AKHTER MABIA 10

San Biagio di Callalta, 30 luglio 200…

Carissimi ba e ma,

ritorno a scrivervi dopo due mesi di silenzio per dirvi che purtroppo la mia situazione è ancora peggiorata e a questo punto è giusto che voi sappiate tutta la verità e tutto quello che effettivamente è successo tra me e Joshim.

Caro ba e cara ma, io prego ogni giorno Allah e ringrazio il Misericordioso e il Provvidente perché ha voluto che nascessi femmina, per tutta la fede e la forza che mi fa sentire ogni giorno dentro il cuore, per avermi dato voi come genitori e Lo invoco per la vostra salute e per le grazie che ancora vorrà concedervi.

La mia fede in Allah è più forte di quella di tanti uomini della mia terra che si sono dimenticati del loro vero Dio e dei Suoi comandamenti per la febbre del denaro e del lusso.

Sono sicura che l’Onnipotente li punirà come meritano e che si ricorderà di me che sono stata sempre a Lui devota da piccola quando potevo entrare nella Moschea e studiare la lingua araba e il Corano e da grande e dopo il primo sangue quando non mi era permesso entrare nella Moschea e sono rimasta casta a pregare nell’angolo riservato alle donne e in attesa di essere scelta e sposata da un uomo che mi volesse almeno un po’ di bene e almeno per il fatto che poteva, quando voleva, montarmi come una capra nella ricerca di avere un figlio maschio da Allah.

Così come dice la nostra Religione mettendo d’accordo la natura delle donne e la cultura degli uomini e tutto va bene così e può andare avanti così fino al Giorno del Giudizio.

Vengo alla mia situazione.

Le vostre lettere sono arrivate e Joshim ha chiesto a una suo amico di leggergliele perché lui in effetti è analfabeta, anche se per giustificarsi dice che ha dimenticato a leggere e a scrivere e che confonde il bengalese con l’italiano.

La verità è che, vivendo in campagna, non ha mai frequentato la scuola e la Moschea, per cui si comporta da ignorante e da infedele perché non prega mai, non digiuna, non fa l’elemosina, beve alcolici, gioca d’azzardo e ha imparato dagli italiani le cose peggiori.

Delle vostre lettere a me non ha detto niente, ma io ho riconosciuto la vostra scrittura e gliele ho consegnate come una moglie rispettosa e devota, ma lui non ha chiesto a me di leggergliele perché è molto diffidente e si sente perseguitato da tutti.

Io dovevo sapere cosa gli avevate scritto per difendermi meglio e allora le ho lette di nascosto e subito dopo ho chiesto perdono ad Allah, ho digiunato per tre giorni e ho raddoppiato le preghiere quotidiane.

E meno male che le ho lette per poter prevedere la sua reazione selvaggia.

Adesso vi parlo con tutto il cuore della brutta situazione in cui mi sono trovata e in cui ancora mi trovo nella speranza di non farvi soffrire molto, ma io non posso più nascondervi tutta la verità.

Ricomincio la lettera.

Cari ma e ba,

da pochi giorni sono tornata dall’ospedale di Treviso dopo che i dottori mi hanno curato le ferite alla schiena e le fratture alle costole che Joshim mi ha procurato picchiandomi con la sbarra di ferro del camino.

Ho trascorso quindici giorni immobile a letto e con tanti dolori, ma adesso sto meglio, la tempesta è passata e spero per sempre.

Come vi avevo detto nella precedente lettera, purtroppo l’uomo che mi ha voluto in moglie non mi ha mai voluto bene come sua moglie e, nonostante il figlio maschio che gli ho dato, ha continuato e continua a picchiami come se fossi un asino.

Da quando siamo arrivati in Italia Joshim ha cominciato a maltrattarmi prima con le parole dicendomi che non ero una buona moglie per lui e poi con le mani perché non dovevo rispondergli e dovevo soltanto stare zitta e ubbidire ai suoi ordini e ai suoi comodi.

Nonostante il fatto che siamo in Italia e si guadagna bene, Joshim ha fatto vivere me e Pervez da poveri perché i soldi li ha mandati e ancora li manda quasi tutti in Bangladesh ai suoi genitori.

Io e Pervez abbiamo fatto una vita di stenti e di sofferenze e spesso Joshim non mi dava neanche i taka per comprare il riso o il pane.

Cara ma e caro ba, sapete quante volte ho pensato che sarebbe stato tanto meglio per tutti rimanere in Bangladesh e così almeno saremmo stati insieme a volerci bene nella nostra comoda casa e nella nostra bella famiglia per il resto della vita.

Joshim, da quando è partito, ha cominciato a non pregare e a non fare la volontà di Allah, ha cominciato a bere i liquori e a mangiare nel mese del digiuno con la scusa che doveva lavorare e che aveva bisogno di essere in forza perché altrimenti i suoi padroni lo avrebbero licenziato e non avrebbe più potuto mantenere i suoi genitori.

Tante notti tornava a casa ubriaco, mi picchiava senza alcun motivo, mi vomitava addosso e mi insultava dicendo che ero una cattiva donna e che dovevo stare sempre zitta e mi minacciava di sfregiarmi il viso con l’acido muriatico se avessi parlato con qualcuno di lui e mi impediva di scrivervi perché temeva che parlassi di lui a voi e che dicessi tutta la verità.

Adesso potete capire in quale tragica situazione mi sono trovata e mi trovo, sola in un paese straniero, senza famiglia e senza il denaro per vivere, ma per fortuna ho la grande gioia di avere il mio Pervez, la consolazione del Grande Benefattore, la mia voglia di essere attiva e la generosità di tanta gente che mi aiuta e mi protegge.

