TRAMA DEL SOGNO E CONTENUTO MANIFESTO
“Ero in aria.
Guardavo le torri gemelle e mi accorgevo che non erano le solite perché nella punta di una torre c’era un rettangolo di legno aperto sul davanti come se fosse una casetta.
Mentre vedevo questa scena una voce di sottofondo la descriveva.
Dentro questo cubo di compensato c’era il presidente del senato americano Jo Bilen che si affacciava nel vuoto.
Io provavo angoscia per lui, ma lui era sereno e lanciava sulla strada pezzi di mattone.
Dopo mi sono ritrovato sopra la torre gemella e ho avuto il senso di vertigine e la paura di precipitare.
Mi sono svegliato sereno.”
Così ha sognato Darietto detto “il Grande”.
DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE
CONSIDERAZIONI
Il sogno di Darietto è stato particolarmente enigmatico a una prima, seconda e anche terza lettura. Ho capito poco, per cui ho deciso di depositarlo dentro e di lasciarlo decantare nella speranza che, specialmente al mattino e nel dormiveglia, mi arrivasse una qualche buona intuizione al riguardo, magari quella che apre le vie della giusta comprensione.
Macché!
Niente da fare, per cui dopo un mese ho deciso di affrontarlo all’impronta e cammin facendo, senza avere in mente niente di preciso ma soltanto alcuni punti chiari. E così son partito proprio da questi. Simboli netti sono il “processo psichico di difesa dall’angoscia” della “sublimazione” in “ero in aria”, l’angoscia depressiva in “la paura di precipitare” e l’angoscia dell’autonomia in “ho avuto il senso di vertigine”.
Ma tutto il resto come c’entra?
Mi son detto che possibilmente Darietto è stato influenzato nel suo sogno da qualche ricordo del giorno precedente, magari da qualche notizia sfuggente nella visione di un balordo telegiornale, e che naturalmente dormendo ha elaborato immettendovi le sue emergenze psichiche in atto.
Ho provato a descrivere la seguente psicodinamica: Darietto sublima la “libido” e non riesce a pensarsi autonomo, per cui vive l’angoscia di perdita della sua dimensione astratta e benemerita, oltre che ben protetta.
Ancora e inoltre, ho apprezzato la grande capacità plastica, “figurabilità” della funzione onirica nel quadro che Darietto ha disegnato per esprimersi durante il sonno e senza avere la consapevolezza di cosa stava costruendo.
E ancora, bisogna dare la giusta valutazione alla simbologia delle “torri gemelle” dopo la loro distruzione: vale la vecchia simbologia fallica di stampo freudiano o si deve introdurre un tremendo “fantasma di morte”?
Come dicevo, i problemi in questo sogno non mancano, ma intanto comincio e dove arrivo metto un punto.
SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA
“Ero in aria.”
La voce popolare, quella che non sbaglia mai, dice che essere “in aria” equivale a una fuga dalla realtà e alla distrazione dalla ragione a tutto vantaggio della fantasia creativa. La voce psicoanalitica dice che essere “in aria” condensa il processo psichico di difesa dall’angoscia della “sublimazione della libido”: investimenti nobilitati e socialmente utili, nonché deprivati della carica sessuale originaria. Darietto è un giovane che si difende sublimando le sue cariche erotiche e destinandole altruisticamente a fini di utilità collettiva per farsi amare e accettare dal gruppo. Darietto è poco concreto e usa tanto la fantasia per compensare le frustrazioni della sua vita corrente. Darietto è un “distratto” per difesa da un qualcosa che gli è occorso e che, si spera, il sogno ci dirà: “distratto” si traduce, per l’appunto, “portato da un’altra parte”. La distrazione comporta la difesa dello “spostamento” e della “traslazione”.
“Guardavo le torri gemelle e mi accorgevo che non erano le solite perché nella punta di una torre c’era un rettangolo di legno aperto sul davanti come se fosse una casetta.”
La storia recente dice che “le torri gemelle” sono crollate per infame mano terroristica in data undici, del mese di settembre, nell’anno duemila e uno. Darietto usa “le torri gemelle” come simbolo per i suoi fini psichici, volendo intendere la sua vocazione difensiva a stare in alto o a “sublimare” con tutti i rischi che questa operazione comporta nel lungo termine. Le torri gemelle servono a Darietto per costruirci ulteriormente una sovrastruttura, “un rettangolo di legno aperto sul davanti come se fosse una casetta.” La “casetta” sappiamo essere il simbolo della struttura psichica o il complesso della “organizzazione” sempre psichica o carattere che dir si voglia. Quindi, Darietto l’acrobata si colloca in alto e in bilico, molto in alto, sulla punta di una torre a rischio. Darietto vive un eccesso di “sublimazione” nella sua vita attuale e rafforza la sua caratteristica di uomo distratto con questa aerea collocazione. Niente di terroristico e di omicida nelle torri di Darietto, soltanto una visione di se stesso approfittando di uno stimolo pregresso e avulso dal “fantasma di morte”. Le “torri gemelle” sono soltanto simbolo dell’alto, del luogo della “sublimazione”, del sacro, del mistico, del divino, del padre, del potere, del “Super-Io”, della censura morale. Ancora: la “torre” non è un simbolo crudamente “fallico”, ma denota sicuramente una collocazione psichica “narcisistica”.
