L’UCCELLO MORTO DEL MALAUGURIO

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Avevo seminato qualcosa dentro una piccola serra e andavo a controllare se fosse spuntato qualcosa.
In questo quadrato di serra intravedo dei mosconi o qualcosa di affine. Mi chiedo come faccio a farli uscire senza farmi male soprattutto agli occhi.
Apro da un lato il telo trasparente e i mosconi in un attimo scompaiono.
Guardo se fosse spuntato qualcosa, ma era coperto da un telo sempre trasparente.
In un angolo c’era un uccello morto, grande quanto un colombo e non decomposto ancora.
Il mio lavoro di semina non era stato rovinato anche perché avevo fissato il telo con dei bastoncini e legacci.
Prendendo da un lembo il telo di copertura, butto via dalla mia serra l’uccello stecchito.
Non vedo dove va a finire l’uccello e intorno non vedo né terra e né germogli.
Ho pensato che tolto l’uccello morto del malaugurio, vanno via anche i fastidiosi mosconi.
Mi sono svegliata chiedendomi chi potesse essere l’uccello del malaugurio.”

Annamaria

DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Assolvo immediatamente la curiosità di Annamaria: chi è l’uccello del malaugurio?
La risposta è la seguente: la “parte negativa” del “fantasma del maschio”, l’organo sessuale maschile in versione e visione mortifera, quello che evoca il “fantasma di morte” durante la gravidanza e soprattutto durante il travaglio e il parto, quello che feconda per dare la morte dando la vita.
Di questo apparente “assurdo manifesto” si parlerà e si discuterà.
Andiamo alla scelta del titolo.
Non avrebbe fatto una grinza definire il sogno “la maternità contrastata”, ma ho preferito usare le icastiche parole di Annamaria: “l’uccello morto del malaugurio”.
Quanto desiderio, quanto bisogno, quanta pulsione di maternità sono impliciti in questa sintesi che richiama un funerale più che un lieto evento!
Quanta aggressività e quanta castrazione sono proiettate nel povero e malcapitato uccello!
Il “tutto onirico” coabita naturalmente nella psiche di una donna e non lascia assolutamente sbalorditi gli addetti ai lavori semplicemente perché nel preparare e dare la vita si scatena e si esalta nella psiche femminile un “fantasma di morte”, quello che la bambina aveva elaborato nella versione dell’abbandono da parte dei genitori.
Eros si sposa con Thanatos, come predicava il buon Freud dopo il grande trauma della “guerra Grande” e come disquisiva nel secondo sistema psichico dove accanto al “principio del piacere” del primo sistema aveva associato il “principio di distruzione”, la Morte o Thanatos. Questi principi metapsichici, Eros e Thanatos per l’appunto, si incarnano in ogni uomo e si rivoltano non soltanto contro gli altri, ma soprattutto contro se stessi. In ogni persona alberga un istinto di vita e un istinto di morte. Questa storica e concreta intuizione portava Freud non soltanto ad allargare la Psicoanalisi, ma soprattutto a spiegare una gran parte della Psichiatria nelle cause e nelle dinamiche. Le malattie nervose gravi avevano finalmente una eziologia e una spiegazione psicologica e non soltanto organica: su questo tema forte vedi Lombroso e compagnia cantante fino ai nostri tempi, eccezion fatta per il nobile Basaglia e per la sua emerita scuola.
Ma ritorniamo alla Psiche femminile e al ridestarsi e all’insorgere del “fantasma di morte” durante la gravidanza e il travaglio del parto, convergiamo sull’angoscia di morte che cresce in maniera direttamente proporzionale al progressivo sviluppo del feto, non trascuriamo la reazione “post-partum” e le varie crisi nevose che conseguono, dalle più leggere alle più pesanti, dalla psiconevrosi alla psicosi del dopo il parto. Troviamo un costruttivo accordo nel ritenere che la gravidanza e il parto sono oltremodo avvolte da delicatezza e corposità, da poesia e prosa, da commedia e tragedia, da sacro e da profano, da mistero e da scienza, da spirito e materia. E chi più ne ha, più ne metta a riprova di quanto importante per l’economia culturale umana sia questo momento della vita femminile e questa sua prerogativa. Nella donna s’incentrano le origini e le ragioni di ciò che c’è, “Ontogenesi”, nonché l’amore per la Specie in una con la sua conservazione, “Filogenesi”.
E allora, alla luce di tanta importanza e assolutezza, di cosa stiamo discutendo ancora?
Viva la donna e viva la mamma!
E il maschio?
Cosa sarà di questo povero e disilluso strumento procreativo, visto che la femmina domina i territori ontogenetici e filogenetici?
Bisogna andare indietro per andar lontano, bisogna consultare la mitologia. Esiodo nella sua “Teogonia” parla del Caos come origine del Tutto, uomo compreso. I principi maschile e femminile sono elementi essenziali dell’ordinato Caos.
Ma cosa avviene quando si introduce il movimento?
La dinamica del Tutto Indefinito, quasi un “Apeiron” o senza confine di Anassimandro, esige che si scinda il “principio maschile” nella forma e nella persona di Ouranos, come se fosse stato partorito dalla Madre Caos, che prenderà il nome di Rea una volta deprivata della sua componente maschile. Inizia la Storia e la Cultura. Subentra la guerra per il primato, un conflitto cruento tra i maschi Kronos e Zeus e i loro benemeriti successori. E così fino ai nostri giorni.
Ma cosa è successo nel corso della Storia e della Cultura?
E’ stata “rimosso” il Principio Femminile, è stata dimenticata Rea ed è stata appartata nei confini mistici dell’Origine a tutto favore del Principio Maschile, è stata depositata nella Legge del Sangue con tutta la sua maestosa e terrificante potenza. Da Rea rimossa al latente matriarcato il passo è lungo nell’evolversi della Storia e della Cultura. L’eternità breve è di Rea, il tempo evolutivo è di Ouranos. Questo è il meraviglioso contenuto del Caos esiodeo. La verità mitologica si attesta nella tesi che Tutto nasce da un Principio femminile: in origine era la Femmina e di poi fu il Maschio. E il Maschio venne nella Storia e nella Cultura dimentico della sua misteriosa origine e bisognoso di nascere e di rinascere, desideroso di occupare lo Spazio e di perpetuarsi nel Tempo.
Ma cosa c’entra questo brodo mitologico con Annamaria e il suo sogno?
Annamaria desidera un figlio e poi uccide l’uccello che l’ha fecondata definendolo irriverentemente “del malaugurio”: primato femminile latente o Rea, posizione subalterna del maschio o Ouranos, Eros nella fecondazione e Thanatos nella gravidanza e nel parto. Tutto questo umano brodo troveremo anche nella decodificazione di un semplice sogno di una qualsiasi donna. Annamaria è una tra le tante, semplicemente perché la psicodinamica è universale e si ascrive all’archetipo “Madre” e alle sue prerogative.
Mi fermo qua perché è ormai tempo di dare le parole giuste ai movimenti onirici di Annamaria.
Dimenticavo di suggerire a chi vuole approfondire i temi mitologici sull’origine di leggere nel blog il lavoro di analisi del testo di Freud “Totem e tabù”.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“Avevo seminato qualcosa dentro una piccola serra e andavo a controllare se fosse spuntato qualcosa.

