“362 e 365”

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Vedevo due numeri, 362 e 365, sopra un centrino di carta arrotondato come una specie di nido e come se si fosse accoccolato sopra il mio gatto.
Questi due numeri li associavo ai capitoli di un libro.
L’aspetto dei numeri era piacevole come il vissuto di quando da piccola compravo i quaderni di scuola.
Ma ero angosciata perché questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.
Ero preoccupata che qualcuno potesse scoprire che io ero l’autrice, ma mi consolavo al pensiero che nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro, per cui nessuno l’avrebbe scoperto mentre ero in vita e, quindi, tutto sarebbe rimasto irrisolto.”

Questo sogno porta la firma di Lorella.

DECODIFICAZIONE – CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Il sogno di Lorella è intriso di simboli individuali e collettivi.
Ad esempio, i numeri 362 e 365 sono “segni” personali e collettivi: latino “signum” traduce la militare “insegna”.
Nel primo caso Lorella sa cosa trattano e a chi collegarli.
Nel secondo caso sono semplici numeri, elaborazioni logiche dei “processi secondari” che risalgono a Pitagora e alla cultura araba: il punto numero e il numero 1.
“362 e 365” possono identificare la date di un evento, di una nascita, di una morte, di un trauma, di una gioia, ma possono anche condensare temi logici di ordine aritmetico o algebrico.
Chiarita questa ambivalenza, il sogno di Lorella presenta sicuramente simboli “collettivi” che attestano di femminilità e di maternità, “gatto” e “nido”, nonché di un trauma a esse collegato, “un fatto di sangue”. Procedendo, Lorella si serve in sogno la “catarsi” del senso di colpa tramite una “assoluzione” basata sulla “razionalizzazione” del trauma: “mi consolavo col pensiero”.
La decodificazione chiarirà puntualmente e allargherà queste affermazioni, ma una riflessione sulle funzioni terapeutiche del sogno è sempre opportuna.
I traumi finiscono sempre nei nostri sogni e si camuffano tra le pieghe dei simboli per consentirci di dormire. I “processi primari” riescono a rendere fantasiosa anche un’interruzione terapeutica di gravidanza. Il privato e l’intimo più drammatici sono gestiti e sistemati in maniera simbolica sorprendente e aiutano la presa di coscienza del trauma. Il sogno di Lorella dice chiaramente tutto questo e fornisce una una comprensione terapeutica per risolvere il dolore e lo struggimento più acuti: la riparazione del trauma.
All’uopo mi preme sottolineare le funzioni attribuite al sogno dalla “Psicologia della Gestalt” o della Forma, una benemerita Scuola basata sulla percezione e sull’esperienza umane, una Teoria molto distante dalla Psicoanalisi che,pur tuttavia, ha dato un notevole contributo allo studio del sogno e del sognare.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede i seguenti attributi e le seguenti funzioni: l’immedesimazione poetica, la drammatizzazione teatrale, la reviviscenza sensoriale, la sequenza temporale, il dialogo interiore e interpersonale, il conflitto e l’integrazione fra parti emergenti di sé in movimento verso l’identità globale, una rinnovata visione del mondo, l’integrazione di nuove esperienze nella personalità, la proiezione di parti di sé rinnegate, la soluzione di problemi quotidiani, il messaggio esistenziale, la saggezza.
Mi riprometto di spiegare questi concetti nelle “Riflessioni metodologiche” finali.
Adesso passo all’interpretazione del sogno delicato e gentile di Lorella.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“Vedevo due numeri, 362 e 365, sopra un centrino di carta arrotondato come una specie di nido e come se si fosse accoccolato sopra il mio gatto.”

