
TRAMA DEL SOGNO
“Mi trovo all’interno del recinto della villetta del vicino, che abita alla fine della stradina dove abito io.
Sto aspettando che mi portino delle confezioni di acqua ordinate.
Il muro di cinta non c’è più per poter vedere meglio l’inizio della stradina e per controllare quando arriva l’acqua.
Accanto a me ho una bottiglia di acqua Mangiatorella da 2 litri, poggiata a terra, che cerco di vendere senza alcun risultato in quanto le persone, a cui cerco di venderla, trovano caro il prezzo.”
Simone
INTERPRETAZIONE DEL SOGNO
“Mi trovo all’interno del recinto della villetta del vicino, che abita alla fine della stradina dove abito io.”
Prima di iniziare l’analisi del sogno di Simone, mi corre l’obbligo di esaltare le virtù miracolose e gustative dell’acqua delle sorgenti calabresi di Stilo, un borgo che affonda le sue radici nella Magna Grecia del settimo secolo a.C. E la Storia non si riduce all’acqua fresca minerale e oligominerale, ma è soprattutto Cultura e tradizione, così come la Natura incontaminata è garanzia di qualità e soprattutto di Civiltà. Nella mia permanenza in Siracusa bevo soltanto acqua “Mangiatorella”, dal momento che l’acqua locale è semplicemente imbevibile e non aggiungo altro. Mi addolora soltanto il fatto che con queste buone usanze e costose necessità si riempie il globo terracqueo di orrenda e terribile plastica. Troverò un rimedio per non inquinare, come tutti del resto.
Dopo il personale preambolo vado all’interpretazione del sogno di Simone.
Simone è al chiuso, si è recintato nello spazio altrui, nel “recinto della villetta del vicino”. Ha sentito il bisogno di “spostarsi” psicologicamente nel vicino e nelle sue capacità e abilità relazionali, nelle sue modalità contenute di offerta di sé agli altri. Niente di eccezionale e di massimamente estroverso, si tratta di una giusta difesa dall’invadenza altrui e di una esposizione misurata alle insidie della società. Simone manifesta la sua ritrosia al coinvolgimento smodato e garibaldino e si identifica nei modi di essere verso gli altri del suo vicino di villetta. Cosa condivide Simone con quest’ultimo e cosa apprezza di questo signore? Per il momento il sogno non lo dice, ma degna di nota è la propensione e l’intenzionalità della sua coscienza verso questa figura di uomo, una persona equilibrata tra l’interno e l’esterno della casa, ma con un “recinto” che sa di difesa e di gabbia, di blocco di energie psicofisiche e di paura sociale. Il “recinto” è simbolo di contenimento degli investimenti genuini di “libido” e di chiusura verso il coinvolgimento e la condivisione. Inoltre, il “recinto” sa di formalità e di camuffamento difensivo. L’affinità psichica e l’ammirazione sociale portano Simone a un’identificazione con questo personaggio, significativo e non anonimo, che è l’ultima esperienza relazionale vissuta: “abita nella stradina dove abito io”. Dimenticavo: il sogno si svolge tra le “villette”, quindi ci troviamo in un ambito psichico altolocato, non si tratta di semplici e proletarie case, si tratta di “organizzazioni psichiche” ben stimate e ricche di amor proprio. E’ importante che non sfocino nel narcisismo.
Così può andare.
“Sto aspettando che mi portino delle confezioni di acqua ordinate.”