Annamaria è padrona della sua situazione esistenziale e del suo teatro psichico. Annamaria è padrona in casa sua, decide lei su quel doppio “qualcosa” che aveva “seminato” e di cui attendeva la nascita. Annamaria controlla se è rimasta incinta dopo la fecondazione. Di rilievo è l’aggressività verso il maschio, colui che ha quel “qualcosa” di ben preciso e architettato che è determinate per la sua eventuale gravidanza. Annamaria non è sessualmente androgina e tanto meno ermafrodita, non si è fecondata da sola, per cui il discredito verso il maschio si ascrive ai suoi vissuti e ai suoi fantasmi nei riguardi dell’universo maschile. Annamaria è una donna molto autonoma e per niente servile, decisa e affermativa, sa quello che vuole e sa ben difendersi dalle insidie seduttive maschili. Il primo quadretto del sogno attesta una buona “coscienza di sé” e una giusta autonomia psicofisica.
Vediamo i simboli: “avevo seminato” equivale ho deciso di essere fecondata, “qualcosa” è un indefinito generico, “dentro una piccola serra” traduce l’intimità genitale femminile o la vagina e l’utero, “andavo a controllare” è attività razionale e vigilante dell’Io, “se fosse spuntato qualcosa” o se il seme maschile è attecchito o mi ha fecondato o se sono incinta.
Vediamo le “posizioni psichiche”: la “posizione fallico-narcisistica” emerge sulla “posizione genitale”, il senso del potere e l’autonomia della donna prevalgono sul bisogno di avere un figlio della madre.

“In questo quadrato di serra intravedo dei mosconi o qualcosa di affine.”