“Mentre vedevo questa scena una voce di sottofondo la descriveva.”
Subentra nella scena onirica un brutto e pericoloso meccanismo di difesa, la “scissione dell’Io”. Darietto si scinde e, rimuginando su se stesso, si descrive nel senso di prendere coscienza della situazione psichica in atto. “Vedevo” equivale a “sono consapevole” delle mie “sublimazioni di libido” e del mio vivere di fantasia e avulso dalla realtà. Il rafforzamento della consapevolezza avviene nella descrizione effettuata dalla “voce” in “sottofondo”. Darietto sa di sé. L’uso della “scissione” serve al sogno per manifestare non la follia, ma la piena consapevolezza del suo stato psicofisico.
“Dentro questo cubo di compensato c’era il presidente del senato americano Jo Bilen che si affacciava nel vuoto.”
Il sogno si complica e persiste nell’uso della “scissione”: il “cubo di compensato” appartiene a Darietto e anche il “dentro” in versione scissa. Il nostro protagonista s’identifica nel “presidente del senato americano Jo Bilen”, un’identificazione altolocata sia nel merito che nell’altezza. A Darietto in sogno emerge un’associazione tra torri gemelle e Stati uniti d’America a memoria della tragedia dell’undici settembre, per cui richiama un’autorità a lui congeniale, magari un uomo che l’ha colpito da sveglio per qualche caratteristica. Darietto mostra di avere un “Io ideale” particolarmente potente e autorevole. Ricordo che quest’ultimo appartiene all’istanza psichica “Super-Io” e denota onnipotenza narcisistica. L’affacciarsi “nel vuoto” conferma il “fantasma depressivo di perdita” in agguato, oltre che lo stato precario di equilibrio psichico basato su un “Io ideale” e per niente “reale”, un’elaborazione della fantasia infantile di Darietto nella “posizione psichica fallico-narcisistica”. Degna di nota, dopo la “scissione”, è la “proiezione” in Jo Bilen della psicodinamica depressiva, a conferma di due “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia che si richiamano l’un l’altro.
“Io provavo angoscia per lui, ma lui era sereno e lanciava sulla strada pezzi di mattone.”
Un presidente del Senato americano che serenamente lancia “pezzi di mattone” da un cubo appiccato sulla punta di una torre gemella, voi lo immaginate?
Eppure è vero!
Darietto lo ha figurato nel sogno per attestare la sua onnipotenza narcisistica, la sua abilità nell’usare il processo di difesa dall’angoscia della “sublimazione della libido” e per affermare i suoi bisogni di dipendenza e di protezione. Darietto esorcizza l’angoscia di abbandono e di solitudine con la “fissazione” alla “posizione fallico-narcisistica”, esaltando il suo ideale dell’Io e compensando con la sua autorità le sue magagne. Il sogno verte chiaramente sulla “posizione orale” con i bisogni affettivi, sulla “posizione anale” con l’aggressività del lancio dei “pezzi di mattone”, sulla “posizione fallico-narcisistica” con l’altolocazione dell’Io.
“Dopo mi sono ritrovato sopra la torre gemella e ho avuto il senso di vertigine e la paura di precipitare.”
Ecco che alla fine nel risveglio il sogno mette tutto a posto e lascia ordinato il teatro per il prossimo evento. Si risolvono le “scissioni” e le “proiezioni” nel “mi sono ritrovato”. Il protagonista del sogno è anche l’attore del sogno e si è servito dei suoi “processi primari” e soprattutto della sua funzione simbolica per dare a se stesso un quadro della seguente situazione psichica. Darietto sa, “mi sono ritrovato”, di usare il processo di difesa dall’angoscia della “sublimazione della libido“, “sopra la torre gemella”, per la sua angoscia di solitudine e di abbandono o la sua angoscia dell’autonomia psichica, “ho avuto il senso di vertigine”, per la sua angoscia di perdita depressiva, “la paura di precipitare”.
“Mi sono svegliato sereno.”
