I CINQUE SOGNI DI BICELLA

TRAME DEI SOGNI – CONTENUTI MANIFESTI

PRIMO SOGNO

“Ho sognato di essere in una stanza dalla quale si vedeva il mare azzurro e calmo. C’erano tanti libri grigi, penso fossero dei romanzi. E poi pensavo al numero 19 di questo mese che era la ricorrenza di un compleanno.”

SECONDO SOGNO

Ho sognato di essere in una barca e pranzavo lì. Ricordo che ero sola e c’era un grande silenzio. Guardavo il mare ed era il tramonto.

TERZO SOGNO

Ho sognato di essere in una chiesa per un evento. C’era anche mia cugina e qualche prete. Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro. Ne mettevo uno per ognuno, gli altri li riponevo in uno scatolino, ma mi cadevano a terra. Poi li prendevo. C’era tanta gente.

QUARTO SOGNO

Ho sognato di essere in aperta campagna dove c’erano due strade, una larga e un’altra molto stretta. Io salivo in quella stretta e arrivata in cima c’era un burrone e non potevo andare avanti né ritornare indietro.

QUINTO SOGNO

Ho sognato che partecipavo ad un balletto classico dove c’erano tante ballerine e una musica eccezionale. Alla fine dello spettacolo andavo in campagna da una mia cugina che festeggiava un compleanno. Terminata la cena ritornavo a teatro per un altro spettacolo.

Bicella è il vezzeggiativo di Bice, che a sua volta è l’abbreviativo di Beatrice.

DECODIFICAZIONI – CONTENUTI LATENTI

CONSIDERAZIONI

Questa è un’occasione da non perdere, una contingenza più unica che rara. Bicella mi ha spedito nell’arco di un mese ben cinque sogni e in ossequio alla sua poderosa capacità di sintesi. La brevità delle sue produzioni oniriche si coniuga con l’intensità emotiva e l’abbondanza simbolica, a conferma che la memoria sintetica del sogno non è da meno della memoria analitica. Un sogno breve è privo di resistenze e di remore che si istruiscono naturalmente al risveglio, manca dei camuffamenti intercorsi anche mentre si sogna, non ha pezze giustificative più o meno logiche che ostacolano l’interpretazione. Il sogno breve è tutto là e ti chiede soltanto di prenderlo in amorevole cura e di tradurlo nel linguaggio logico della veglia.

Ma c’è di più.

Per la prima volta nella mia pluriennale ricerca ho la possibilità di comparare i sogni, di tirare fuori lo stato psichico profondo della protagonista, di rilevare cosa persiste e cosa si ripete con immagini e fantasmi diversi ma con simbologia identica o quanto meno attinente. Si tratta di una possibilità eccezionale che mi è offerta per puro caso e senza alcuna deliberazione. Mi ripeto volentieri: effettuare la comparazione di cinque sogni è motivo di entusiasmo e di reverenza, per cui mi calo con timore e tremore, nonché con certosina pietà, nello studio dei “cinque sogni di Bicella”.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

PRIMO SOGNO

Ho sognato di essere in una stanza dalla quale si vedeva il mare azzurro e calmo.

Bicella visita la sua parte psichica adibita e abilitata alle relazioni con l’esterno, con la realtà che la circonda, con il mondo fuori di lei ed esibisce in questa benefica apertura la sua sensibilità verso la Natura.

Ma questa scelta di direzione, questa “intenzionalità” della sua coscienza non è ancora tutto.

Ben difesa nella sua “organizzazione psichica reattiva”, ben stabilizzata nella sua struttura evolutiva, consapevole del personale “PsicoSoma”, Bicella esibisce in sogno anche la sua sensibilità introspettiva, nonostante l’apparenza ingannevole di guardare fuori: meccanismo psichico di difesa dall’angoscia della “proiezione”. Bicella si guarda dentro e prende consapevolezza del suo “mare azzurro e calmo”, della sua esistenza, della sua vita nel suo essere e nel suo divenire, e ferma un fotogramma del suo “presente psichico”, del suo “breve eterno”: la personale realtà psichica in atto. Il colore “azzurro”, chiara attenuazione del rilassante e soporifero “blu”, attesta di un benefico autocontrollo, a metà tra la vivacità esistenziale del verde e la reattività vitale del giallo. Bicella precisa nel mare “calmo” il giusto controllo della “libido”. Bicella è una donna saggia, “sa di sé” e accetta il suo “status” psicofisico ed esistenziale “azzurro”.

C’erano tanti libri grigi, penso fossero dei romanzi.”

Nella sua stabilità psicofisica in atto Bicella rievoca i ricordi del passato, le memorie condensate nelle sue esperienze vissute e necessariamente le riattualizza. Il senso del Tempo che passa, la nostalgia del “già visto” e del “già vissuto” si condensa nei “libri grigi”, i “romanzi”, le storie vissute, le esperienze desiderate e le esperienze fatte. Un velo “grigio” di tristezza avvolge i ricordi e le rievocazioni di un passato che si attualizza in questo “mare” di saggezza e di consapevolezza, in una distesa azzurra e calma. La psicodinamica scorre composta e senza apparente movimento, come nel mare tranquillo che sotto ribolle di correnti armoniche e ben compensate.