Il quadro precedente si completa e, come tutti i salmi che finiscono in “gloria”, anche il sogno ha qualcosa di necessariamente logico e consequenziale, oltre che di sacro per la fattura e l’habitat. Annamaria ha una concezione negativa del maschio e un vissuto traumatico del seme. Traduco il breve brano: nel mio grembo sono consapevole che ci sono gli schifosi spermatozoi. Annamaria si difende dalla paura di un’eventuale gravidanza esternando il suo disprezzo e aggredendo razionalmente gli strumenti della sua fecondazione: “mosconi o qualcosa di affine”. E’ inequivocabile che è evidenziato un fantasma, anzi una parte del “fantasma della gravidanza”, quella “negativa”, quella che minaccia la sopravvivenza, quella contenuta in un “fantasma di morte” da travaglio e parto, come il libro del “Genesi” in parte prescriveva insieme al dolore. E in tutto questo “baillamme” l’inquisito numero uno è il povero spermatozoo.
Vediamo i simboli: “quadrato” è simbolo della razionalità dell’Io, “serra” rappresenta il grembo e l’utero dove si annida il feto, “intravedo” è simbolo di intuizione logica dell’Io, “mosconi” condensa la parte negativa del “fantasma dello sperma” ossia quello che minaccia e attenta la sopravvivenza della donna, “qualcosa” contiene simbolicamente il solito discredito e il solito anonimato, “di affine” ai mosconi conferma la versione negativa del vissuto del liquido seminale all’interno della vagina e in attesa di essere accolto e ricevuto per il biologico e naturale trattamento. Degno di nota che la parola “affine” è lontana mille miglia dalla parola “autentico” a testimonianza del sarcasmo sprezzante in circolazione nell’animo femminile su questo delicato tema.

“Mi chiedo come faccio a farli uscire senza farmi male soprattutto agli occhi.”

Giustamente Annamaria si pone il problema di liberarsi del seme senza contravvenire alle leggi della realtà e della logica. Sembra l’allegoria di una gravidanza indesiderata, ma a tutti gli effetti la protagonista del misfatto fecondativo è stata proprio lei, Annamaria. E’ diffusissimo il pensiero di liberarsi del seme dopo la fecondazione o di come fare per non essere coatta da una gravidanza. Anche questa scena si recita sotto la oculata e acuta regia del “fantasma di morte”. Senza offendere il desiderio di diventare madre e la ragione che ha avallato il progetto, Annamaria cerca il modo di non subire la costrizione naturale di una gravidanza senza ricorrere a un aborto o ad altre forme di manipolazione chimica e senza assecondare la pulsione sadomasochistica secondo terminologia psicoanalitica.
Vediamo i simboli: “chiedo” equivale a mi dirigo, “uscire” condensa la soluzione e la risoluzione di un conflitto, “farmi male” attesta di una pulsione sadomasochistica, “occhi” rappresentano la funzione razionale dell’Io e il “principio di realtà” collegato.
Procediamo perché la questione si intriga veramente.

“Apro da un lato il telo trasparente e i mosconi in un attimo scompaiono.”

Il sogno dice che Annamaria ha fatto qualcosa di drastico per liberarsi del maligno seme, i “mosconi”, e l’apertura del telo trasparente della piccola serra si associa ad altre tele viste e intraviste in qualche ospedale. La questione dell’attimo necessario per la liberazione attesta di una rapidità efficace quanto drastica. Ricapitolo: Annamaria ha interrotto la gravidanza che aveva in progetto per l’insorgere di un malefico “fantasma di morte” dopo essersi sottoposta all’azione fecondatrice di un seme vissuto in maniera altrettanto mortifera.
Vediamo i simboli: “apro da un lato” o risolvo da un punto di vista, “telo trasparente” condensa una difesa da paura perché Annamaria ha consapevolezza di cosa teme, “scompaiono” o risoluzione rapida con perdita del conflitto e del problema, “attimo” è simbolicamente l’unità di misura dell’eternità o dell’eterno presente di cui la psiche è corredata.

“Guardo se fosse spuntato qualcosa, ma era coperto da un telo sempre trasparente.”

Annamaria non è proprio convinta sul da farsi e ha una vera aspettativa di gravidanza, ma adduce sempre questo “telo trasparente” che da un lato la difende e dall’altro lato la opprime con la piena consapevolezza di un contrasto relazionale e di un conflitto profondo. Mi spiego meglio: Annamaria vuole una gravidanza, ma non la vuole con l’uomo che si ritrova. Annamaria ha regolarmente le angosce di morte legate al parto.
Vediamo i simboli: “guardo” significa ho consapevolezza. “spuntato” rappresenta l’origine, “qualcosa” è il solito generico disprezzo, “coperto” equivale a difesa psichica.

“In un angolo c’era un uccello morto, grande quanto un colombo e non decomposto ancora.”

