
TRAMA DEL SOGNO
“Questo sogno è frammentato.
Non ricordo né come ci siamo arrivati, né dove fossimo. In ogni caso c’era il mio fidanzato che parlava con un mio collega di lavoro e suo conoscente.
Parlavano con sopra il bancone una scatola di plastica con una strana forma e il mio fidanzato nel frattempo gli dice che lui ha una taglia 48 di scarpe.
L’amico gli ha detto: “cavolo, hai un piede lungo mezzo metro?
Bisogna essere esperti per camminare con un piede così lungo.”
Così e questo ha sognato Juliana.
INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
“Questo sogno è frammentato.”
La constatazione iniziale di Juliana è azzeccata. Al di là della sua pacata meraviglia bisogna rilevare che la funzione onirica salta apparentemente di palo in frasca perché procede secondo la Logica dei “processi primari”, la Logica simbolica, quella che abbiamo imparato da bambini e abbiamo usato sin dalla primissima infanzia, la modalità di pensiero che non abbiamo smarrito e non smarriamo nel corso della vita mantenendo la nostra creatività e difendendoci dalla malattia mortale, l’angoscia depressiva di perdita, l’insensatezza della morte o l’assurdità della vita. Vediamo quale Logica personale sviluppa il sogno di Juliana, vediamo quale psicodinamica installa, vediamo quali meccanismi psichici di difesa dall’angoscia usa, vediamo quali simboli e quali figure retoriche tira in ballo per esibire in maniera coperta le sue parti più delicate e intime o impensabili e assurde.
Vediamo!
“Non ricordo né come ci siamo arrivati, né dove fossimo. In ogni caso c’era il mio fidanzato che parlava con un mio collega di lavoro e suo conoscente.”
Il luogo è misterioso e anonimo, un posto caduto dal cielo per essere calpestato e agito in maniera del tutto surreale e fantasiosa: “utopia”.
Il “topos” greco dov’è, quale è o quale non è?
E’ una fantasia, un desiderio, una ricerca, una chimera?
Tutto il sogno appartiene a Juliana e ogni parte evoca lei e sa di lei, per cui trasferirsi per difesa nel suo “fidanzato”, nel suo “collega di lavoro”, nel rimbalzo delle conoscenze fortuite, lascia il tempo che trova, meglio il luogo che trova e si precisa meglio in attesa di capire l’entità della questione e del dibattito in corso. Juliana sta sviluppando il suo materiale psichico e lo proietta a destra e a manca sempre per difendere il pudore dei suoi vissuti, al di là del loro essere fantasie, desideri, ricerche, chimere. La questione si prospetta molto reale e concreta, di quelle realtà e concretezze che governano la vita quotidiana. Juliana sa che si trova con due uomini, il fidanzato e l’amico-conoscente di entrambi. La compagnia sembra buona e non consente ammiccamenti triangolari e supposizioni adulterine. Ogni cosa è al suo posto semplicemente perché Juliana ha dato il suo posto a ogni cosa.
“Parlavano con sopra il bancone una scatola di plastica con una strana forma e il mio fidanzato nel frattempo gli dice che lui ha una taglia 48 di scarpe.”
Loro “parlavano”, meglio, Juliana dava parola e contenuto ai due uomini, parole e contenuti proprio da maschi, discorsi consoni ai saloni dei barbieri di una volta, persone e luoghi dove si parla di donne e della bontà delle loro forme intime, meglio della predilezione della vagina, meglio ancora della dimensione recettiva della vagina: “una taglia 48 di scarpe”. Il fidanzato di Juliana dice al conoscente e collega di lavoro che gradisce donne di buona stazza sessuale ed esibisce sul bancone “una scatola di plastica con una strana forma”, una coreografia anatomica in riguardo al grembo e all’utero, gli organi sessuali femminili insomma. In questa strana lezione di Anatomia generale una donna, Juliana, fa dire ai due uomini i suoi conflitti e le sue propensioni, i suoi desideri e i suoi dubbi in riguardo al suo organo sessuale, un apparato che nella sua globalità naviga nell’abbondanza e rasenta l’esagerazione. Il “fidanzato” di Juliana tesse le lodi delle dimensioni della vagina della sua fidanzata, Juliana per l’appunto. Di solito e di necessità naturale sono i maschi che accusano questi tormenti a causa degli organi sessuali fuorusciti e nello specifico per l’asta del pene. In questo caso è la donna che offre al suo “fidanzato” una abbondanza di spazio nella propria “scarpa”, pardon vagina.