La “acqua” è un simbolo talmente arcaico che è mezzo parente dell’archetipo e nello specifico del simbolo universale della Madre, per il fatto che rievoca la Vita della Terra e il liquido amniotico in cui sguazza e si nutre il feto. Nel tempo greco fu l’archè, il principio, del Tutto vivente secondo il pensiero cosmogonico di Talete. Nel sogno di Simone la “acqua” rappresenta l’energia, la “libido”, la vitalità, le cellule, gli ormoni, il corpo. Non siamo lontani dalla verità possibile, se affermiamo che Simone è in crisi di vitalità e attende di ricostituirsi a livello psicofisico e che da questo punto di vista il suo vicino di villetta è un esempio da imitare e da invidiare, un termine quanto meno di confronto e di apprezzamento. Queste energie arrivano dall’esterno, “mi portino” e la situazione è ansiogena, oltre che di dipendenza, “sto aspettando”. Un altro punto di rilievo, “ordinate”, attesta e conferma la capacità decisionale e altolocata di Simone, il suo buon senso dell’Io e le sue idee ben chiare sulle gerarchie e sui ruoli sociali. Ancora bisogna rilevare che l’acqua di Simone non è quella che sgorga da una fredda sorgente della Sila, ma una buona acqua imbrigliata nella bottiglia di plastica e confezionata sempre nella pellicola di plastica. Questo è il senso simbolico delle “confezioni” ed è in linea con i tempi, ma è anche vero che i “processi primari” sono fantasiosi e potevano ricorrere alla “condensazione” e allo “spostamento” magari tirando in ballo una sorgente delle Dolomiti. Simone vive il suo tempo e partecipa volentieri agli usi e ai costumi, nonché alle abitudini della gente con cui vive e quotidianamente si relaziona.
“Il muro di cinta non c’è più per poter vedere meglio l’inizio della stradina e per controllare quando arriva l’acqua.”
Dal “recinto” al “muro di cinta”, anche se ex, il passo non è breve, è drammatico, ma per fortuna Simone se ne è sbarazzato, “non c’è più”, nonostante la sua utilità per capire meglio, “vedere” e per difendersi, “controllare”. Allora, ricapitolando, Simone attende che le sue energie vitali si ricostituiscano nel suo “recinto”, nelle sue giuste difese sociali, e dopo aver smantellato le sue difese spasmodiche dagli altri, “il muro di cinta” che consentiva una difesa eccezionale ma patologica dagli altri. Certo che questa dipendenza da chi gli porta a casa le energie vitali è una pessima strategia esistenziale e un pericoloso affidamento che giustamente lo mettono all’erta e accrescono il bisogno di controllare. Importante che non diventi una paranoia. La verità psicologica del sogno è che Simone è molto preoccupato per la sua salute e per le sue energie vitali. L’acqua è l’antidoto alla sua ipocondria, alla sua paura di stare male e di perdere le forze e la vita. Simone deve stare all’erta e deve affidarsi agli altri per tutelare la buona salute del suo corpo. Per tale necessità stressa la mente in operazioni ansiogene di ispezione e di controllo delle situazioni interne ed esterne. “Quando arriva l’acqua” è una questione di vita o di morte. Questa esagerazione è funzionale a una migliore comprensione del messaggio del sogno.
“Accanto a me ho una bottiglia di acqua Mangiatorella da 2 litri, poggiata a terra, che cerco di vendere senza alcun risultato in quanto le persone, a cui cerco di venderla, trovano caro il prezzo.”
Confermo il prezzo “caro” della bottiglia da due litri di acqua Mangiatorella, ma aggiungo che il costo è ampiamente giustificato dalla qualità dell’acqua e dalle proprietà diuretiche, un’acqua dolce e benefica: una confezione da sei bottiglie da due litri viaggia in Siracusa da supermercato in bottega sui quattro euro. “Accanto a me” attesta dell’ausilio di un farmaco, la bottiglia con la marca attesta ancora della marca del farmaco, i due litri attestano ulteriormente del bisogno di Simone di rivitalizzarsi e delle sue paure di psicoastenia. La bottiglia è “poggiata a terra” in senso di distacco e di bisogno di alienazione del bene vitale: vuole venderla per ben due volte e per fortuna senza risultato. Simone incontra delle resistenze a curasi, non accetta la sua paura di astenia e di perdita delle energie, le sue debolezze psichiche e rifiuta di avere accanto l’alleato, l’aiuto, il sostegno. Simone orgogliosamente nega la sua sensibilità all’equilibrio psicofisico perché la vive come una debolezza a cui non indulgere. Importante che non rimetta in piedi il “muro di cinta” e che elimini anche il “recinto”, operazione che aveva “traslato” nella vendita dell’acqua Mangiatorella. Nel suo bisogno di liberarsi dalle dipendenze accumula dipendenze peggiori. Meglio conoscersi e sapere i propri punti deboli, piuttosto che disconoscerli e rifiutare i sani rimedi della mamma e della nonna: “toh, bevi un sorso d’acqua che ti passa tutto!”