E poi pensavo al numero 19 di Gennaio che era la ricorrenza di un compleanno.”

Il ricordo pacato del passato si condensa e precisa in un numero che Bicella fissa e che sa. Il simbolo della “ricorrenza” si associa al ritorno in mente del concreto numero “19”, un dato individuale e significativo per la nostra protagonista. Il Tempo si presenta nella versione circolare e annuncia il ritorno del “compleanno”, la “ricorrenza” di un pensiero e di un ricordo. Il tempo gira su se stesso come in una dolce centrifuga e viene equiparato al ritorno in mente di una persona significativa che ha a che fare con il numero “19”.

PSICODINAMICA

Il sogno di Bicella esprime la psicodinamica di una nostalgia pacata e ben razionalizzata intorno alle esperienze vissute ed estrae dal suo “già vissuto” una data per lei significativa. Bicella è ben attestata nella sua struttura psicofisica e manifesta una buona “coscienza di sé”. Degna di rilievo è la nota di tristezza inscritta nel colore “grigio” e nell’inesorabilità circolare del Tempo. Bicella è una brava massaia che sa mettere a posto gli oggetti nel suo arredo.

SECONDO SOGNO

Ho sognato di essere in una barca e pranzavo lì. Ricordo che ero sola e c’era un grande silenzio. Guardavo il mare ed era il tramonto.”

Bicella si trova nella situazione esistenziale in atto, nella contingenza della vita che sta vivendo. La “barca” è un simbolo generico femminile e attesta dello strumento di navigazione che usiamo nel mare della Vita. Vale per i maschi e per le femmine, a riprova che il Principio femminile e le Madri sono le depositarie della Specie e dell’amore della Specie: “ontogenesi” e “filogenesi”. La “barca” è l’oggetto protettivo della vita che si eredita dalla Madre e che permette di navigare con una certa sicurezza nel mare dell’esistenza. Bicella dimostra di volersi bene, “pranzavo”, e di non farsi mancare alcunché in questa “posizione psichica” ibrida che include la “libido orale”, la “libido fallico-narcisistica” e la “libido genitale”: esercizio degli affetti, gratificazione e amor proprio, amore verso l’altro o l’oggetto dell’investimento. Le tre “posizioni psichiche” richiamate hanno in comune la sfera affettiva e l’energia che viene dispensata in modalità diverse. Mi spiego. Appena nati si prende confidenza con l’affettività e la si vive in prima persona, di poi si ama se stessi per portare a maturazione l’investimento affettivo sull’altro, l’oggetto esterno, la persona degna di essere amata.

In tanta mescolanza affettiva e in tanti intrecci relazionali Bicella è “sola”, è in compagnia di se stessa. L’assenza dell’altro induce a stimare l’essere “sola” nello spazio psichico che conchiude la perdita dell’oggetto d’amore e la forzata autonomia. Il “grande silenzio” taglia la testa al toro e fa propendere verso una forma di solitudine legata a un vissuto di perdita in via di “razionalizzazione”. Il “silenzio” è assenza di vitalità affettiva sia nel dare e sia nel ricevere, è simbolo della riduzione degli investimenti di “libido genitale” e dello scambio amoroso, dell’isolamento e della non condivisione, del forzato stato esistenziale di solitudine. “Guardavo” attesta della “presa di coscienza” e della consapevolezza dell’Io sulla situazione esistenziale di cui si diceva in precedenza. Il “mare” è simbolo del vivere e della situazione psicofisica in atto. Bicella sa di sé e della sua vita. La vena di tristezza dei simboli “sola” e “silenzio” trova il suo coronamento nel “tramonto”, la terza età, la fase matura della vita che si avvia inesorabilmente verso la riduzione della vitalità.

PSICODINAMICA

Bicella si vuole particolarmente bene in questo preciso momento della sua vita e in una situazione psicofisica contraddistinta da tristezza per la solitudine e da progressiva perdita della vitalità. La compostezza e la consapevolezza dimostrano un buon uso del prospero meccanismo di difesa dall’angoscia della “razionalizzazione”, nello specifico in riguardo ai vissuti e ai “fantasmi depressivi di perdita”. Ben venga la terza età, se si ha la barca giusta per navigare su un mare ammaliato dal canto lontano delle perfide Sirene. La partenza può attendere.

TERZO SOGNO

Ho sognato di essere in una chiesa per un evento. C‘era anche mia cugina e qualche prete.”

Bicella istruisce il “processo psichico” di difesa dall’angoscia della “sublimazione della libido” di fronte a una situazione esistenziale o a un fatto preciso della sua vita: “una chiesa per un evento”. Quest’ultimo non è meglio precisato nella sua sostanza. Si fa accompagnare dalla figura femminile della cugina per rafforzarsi nell’impresa delicata che si accinge a vivere. Il “prete” è una figura maschile in perfetta linea con la “sublimazione”, un alleato e un uomo con cui non è possibile relazionarsi in maniera amorosa, un oggetto tabù per gli investimenti di “libido”. Il “qualche” conferma la genericità della figura. La donna Bicella sublima la sua vita sessuale e si vieta di vivere concretamente la “libido”. La “chiesa” rappresenta simbolicamente il luogo della sofferenza e del dolore all’interno di una cornice permeata dagli esiti depressivi del “fantasma di morte”. La “chiesa” è simbolicamente anche il luogo dell’espiazione dei sensi di colpa.

Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro. Ne mettevo uno per ognuno, gli altri li riponevo in uno scatolino, ma mi cadevano a terra.”

I colori sono ricorrenti nelle brevi trame dei sogni di Bicella. Ritorna l’azzurro e si manifestano il bianco e il verde. Le simbologie dicono che l’azzurro rappresenta il vivere e l’agire composto e ponderato, il “bianco” denota una forma di innocenza e la verginità psichica di un mancato coinvolgimento, il “verde” contiene la vitalità e l’attualità degli investimenti di “libido” in forma ben consapevole. Bicella vive la sua vita dispensando in piena consapevolezza ingenuità, compostezza e intensità: una donna che sa il fatto suo e che si comporta nelle varie evenienze con le modalità che ritiene adeguate. Questi colori e queste caratteristiche riguardano gli “orecchini” e il “ciondolo”.

Che simboli sono?

“L’orecchino” rappresenta la sensibilità femminile e il potere della seduzione, componente fallica come dal mito della nascita di Afrodite. Non manca nella simbologia dell’orecchino il feticismo e la distinzione sociale in una con la pulsione sadomasochistica. Almeno così leggo nel mio “dizionario psicoanalitico dei simboli onirici”, ma non è ancora finita perché alla voce “orecchio” leggo “relazione seduttiva e complicità erotica, traslazione della libido genitale” e il tutto va a braccetto con la simbologia dell’orecchino. Ma vediamo quale sorpresa ci riserva il “ciondolo”: condensazione del potere psicofisico maschile, componente altrettanto fallica e traslazione di un tratto psichico genitale.

Vediamo di poter capire per poter spiegare.

Bicella si trova in chiesa e sta sublimando la sua sessualità e il suo potere seduttivo di donna. Si abbiglia dei suoi attributi erotici e sessuali, si manifesta in ambito sociale con modestia e compostezza e usa la discrezione senza eccedere nell’esibizione del potere femminile. L’atto di riporre gli ammennicoli in eccesso dentro “uno scatolino” è l’allegoria del coito perché il recipiente è simbolo della ricettività sessuale femminile. Ma questo rapporto sessuale genitale non si può fare a causa di un processo di perdita, la caduta degli orecchini “a terra”. Bicella ha subito un processo di perdita progressiva del suo potere femminile di seduzione e della sua “libido genitale”. La psicodinamica simbolica dice di una frustrazione della dimensione erotica e sessuale. Niente di eccezionale e di particolarmente scandaloso e semplicemente perché la scena si rappresenta in un teatro psichico contraddistinto da orgogliosa consapevolezza e da elegante signorilità.

Poi li prendevo. C’era tanta gente.”

Il recupero della sua psicodinamica è immediato. Bicella ricompone la sua persona e la sua figura sociale dopo il trauma e assorbe la carica emotiva collegata all’evento critico. La “tanta gente” attesta di una distribuzione e di una condivisione dell’angoscia depressiva di perdita. “Prendevo” equivale a una riassimilazione del ruolo femminile, quello giusto agli occhi degli altri e alla valutazione sociale, sempre secondo il vangelo di Bicella, secondo quello che lei stima socialmente utile e plausibile. Dopo lo sconquasso ben assorbito Bicella si ripropone e si manifesta nella trama di un processo di perdita ben razionalizzato.

PSICODINAMICA

Il breve e intenso sogno di Bicella mostra la psicodinamica di reazione a un evento traumatico che ha messo in discussione la sua entità psicofisica femminile e la sua dimensione sociale. Nel versante erotico e sessuale è presente la “sublimazione della libido” a causa di una frustrazione delle pulsioni e nel versante sociale si manifesta la ricomposizione della persona dopo il trauma. L’evento critico è stato razionalizzato e la condivisione da parte degli altri attesta di una distribuzione dell’angoscia depressiva di perdita.

QUARTO SOGNO

Ho sognato di essere in aperta campagna dove c’erano due strade, una larga e un’altra molto stretta.”

Bicella si trova nel cammino della sua vita davanti a un bivio, due direzioni possibili che comportano una scelta ponderata e in linea con le sue caratteristiche psichiche. E’ l’allegoria dell’esistenza di cui parlavano e parlano ancora i filosofi e i poeti, nonché la gente comune che s’imbatte nelle mille traversie del quotidiano vivere. “L’aperta campagna” è la metafora dell’indefinito che esige di essere circoscritto per operare una deliberazione a cui far conseguire una decisione. La “campagna aperta” rappresenta la disposizione a vivere e a scegliere una definizione psichica per non cadere nell’evanescente e nel depressivo. Le “due strade” condensano due soluzioni alla problematica esistenziale in atto e in reazione a un evento che ha determinato lo stato psichico di indeterminazione, quello spazio presente che aspira a essere circoscritto. Le “due strade” sono due scelte esistenziali e due soluzioni possibili, due scelte di vita e due possibilità di istruire i migliori “meccanismi di difesa” dall’angoscia, quelli che sono in sintonia con la “organizzazione psichica reattiva” di Bicella. Una possibilità e una soluzione è “larga”, presenta una speditezza e una comodità, oltre che una riduzione di sofferenza. Il “meccanismo di difesa” dall’angoscia “largo” è quello che procura meno dolore e quello maggiormente usato dalla gente e, quindi, quasi normale: la “rimozione” per esempio. Una possibilità e una soluzione è “molto stretta” quando presenta sofferenza e oltrepassa la soglia del dolore e mette a dura prova la tolleranza. Bicella chiede a se stessa una coraggiosa disposizione ad accollarsi le conseguenze di un esito infausto. Il meccanismo psichico di difesa dall’angoscia particolarmente indicato a questa pulsione sadomasochistica è “l’annullamento”, la conversione accettabile della carica nervosa in un rito o in un sintomo. Oppure si può ricorrere alla sempre verde “sublimazione” che consente di sentirsi attivi e sempre sul pezzo anche nelle contingenze sfortunate della vita.

