UN PESANTE FARDELLO

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Stavo scendendo una rampa in un luogo imprecisato.
A un certo punto una donna, non ricordo se fosse mia madre, mi ha chiesto se potevo caricarmela sulle spalle ed aiutarla a scendere perché lei non ce l’avrebbe mai fatta.
Cosi me la sono caricata, ma indossavo un paio di sandali e avevo paura di scivolare.
Il mio fardello era pesante e più volte sono stata sul punto di non farcela, ma sono arrivata alla fine della discesa contenta di esserci riuscita.”

Così e questo ha scritto Marianna.

DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Il sogno di Marianna è esemplare per illustrare la relazione madre-figlia in riguardo all’identificazione e alla formazione dell’identità psichica. Nello specifico si tratta della giovane figlia che si identifica sessualmente nella madre.
Attenzione! Niente di definitivo in queste tappe psichiche, perché il processo avviene sempre per via evolutiva e all’Evoluzionismo si attesta. L’identificazione nelle figure genitoriali, o similari ed equivalenti, avviene sostanzialmente durante l’infanzia e l’adolescenza e si protrae in maniera blanda fino alle esperienze formative come la maternità e avanti ancora fino all’elettroencefalogramma piatto. La stessa psicodinamica vale per l’identità psichica: niente di rigido e di fisso, ma tutto in evoluzione maturativa. E’, pur tuttavia, vero che gran parte dell’identità psichica si abbraccia e si combina nell’età della pubertà. Identificazione non significa imitazione, ma libera e progressiva scelta consapevole di quei modi di essere e di agire che aggradano e che con naturalezza e spontaneità vengono assimilati ed evoluti. L’identificazione comporta anche il rifiuto consapevole di quei modi di essere e di agire che deliberatamente vengono accantonati proprio perché non capiti e non condivisi o perché hanno procurato danno e dolore. Questa psicodinamica dell’identificazione avviene attraverso un abile lavoro e un proficuo concorso dell’Io anche se la consapevolezza aumenta nel corso degli anni. La nostra “identità psichica” è in continuo divenire e si può fissare in una immagine soltanto nell’attimo, perché subito dopo si è evoluta come voleva l’oscuro Eraclito quando filosofava sul principio del “panta rei” e predicava agli stolti che “non si può scendere due volte nelle acque dello stesso fiume”. “Identità psichica” e “identificazione” sono collegati non soltanto come processi dell’Io individuale, ma anche come processi dell’Io collettivo. Leggete a tal proposito il testo del dottor Freud “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” e vi divertirete un casino perché avrete acquistato un valido strumento di lettura anche dei tempi moderni.
Tornando al sogno di Marianna, ho desunto il titolo dal testo della stessa protagonista, “un pesante fardello”, proprio per sottolineare quanto sia importante la responsabilità di riassumere a livello psichico il meglio dei propri genitori, soprattutto dopo aver superato la conflittualità edipica e dopo averli riconosciuti come “mio padre” e “mia madre”, le mie sacre e misteriche origini.
Resterà aperto il problema dell’autonomia e della libertà umane, visto che le generazioni sono un prodotto condizionato a livello psichico e culturale. Si dirà che soltanto la consapevolezza dei condizionamenti assimilati rende liberi e che un sacco vuoto non sta in piedi. Tutto è lecito discutere quando si vuol soltanto comunicare e non risolvere alcunché.
Con questa onesta constatazione si può procedere nell’analisi del sogno di Marianna, lasciando alla lettrice anonima l’onere di porre le domande filosofiche e teologiche più oscene sul tema “Libertà e Determinismo”.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“Stavo scendendo una rampa in un luogo imprecisato.”

Marianna esordisce con una simbologia ambivalente: “stavo scendendo”. In quest’atto motorio si nasconde un progressivo processo di perdita o un coinvolgimento per libera scelta nella sfera materiale e nei bisogni del corpo: un tratto psichico depressivo o un tratto psichico evolutivo. Marianna sceglie la direzione che porta verso il basso e la simbologia corrispondente per approfondire concretamente e praticamente una sua problematica ancora non ben definita e non chiara nella sua mente: “un luogo imprecisato”. La “rampa” qualifica il grado e la modalità della discesa, la progressione e la moderazione. Nessun trauma depressivo di perdita si preannuncia in questo percorso di “incarnazione” della nostra protagonista. Il sogno, procedendo, ci fornirà le coordinate più precise dell’interpretazione e della psicodinamica. Di certo Marianna ha tanta voglia di vivere la sua materia e il suo corpo e non certo di sublimare la sua “libido” e i suoi investimenti. Del resto, se scende, si suppone che si trovi in alto ossia che nella sua vita ha anche sublimato la sua “libido” e che adesso sente tanto il bisogno di incarnarla. Ricordo il processo di difesa della “materializzazione” che si attesta proprio nell’operazione di realizzare gli “investimenti della libido” esaltando la componente istintiva e la sfera pulsionale. Non a caso si definisce anche “sessualizzazione” e “istintualizzazione”. L’angoscia di base viene risolta all’incontrario della “sublimazione” e proprio vivendola nell’erotismo del corpo e accentuando la sensorialità e la vitalità isterica, una conversione erotica e difensiva di una pulsione dolorosa.