Quando ci si sveglia sereni, nonostante i trambusti e le acrobazie e i tormenti e le angosce, significa che la presa di coscienza dei “contenuti latenti” del sogno sono ben chiari, contenuti che poi tanto “latenti” non sono dal momento che Darietto ha elaborato in sogno materiale psichico che già in gran parte conosceva perché lo vive sulla sua pelle e sulle sue spalle. La “serenità” ha una valenza psicofisica, riguarda il corpo e la mente in maniera inscindibile, quasi come se non potesse esistere in una sola parte. La traduzione migliore è “assenza di affanni e di preoccupazioni”: “ataraxia” greca.
PSICODINAMICA
Il sogno di Darietto sviluppa la psicodinamica “fallico-narcisistica” in riparazione all’angoscia depressiva di perdita e in netto conflitto con l’autonomia psicofisica. La “posizione psichica orale” svolge tematiche affettive, la “posizione psichica anale” accenna all’aggressività, la “posizione psichica fallico-narcisistica” è dominante, la “posizione psichica edipica” è assente, la “posizione psichica genitale” non s’intravede. La psicodinamica di Darietto riceve il conforto di una certa qual consapevolezza. Darietto sa di sé e della sua situazione psicofisica ed esistenziale e traduce in sogno il tutto con naturalezza.
ULTERIORI RILIEVI TECNICI
Il sogno di Darietto contiene i seguenti “simboli”: “in aria” e “torri gemelle” o la “sublimazione”, “casetta” o la struttura psichica evolutiva, “voce di sottofondo” o “scissione dell’Io”, “descriveva” o funzione razionale dell’Io, “Jo Bilen” o altolocazione narcisistica dell’Io, “si affacciava nel vuoto” o “fantasma di perdita depressiva” e relativa angoscia, “lanciava pezzi di mattone” o aggressività, “vertigine” o angoscia dell’autonomia psichica e bisogno di dipendenza, “precipitare” o angoscia di perdita. Affacciava nel vuoto” e in “vertigine” e in “precipitare
Non sono presenti “archetipi”.
Il “fantasma depressivo di perdita” è presente con la relativa angoscia.
L’istanza vigilante e razionale “Io” è presente in “descriveva”. L’istanza pulsionale “Es” si manifesta in “in aria” e in “affacciava nel vuoto” e in “vertigine” e in “precipitare”. L’istanza censurante e limitante “Super-Io” si evidenzia in “Jo Bilen” in quanto “ideale dell’Io” e anche “Io ideale”.
Il sogno di Darietto mostra la “posizione fallico-narcisistica” in “torri gemelle” e in “Jo Bilen”, la “posizione orale” in “ho avuto il senso di vertigine e la paura di precipitare.”, la “posizione psichica anale” in “lanciava sulla strada pezzi di mattone.” Le angosce di perdita affettiva sono compensate dal narcisismo e da una aggressività che viene dall’alto ossia nobile e protetta. Della “posizione genitale” non s’intravede alcunché perché Darietto è tutto preso da se stesso nel bene e nel male.
Il sogno usa i seguenti “meccanismi psichici di difesa” dall’angoscia: la “condensazione” in “torri” e in “casetta” e in “vuoto” e in “pezzi di mattone”, lo “spostamento” in “aria” e in “voce di sottofondo” e in “Jo Bilen” e in “vertigine” e in “precipitava”, la “figurabilità” in “in aria” e in “torri gemelle” e in “vuoto” e in “precipitare”, il “simbolismo” in “Jo Bilen”, la “proiezione” in “voce di sottofondo” e in “Jo Bilen”. Il processo psichico di difesa della “sublimazione” domina nel sogno di Darietto e si rileva immediatamente in “Ero in aria” e in “Dopo mi sono ritrovato sopra la torre gemella”. Il processo psichico di difesa della “regressione” rientra nella psicodinamica della funzione onirica.
Il sogno di Darietto evidenzia un forte tratto “fallico-narcisistico” all’interno di una “organizzazione psichica reattiva” depressiva: angoscia della perdita affettiva.
Le “figure retoriche” elaborate da Darietto nel suo sogno sono la “metafora” o relazione di somiglianza in “aria” e in “torre” e in “casetta” e in “vuoto” e in “vertigine”, la “metonimia” o nesso logico in “voce di sottofondo” e in “precipitare”. La valenza poetica lascia il posto alla narrazione dello stranissimo evento.
La “diagnosi” dice chiaramente di una sindrome narcisistica in un quadro depressivo, di un ricorso alla considerazione di se stesso nel bene e nel male per esorcizzare le angosce di perdita degli affetti e di solitudine. Rileva la mancata evoluzione alla “posizione psichica genitale”, alla considerazione degli altri e all’investimento della “libido” corrispondente.