Io salivo in quella stretta e arrivata in cima c’era un burrone e non potevo andare avanti né ritornare indietro.”

Bicella sceglie il processo psichico di difesa della “sublimazione della libido”, “Io salivo”, e abbraccia la soluzione più dolorosa, la strada “quella stretta”. Si desume che la nostra protagonista si sia trovata disposta a percorrere un cammino angusto e abbia scelto di procedere eroicamente secondo le sue tendenze psichiche e le sue intenzioni mentali. “Arrivata in cima”, dopo aver esperito la “sublimazione della libido”, dopo aver nobilitato le cariche pulsionali in fini accettabili e utili anche al prossimo, Bicella si è accorta che rischiava la depressione ridestando il suo pregresso “fantasma di perdita”: “un burrone”. Bicella ha preso coscienza che si è trovata, di sublimazione in sublimazione, a non avere vie di scampo e soluzioni di progresso nel suo cammino esistenziale. Le strade sono finite, non ci sono più soluzioni all’angoscia, al dolore e alla psicodinamica in atto. L’impossibilità di progredire e di retrocedere è descritta in termini pacati, ma è drammatica. Bicella è costretta ad accettare la realtà dei fatti e a ricercare nuove soluzioni che per il momento non si profilano all’orizzonte. Lo stato di costrizione è pesante dal momento che comporta la coartazione psichica. La “sublimazione” ha funzionato e l’ha portata o a cadere nel burrone dando sfogo alla pulsione depressiva e sadomasochistica o a fermarsi in cima alla ricerca di un altro meccanismo psichico di difesa più idoneo e meno doloroso per il suo stato psichico. Il sogno si conclude in questa attesa e in questa convinzione di non dover regredire ma di accettare il presente, di riflettere su quello che le è successo e che si porta addosso. Bicella non ha più la forza di sublimare generosamente la sua energia vitale, si sta ingiungendo di vivere meglio, di ben usare le sue potenzialità e di tradurle in atto, sta chiedendo a se stessa di accomodarsi comodamente nel suo spazio esistenziale.

PSICODINAMICA

Il sogno di Bicella manifesta la psicodinamica della ricerca dei “meccanismi” e dei “processi psichici di difesa” dall’angoscia in riferimento all’evento traumatico non meglio precisato. L’uso della “sublimazione della libido” si mostra esaurito pur nella sua benefica azione, per cui Bicella si imbatte nella possibilità della depressione e nella necessità di evitarla ricercando altre soluzioni di difesa più proficue e meno dolorose.

QUINTO SOGNO

Ho sognato che partecipavo a un balletto classico dove c’erano tante ballerine e una musica eccezionale.”

Bicella fa parte di un gruppo, socializza, sta in mezzo alla gente e si colloca in maniera elegante e con posture antiche e moderne, immortali e classiche, con modalità collettive e universali di fronte alle traversie della vita. Bicella passa dall’isolamento individualistico e dalla superbia di una condizione problematica a fondersi con la gente e a identificarsi anche con le sofferenze comuni. Bicella partecipa, esce fuori dal suo splendido isolamento e si scopre una delle “tante ballerine” che affrontano la musica classica e la “musica eccezionale”, quelle esperienze che capitano a tutte e non tutti i giorni fortunatamente. Bicella stempera le sue angosce e il suo dolore nel “balletto classico”, scarica le sue tensioni nel muoversi in armonia con il mondo e con le altre donne. La similarità di condizione è il presupposto di questa condivisione di atteggiamenti nel cammino della vita.

Alla fine dello spettacolo andavo in campagna da una mia cugina che festeggiava un compleanno.”

Dopo l’esibizione sociale del proprio stato psichico, “spettacolo” compatibile con la difesa della propria intimità, Bicella si avventura negli affetti familiari e nella consolazione e nell’esorcismo del tempo che passa, “un compleanno”. Quest’ultimo ritorna e si manifesta nel rito del festeggiamento amaro dell’ineluttabilità e dell’ineludibilità del trascorrere del Tempo. Dopo aver visto la soluzione armonica del dolore nel ballo classico e nella reazione delle donne, Bicella ricorre agli affetti familiari per dare un senso alla ripresa psichica e alla reazione consapevole al dolore.

Terminata la cena, ritornavo a teatro per un altro spettacolo.”