“A un certo punto una donna, non ricordo se fosse mia madre, mi ha chiesto se potevo caricarmela sulle spalle ed aiutarla a scendere perché lei non ce l’avrebbe mai fatta.”

Ecco che compare “una donna”, la “madre” proprio perché lo mette in dubbio e proprio perché fa difetto la memoria, proprio perché è della serie “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Il “non ricordo” è una leggera “rimozione” difensiva di una figura molto importante nella formazione psichica di Marianna, tanto è vero che se la carica “sulle spalle” per i suoi bisogni evolutivi di identificazione e per maturare l’identità di donna amante e materna. Non è una richiesta insolita ed eccentrica il “caricarmela sulle spalle” e l’assumerla a modello, l’assimilarla e l’identificarsi in lei per essere più concreta, più materiale, più erotica e più disinibita. Marianna elabora in sogno l’inno alla materia, quella dimensione che non era nelle sue corde, si allea con la figura materna e assume la spintarella necessaria a superare le ultime resistenze a vivere la sua concretezza materiale e sessuale. Il sogno usa il meccanismo del “processo primario” della “rappresentazione per l’opposto” proprio perché è la madre che chiede di essere aiutata e che è bisognosa e sublimante rispetto alla figlia: tutto al contrario. La verità esige che sia Marianna a imparare dalla madre, in cui si è identificata, a essere concreta e senza tanti fronzoli inibitori.
Vediamo i simboli: “donna” o universo psichico femminile, “madre” o principio femminile e libido genitale, “non ricordo” o meccanismo psichico di difesa della rimozione, “mi ha chiesto” o intenzionalità della coscienza, “caricarmela” o identificazione e assimilazione psichiche, “spalle” o dimensione psichica subconscia e capacità di assorbire esperienze, “aiutarla” o rafforzamento psichico, “scendere” o processo di materializzazione.
Riepilogando: Marianna si è identificata nella madre e in particolare nella sua capacità a essere pratica e concreta, nella sua tendenza a non sublimare la “libido” e a viverla con gusto.

“Cosi me la sono caricata, ma indossavo un paio di sandali e avevo paura di scivolare.”

Ecco finalmente il simbolo che apre le porte della comprensione del sogno e precisa la psicodinamica: “un paio di sandali”, un simbolo sessuale femminile e una attività sessuale erotica a cui Marianna ha paura di abbandonarsi. Accusa una resistenza a lasciarsi andare e si rivolge alla madre per essere come lei e per questo motivo se l’è caricata sul groppone. Possibilmente Marianna ha cominciato a far sesso e ha smesso di sublimare, per cui si identifica nella madre e soprattutto nello sviluppo della dimensione cosiddetta materiale. La giovinezza di Marianna esige una spiccata sessualità rispetto alla madre ed ecco che se la carica sulla spalle per rafforzare la consapevolezza della sua vita vitalità erotica. Marianna sta bene e ha deciso di viversi al meglio possibile nelle condizioni esistenziali date e sopratutto di esaltare la sua umana materia. Non ha più “paura di scivolare” con i suoi “sandali” snelli e leggeri.
Vediamo i simboli: “indossavo” o consapevolezza di modi e atteggiamenti, “un paio di sandali” o organo sessuale femminile giovane e disinibito, “paura” o resistenza a conoscersi, “scivolare” o lubrificazione e coito.

“Il mio fardello era pesante e più volte sono stata sul punto di non farcela, ma sono arrivata alla fine della discesa contenta di esserci riuscita.”