Lorella ha la piena consapevolezza del significato reale e collettivo dei numeri 362 e 365 e lo allarga in maniera simbolica associandoli alla recettività sessuale femminile e materna. Lorella sta rievocando in sogno esperienze che riguardano la maternità e precisa due numeri che possono essere il risultato, più o meno semplice o complicato, di associazioni temporali del tipo mese di marzo del 1962 o 1965 o altro, che comunque soltanto lei sa decodificare. Lorella in sogno sente il bisogno di comunicare sotto forma simbolica personale lo svolgimento della trama, ma non può fare a meno di ricorrere ai simboli collettivi per spiegarsi i contenuti psichici immessi nel sogno: il nido e il gatto.
Vediamo dove Lorella va a parare con la sua astuta psicologia.
“Vedevo” è simbolo di consapevolezza razionale: istanza psichica vigilante “Io” basata sul “principio di realtà”.
“362 e 365” sono simboli individuali di Lorella e si possono inquadrare e capire in base alla psicodinamica successiva.
“Centrino di carta” attesta di una presentazione a modo di offerta all’altro, un rafforzamento delicato e un mettere in risalto.
“Una specie di nido” evoca l’universo psicofisico femminile materno con annessi e connessi affettivi e familiari.
“Accoccolato sopra il mio gatto” conferma la disposizione femminile alla sessualità e alla maternità, all’amplesso erotico di stampo “genitale”, un desiderio di vivere l’esperienza della gravidanza. Il “mio gatto” condensa la seduzione e l’eleganza femminili che Lorella si riconosce.

“Questi due numeri li associavo ai capitoli di un libro.”

Come dire: “questi due numeri appartengono alla storia della mia vita”. Lorella sta riesumando esperienze importanti e li contrassegna con dei numeri significativi soltanto per lei. Saranno due date? Saranno due eventi? Saranno i giorni dell’anno?
Vediamo i simboli.
“Questi due numeri” sono “segni” che Lorella fissa per ricordare esperienze vissute. Il “numero” è simbolo della Ragione e dei “processi secondari”, ma diventa personale quando racchiude il mondo intimo e privato.
“Associavo” equivale a strumento evocativo sintetico, qualcosa al posto di qualcos’altro, un libero porre un nesso logico tra oggetti diversi e ricchi di significati simbolici, uno “spostamento” e una “traslazione” in difesa dell’angoscia. Questa operazione è eseguita dall’istanza “Io”.
“Capitoli di un libro” contengono e traducono parti della vita vissuta, della storia personale, di qualcosa di intimo e privato: “condensazione”. Lorella è consapevole di essere sul punto di tirare fuori vissuti ed eventi importanti che la riguardano: “capitoli”.

“L’aspetto dei numeri era piacevole come il vissuto di quando da piccola compravo i quaderni di scuola.”

Lorella regredisce all’infanzia tramite il sogno e rievoca la gioia della scolaretta che curava i quaderni, quella particolare passione che le consentiva di essere padrona delle pagine bianche in attesa di scriverle, quel fascino per un quaderno vissuto come uno strumento di “proiezione” delle proprie gioie di bambina accudita. La stessa piacevolezza è associata da Lorella all’aspetto dei numeri ossia all’oggetto simboleggiato in quei numeri. Questa è un’operazione individuale di “condensazione” che conosce soltanto Lorella, per cui si spera in un tradimento psichico tramite un riferimento e un’associazione per disoccultare meglio dal simbolo l’evento o il trauma. Intanto si sa che la dimensione psicofisica femminile e materna è stata chiamata in causa all’inizio del sogno.
Decodifichiamo.
“L’aspetto dei numeri era piacevole”: i simboli “362 e 365” riguardano esperienze significative e vissuti gradevoli di Lorella.
“da piccola compravo i quaderni di scuola.”: quando da bambina avevo a disposizione la possibilità di scrivere il mio intimo e di disporre della mia vita futura. Il processo psichico di difesa dall’angoscia della “regressione” viene istruito da Lorella con naturalezza e con piena convinzione. Sorprende la la consapevolezza di Lorella in riguardo a episodi apparentemente semplici della sua vita.

“Ma ero angosciata perché questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.”

Secondo le linee psicologiche della “conversione nell’opposto” la gioia di Lorella si commuta in tragedia da “fatto di sangue”. Affiora il ricordo doloroso di un fatto che si è concluso in un dramma. Lorella rievoca episodi felici dell’infanzia e associa un’esperienza di morte, un lutto, confermando che i numeri sono identificativi di una persona e di un evento struggente.
Sondiamo la simbologia.
“Ma ero angosciata” attesta di un “fantasma depressivo di perdita”, di un “fantasma di morte” collegato a un’esperienza reale. In questo caso l’angoscia si risolve concretamente nello struggimento di un lutto irreparabile.
“questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.” I simboli personali si riferiscono a un evento violento, a una perdita della vitalità rappresentata simbolicamente dal “sangue”. Pur tuttavia, non si tratta di una morte normale, ma di una morte colpevolmente vissuta. Il “fatto di sangue” è collegato alla dimensione materna, “una specie di nido e come se si fosse accoccolato sopra il mio gatto.” E’ stato sconvolto il “nido” da un’infausta violenza. Il “sangue” si associa con facilità alla mestruazione, all’aborto, al parto, all’intervento chirurgico.