“La cena” è consumo di “libido orale”, è affettività, è un volersi bene e un voler bene, è famiglia, è identità psichica e sociale, è stare nel gruppo, è difesa naturale dall’angoscia depressiva di solitudine. Bicella trova nella famiglia la panacea ai suoi mali psico-esistenziali e al trauma occorso, trova nei suoi cari e negli affetti antichi la soluzione dello psicodramma e la condivisione del travaglio di una “razionalizzazione della perdita” depressiva. Dopo l’esercizio degli affetti in ambito affidabile e sincero, Bicella può tornare a recitare il suo ruolo nel teatro sociale, a esibirsi in mezzo agli altri in maniera formale, un altro spettacolo” intessuto con le sue caratteristiche personali. Vivere con gli altri è una “catarsi”, una purificazione che fa tanto bene nel non farti sentire un marziano sul pianeta terra. Tra il privato e il pubblico il dolore trova la sua epifania e l’angoscia si condivide e si annacqua volentieri perché questa essenza mortale dell’uomo non è un vino buono. Meglio vivere insieme agli altri e tutti accucciati nelle città. E così la vita va.

PSICODINAMICA

Il sogno di Bicella svolge la psicodinamica della consapevolezza di condividere un trauma, di portarlo nella società e di stemperarne l’angoscia condividendola con i familiari secondo le conosciute movenze affettive. Tra privato e pubblico le ferite cercano la loro cicatrice secondo le coordinate di una benefica “razionalizzazione”. La nuova ripresa psicofisica è in via di formulazione e a dispetto del tempo che scorre.

COMPARAZIONE

Bicella è ben attestata nella sua struttura psicofisica e manifesta una buona “coscienza di sé” con una nota di tristezza e un sentimento di pacata nostalgia sul “già vissuto”.

Bicella ricorre all’amor proprio in questo preciso momento della sua vita e in una situazione psicofisica contraddistinta da solitudine e dai “fantasmi depressivi di perdita”.

Bicella reagisce a un evento traumatico che ha messo in discussione la sua entità psicofisica femminile e la sua dimensione sociale. Si serve del processo psichico di difesa della “sublimazione” per ricomporre la sua persona dopo il trauma. L’evento critico è stato razionalizzato e la condivisione da parte degli altri favorisce la distribuzione dell’angoscia depressiva di perdita.

Quando l’uso della “sublimazione” non funziona, Bicella si imbatte nel rischio della depressione e reagisce ricercando altre soluzioni di difesa più proficue e meno dolorose.

Bicella è consapevole del bisogno di condividere il trauma per stemperarne l’angoscia e ricorre ai familiari e alle conosciute movenze affettive. La ripresa psicofisica avviene con una sana e spedita “razionalizzazione” del trauma.

COMMENTO

Per spiegare il meccanismo psichico di difesa della “razionalizzazione del lutto” le interpretazioni dei cinque sogni di Bicella sono gli strumenti opportuni perché evidenziano le modalità psichiche di affrontare, di vivere e di reagire a una perdita significativa. Spesso ho analizzato sogni che riguardavano la “razionalizzazione del lutto” e a quei lavori vi rimando, ma i cinque sogni di Bicella evidenziano il migliore corredo in riguardo all’angoscia, al dolore, alla nostalgia, al rischio di ammalarsi e alla soluzione finale di portare alla consapevolezza il dolore e di inserirlo nella realtà dei fatti.

Come si è ampiamente rilevato, i cinque sogni di Bicella hanno come comune denominatore il vissuto della “perdita”, un tratto psichico distintivo che immancabilmente evoca il “fantasma” incamerato nella primissima infanzia con tutte le turbolenze di allora e ingrossate dalle angosce successive riguardanti le altre perdite inevitabilmente vissute. Viene confermata la tesi che il sogno elabora il materiale psichico in atto e che la Psiche non procede per salti, come la Natura secondo la Filosofia greca. Mi spiego. La Psiche elabora in tempi consistenti e duraturi i vissuti che emergono e la occupano e non riesce a liberarsi del tema e dell’emozione in breve tempo anche se usa un meccanismo di difesa rapido e valido come la “razionalizzazione”. Nel sogno questo materiale si manifesta in maniera simbolica e turbolenta seguendo la dinamica delle libere associazioni, per cui richiama e coagula tutte le esperienze vissute e le esperienze similari che riguardano sempre colui che sogna. Il principio della “intenzionalità della coscienza” esige che la Psiche sia sempre occupata da un contenuto e diretta verso l’elaborazione di quest’ultimo. La Psiche è particolarmente attratta dalla complicazione e dalla complessità piuttosto che dalla semplicità, oltre al fatto che manifesta interesse magnetico verso determinati vissuti per lei degni di analisi. Questo è il “principio dell’intenzionalità della coscienza” elaborato da Brentano, ripreso e approfondito dalla scuola filosofica della “Fenomenologia”. L’assemblaggio dei dati in via di configurazione suscitano l’interesse della Psiche al punto che quest’ultima interviene a complicare eventi e vissuti significativi per l’attenzione e l’attrazione in lei suscitate. La Psiche seleziona i suoi contenuti e sceglie quelli che sono di suo precipuo interesse. Il “principio della intenzionalità della coscienza” è intrigante perché non si conosce bene il funzionamento e non si spiega altrettanto bene il perché delle scelte operate. La teoria dell’associazionismo non soddisfa pienamente, del resto è datata Ottocento e inizia con il “Positivismo” empirico inglese di Stuart Mill e di Spencer. In ogni caso si tratta di magnetismo psichico ispirato e dettato dal principio antico in base al quale “simile simili cognoscitur” o “il simile è conosciuto o si assimila al simile”. E’ un discorso lungo che rimando ad altra occasione. Intanto buona fortuna agli stranieri che approdano sulle coste di Siracusa.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