Anch’io come mia madre! Questa è la parola d’ordine della giovane donna che ha portato avanti i processi di identificazione e di assimilazione della figura materna. L’identità psichica di Marianna ha voluto la madre come modello da imitare e non come rifugio e consolazione, una persona da sollevare di peso e imporre sulle spalle. Marianna ha materializzato la sua femminilità proprio vivendola senza paure e inibizioni. Pensava di non farcela, ma è riuscita a scendere la “rampa” e le è tanto piaciuto vivere il corpo e la sessualità come la madre. Del resto, a suo tempo Marianna ha elaborato con curiosità e paura le fantasie sulla vita sessuale materna.
Vediamo i simboli: “fardello” o complesso ordinato e complesso di vissuti e di azioni, “pesante” o paura e inibizione in atto e blocco della libido, “non farcela” o disimpegno dell’Io e difesa dal coinvolgimento, “sono arrivata” o soluzione delle tensioni, “alla fine della discesa” o disposizione all’orgasmo, “contenta” o piena e psicologicamente appagata, “riuscita” o appagamento psicofisico.
L’interpretazione del sogno di Marianna si può chiudere qui.

PSICODINAMICA

Si è ripetuto più volte che la psicodinamica verte sull’identificazione di Marianna nella figura materna in riguardo alla vita sessuale. Si deve precisare che l’operazione psichica è stata resa possibile dalla risoluzione del conflitto edipico e dalla “razionalizzazione” del “fantasma del corpo” e della “sessualità” nello specifico.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

I “simboli” sono stati spiegati nel corso dell’interpretazione e in maniera puntuale per favorire la comprensione e giustificare l’analisi del contesto.

Non si evidenzia alcun “archetipo” in maniera diretta, ma si evocano gli archetipi della “madre” e della “sessualità”.

Il “fantasma del corpo” è richiamato nella sua componente libidica e sessuale.

Il sogno di Marianna manifesta in azione l’istanza razionale e vigilante “Io” in “mi ha chiesto” e in “avevo paura” e in “indossavo” e in “sono arrivata”, l’istanza pulsionale “Es” in “scendendo una rampa” e in “indossavo un paio di sandali” e in “il mio fardello era pesante”. L’istanza censoria e limitante “Super-Io” non appare.

Le “posizioni psichiche” richiamate dal sogno di Marianna sono la “edipica” e la “genitale” in “A un certo punto una donna, non ricordo se fosse mia madre,” e in “indossavo un paio di sandali e avevo paura di scivolare.”

I “meccanismi psichici di difesa” usati ed esibiti da Marianna nel sogno sono la “condensazione” in “rampa” e in “madre” e in “spalle” e in “paio di sandali” e in “fardello pesante”, lo “spostamento” in “scendendo” e in “caricarmela” e in “indossavo” e in “scivolare” e in “arrivata”, la “rappresentazione per l’opposto” in “mi ha chiesto se potevo caricarmela sulle spalle ed aiutarla a scendere perché lei non ce l’avrebbe mai fatta.”, la “figurabilità” in “Cosi me la sono caricata, ma indossavo un paio di sandali e avevo paura di scivolare.”, la “rimozione” in “non ricordo”.
E’ in azione il processo psichico di difesa della “materializzazione” o “sessualizzazione” in “Stavo scendendo una rampa”, mentre il processo psichico della “regressione” è in atto per permettere la funzione onirica con le allucinazioni e le azioni al posto dei pensieri. La “sublimazione” non è presente ma si lascia supporre in “stavo scendendo”.

Il sogno di Marianna presenta un tratto psichico “edipico” all’interno di una “organizzazione psichica genitale”.

Sono state elaborate le seguenti figure retoriche: la “metafora” in “madre” e in “spalle” e in “fardello”, la “metonimia” in “scendendo” e in “caricarmela e in “indossavo”, la “iperbole” in “caricarmela sulle spalle”. Il sogno di Marianna è lineare nella sua narrazione e non tocca picchi poetici.

La “diagnosi” dice di un processo di identificazione della figlia nella madre e in riguardo specifico alla vita sessuale.

La “prognosi” impone a Marianna di tenere sotto controllo la sua autonomia psichica al fine di migliorare la sua vita intima e di non regredire a qualsiasi forma di dipendenza psicofisica.

Il “rischio psicopatologico” si attesta nella dipendenza da qualsiasi figura importante e in una “psiconevrosi d’angoscia” a causa del ristagno della “libido” non appagata.

Il “grado di purezza onirico” è buono alla luce dell’esagerazione delle immagini che attesta di una latenza dei veri significati del sogno.

La “causa scatenante” del sogno di Marianna risiede in un incontro con la madre o in un ricordo sul tema della sessualità o in un bisogno di dipendenza.

La “qualità onirica” è l’iperbolicità dell’immagine della madre sulle spalle della figlia.

Il sogno di Marianna può essere avvenuto durante la seconda fase del sonno REM perché non presenta emozioni irruenti dentro una linearità narrativa.

Il “fattore allucinatorio” si attesta nel senso dell’udito in “mi ha chiesto” e in una sensazione globale di peso e di movimento in “stavo scendendo” e in “arrivata alla fine della discesa”.

