
ISLAM
LE RAGIONI STORICHE E LE RAGIONI CULTURALI
§ 1
Sura I – Al-Fâtiha – L’Aprente
1 In Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
2 La lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi,
3 il Compassionevole, il Misericordioso,
4 Re del Giorno del Giudizio.
5 Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.
6 Guidaci sulla retta via,
7 la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella Tua ira, né degli sviati.
Amin.
La prima sura del Corano appartiene al periodo “pre-hegira”, precedente alla fuga di Muhammad dalla Mecca, e fu rivelata al Profeta in questa città, la capitale politica ed economica da sempre riconosciuta della cultura araba.
La sura è nota come “as-sab’u-l-mathâni”, “i sette ripetuti”, in quanto è composta da questi sette versi che sono obbligatoriamente recitati da ogni credente nell’assolvimento delle preghiere quotidiane e nell’adorazione rituale di Allah.
Il testo può essere equiparato al “Pater noster” cristiano e comprende l’invocazione e la devozione al Padre, il riconoscimento dei suoi attributi essenziali come l’unità e l’unicità, la professione e la testimonianza della fede, il potere assoluto di Allah sul visibile e sull’invisibile, la gloria e l’amore verso i figli deboli e la conferma passiva della fede da parte del credente con la totale accettazione della Verità e dell’ordine costituito.
In questa sura è implicita la condanna dei miscredenti e degli “sviati”, coloro che hanno interpretato in maniera erronea la sacra Scrittura e gli insegnamenti di Allah, gli ebrei e i cristiani, “quelli del Libro” che hanno elaborato in maniera imperfetta la volontà di Dio comunicata attraverso la lunga serie dei profeti che da Noè arriva a Gesù Cristo.
La Rivelazione e la predicazione di Muhammad (La Mecca 570 – Medina 632) hanno inizio nei primi decenni del settimo secolo dopo Cristo e in particolare tra il 613 e il 632; in questo periodo il profeta di Allah annuncia alle tribù arabe, stanziate nelle oasi e nelle città, e alle tribù nomadi, i beduini e i predoni del deserto, una nuova religione, l’Islam, una fede monoteista che mette in crisi il tradizionale politeismo pagano di questi gruppi etnici e induce una progressiva evoluzione culturale che imporrà secondo le esigenze storiche i suoi diritti di interpretazione anche nei versanti politico e giuridico, sociale ed economico, filosofico ed artistico.
L’Islam e il suo monoteismo sono un originale rinnovamento di tutte le tradizioni culturali arabe storicamente presenti all’alba del settimo secolo secondo il calendario occidentale.
Sura III – Al-‘Imrân – La famiglia di Imran
18 Allah testimonia, e con Lui gli Angeli e i sapienti, che non c’è dio all’infuori di Lui, Colui che realizza la giustizia. Non c’è dio all’infuori di Lui, l’Eccelso, il Saggio.
19 Invero, la religione presso Allah è l’Islam. Quelli che ricevettero la Scrittura caddero nella discordia, nemici gli uni degli altri, solo dopo aver avuto la scienza.
Ma chi rifiuta i segni di Allah, sappia che Allah è rapido al conto.
L’unicità di Allah e la verità dell’Islam sono contrapposte all’insipienza degli Ebrei e dei Cristiani, coloro che “ricevettero la Scrittura” e “caddero nella discordia” in una forma storicamente sempre più maligna di ostilità, oltretutto estesa fino ai decenni del XX° secolo, per il mancato riconoscimento dei veri attributi divini e per la tragica miscredenza.
L’unicità di Allah, “non c’è dio all’infuori di Lui”, rievoca in maniera pedissequa la prima delle dieci Leggi date dal Dio ebraico a Mosé sul monte Sinai e scolpite in due tavole di pietra, quel “Decalogo” fatto proprio anche dai cristiani, ma è degno di interesse l’attributo giuridico di Allah, “Colui che realizza la giustizia”, possibilmente derivato dall’attributo morale di essere l’unico depositario del Bene e del Male.
Di conseguenza, Allah propone ai suoi figli arabi la via della salvezza eterna tramite l’obbedienza passiva alle sue Leggi; l’ordine religioso e teologico è il necessario assunto di base dell’ordine sociale e giuridico, strutture e schemi che hanno un condiviso senso e un riconosciuto significato all’interno di una struttura culturale, la cultura araba per l’appunto.
