la cultura e la razionalità hanno destituito di realtà e hanno ostacolato la realizzazione del mio progetto di diventare madre.
“mi lavo i capelli e non vedo più il cuoio capelluto, tutto quanto si è sgretolato, scomparso, forse sciolto dall’acqua.”
La “catarsi” è completa insieme alla presa di coscienza, le idee sono liberate dai sensi di colpa, il progetto è stato ripulito dalle paure per ritornare a essere un insieme di idee naturali e normali. Annamaria si è liberata dalle sovrastrutture difensive, meccanismo di difesa della “razionalizzazione” che può degenerare nella “intellettualizzazione”, e dalle resistenze psichiche che le impedivano di prendere coscienza dei suoi desideri e dei suoi bisogni di donna. “L’acqua” è simbolo femminile e denota l’emergere dell’istinto materno all’interno di un progetto molto mentale di maternità. Annamaria ha smarrito nel processo di “razionalizzazione” la pulsione e il desiderio di diventare madre. Il desiderio è la rappresentazione mentale dell’istinto. “Sgretolato”, “scomparso”, “sciolto” sono i verbi che attestano di un processo drastico di liberazione e di ritrovata armonia psicofisica. Annamaria è una donna molto decisa e con la sua ascia razionale taglia la testa al toro senza incertezze e titubanze.
“Mi sento bene, pulita, racconto al mio compagno quanto accaduto e, come me, non se ne sorprende.”
Come volevasi dimostrare ritorna il compagno in un teatro di assoluta normalità e di ritrovata armonia psicofisica. I due hanno tanto parlato della possibilità di una gravidanza al punto che si sono fatti una ragione dell’impossibilità di avere un figlio. Si presenta una coppia che nel tanto ragionare omette il tanto desiderare. Il desiderio è la molla dell’azione e la coscienza consegue con la deliberazione e la decisione. Nella coppia è stato risolto con un nulla di fatto la possibilità di avere figli. Annamaria si sente bene e non avverte alcun senso di colpa proprio perché ha tanto ragionato sulla possibilità di un lieto evento. Purtuttavia, il sogno non si esime di farle presente il travaglio intellettivo che ha vissuto per giustificare questa scelta.
“Passano pochi minuti e risento lo stesso prurito, ritorno in bagno, tutto si ripete ….e fortunatamente mi sveglio o comunque non ricordo altro.”
Ma non è finita, la psicodinamica si ripete. Dopo la quiete arriva nuovamente la tempesta. Perché questo ritorno di fiamma? Il motivo si attesta nell’intensità del vissuto emotivo e nella rigidità della convinzione razionale. Annamaria ha fatto una scelta di testa che non è stata assorbita dal corpo, ha giustificato razionalmente una possibilità che il corpo voleva vivere. L’universo desiderante è entrato in conflitto con l’universo deliberante. Il ritorno della trama del sogno dice di una psiconevrosi, un conflitto da ripensamento e favorito dalla pulsione alla maternità e dal desiderio di avere un figlio.
Nel ricordare che il “prurito” condensa simbolicamente la degenerazione di un bisogno erotico e di un desiderio sessuale proprio perché coinvolge la “libido epiteliale”, si può chiudere il sogno di Annamaria con l’invito alla revisione delle scelte apparentemente ratificate o con la ulteriore “razionalizzazione” della frustrazione dell’istinto materno.
Concludo dicendo che questo è un sogno molto diffuso tra le donne in menopausa proprio per l’impossibilità organica di avere figli e ribadendo l’uso costante e acuto del meccanismo della “figurabilità” da parte di Annamaria.