Il “grado di attendibilità” dell’interpretazione del sogno di Marianna è “buono” semplicemente perché la simbologia è conclamata e accertata. Il “grado di fallacia” è “minimo”.

DOMANDE & RISPOSTE

La decodificazione del sogno di Marianna è stata letta e meditata da una casalinga anonima. Alla fine ha posto le seguenti domande.

Domanda
Ho capito gran parte di quello che ha scritto perché lo ha ripetuto parecchie volte, ma comunque più leggevo e più capivo. Volevo chiederle se il sogno di Marianna è diffuso.

Risposta
Sono ripetitivo e non ho voluto sintetizzare proprio per rafforzare la comprensione e vedo che ci sono riuscito a costo di rompere. La trama di questo sogno è molto diffusa e specialmente il “portarsi addosso” delle persone significative. La prima immagine di questo tipo è quella di Enea che si carica sulla spalle il padre Anchise per salvarlo dall’incendio di Troia. Si chiamerà “pietas” in Virgilio e nel suo inimitabile poema “Eneide”: riconoscimento e rispetto, devozione e sacralità, tutto in riguardo alle figure dei genitori. La “pietas” esprime a livello collettivo l’osservanza del culto delle divinità tradizionali. I Greci punivano con la pena di morte il mancato riconoscimento della sacralità dei simboli collettivi. Comunque in riposta alla domanda, la trama di questo sogno è diffusa perché la psicodinamica dell’identificazione psichica è necessaria, così come la formazione e l’organizzazione dell’identità.

Domanda
Se non ho capito male, io dovevo chiederle del Determinismo e del Finalismo, nonché della Libertà dell’uomo.

Risposta
E’ vero. L’avevo suggerito nelle Considerazioni. Parto, allora, con la Filosofia. Dal momento che a livello psichico siamo determinati dalle nostre esperienze e dai nostri fantasmi, quale possibile libertà ci si prospetta? Ci sono altre libere finalità oltre le cause scientifiche? Se dobbiamo tendere all’autonomia psichica nel cammin di nostra vita, come dobbiamo operare? Si tratta di questioni antropologiche che affondano le radici nella filosofia di Aristotele e nella sua metodologia scientifica basata sulla ricerca delle cause: “Determinismo”. Resta assodato che la consapevolezza della propria “organizzazione psichica reattiva” o “coscienza evolutiva di sé” è la condizione di base per la possibile libertà di scelta e per le finalità elettive. Si tratta sempre di una libertà condizionata dalla formazione psichica e culturale ricevute in famiglia e in società e assorbite ed evolute secondo i propri strumenti cognitivi e il proprio gradimento, nonché dall’uso dei meccanismi e dei processi di difesa dall’angoscia che inconsapevolmente sono stati istruiti. Le scelte risultano sempre dipendenti da fattori pregressi e in ogni caso sono passibili di decodificazione ossia si possono spiegare e capire. Su questi temi è utile rivedere la posizione filosofica di Kant nella “Critica della ragion pura” e nella “Critica del giudizio”.

Domanda
Non ho capito granché. Comunque, le chiedo perché i sandali sono simboli della sessualità femminile.

Risposta
La simbologia della recettività appartiene all’universo psichico femminile, così come la simbologia dell’incisività si ascrive all’universo psichico maschile. Tutto ciò che riceve è simbolicamente femmina e tutto ciò che si esterna è simbolicamente maschio: il concavo e il convesso. I sandali si calzano, ricevono il piede. Quest’ultimo è un simbolo fallico. I sandali calzati dal piede condensano simbolicamente il coito.

Domanda
Ma a cosa serve sapere tutto questo?

Risposta
Mi ripeto: serve a prendere coscienza, “sapere” o gustare, dei propri fantasmi e dei propri vissuti, della propria struttura evolutiva, di come si sono organizzate le esperienze vissute e di quali meccanismi e processi di difesa il nostro “Io” ha messo e mette in atto. Serve a conoscersi, a prendersi in considerazione al fine di star meglio e di essere autonomi e liberi, quell’autonomia e quella libertà che parte dalla consapevolezza di essere prodotti psico-culturali condizionati nella loro evoluzione esistenziale. La Psiche non procede per salti, come la Natura secondo gli antichi: “Natura non procedit per saltus”. Dal condizionamento nudo e crudo si può parzialmente uscire tramite la scelta degli schemi psichici e culturali che ci hanno condizionato e che vogliamo abbandonare o portare avanti: “tertium non datur”, una terza possibilità non è data perché anche il rifiuto di tutto rientra nella psicodinamica del condizionamento. Anche le attività umane più creative sono il precipitato di fantasmi e di esperienze organizzate dai meccanismi e dai processi di difesa dall’angoscia.