I segni di Allah devono essere interpretati in maniera corretta per non incorrere nella sua punizione; la Semiologia affonda le sue radici anche nel Corano.
Sura II – Al-Baqara – La Giovenca
121 Coloro che hanno ricevuto il Libro e lo seguono correttamente, quelli sono i credenti. Coloro che lo rinnegano sono quelli che si perderanno.
122 O figli di Israele, ricordate i favori di cui vi ho colmati e di come vi ho favorito rispetto ad altri popoli del mondo.
123 E temete il Giorno in cui nessuna anima potrà alcunché per un’altra, e non sarà accolta nessuna intercessione e nulla potrà essere compensato. Ed essi non saranno soccorsi.
Gli Ebrei hanno ricevuto da parte di Dio il privilegio etnico e il Libro della Verità, ma non hanno manifestato la giusta fede e hanno in tante occasioni rinnegato lo stesso Dio che li aveva eletti, per cui essi meritano il castigo eterno, nonostante l’affinità religiosa e la priorità temporale nei confronti dell’Islam.
Consegue correttamente il giudizio di imperfezione da parte di Muhammad: l’Ebraismo e il Cristianesimo sono religioni monoteistiche imperfette.
Oltremodo degno di riflessione per le successive implicazioni sociali e culturali è il collegamento di Allah con la Giustizia del verso 18 della sura III: Allah è Colui che realizza inequivocabilmente la Giustizia semplicemente perché la crea e la possiede.
La Legge di Dio assume una chiara valenza celeste e trascendente, ma non esclude la dimensione terrestre e temporale, in quanto essa è riservata agli uomini arabi e alla società musulmana.
All’uopo nasceranno dopo la morte di Muhammad le scuole giuridiche islamiche, gli interpreti della Volontà legale di Allah o delle norme desunte dal Corano e atte a regolare la vita individuale, sociale e politica dei musulmani con la giusta devozione.
E’ necessario ancora una volta rilevare che l’unicità di Allah, “non c’è dio all’infuori di Lui”, è tratto direttamente dalle “Tavole della Legge” che Dio diede a Mosè presso il monte Sinai per il popolo ebraico; in questo caso specifico l’unicità di Allah è desunta dal primo comandamento di ogni buon ebreo e di ogni buon cristiano.
I segni di Allah sono talmente evidenti con l’ultima Rivelazione fatta all’ultimo dei profeti, Muhammad per l’appunto, che è impossibile rifiutarli, per cui la miscredenza è sciocca insipienza e maligna ostinazione.
Gli Ebrei, i figli d’Israele, erano stati colmati da Dio di immensi ed estremi benefici, ma essi non hanno capito e hanno rinnegato il Libro, per cui saranno condannati nel Giorno del Giudizio senza alcuna possibilità di riscatto, d’intercessione e di compensazione.
I nuovi figli di Dio sono i musulmani, i figli dell’Islam, coloro che hanno ricevuto e capito il Libro e si sono sottomessi alla volontà di Allah.
Il termine Islam è presente nel Corano, “Qur’an”, la Lettura o la recitazione salmodiata di brani della Rivelazione, un atto quotidiano che attesta la fede in Allah e nella sua religione.
Il termine “muslim”, il cui plurale e “muslimun”, deriva dal verbo “aslama” che significa interiore sottomissione a Dio e visibile professione di fede.
Il termine “Islam” significa nel Corano la fede, “iman”, il totale abbandono a Dio, l’atto di conversione, il ritorno a Dio per sua grazia, la religione perfetta rivelata da Allah a Muhammad.
Il Corano è la fonte di conoscenza della verità per eccellenza, la verità dell’Islam, ed è il Libro sacro che contiene la Rivelazione che Allah ha trasmesso a Muhammad tramite l’angelo Gabriele, Yabril, di ebraica e cristiana memoria, un mediatore celeste che oltretutto in terra d’Israele godeva del rango di arcangelo.
Sura LXIV – At-Taghâbun – Il Reciproco Inganno
12 Obbedite dunque ad Allah e obbedite al Suo Messaggero. Se poi volgerete le spalle, sappiate che al Nostro Messaggero incombe solo la trasmissione esplicita.