“Ero preoccupata che qualcuno potesse scoprire che io ero l’autrice”

Lorella esibisce la sua responsabilità su questo “fatto di sangue”. Teme di trascinarsi dietro i sensi di colpa e di non riuscire a “razionalizzarli”.
Decodifico.
“Ero preoccupata” si traduce in ero consapevole, avevo la mente “occupata prima”, sapevo di me e riconoscevo i miei vissuti.
“qualcuno potesse scoprire” significa che il mio “Super-Io”, la mia istanza morale e censoria, operasse una condanna della mia aggressività mortifera. “Qualcuno” equivale a una “parte psichica” di me, a un prendere le distanze dalla propria moralità, a ridimensionare la condanna del “Super-Io”. Lorella deve sempre avere la consapevolezza dell’evento luttuoso tenendo in funzione il suo “Io” al fine di evitare la recrudescenza censoria del “Super-Io” con tutti i sensi di colpa che ci vanno dietro e la necessaria espiazione nei sintomi istero-fobici e paranoici.
“che io ero l’autrice” significa l’assunzione di responsabilità e il riconoscimento dei propri pensieri e dei propri atti, la consapevolezza di essere la protagonista dei propri vissuti e delle proprie azioni. “Autrice” deriva dal greco “autòs”, me stesso, caricato della consapevolezza di essere attrice.

“ma mi consolavo al pensiero che nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro,”

Lorella è consapevole delle pulsioni aggressive messe in atto a suo tempo e del travaglio internamente covato. Tutto è inscritto nella sua psiche, per cui si consola con il fatto che nessuno può leggerle dentro ed estorcere questo materiale intimo e privato.
Cosa dicono i simboli?
“Mi consolavo” si traduce in “assolvevo” i sensi di colpa, collegati al “fatto di sangue”, con la consapevolezza. “Consolavo” equivale a “sciogliere e risolvere l’insieme”: latino “solvere”.
“nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro,” si può decifrare: in tutto questo trambusto il trauma sarebbe rimasto circoscritto al mio intimo e privato, alla mia sfera psichica personale. “Nessuno” condensa la negazione agli altri dei propri vissuti e delle proprie esperienze: una difesa dell’intimità. I “capitoli” sono i fatti importanti e il “libro” è il condensato dei vissuti dell’esistenza.

“per cui nessuno l’avrebbe scoperto mentre ero in vita e, quindi, tutto sarebbe rimasto irrisolto.”

La consapevolezza di Lorella è sufficiente e l’opera di occultamento e di camuffamento funziona senza indurre danni psicofisici da espiazione dei sensi di colpa. Questa dialettica tra la “coscienza di sé” e la cura del proprio equilibrio psicofisico hanno contraddistinto gran parte del sogno di Lorella.
“Nessuno” conferma la difesa dagli altri e la “negazione” di qualsiasi comunicazione in riguardo a temi intimi e privati.
“Scoperto mentre ero in vita” la consapevolezza è personale e l’esperienza vissuta viene accettata nelle sue sfaccettature morali. Il quadro si restringe sempre all’individualità pensante e agente della protagonista. Non “rimuovere” il trauma è la terapia giusta, tenerlo sempre presente favorisce l’autocontrollo e impedisce la “conversione in sintomi” degli inevitabili sensi di colpa. Questo significa “mentre ero in vita”.
“tutto sarebbe rimasto irrisolto.” Lorella sa convivere con se stessa e sa mantenere il suo equilibrio. I meccanismi psichici di difesa dall’angoscia funzionano e risolvono con la vigilanza le asperità del trauma vissuto e la diretta responsabilità. La risoluzione dell’irrisolto è riferita agli altri: nessuno saprà del mio “fatto di sangue”. A tutti gli effetti Lorella negandolo agli altri ha risolto il trauma e si è mantenuta in equilibrio psicofisico.