Ecco svelato definitivamente l’arcano. Annamaria ha una forte pulsione aggressiva nei confronti del maschio e soprattutto dell’organo sessuale maschile: “uccello morto” e “non decomposto ancora”. Ogni aggressione ha la sua motivazione in una frustrazione o quanto meno a quest’ultima si collega.
Quale frustrazione ha subito Annamaria dai maschi per essere così aggressiva da desiderarne l’impotenza e la sterilità?
Annamaria relega ai margini, “in un angolo”, la funzione procreativa maschile prima di estinguerla con la sua aggressività.
Quale angoscia cela Annamaria nel suo profondo psichico e tra le pieghe dei suoi “fantasmi” in riguardo alla gravidanza e al parto?
Di questo si è già detto a suo tempo; il “fantasma di morte” anticipa come qualità e quantità il “fantasma della parte negativa dello sperma”.
Ma a queste condizioni come si fa a rimanere incinta e a diventare mamma?
Vediamo i simboli: “angolo” o della marginalità in difesa dell’importanza dell’oggetto e della questione, “uccello” rappresenta l’organo sessuale maschile, “morto” equivale a sterile e impotente, “colombo” idem di uccello con precisazione della specie, “decomposto” o aggressività reattiva al fantasma di morte e difesa psichica.

“Il mio lavoro di semina non era stato rovinato anche perché avevo fissato il telo con dei bastoncini e legacci.”

La domanda legittima, a questo punto, recita in questo modo: Annamaria desideri o non desideri questa gravidanza?
Dice che la sua opera per restare incinta era stata sostenuta da una buona convinzione e da giuste difese psicologiche. Annamaria afferma la sua sicurezza mentale e razionale nella realizzazione della sua fecondazione, meglio della sua autofecondazione dal momento che la figura maschile è in netta minoranza in quest’opera d’ingravidamento. Annamaria ha deciso di avere un figlio al di là dell’uomo con cui concepirlo. Quest’ultimo, l’uomo, è il classico strumento procreativo assoggettato alla Dea Madre o al Genio della Specie o della serie “Quando una donna decide di diventare mamma. Annamaria è decisamente una donna fallica in questa suo progetto di realizzazione e di compimento della sua persona e della sua identità femminile.
Vediamo i simboli: “lavoro” o ergoterapia, “semina” o fecondazione, “rovinato” o perdita depressiva, “fissato” o decisione dell’Io, “telo” o difesa psichica, “bastoncini” o principi contingenti, “legacci” o “nessi logici giustificativi.
Ritorna la “posizione fallico-narcisistica” rafforzata dalla spietata autonomia di una donna che non si lega emotivamente e affettivamente al compagno di viaggio. La “libido genitale” è chiamata in questione solamente per ricevere una netta mortificazione a vantaggio di una innaturale esaltazione della propria indipendenza.

“Prendendo da un lembo il telo di copertura, butto via dalla mia serra l’uccello stecchito.”

Il seme è attecchito nel grembo e il maschio si può buttar via, non serve più o almeno per il momento. Annamaria ha realizzato la sua gravidanza e adesso è completa nella sua evoluzione psicofisica candidandosi alla maternità. Nonostante il travaglio e il parto siano motivi di dolore e di pericolo, la donna esalta la sua femminilità portando a compimento una creatura nel suo grembo. In questo modo si celebra il massimo della “posizione psichica genitale”, ma in questo caso trionfa la “libido fallico-narcisistica” con la omonima posizione che precede la “genitale” suddetta. Annamaria non ha mezze misure e mezze stagioni, ha usato semplicemente l’uccello per la sua gravidanza e poi l’ha aggredito “stecchendolo”, rendendolo inanimato, castrandolo, vanificandolo, non investendo la sua libido genitale” ed esaltando la sua autonomia più che mai adesso che la gravidanza è attuata.
Vediamo i simboli: “lembo” si traduce pezza logica giustificativa, “telo di copertura” si tratta di una difesa psichica possibilmente la fredda razionalizzazione, “butto via” ossia castrazione e perdita, “dalla mia serra” ossia dal mio grembo e dalla mia intimità e dalla mia sessualità, “l’uccello stecchito” o castrazione sessuale.

“Non vedo dove va a finire l’uccello e intorno non vedo né terra e né germogli.”

A questo punto Annamaria è in piena crisi. Si è liberata sadicamente del maschio, ma non è rimasta incinta. La consapevolezza dell’Io disconosce il maschio, la femminilità e la maternità. Annamaria ha difficoltà a razionalizzare l’uomo di cui si è sbarazzata dopo l’amplesso della fecondazione, ma l’esito non è stato fausto. La “terra” è simbolo femminile e nello specifico rappresenta l’archetipo Madre. I “germogli” sono la vita dell’uovo fecondato, il feto. Il grembo di Annamaria non è gravido, pesa del suo peso e non ha un peso in più. Si conferma la crisi di Annamaria. Voleva tanto, ma non ha ottenuto niente. Si è sbarazzato del maschio ed è rimasta sola con il suo narcisismo, il suo desiderio di realizzarsi come donna ma senza investire “libido genitale”, senza legarsi a un uomo.

“Ho pensato che tolto l’uccello morto del malaugurio, vanno via anche i fastidiosi mosconi.”