13 Allah, non v’è dio all’infuori di Lui ! Confidino dunque in Allah i credenti.
Il ruolo di Muhammad è espresso in maniera inequivocabile: egli è il Messaggero di Allah, il Profeta, colui che parla in sua vece e a vantaggio degli uomini, il tramite, scelto da Dio, che trasmette in maniera esplicita la volontà dell’Onnipotente, l’uno e l’unico Ente a cui la fede del credente necessariamente esige un totale abbandono e un acritico affidamento.
L’obbedienza è la virtù teologale per eccellenza conseguente alla fede in Allah, una virtù che concilia esigenze logiche ed emotive, nonché un valore a forte valenza sociale e politica in quanto inevitabilmente costituisce una “città di Dio” sulla terra e uno Stato gestito da uomini di Dio.
Il Corano è il Libro sacro per eccellenza nella sua complessità e nella sua polisemia, la recitazione di quanto Muhammad ha appreso da Allah tramite la Rivelazione e con la santa mediazione dell’angelo Yabril.
Il verso tredicesimo definisce la “shahāda”, la professione di fede del buon musulmano.
Sura II – Al-Baqara – La Giovenca
97 Dì: “Chi è nemico di Gabriele, che con il permesso di Allah lo ha fatto scendere nel tuo cuore, a conferma di quello che era venuto in precedenza, come Guida e Buona Novella per i credenti;
98 chi è nemico di Allah e dei Suoi Angeli e dei Suoi Messaggeri e di Gabriele e di Michele, ebbene sappia che Allah è il nemico dei miscredenti.
L’arcangelo Gabriele, il mediatore della Volontà di Dio e il nunzio dell’immacolata concezione di Maria nell’Evangelo cristiano, è recuperato con la stessa funzione e con il nome di Yabril a conferma dei nessi che l’Islam ha con le due precedenti religioni monoteiste sorte e sviluppate nel vasto bacino culturale ed economico del Mediterraneo.
A fianco del Corano, il Libro sacro per eccellenza, si colloca con autorevolezza la tradizione autentica, trasmessa per via orale e successivamente trascritta, la “Sunna”, una raccolta di detti e di fatti del Profeta espressa sotto forma di insegnamenti, “hadith”.
La catena di testimoni e di testimonianze è stata nel tempo adeguatamente vagliata, per cui l’attendibilità filologica e filosofica della Sunna è notevole, così come è fuori discussione, almeno per una netta maggioranza dei musulmani, la sua importanza teologica e morale.
Del resto, la religione cristiana aveva già sperimentato storicamente l’atto umano, ispirato o laico, di riferire per via orale gli insegnamenti e le opere della figura carismatica di Cristo da parte di coloro che a vario titolo convissero e parteciparono all’esperienza straordinaria del Figlio di Dio e alla trasmissione e diffusione dell’universalismo cristiano.
Nel tempo successivo e dopo la trasmissione orale subentra la traduzione scritta, i Vangeli in versione ispirata dallo Spirito santo e riconosciuti dalla Chiesa o in versione spuria e accentuatamente materialistica e di conseguenza non riconosciuti dalla Chiesa, testi che pur tuttavia restano un degno e valido documento storico ispirato da fattori squisitamente umani.
Varie sono le compilazioni della tradizione islamica e in particolare della vita e degli insegnamenti del suo Profeta Muhammad; la più importante, in linea temporale più vicina all’esperienza mistica di Muhammad, è quella di al-Bukhari, un uomo di fede islamica morto nell’anno 870.
L’Islam è, dunque, il coronamento della Rivelazione di Dio agli uomini e la sua vera epifania nella storia.
Allah ha parlato dalla sua trascendenza attraverso il profeta Muhammad ai vari popoli, calando il suo messaggio di verità e di salvezza nel tempo e nello spazio, ma restando nella sua dimensione eterna.
Allah ha testimoniato la sua unicità e la sua unità, ha avvertito gli uomini sul giorno del Giudizio finale, ha parlato, prima di Muhammad, per mezzo dei profeti di biblica memoria, figure respinte, perseguitate e uccise.
Il richiamo ad Adamo, ad Abramo, a Mosè, alla Torah, al Vecchio Testamento, a Gesù, al Nuovo Testamento è metodicamente costante e in linea evolutiva nel sacro Corano; esso è, inoltre, finalizzato a costruire i precedenti storici e teologici della Vera Scrittura, la Rivelazione compiuta e perfetta in riferimento alle Rivelazioni parziali e imperfette del passato, il “sigillo della Profezia”, la Rivelazione di Allah a Muhammad, l’Islam.