Perché una donna esibisce questo particolare anatomico?
Di certo, Juliana esprime simbolicamente il suo bisogno di possesso più che di attrazione sessuale del maschio, di inglobamento psichico e di fagocitazione fisica, sempre del maschio, nonché una sicurezza da sicumera sull’accalappiamento erotico e sessuale del suo uomo. E di uomini Juliana mostra di conoscere bene la psicologia in riguardo al bisogno di sostare in ampi spazi vaginali, in hotel più che in prigioni. E di donne Juliana mostra di conoscere altrettanto bene l’orgoglio di poter offrire una comoda “scarpa” da calzare con comodità e senza dolorose ristrettezze. In ogni caso Juliana in sogno evoca il suo conflitto sull’anatomia della sua vagina con annessi e connessi sessuali e relazionali. Vediamo se le basta o se ha la tentazione di allargare il discorso anche sul versante maschile, sulle sue predilezioni o sulle sue paure in ambito di virilità.
“L’amico gli ha detto: “cavolo, hai un piede lungo mezzo metro?”
“Cavolo”, il sogno di Juliana procede spedito verso l’universo sessuale maschile e mette in scena il simbolo fallico per eccellenza, il “piede”, ma non un piede normale, “un piede lungo mezzo metro”. In questa esaltazione del fallo, come nelle migliori falloforie o nell’affresco della villa dei Vetzi in Pompei, Juliana mostra la sua meraviglia attribuendola all’amico coinvolto in questa mezza competizione al maschile sulle dimensioni XXL del suo fidanzato. La diretta interessata, Juliana per l’appunto, si sposta e si condensa nella figura anonima dell’amico per esternare la sua sorpresa nel constatare l’eccezionalità anatomica del suo fidanzato. Per il resto la donna non mostra altra preoccupazione. Ricapitolo i simboli: il “piede” rappresenta l’organo sessuale maschile per la sua funzione penetrativa, così come in precedenza la “scarpa” condensava l’organo sessuale femminile per la sua funzione recettiva. Il “cavolo” in questo caso non rafforza la simbologia sessuale maschile, ma rafforza la meraviglia. Per quanto riguarda la vita sessuale della protagonista, non trapela alcunché, ma una domanda sorge spontanea, come nelle migliori espressioni del valente giornalista Lubrano.
Questo “piede lungo mezzo metro” si ferma a essere soltanto un grande membro e non contiene altra simbologia attinente?
Si può “sublimare” il piede nel potere accordato e riconosciuto da Juliana al suo fidanzato, un potere fisico che si esalta nel potere carismatico, una potenza virile che si nobilita nella potenza intellettiva e morale. Anche questa decodificazione è da tenere in grande considerazione insieme alla tendenza e al bisogno di Juliana di avere accanto a sé un uomo dalle grandi capacità protettive. Procedere nell’interpretazione del sogno è degno di interesse per trarre le ultime conclusioni.
“Bisogna essere esperti per camminare con un piede così lungo.”
“Camminare” traduce l’esercizio del vivere e dell’agire, del fare e del brigare. La perizia, “esperti”, indica l’affidamento all’altro e la rassicurazione sull’altro, in ogni caso oscilla tra la materia fallica e la materia sublimata. Il fidanzato esperto sarà bravo nel far sesso e nel proteggere la sua donna. Ritorna l’ambivalenza interpretativa tra fallo e potere sessuale e la possibilità della “sublimazione” tra potere protettivo e carismatico. La perizia sessuale è più un sacrificio alla luce della disparità delle dimensioni della vagina e del membro. La perizia protettiva è decisamente molto più utile e spendibile sul mercato psichico e relazionale. “Un piede così lungo” resta sin dall’antichità l’esaltazione della potenza e della ricchezza, “falloforie”, nonché l’affermazione culturale del potere maschile sull’universo psicofisico femminile. Il “piede” è l’attestazione primaria non soltanto del contatto con la terra, ma soprattutto della prevaricazione sulla donna che riduce il suo potere recettivo di fronte al potere penetrativo del maschio. Tra sesso e politica, tra cultura e mitologia il sogno di Juliana resta un condensato ambiguo che soltanto la protagonista può calibrare ben bene nelle sue variegate componenti: il membro nudo e crudo del fidanzato o il potere protettivo ambiguo sempre del suo uomo.
Il sogno di Juliana trova in questo amletico dilemma la sua degna conclusione.