Dei “simboli” presenti nel sogno di Bicella si è già detto cammin facendo. Degni di rilievo sono quelli riguardanti i colori “grigio”, “azzurro”, “verde”, “bianco”. Degni di importanza sono “mare”, “libri”, “barca”, “silenzio”, “tramonto”, “chiesa”, “prete”, “orecchini”, “ciondolo”, “scatolino”, “campagna”, “strade”, “stretta”, “larga”, “salivo”, “burrone”, “balletto”, “ballerine”, “compleanno”, “cena”, “teatro”, “spettacolo”. Vista l’abbondanza dei simboli è sorprendente la combinazione logica all’interno del sogno e con le tematiche degli altri sogni, a conferma che la Psiche “non procedit per saltus” come Madre Natura, per cui domani il sole sorgerà a oriente. State pur tranquilli. E così domani sognerete con gli stessi “meccanismi” e con i contenuti psichici che stanno premendo o si stanno azzuffando dentro di voi.

L’archetipo richiamato è la “Vita” in “il mare azzurro e calmo” e in “guardavo il mare”.

Il “fantasma” evidenziato riguarda la “perdita”: “Ricordo che ero sola e c’era un grande silenzio. Guardavo il mare ed era il tramonto.”

Sono presenti le istanze psichiche “Io” o vigilanza della coscienza, “Es” o rappresentazione dell’istinto e pulsione, “Super-Io” o limite e censura.

“Io” è presente in “si vedeva” e in “pensavo” e in “ricordo” e in “guardavo”.

“Es” è presente in “Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro. Ne mettevo uno per ognuno, gli altri li riponevo in uno scatolino, ma mi cadevano a terra.”.

“Super-Io” è presente in “Poi li prendevo” e in “C’era tanta gente” e in “io salivo in quella stretta”.

I sogni di Bicella presentano in prevalenza la “posizione psichica orale” e la “posizione psichica genitale”: affettività, riconoscimento dell’altro, condivisione e donazione. Fa capolino la “posizione fallico-narcisistica” in “pranzavo”, il giusto amor proprio che è la condizione per amare gli altri, per emergere in pompa magna in “Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro.”.

I “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia presenti e in atto sono la “condensazione” in “mare” e in “barca” e in “ciondolo” e in altro, lo “spostamento” in “chiesa” e in “prete” e in “in cima” e in altro, la “proiezione” in “mare azzurro e calmo”. La “figurabilità” la fa da padrona e crea bellissime allegorie in “si vedeva il mare azzurro e calmo. C’erano tanti libri grigi, penso fossero dei romanzi.” e in “Guardavo il mare ed era il tramonto.” e in “Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro. Ne mettevo uno per ognuno, gli altri li riponevo in uno scatolino, ma mi cadevano a terra.” e in “aperta campagna dove c’erano due strade, una larga e un’altra molto stretta. Io salivo in quella stretta e arrivata in cima c’era un burrone e non potevo andare avanti né ritornare indietro.”

I “processi psichici di difesa dall’angoscia in atto sono la “regressione” per quanto riguarda la funzione onirica e qualcosa si desume in “C’erano tanti libri grigi, penso fossero dei romanzi.”. La “sublimazione” si evidenzia nettamente in “Io salivo” e qualcosa si desume in “qualche prete” e in “chiesa”.

I sogni di Bicella manifestano un tratto psichico “depressivo” all’interno di una “organizzazione psichica reattiva”, struttura evolutiva”, di qualità “orale” e “genitale”: affettività e disposizione psichica all’altro e all’oggetto d’amore senza abdicare all’amor proprio. “Depressivo” si traduce “sensibile alla perdita”.

I sogni di Bicella elaborano le seguenti figure retoriche: la “metafora” o relazione di somiglianza in “barca” e in altro, la “metonimia” o relazione logica in “libri grigi” e in altro. Le “allegorie” abbondano: “essere in aperta campagna dove c’erano due strade, una larga e un’altra molto stretta.” o allegoria dell’esistenza. “Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro. Ne mettevo uno per ognuno, gli altri li riponevo in uno scatolino,” o allegoria del coito.

La “diagnosi” dice di una progressiva “razionalizzazione” del trauma e di un tratto psichico depressivo in agguato se stimolato da una perdita affettiva.

La “prognosi” impone a Bicella di portare avanti la “razionalizzazione” del trauma e di considerare sempre la sua sensibilità alla perdita. La vita sociale e l’esercizio dell’affettività sono gli antidoti indicati ed efficaci.

Il “rischio psicopatologico” si attesta nel mancato funzionamento della “razionalizzazione” e nell’insorgere di una “psiconevrosi depressiva”.