Annamaria conclude il sogno evidenziando la sua paura della maternità. Voleva sbarazzarsi dei “fastidiosi mosconi”, degli spermatozoi, non voleva restare incinta. La superstizione si manifesta nel “malaugurio”, una difesa psichica tendente a ridurre l’angoscia della gravidanza e del parto attraverso l’aggressività verso il maschio e nello specifico verso il suo seme. Tolto il maschio, gabbata la gravidanza. Usa il meccanismo psichico di difesa dello “annullamento” e opera una magia da avanspettacolo. Usa il meccanismo della “proiezione” verso il maschio della sua angoscia di donna che può, non che vuole, diventare madre. Alla castrazione del maschio subentra il “malaugurio”, la parte negativa del “fantasma del maschio”, quella che può ingravidare e uccidere. Annamaria ha invertito i ruoli per difesa dall’angoscia di morte per parto. Affiorano le fantasie della bambina che aveva saputo in maniera traumatica della fecondazione, della gravidanza e del parto. Ritornano anche le ingiunzioni materne a non andare con gli uomini, a mantenersi illibate e a non svendere l’imene a tutti i richiedenti seduttori. La sessualità genitale si deforma sotto le sferzate di queste comunicazioni distorte e aberranti. La cultura religiosa non è da meno e la società non aiuta, di certo, i bisogni di un’adolescente alla ricerca del giusto e onesto “sapere di sé” e del suo ruolo nel mondo.

“Mi sono svegliata chiedendomi chi potesse essere l’uccello del malaugurio.”

La richiesta e il desiderio di Annamaria sono stati ampiamente assolti, per cui la decodificazione del sogno può ritenersi conclusa.

PSICODINAMICA

Il sogno di Annamaria svolge la psicodinamica della “parte negativa” del “fantasma del maschio”, quella che deflora e feconda. In associazione riesuma il “fantasma di morte” da travaglio e da parto. Le difese psichiche arretrano alla “posizione fallico-narcisistica” per giustificare una falsa autonomia di donna fatale che usa e getta l’oggetto, il maschio, della sua apparente realizzazione personale, la maternità. La superstizione è la ciliegina sulla torta sempre in difesa dell’angoscia tramite il meccanismo dell’annullamento e il rito di eliminazione dell’uccellaccio che contiene energie mortifere ed emana flussi distruttivi.

ULTERIORI RILIEVI METODOLOGICI

La traduzione dei tanti “simboli” è stata operata in diretta con la progressiva decodificazione.

L’archetipo “Madre” è richiamato nella “terra” e nei “germogli”.

I “fantasmi” evocati da Annamaria sono il “fantasma del maschio” nella “parte negativa” in “mosconi” e “uccello morto” e il “fantasma di morte” in “tolto l’uccello morto del malaugurio, vanno via anche i fastidiosi mosconi.”

Le istanze psichiche richiamate dal sogno di Annamaria sono l’Io vigilante e razionale in “andavo a controllare” e in “intravedo” e in “mi chiedo” e in “guardo”, l’Es pulsionale e rappresentazione dell’istinto in “seminato” e in “serra” e in “mosconi” e in “telo” e in “uccello morto”, l’istanza censoria e morale Super-Io non compare.

Il sogno di Annamaria richiama la “posizione fallico-narcisistica” in “Avevo seminato qualcosa dentro una piccola serra e andavo a controllare se fosse spuntato qualcosa.” e in “via i mosconi”, la “posizione genitale” in “Guardo se fosse spuntato qualcosa…”. La “posizione anale” e la collegata “libido sadomasochistica” si occultano in “In un angolo c’era un uccello morto, grande quanto un colombo e non decomposto ancora.” e in “butto via dalla mia serra l’uccello stecchito.”

Il sogno di Annamaria usa i seguenti meccanismi psichici di difesa dall’angoscia: la “condensazione” in “seminato qualcosa” e in “serra” e in “uccello” e in altro, lo “spostamento” in “mosconi o qualcosa di affine” e in “rovinato” e in altro, “l’annullamento” e la “proiezione” in “Ho pensato che tolto l’uccello morto del malaugurio, vanno via anche i fastidiosi mosconi.”.

Il processo della “sublimazione della libido” non è usato da Annamaria nel suo sogno, mentre quello della “regressione” rientra nei termini dell’attività onirica con le allucinazioni, le azioni al posto dei pensieri e l’introversione delle energie.

Il sogno di Annamaria evidenzia un netto tratto “narcisistico” e “anale” all’interno di una “organizzazione psichica reattiva narcisistica” che agisce in un contesto onirico “genitale” nel cercare una gravidanza osteggiando il seme e il suo portatore.

Le “figure retoriche” formate da Annamaria nel suo lavoro onirico sono la “metafora” o relazione di somiglianza in “seminato” e in “dentro la serra” e in “occhi” e in altro, la “metonimia” o nesso logico in “controllare” e in “spuntato qualcosa” e in “scompaiono” e in altro, la “sineddoche” o parte per il tutto e viceversa in “mosconi”, la “enfasi” o forza espressiva in “butto via dalla mia serra l’uccello stecchito”. Il sogno di Annamaria è ricco di simboli a testimonianza di una vena poetica “noir”.