La “prognosi” impone a Darietto di progredire e di portare avanti senza paura la relazione con gli altri, investendo energie e distogliendole da se stesso senza smarrire il fondamentale amor proprio e la cura del proprio destino di vivente. Nessuno può essere un’isola felice e tutti hanno bisogno di tutti. Darietto deve distrarsi da se stesso e dal suo tormento per aprirsi a quel mondo che ancora deve ben conoscere da attore protagonista. Non deve svegliarsi sereno dopo questo sogno, ma deve agitarsi per superare lo stallo e l’autocompiacimento del suo stato psicofisico.
IL “rischio psicopatologico” si attesta nell’esasperazione dell’isolamento e in una pesante “psiconevrosi depressiva” con forti esigenze a carico degli altri e con esperienze più desiderate che vissute. La dipendenza affettiva e la mancata autonomia psichica sono pesanti fardelli che non si possono trasportare in tutte le circostanze.
Il “grado di purezza onirico” è stimato nell’ordine del “buono” alla luce dell’assurdità e del paradosso della trama del sogno.
Il “resto diurno” del “resto notturno”, la causa scatenante del sogno di Darietto si attesta nella riflessione pomeridiana sul suo stato psicofisico e, nello specifico, sulle sue paure e angosce di solitudine o sulla visione di Jo Bilen in qualche reportage televisivo.
La “qualità onirica” si definisce “paradossale” e “surreale”. Ricordo che con questa voce si intende l’attributo globale e dominante del sogno.
Il sogno di Darietto si è svolto nella prima fase REM del sonno ed è stato ben ricordato a causa dello stato di agitazione indotto dalla trama e dalla psicodinamica elaborate.
Il “fattore allucinatorio” dice che i sensi particolarmente coinvolti nel sogno di Darietto sono la “vista” in “guardavo” e in “vedevo”, “l’udito” in “una voce di sottofondo” e in “la descriveva”. L’allucinazione cospiratoria di vari sensi si evidenzia in “provavo angoscia”, “ il senso di vertigine”, “la paura di precipitare”.
Il “grado di attendibilità e di fallacia” dell’interpretazione del sogno di Darietto rientra nell’ordine del “buono” alla luce del chiaro simbolismo immesso nel prodotto psichico.
DOMANDE & RISPOSTE
L’interpretazione del sogno di Darietto è stata letta attentamente dal lettore anonimo. Conseguono le domande.
Domanda
Come valuta il sogno di Darietto?
Risposta
Un prodotto particolare di una persona particolare. Si tratta di un sogno molto fantasioso e degno di una persona che si compensa molto con le fantasie e viaggia poco nella realtà. Darietto è fermo al narcisismo e non è progredito nella genitalità, si relaziona con dipendenza e non alla pari, deve avere qualche disabilità.
Domanda
Nel sogno si possono vedere anche queste cose?
Risposta
Più che mai e in special modo perché la persona portatrice di handicap vive un conflitto costante tra l’immagine ideale e l’immagine reale. Una persona che non si accetta e si sublima, deve sempre fare i conti con la realtà e deve necessariamente inserirsi in essa e socializzare alla pari e anche con qualche risorsa in più.
Domanda
Come farà a superare l’isolamento narcisistico?
Risposta
Investendo “libido” non soltanto su se stesso, ma soprattutto sugli altri. In tal modo supera anche il senso d’inferiorità e diventa protagonista con la sua offerta rimandando il problema ai suoi interlocutori.
Domanda
Mi può spiegare meglio?
Risposta
Se Darietto è una persona con delle difficoltà motorie o delle disabilità o che non si accetta e non si piace per qualche suo attributo e tratto caratteristico, deve coinvolgersi di più provocando le resistenze e i pregiudizi degli altri. Di solito tutti aiutano i portatori di un handicap, ma tanti spesso lo fanno con una forma di generosità non democratica e sincera, quasi per sembrare buoni a se stessi e agli occhi della gente. Sono pronti a defilarsi nel momento in cui le richieste e le prestazioni diventano intriganti.
Domanda
Era un sogno difficile, ma poi è andato avanti bene. Come mai?
Risposta
Avevo anch’io un pregiudizio su questo materiale psichico preso all’ingrosso. Dopo snocciolandolo, mi sono accorto che era anche lineare.
Domanda
Come ci si deve comportare con un disabile?
Risposta
Come ti detta il cuore e come ti suggerisce la mente, ma sempre secondo le coordinate del “principio di realtà”, senza falsi buonismi e senza pietismi.
Domanda
Grazie!
Risposta
Prego!