Sura XXXIII – Al-Ahzab – I Coalizzati
40 Muhammad non è padre di nessuno dei vostri uomini, egli è l’Inviato di Allah e il sigillo dei profeti. Allah conosce ogni cosa.
La scelta di Allah su Muhammad come profeta è inscritta nel suo imperscrutabile arbitrio e nel suo assoluto giudizio; anche la fede del suo Inviato è un dono prescelto da Dio per un uomo che Egli distingue dai miscredenti e che non ha con questi ultimi alcuna relazione di sangue e di cultura.
Muhammad, infatti, non è un ebreo o un cristiano, un politeista o un pagano, tanto meno un ateo; Muhammad è un arabo e chiude il ciclo delle Rivelazioni divine, quei salvifici messaggi che l’onniscienza di Allah ha voluto imporre al corso della creazione e al destino dell’umanità.
L’Islam rivelato da Muhammad si pone in continuità storica e culturale con le religioni e le tradizioni precedenti e ancora presenti nel bacino mediorientale del Mediterraneo, quella terra e quella nazione israeliana in particolare che aveva partorito da millenni Yahwèh e da secoli Cristo.
Allah è il Dio dei popoli di quell’Arabia “felix”, una regione che i geografi antichi individuavano nella Siria e nello Yemen, terre rigogliose irrorate dalle piogge monsoniche, all’incontrario degli altri territori della penisola araba particolarmente desolati, ricoperti di sabbia, bruciati dai raggi di un sole ardente e percorse dal popolo dei beduini insieme ai preziosi cammelli, ai valorosi cavalli, alle generose pecore.
Il Corano comprende ed elabora le precedenti Rivelazioni religiose e le supera introducendo il senso del completamento profetico: Muhammad è il Profeta di Allah, l’uomo eletto che non mostra mai la tentazione di andare al di là delle sue connotazioni umane neanche nelle circostanze più drammatiche della sua privilegiata e straordinaria esistenza.
All’incontrario di Cristo, Muhammad non si porrà mai ai suoi connazionali come il Figlio di Dio e sarà particolarmente attento a non ridestare la fantasia e la superstizione del suo popolo, un gruppo etnico costituito da uomini particolarmente propensi agli effetti prodigiosi del miracolo e alle visioni straordinarie della fantasia.
Molti elementi del Corano, quindi, sono mutuati dalla tradizione biblica non solo sotto il profilo dottrinale, ma anche sotto quello narrativo con riferimenti diretti e precisi a personaggi e a fatti, ad esempio la figura di Abramo come fondatore del monoteismo ed epigono della fede.
Pur tuttavia l’ortodossia islamica non ammette alcuna filiazione da alcunché di storicamente costituito e sostiene che la Rivelazione è discesa tutta e completa su Muhammad e direttamente da Allah, il quale nella sua imperscrutabile Sapienza e nella sua somma Provvidenza detiene e gestisce i nessi della consequenzialità storica e dispensa i doni della Grazia.
Nonostante la manifesta condivisione dell’Islamismo con i temi essenziali delle religioni mediterranee, l’ebraica e la cristiana, come ad esempio la linea di sviluppo storico che si snoda dalla “Creazione” alla “Rivelazione” per arrivare al “Giorno del Giudizio”, l’Islam si attesta e si conferma come il superamento e il perfetto compimento di tutte le religioni progressivamente manifestate nella storia dell’uomo e come lo sbocco necessario e conclusivo delle precedenti fedi monoteiste.
Il musulmano non ha bisogno di riferirsi alle Scritture sacre preesistenti, perché il Corano le incorpora tutte, il Vecchio e il Nuovo Testamento e la Thora nel caso specifico, e le dichiara superflue, inattendibili e inficiate da errori e falsificazioni con la diretta e ovvia responsabilità di ebrei e cristiani.
Esistono convergenze e divergenze tra Bibbia e Corano, ma l’Islam si colloca come la religione monoteista autentica e definitiva, il completamento dell’opera di salvezza dell’umanità iniziato da Abramo, Noè, Mosè e Gesù Cristo e finalmente compiuto nella Profezia di Muhammad, l’Islam per l’appunto.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere, (SR), giorno 30 del mese di Luglio nell’anno 2020