Dovete sapere che in Italia per certi reati si va in carcere e la legge non permette di picchiare o di sfregiare le donne; la legge italiana mi protegge sempre e mi aiuta in ogni modo.

Dopo aver subito le violenze mi sono rivolta all’assistente sociale del comune di San Biagio di Callalta dove abito, una donna forte e comprensiva che mi ha assistito e mi ha difeso con i consigli giusti.

Joshim ha capito che adesso non sono sola e abbandonata e sa che se sbaglia un’altra volta prima va in galera e poi lo sbattono fuori dall’Italia.

Ma lui non è preoccupato per me, ma per i suoi genitori perché, se non lavora, non può spedire loro i taka per vivere; adesso anche suo fratello Massud è venuto in Italia e ha trovato una sistemazione e un lavoro, ma lui è una persona buona e timorata di Allah e ha capito subito che Joshim non è più quello di prima e ha paura di intromettersi.

La legge italiana adesso è più severa, perché al governo ci sono i razzisti, quelli che non vogliono gli stranieri, e allora chi sbaglia fa le valigie e se ne torna subito a casa e senza tanti complimenti.

Purtroppo chi parte dal proprio paese e conosce il benessere e il progresso che ci sono in Italia o in Francia o in Germania, si rende subito conto della povertà in cui viveva e non vuole più tornare indietro; dalla povertà si fugge volentieri come se fosse un male, ma dalla ricchezza si ritorna come se fosse una droga.

E pensate che noi islamici in Italia abbiamo il benessere materiale, ma non abbiamo una Moschea per pregare; io mi rivolgo ogni giorno al Benefattore dalla mia stanza e sopra la mia preghiera e faccio ogni giorno l’elemosina come vuole la nostra religione.

Ritornando a Joshim, caro baba, tu sai e ricordi che mi hai insegnato a essere una buona figlia e una buona persona e anche se non ero quel figlio maschio che hai sempre desiderato e che non hai mai avuto, mi hai educato a non essere sottomessa a nessuno, tu non mi hai mai picchiato e mi hai sempre trattato come la tua principessina.

Ricordo che, quando mi portavi in giro per il paese, mi mostravi alla gente con orgoglio e a chi ti diceva che ero femmina rispondevi in malo modo e gli dicevi che i figli sono un dono di Allah e lo trattavi da ignorante e da uomo senza fede.

Questo tuo amore io non l’ho mai dimenticato e me lo sono portato dentro il cuore anche in Italia assieme alla grande sofferenza di averti lasciato e mi sono sentita e mi sento ancora una figlia ingrata per non avere ricambiato il tuo grande amore come meritava.

Se poi penso che sono stata costretta a lasciarti per andare con Joshim, l’uomo che anche tu a suo tempo avevi voluto per me come marito, mi sento smarrita e ho la sensazione di avere sbagliato tutto nella mia breve vita.

La ragione di questo mio stato d’animo dipende dal fatto che purtroppo ogni giorno che passa ci allontana sempre più; sento che diventa sempre più difficile ritornare in Bangladesh, riabbracciarvi e vivere insieme a voi nella massima felicità dell’affetto che ci lega e anche perché Pervez si è abituato a vivere in Italia, vuole diventare un ingegnere ed è molto capace ed educato a scuola.

I professori gli vogliono tanto bene, lo elogiano per le sue capacità, per la sua bontà d’animo e per la sua gentilezza; purtroppo gli idioti non mancano anche in Italia e qualche stupido compagno gli fa notare che il colore della sua pelle è un po’ più scuro di quello degli altri.

Quando Pervez torna a casa e mi racconta in lacrime di avere subito queste offese, io lo consolo dicendogli che soltanto le persone ignoranti e i figli degli ignoranti possono ancora pensare in questo modo e dire queste cattiverie e gli suggerisco di rispondere al suo compagno dicendo che lui è soltanto invidioso perché la sua pelle ha un colore sbiadito come se fosse stata lavata con la varechina.

Io ho tanta forza di lottare, caro baba, e sento che questa vitalità cresce dentro il mio cuore ogni giorno di più; alla fine di ogni giornata sono contenta di avere risolto i miei problemi e di aver superato le mie difficoltà, di essere stata una buona madre per Pervez e di aver vissuto le cose belle della vita quotidiana.

Ma non dimentico mai di ringraziare per queste mie capacità l’Onnipotente che mi ha voluto ricompensare in questo modo e indicare la strada giusta per reagire alla disgrazia e non dimentico mai di ringraziare il mio baba che da piccola mi ha portato con sé in mezzo alla gente del paese per conoscere il mondo e mi ha dato sempre i giusti insegnamenti.

A questo punto mi chiedo: cosa me ne faccio di un uomo che non mi ama, che non mi ha mai amata, che mi picchia e che non mi rispetta ?

Anch’io forse non l’ho mai amato e non lo amo, ma, caro ba, ti giuro che non l’ho mai tradito e che sono sempre stata con lui rispettosa, disponibile, giusta e pia.

Perché devo correre ogni giorno il rischio di essere uccisa in un suo momento di follia ?

Joshim, purtroppo, non mi è utile in ogni senso e a me non serve un uomo che è soltanto pericoloso, per cui a volte penso affidarmi alla legge italiana per essere difesa, ma senza dimenticare di essere musulmana e che la mia prima legge è sempre quella del Corano e che si deve adempiere la volontà del Grande Perdonatore.

Spero di non avervi dato un grande dolore e sono sicura che comprenderete le mie difficoltà e che sarete sempre orgogliosi di vostra figlia Mabia.

Adesso mi metto lo shari e vado in posta a spedire questa lettera e così vi arriva qualche giorno prima.

A ma e a ba tanti baci dalla devota e riconoscente figlia Mabia.

Credetemi !

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