Il “grado di purezza onirico” è “buono”. I cinque sogni di Bicella non hanno subito accomodamenti logici a causa della loro brevità.

Il “resto diurno”, causa scatenante del sogno o “resto notturno”, si attesta nel ricordo del trauma vissuto e subito o in qualche associazione fortuita. In ogni caso, il trauma della perdita e i “fantasmi” ridestati stazionano e sono sensibili a essere proficuamente elaborati in sogno. Capire il sogno è terapeutico proprio perché ti aiuta ad accelerare lo smaltimento delle tensioni legate all’esperienza vissuta, a razionalizzare il lutto, a ricordarlo senza che si scatenino le angosce sulla propria morte e le tensioni dolorose sulla morte altrui.

La “qualità onirica” è cromatica e paesaggistica con una notevole vena esistenziale. Vedi “vedeva il mare azzurro e calmo. C’erano tanti libri grigi,” e “Avevo degli orecchini verdi, bianchi e un ciondolo azzurro.” e “Guardavo il mare ed era il tramonto.” e “in aperta campagna dove c’erano due strade, una larga e un’altra molto stretta. Io salivo in quella stretta e arrivata in cima c’era un burrone”.

I cinque sogni di Bicella appartengono alla penultima fase del sonno REM e all’incipit delle successiva fase nonREM. Sono sogni che si fanno dalle “tre” in poi.

Il “fattore allucinatorio” si attesta nell’esaltazione dei seguenti sensi: la “vista” in “si vedeva il mare azzurro e calmo” e in “guardavo il mare ed era il tramonto.”, “l’udito” in “c’era un grande silenzio”.

Il “grado di attendibilità” dell’interpretazione dei sogni di Bicella è “buono”. Il “grado di fallacia” è “minimo” a causa della brevità e della limpidezza simbolica.

REPETITA IUVANT”

Le ripetizioni aiutano a capire meglio e a scoprire quale tematica è consistente e persiste nelle psicodinamiche di Bicella. Nei cinque sogni si presentano due volte i seguenti simboli: “compleanno”, “mare”, “campagna”, “azzurro”, “spettacolo”. Traduco: “compleanno” o ritorno ciclico del tempo con nota depressiva d’angoscia e tendenza alla ritualità, “mare” o metafora della vita e dell’esistenza, “campagna” o realtà psichica in atto, “azzurro” o vitalità pacata e riflessiva, “spettacolo” o esibizione sociale con difesa. Bicella è presa dalla sua esistenza e dalla sua vitalità, nonché dalle problematiche in atto. Tende a vivere tra la gente e a dare di sé un’immagine adeguata e congrua. E’ particolarmente sensibile alla fuga del tempo. Quello che ancora si può evincere da questi ritorni simbolici sarà aggiunto dall’interessata.

DOMANDE & RISPOSTE

L’interpretazione dei sogni di Bicella è stata visionata da un collega. E’ venuto fuori il seguente dialogo.

Collega

Cinque sogni sono serviti a scoprire cosa?

Vallone

Primo: la Psiche non ha una attività ballerina e discontinua, non salta di palo in frasca in quanto a movimento, è determinata dalla persistenza di determinati contenuti in base alla contingenza dei vissuti e delle evenienze esistenziali. La Psiche non è soggetta a entropia e non confonde i suoi dati. Le attività psichiche non producono disordine, ma ordinano i dati in base al “principio dell’associazionismo”. La Psiche si tutela dal possibile disordine attraverso le attività di entrata e di uscita dei dati, come un lago limpido che ha un emissario e un immissario. Questa è l’allegoria giusta per capire le attività psichiche e la cosiddetta “salute mentale”. Più si invecchia è più il lago dev’essere limpido.

Collega

Buona questa allegoria e buona la teoria. Tu dici che l’attività psichica in sogno è come nella veglia, si svolge in maniera uniforme e con il persistere costante di temi e di tratti personali. In sogno però il linguaggio è simbolico, mentre nella veglia il linguaggio è logico-consequenziale.

Vallone

Hai sintetizzato benissimo. Da svegli non possiamo essere mentalmente ballerini e discontinui nelle attività psichiche, altrimenti rischiamo di essere ricoverati in un padiglione psichiatrico per un grave disturbo di personalità o qualcos’altro di pesante: dico meglio, altrimenti siamo di danno a noi stessi e agli altri. Quella continuità funzionale e quella permanenza dell’identità psichica garantiscono un “Io” in buona salute dinamica. Ma quali contenuti ha la Psiche? Ha gli stessi contenuti che ha in sogno. Da sveglio l’Io sta vivendo ed elaborando quello che poi di notte in sogno traduce in psicodinamiche simboliche.

Collega

Senti, tu predichi sempre di essere chiari e popolari, ma mi sembra che non ci stiamo riuscendo. I discorsi sono astrusi. Proviamo a parlare come mangiamo.

Vallone

Hai proprio ragione. Allora diciamo che noi siamo a livello psicologico sempre pieni della nostra storia, di come abbiamo vissuto noi stessi e gli altri, di come abbiamo interpretato le cose e il mondo attorno a noi. In ogni momento della nostra vita abbiamo dentro ricordi su esperienze vissute che non cambiano in fretta e da un giorno all’altro, ma persistono per un certo tempo in attesa di evolversi ed evolvendosi variano.