La “diagnosi” dice di un’angoscia di morte legata alla gravidanza e al parto, di un ricorso all’isolamento narcisistico e di un rifugio difensivo nell’elaborazione pessimistica della figura maschile.

La “prognosi” impone ad Annamaria di rivedere le sue difese psichiche e i suoi pregiudizi mentali in riguardo alla funzione psicofisica del maschio, oggetto d’investimento dei suoi sentimenti di amore e odio, e di affidarsi nella relazione con l’altro con la sicurezza del coinvolgimento critico superando i confini angusti dell’isolamento e dell’autarchia. Al di là della gravidanza, la relazione di coppia va sempre curata come la realizzazione dell’essenza sociale dell’uomo: leggi gli scritti politici di Aristotele.

Il “rischio psicopatologico” si attesta nella psiconevrosi depressiva a causa dell’accentuarsi dell’isolamento narcisistico e dell’atteggiamento di prevaricazione profuso nelle relazioni sociali.

Il “grado di purezza” del sogno di Annamaria è decisamente “buono” perché la discorsività narrativa si coniuga bene con l’interazione dei simboli. Su quest’ultimo punto Annamaria dimostra, come detto in precedenza, abilità insospettate e possibilmente inconsapevoli.

La “causa scatenante” del sogno di Annamaria rientra nei vissuti del giorno precedente in riguardo alla figura maschile e, nello specifico, alla funzione violenta della fecondazione e alla dolorosità del parto.

La “qualità” del sogno di Annamaria è la conflittualità tra il desiderio di maternità e l’aggressione mortifera verso il maschio.

Il sogno si è svolto nella seconda fase del sonno REM tra agitazione e compostezza, la prima legata alla carica d’angoscia, la seconda legata alla progressiva razionalizzazione dei temi trattati.

Il “fattore allucinatorio” trova particolarmente coinvolto il senso della “vista” in “intravedo” e in “scompaiono” e in “non vedo”, il senso del “tatto” in “prendendo”.

Il “grado di attendibilità” della decodificazione del sogno di Annamaria è “buono” alla luce della chiarezza dei simboli e della loro interazione. La “fallacia” è, di conseguenza, minima.

DOMANDE & RISPOSTE

La decodificazione del sogno di Annamaria è stata valutata attentamente da un lettore anonimo che di mestiere fa l’idraulico e da una lettrice, rigorosamente e altrettanto anonima, che di mestiere fa la maestra. Sono emerse le seguenti domande.

