
Mi sa spiegare perché i giovani non rinunciano all’aperitivo e alla movida? Perché la gente va al mare quando si predica di restare a casa?
Lucia
L’APERITIVO A MILANO
E’ successo anche questo. E’ il prezzo che si paga in attesa che gli individui formino un gruppo intelligente e responsabile.
I giovani sono trasgressivi per natura e hanno anche un conto ancora aperto con l’onnipotenza dell’infanzia e l’ebollizione dell’adolescenza. Hanno un’istanza psichica refrattaria alle imposizioni e ai tabù. Hanno un “Super-Io” incompleto e in formazione. La provocazione sociale è supportata dalla febbre del sabato sera e dalla “libido” in corpo. I giovani hanno un’Etica che risente beneficamente degli ormoni e del benessere psicofisico, per cui mal tollerano i divieti sociali e i blocchi dell’energia vitale. Hanno bisogno di capire bene l’entità clinica e il valore etico della questione, per cui reagiscono andando contro la morale comune e l’imposizione politica. Nel momento in cui introiettano il messaggio e fanno propria la disposizione, filtrano i limiti con i valori nobili di cui sono portatori e con la generosità che contraddistingue la loro prospera natura vivente. L’aperitivo in compagnia è decisamente una provocazione che sa di onnipotenza e di beffa verso il mondo degli adulti. E’ anche una reazione all’angoscia prospettata ed evocata da un virus che esiste ed è in circolazione. E’ un esorcismo alla minaccia di morte, è una difesa psichica da “formazione reattiva” che esige il divertimento al posto del dolore e della contrizione, è una difesa da “conversione nell’opposto” che afferma la vita sulla morte e la vitalità sull’inerzia. C’è anche una componente ironica, satirica e goliardica nella filosofia di vita della nostra migliore gioventù. Mi piace pensare all’Etica dei giovani come un sistema di principi e di comportamenti decisamente dinamico rispetto a quello statico del mondo maturo. In tale provocazione sociale incide anche il meccanismo di difesa della “istintualizzazione” che converte la carica nervosa negativa, angoscia, in un investimento di “libido”, il dolore nell’erotismo semplicemente perché i giovani in gruppo non sublimano, ma agiscono per convertire le energie psicofisiche a loro vantaggio.

NELLA SPIAGGIA DI OSTIA
La questione della gente che affolla la spiaggia di Ostia è più inquietante dell’aperitivo dei giovani in quel di Milano, semplicemente perché in quella spiaggia c’erano tanti adulti e anche anziani, c’erano tanti genitori e tanti bambini. I giovani erano pochi. La gente era eterogenea e, più che trasgressiva, era semplicemente superficiale. La minimizzazione era la tendenza comune, mentre il meccanismo psichico di difesa messo in atto era il “diniego”, un meccanismo pericoloso dell’infanzia che si attesta nel rifiuto di vivere l’angoscia e nella negazione della realtà in atto. Della serie: ci hanno detto che non dobbiamo uscire perché c’è in giro il “coronavirus” che ci può uccidere, noi ce ne fottiamo e ci prendiamo regolarmente il sole in spiaggia in questa bellissima giornata di fine inverno. Il gruppo umano non solo nega la realtà dei fatti, ma si serve del delirio per giustificare le proprie azioni. Una massa delirante è tollerata e appare nella normalità rispetto a un individuo originale perché fuori di testa. La quantità è più vicina alla verità e alla giustizia rispetto all’individuo, il tutto va al di là della qualità logica ed etica del messaggio. Proprio in quel contesto di calore solare la gente ha raffreddato l’angoscia scindendola dalla consapevolezza della pericolosa azione infettiva del virus. Dalla gente adulta si aspetta l’uso del meccanismo di difesa della “razionalizzazione”, quello utile per stemperare l’angoscia proprio comprendendone la causa e disponendo l’azione adeguata.