Collega

Esempio: se io sto per diventare padre, tirerò fuori i vissuti di mio padre e di figure simili, la mia vita da figlio, la relazione con mia madre e le mie sorelle e anche qualche trauma che immancabilmente si presenta.

Vallone

Nel caso di Bicella la Psiche era piena dell’esperienza di perdita, un lutto, la perdita di una persona amata, e questa angoscia depressiva e questo dolore reale se li è portati dietro da tempo, magari da due anni, il tempo della “razionalizzazione del lutto”, in maniera sempre più stemperata. Tutto questo materiale di giorno viene pensato e diventa oggetto di pianto e di ragione, si dice in gergo “farsene una ragione”, mentre di notte viene sognato ed elaborato con i meccanismi primari. Aggiungo che nell’essere sognato si scaricano tensioni e si può capire meglio cosa abbiamo dentro.

Collega

Bene, adesso è tutto più chiaro. Ma la scoperta in cosa consiste?

Vallone

Più che una scoperta è una conferma. Tu sai benissimo che non si scopre un bel niente, ma che si approfondisce e precisa soltanto il tema e la modalità di funzionamento della Psiche. Bicella è interessata da tempo ai contenuti affettivi ed esistenziali, pur avendo una vita ampia e variopinta. Di nuovo c’è che cinque sogni nello spazio di un mese e coerenti nel tema non li avevo ancora trovati dopo averne analizzati ben duecentoventuno nel “blog” e chissà quanti nella pratica clinica. Il sogno è classico, ma non è ballerino. Tratta la stessa tematica in maniera diversa. Se io nella veglia sono preso da un conflitto e ci penso, immancabilmente la notte lo elaboro. Di nuovo rispetto al passato c’è che non sapevo che per due mesi o sei mesi sognerò quasi sempre la stessa cosa nella sostanza ma non nella forma.

Collega

Si evidenzia una sensibilità depressiva nei cinque sogni di Bicella.

Vallone

Come al solito un evento traumatico tira fuori il passato e in questo caso scatena la sensibilità alla perdita. I sogni dicono che i livelli di tensione sono ben contenuti dalle sponde e che il torrente non è particolarmente rapido. La “razionalizzazione del lutto” è stata salvifica per Bicella e non ha scatenato ulteriore marasma.

Collega

Cos’è e cosa consigli per la depressione?

Vallone

Puoi dirlo tu in sintesi.

Collega

La depressione è una caduta della vitalità degli investimenti di “libido”. La persona si ritrae e non ha la forza di rivolgersi all’esterno, si contrae e in questo modo fa ristagnare le sue buone energie. Queste ultime si ritorcono contro la persona perché non possono stare dentro inutilizzate. Allora a livello mentale abbiamo la “noia” o la patologia del pensiero, non si hanno desideri, non si formulano idee, non si fanno progetti. A livello emotivo si vive il dolore di questa incapacità di agire e di fare e aumenta il rischio che si aggravi e diventi insopportabile. Quando le tensioni superano la soglia di tolleranza, si somatizzano inevitabilmente e beneficamente per consentire la continuazione della vita. Sembra un paradosso, ma i disturbi psicosomatici attestano del buon funzionamento della macchina “psico-soma”. E’ come la reazione della febbre all’azione di un virus o di una malattia.

Vallone

Freud parlò anche di rabbia inespressa per quanto riguarda la depressione.

Collega

Come si cura se si aggrava?

Risposta

Eterno problema. Con la psicoterapia, psicoanalitica e non. Sugli psicofarmaci non mi pronuncio, ma certamente un farmaco non mi cambia i connotati psichici che ho incamerato nell’evoluzione storica e culturale della mia esistenza. La “psiconevrosi depressiva” va curata concretamente stando in mezzo alla gente e rafforzando la propria identità sociale in primo luogo. Di poi afferrando le cause della propria introversione e della difficoltà a esternare e ad aggredire nei giusti modi, della difficoltà a scaricare la tensione e a difendersi dagli immancabili agguati altrui. La “depressione grave o maggiore” abbisogna di essere curata con gli ausili necessari. Aggiungo che la depressione è grave quando è invalidante e impedisce alla persona di vivere anche al minimo consentito dalla psicodinamica in atto. Allora c’è anche il rischio del suicidio.

Vallone

Va bene. Ci fermiamo, ma prima aggiungo che la canzone, scelta per “i cinque sogni di Bicella” e per il tema che tratta, è “Imparerò a volare” cantata da due vecchi poeti e compagni, Guccini e Vecchioni. Il testo è di Roberto Vecchioni ed è dedicato ad Alex Zanardi. Esalta la bellezza del vivere e la grandezza del coraggio di vivere, il gran “culo” che contiene la vita se la sai prendere nel verso giusto a tutte le età e specialmente in quella “anziana”: “io sono un vivente che viene prima di voi”. Bicella sarà contenta di questa scelta. Alla prossima e intanto GRAZIE & GRAZIE e ricordate che “questo venire al mondo è stato un gran colpo di culo”. E allora “buon volo a tutti”!

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