Lettore
Mi sembra tanto strano che in un sogno ci siano tante cose e addirittura risalenti al tempo antico, come lei scrive all’inizio.
Risposta
Il sogno di ogni persona è un fatto personale e un fatto collettivo, privato e pubblico proprio perché noi siamo così. Siamo individui e apparteniamo al gruppo umano, siamo intimi e sociali, siamo singoli e collettivi, siamo animali sociali e politici, siamo portatori di geni e di valori culturali, siamo storia e cultura, siamo gli eredi biologici e culturali evoluti di nobili antenati. E’ l’Uomo che scrive la Teogonia, l’Iliade, l’Odissea, la Filosofia, l’Arte, la Scienza e altro e tanto di Altro. Nel sogno c’è tutto questo bordello anche in base ai vissuti delle persone e al di là del tasso di erudizione e dei titoli di studio.
Lettrice
Lei sta dicendo che in noi c’è anche un bagaglio che non conosciamo?
Risposta
Meglio: un bagaglio di cui non siamo consapevoli perché la nostra Mente non può trattenere tutte le esperienze di vita che ci hanno visto attivi o passivi, protagonisti o vittime. Nel corso della nostra vita assorbiamo tantissimo materiale di vario tipo che ci arricchisce e che ci forma. Tutto questo si presenta in sogno ed è proprio nel sogno che riusciamo a capire quanto abbiamo assorbito e immagazzinato in maniera disordinata o quanto siamo stati condizionati dalla nostra natura psichica e sociale. Attenzione, riusciamo a capire anche come ci siamo organizzati dentro nel corso della nostra evoluzione esistenziale. La maggior parte dei sogni sono le nostre fotografie storiche nel bene e nel male. Voglio dire che non sogniamo soltanto e solamente le nostre sfighe, ma sogniamo le nostre cose belle e buone o, meglio ancora, sogniamo come siamo e come funzioniamo a livello psichico: punto e basta!
Lettore
Francamente non capisco.
Risposta
Tu non vuoi capire e ti nascondi nel tuo sapere di guarnizioni e di rubinetti, ma in effetti nella tua vita cosciente e onirica esprimi quello che hai e porti dentro. Forse non hai le parole per dire tutto questo patrimonio da sveglio, ma ti assicuro che anche tu hai questo sapere personale e collettivo e che di notte dormendo tiri fuori nel sogno. Attenzione ancora! Non dimentichiamo che quello che ricordiamo dei nostri sogni è una minima parte e per giunta elaborata da svegli, quindi artefatta e ulteriormente camuffata. Pur tuttavia, anche le fantasie e le fantasticherie o sogni a occhi aperti sono passibili di decodificazione.
Lettrice
Dal sogno di Annamaria si afferma la coppia genitoriale maschio e femmina, ma esistono altre forme di coppia.
Risposta
La coppia che procrea esige il maschio e la femmina, il seme e l’uovo: Natura. Le altre forme di coppia rientrano nella Cultura.
Lettrice
Ma lei non ha letto il “Convito” di Platone?
Risposta
L’ho letto e tante volte. Ti riferisci al discorso di Aristofane dove parla dei tre sessi, il maschile, il femminile e il maschile-femminile. Platone era molto avanti rispetto a noi e non soltanto in questo settore. E’ vero che Platone parla dell’origine e della superbia umana come colpa da espiare ed è per questo motivo che Zeus opera la mutilazione e costringe ogni uomo a ricercare nella vita la sua parte mancante, l’altra metà. E’ tutto vero, ma la distinzione tra Natura e Cultura esige che la coppia che procrea sia il maschio e la femmina. L’omosessualità maschile e femminile è basata sui vissuti psichici e sugli schemi culturali d’identificazione. Attenzione ancora, perché la distinzione tra Natura e Cultura è una tesi di comodità interpretativa e non è così netta.
Lettrice
Non volevo offenderla, ma bisogna superare certi stereotipi e certe ideologie che rafforzano i pregiudizi sul concetto di coppia e accrescono l’omofobia.
Risposta
Il sogno di Annamaria afferma il primato femminile e la subalternità del maschile, una tesi che ha radici lontane e che contiene tanti collegamenti con i temi culturali attuali. Pur tuttavia, non ci sono tante scappatoie nel ritenere che per fare un figlio ci vuole un maschio e una femmina con le proprietà biologiche connesse. Poi, a livello culturale c’è bisogno di massima tolleranza e di massimo buonsenso, ma questa è tutta un’altra storia.
Lettrice
D’accordo. Ma lei dice che Annamaria prevarica il maschio e vuole realizzarsi come donna avendo un figlio e non gliene frega niente di essere moglie.
Risposta
Edoardo De Filippo nel suo capolavoro “Filumena Marturano” sostiene che i “figli so figli” e che appartengono fondamentalmente alla madre al di là della paternità. Dico meglio, sostiene che l’esperienza della paternità è molto diversa dall’esperienza della maternità. Annamaria rientra in questa categoria di donne che hanno consapevolezza della loro funzione di dare la vita, al di là del maschio con cui si accompagnano in questa realizzazione personale.
Lettrice
E’ vero. Tante donne sentono il bisogno di diventare mamme e abbandonano le pretese sul principe azzurro. Tante donne decidono quando e quanti figli avere. E’ anche vero e glielo posso confermare che durante la gravidanza si ha questa sensazione di rifiuto del bambino e di non poter fare nulla per liberarsene. A me, specialmente di mattina, veniva questo bisogno di liberazione, mentre la sera mi chiedevo come farà a uscire questo bambino dalla mia pancia. Il desiderio di ritornare libera e autonoma era forte. Poi progressivamente maturi con il corpo e con la mente e le cose vanno a buon fine, ma confermo le angosce di morte della donna incinta in prospettiva del travaglio e del parto. Mi spiega la psicodinamica della fecondazione, visto che per evitare le angosce basterebbe un semplice preservativo o una pillola?