Domanda
Se mi risponde in termini semplici, io capisco di più. Ma quale angoscia?

Risposta
La malattia mortale è l’angoscia di morte che si evolve dal fantasma dell’abbandono e della solitudine affettiva alla consapevolezza della morte psicofisica, l’elettroencefalogramma piatto. Se quest’ultima non è ben razionalizzata, subentrano i meccanismi di difesa a risolverla e magari con una delle tante demenze senili in circolazione sul mercato psichiatrico.

Domanda
Ho capito che io non sono del tutto libera in quello che penso e che faccio e che la mia storia mi ha condizionato. E’ così?

Risposta
Perfettamente!

Domanda
Cambio argomento. Quanti simboli conosce?

Risposta
Teoricamente tutto il vocabolario italiano si può tradurre in simboli anche grazie alla storia delle parole e alla loro origine: etimologia. Quello del sogno è un Linguaggio dimenticato, come voleva Fromm, che si usa da svegli e da dormienti, in arte e in comunicazione, in salute e in malattia. Vi rimando alla lettura di questo buon testo divulgativo per meglio capire e capirvi: “Il linguaggio dimenticato”. Quantitativamente riesco a decodificare tutte le parole del vocabolario, sempre usando i principi del linguaggio simbolico di cui la Psicoanalisi di Freud e di Jung è stata abile artefice. Anche Lacan non è stato da meno con le sue intuizioni sulla vita psichica e sull’importanza della “Parola” per attestare che la dimensione Inconscia privilegia questo veicolo per la sua epifania, per manifestarsi insomma.

Domanda
A cosa serve praticamente a Marianna conoscere il significato del suo sogno?

Risposta
Ripeto, serve a migliorare la sua consapevolezza e a vivere meglio sapendo di cosa si tratta e come si è formata, quanto importante è stata la madre nella sua evoluzione e che tutto quello che le succede non avviene a caso o per volere di qualche divinità maligna. Marianna può essere più padrona in casa sua.

Domanda
Mi spiega il simbolo della materializzazione?

Risposta
Ti spiego tutti i simboli spaziali. Il movimento nello spazio verso l’alto condensa il processo psichico della “sublimazione della libido”, verso il basso condensa il processo psichico di difesa della “materializzazione”, verso sinistra condensa il processo psichico della “regressione”, verso destra condensa il processo psichico della “evoluzione”. La “materializzazione” consiste nel risolvere l’angoscia indirizzando la “libido” verso il corpo e le specifiche e personali forme di appagamento. E’ un processo molto umano e molto fisico che non si esime dal culto della concretezza e della sessualità: edonismo ed erotismo. Marianna deve vivere la sua sessualità e non deve sublimarla o rimandarla o viverla male perché è giunto il momento di eliminare i fronzoli inutili e di abbandonarsi al suo Eros.

Domanda
Mi basta. Ho fatto indigestione di tante cose che non sapevo e che in gran parte non ho capito. Le dirò che mi dispiace di non averle studiate e di essere ignorante di tante belle conoscenze.

Risposta
Inizia ora che non è mai troppo tardi, come diceva il maestro Alberto Manzi negli anni cinquanta quando insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani tramite lo strumento televisivo, lo stesso che oggi perpetua l’ignoranza e la stupidità, lo stesso che oggi è in balia di giornalisti e politici, oltre che di sedicenti e volgari opinionisti.

Domanda
Ho capito che lei non guarda la televisione. Se mi invita ancora, io vengo perché mi piace collaborare con lei. Grazie!

Risposta

Di certo e con altrettanto piacere da parte mia. Alla prossima allora!

Visto che il sogno di Marianna dispone verso un’apertura disinibita alla vita sessuale, è d’obbligo ricorrere a una canzone sul tema della eccentrica Gianna Nannini intitolata “Fenomenale”. Ricordo che il prodotto culturale popolare è indice del grado di evoluzione di un gruppo umano e dei contenuti emersi e ricorrenti in un determinato momento storico. Oggi la musica leggera popolare ha buoni e variegati contenuti che vanno dal tema dell’amore ai temi sociali, dall’intimo e privato alla denuncia, dalla ripetizione e condivisione alla contestazione. Da circa vent’anni e dopo l’età dei cantautori, i nuovi attori del pop hanno acquisito gli strumenti e i contenuti della divulgazione e si esprimono nelle forme estetiche tradizionali e innovative, sia poetiche e sia prosaiche.

 

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