Risposta
La paura di restare incinta accresce le tensioni e l’eccitazione influisce sull’orgasmo. E’ più facile per la donna raggiungere l’orgasmo con la strizza del rischio di gravidanza, piuttosto che con la sicurezza della gomma o della chimica. Il maschio, invece, ha paura di fecondare e spesso il conflitto tra il piacere e il rischio si risolve in un’eiaculazione precoce. Quindi, la fecondazione non evoca fantasmi d’inibizione nella donna, anzi favorisce l’eccitazione di contravvenire alla natura e di poterla fare franca ancora una volta.
Lettrice
Mi spiega meglio la psicologia della deflorazione femminile.
Risposta
La perdita della verginità è preda della Cultura e della superstizione degli ignoranti, è avvolta da mille esotiche ed esoteriche credenze che vanno sempre a vantaggio del maschio, proprio perché sono elaborate dal potere maschile. La lacerazione dell’imene non è un fatto necessariamente anatomico e fisiologico, è soprattutto un fatto psicologico e culturale. Dipende dall’educazione che hai avuto, dai vissuti che hai elaborato, dai traumi che hai subito, dalla struttura psichica che hai evoluto, dal modo in cui hai organizzato i fantasmi e da altri fattori e veicoli specifici. Non comporta necessariamente un trauma psichico l’esperienza che comporta un trauma fisico. Bisogna educare l’adolescente a vivere la propria verginità come un’esperienza globale del proprio corpo e a inserirlo nell’amor proprio e nel rispetto della propria persona: la deflorazione è un’esperienza personale da vivere nelle migliori condizioni psicofisiche ed esistenziali. “Ogni cosa al suo tempo”, dicevano i vecchi saggi del tempo andato.
Lettore
Io non ho niente da dire e mi dispiace, ma capisco quello che state dicendo.
Lettrice
Più che altro sono cose da femmine quelle di cui stiamo parlando.
Risposta
Non esistono cose da maschi e cose da femmine, esistono cose che si possono fare da soli o insieme, al di là delle differenze sessuali. Anche l’esperienza della maternità si può condividere a diversi livelli. La donna la vive sulla carne e sulla mente, mentre il maschio la può vivere empaticamente se ha la giusta sensibilità e non si difende dalle emozioni più genuine.
Lettore
Ho una domanda. Che cos’è la superstizione di cui lei parla ogni tanto.
Risposta
L’uccello del malaugurio?
Lettore
Sì proprio quello!
Risposta
La parola “superstizione” deriva dal latino “super-stat” che si traduce “sto sopra” e attesta del “processo psichico di difesa dall’angoscia” della “sublimazione”, nonché dei “meccanismi di difesa” seguenti: “annullamento”, “isolamento”, “intellettualizzazione”, “spostamento”. Adesso devo spiegarteli e fare qualche esempio. Ci provo. In alto l’uomo pone la soluzione di tutto quello che gli procura angoscia. Il dio di qualsiasi religione è posto in cielo e risolve l’angoscia di morte perché dà la vita eterna dietro un comportamento etico. Sublimare significa rendere nobili e utili le nostre energie deprivandole dell’egoismo e del peccato. “L’annullamento” consiste nel convertire l’angoscia in un rito collettivo, il senso di colpa in un rituale soggettivo, nell’elaborare un modo di procedere per risolvere la tensione. Esempio il rito del funerale esorcizza l’angoscia di morte dei vivi, così come altri riti più o meno diffusi. “L’isolamento” si attesta nel risolvere l’angoscia scindendo l’emozione dalla ragione, il sentimento dalla conoscenza, ricorrendo alla freddezza affettiva. Esempio: in un funerale non piango, anche se so che è morta una persona cara, perché ho isolato l’emozione della perdita dal fatto che quella persona non c’è più. “L’intellettualizzazione” comporta la razionalizzazione di un carico emotivo ingestibile e la formazione di teorie, di esorcismi e di riti. Qualsiasi superstizione si serve di questo meccanismo di difesa dall’angoscia. Esempio: i rituali collettivi e individuali. Lo “spostamento” consiste nel formare un feticcio, nell’investire in un sostituto per ridurre l’angoscia. Esempio: un oggetto individuale come un amuleto o un oggetto collettivo come la croce. Mi fermo qui.
Lettore
Non ci crederà, ma ho capito abbastanza. La signora Annamaria aveva spostato sull’uccello il malaugurio e aveva immaginato che fosse portatore di disgrazie, mentre in effetti era solo un animale su cui lei aveva costruito le sue angosce e gliele aveva ficcate dentro.
Lettrice
E bravo l’idraulico! Si possono capire anche le cose più difficili se ci si mette di buona volontà. Cosa pensa della fecondazione artificiale omologa ed eterologa? Annamaria poteva andare in Spagna e fare un figlio senza conoscere il padre.
Risposta
Penso bene e condivido. Oggi la Scienza medica consente di risolvere la frustrazione della maternità a tutte le donne che desiderano avere un figlio. Se non conosce il padre naturale, il bambino avrà sempre un padre che sarà quello che elaborerà nel primo anno di vita. Il futuro prossimo appartiene all’Ingegneria genetica e alle possibilità di una quasi onnipotenza di vita.
Si può chiudere qui questa rocambolesca digressione.
Lettore
Quale canzone ha scelto per il sogno di Annamaria? Io suggerirei il cabaret milanese di Coki e Renato e la canzone di anonimo e popolare “L’uselin de la comare”, tanto per concludere ridendo e in bellezza.
Risposta
Epperò, il nostro idraulico! D’accordissimo! Così all’uccello morto e del malaugurio sostituiamo un uccello vivo e nel pieno delle sue funzioni seduttive e libidiche. Grazie e alla prossima!

 

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