PSICODINAMICA

Il sogno di Lorella svolge la psicodinamica della “razionalizzazione del trauma” e nello specifico del “lutto” legato alla perdita dell’esperienza della maternità, un evento o un “fatto di sangue” che ha trovato la protagonista capace di gestire l’angoscia della perdita. Possibilmente si tratta di una interruzione terapeutica della gravidanza, per cui il “trauma della perdita” e il “fantasma di morte” collegato hanno trovato la giusta risoluzione razionale nella difesa dell’interiorità e dell’intimità tramite il mantenimento di una lucida consapevolezza del trauma e un pieno controllo del senso di colpa. Degno di nota è l’equilibrio raggiunto da Lorella nella gestione delle spinte repressive del “Super-Io” e della funzione razionale dell’istanza “Io”.

ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE

Il sogno di Lorella presenta la funzione delle suddette istanze psichiche.
L’Es o rappresentazione delle pulsioni si mostra in “sopra un centrino di carta arrotondato come una specie di nido e come se si fosse accoccolato sopra il mio gatto.” e in “Ma ero angosciata perché questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.”
L’Io o funzione vigilante e razionale si evidenzia in “vedevo” e in “associavo” e in “ero angosciata” e in “Ero preoccupata” e in “mi consolavo al pensiero che nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro, per cui nessuno l’avrebbe scoperto mentre ero in vita e, quindi, tutto sarebbe rimasto irrisolto.”
L’istanza censoria e morale “Super-Io” è visibile in “che qualcuno potesse scoprire che io ero l’autrice”.
La “posizione psichica” dominante è la “genitale” sia pur nella versione luttuosa della perdita: “una specie di nido e come se si fosse accoccolato sopra il mio gatto.”
La “posizione psichica anale” è richiamata nel trattenere per sé la memoria dell’esperienza traumatica vissuta sul corpo: “qualcuno potesse scoprire che io ero l’autrice, ma mi consolavo al pensiero che nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro, per cui nessuno l’avrebbe scoperto mentre ero in vita e, quindi, tutto sarebbe rimasto irrisolto.”

MECCANISMI E PROCESSI PSICHICI DI DIFESA

Il sogno di Lorella usa i suddetti meccanismi e processi psichici di difesa dall’angoscia.
La “condensazione” è visibile in “362 e 365” e in “nido” e in “gatto” e in “libro” e in “numero”.
Lo “spostamento” è presente in “accoccolato” e in “fatto di sangue”.
La “drammatizzazione” e la “conversione nell’opposto” si manifesta in “Ma ero angosciata perché questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.”
La “regressione” è manifesta in “come il vissuto di quando da piccola compravo i quaderni di scuola.”
La “proiezione” è usata in “Vedevo due numeri, 362 e 365,” e in “quaderni di scuola”.
La “razionalizzazione” e la “legittimazione” sono presenti in “mi consolavo al pensiero che nessuno avrebbe letto i capitoli di quel libro, per cui nessuno l’avrebbe scoperto mentre ero in vita e, quindi, tutto sarebbe rimasto irrisolto.”
La “negazione” si evidenzia in ”nessuno” e in “per cui nessuno”.

ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA

Il sogno di Lorella manifesta nettamente un tratto psichico “genitale” all’interno di una cornice “anale”: pulsione della maternità e disposizione al trauma della perdita.

FIGURE RETORICHE

Il sogno di Lorella forma le suddette figure retoriche.
La “metafora” o relazione di somiglianza è presente in “nido” e in “gatto” e in “capitolo” e in “libro” e in “quaderni”.
La “metonimia” o nesso logico è manifesta in “fatto di sangue” e in “362 e 365”.
La “enfasi” o forza espressiva è contenuta in “Ma ero angosciata perché questi numeri rimandavano a un fatto di sangue.”
Il sogno di Lorella è realistico e ragionato e non ha picchi poetici.

DIAGNOSI

La diagnosi dice di un trauma della maternità e della conseguente “razionalizzazione” del lutto, nonché della costante opera di vigilanza e di assoluzione dal senso di colpa da parte dell’Io.

PROGNOSI

Lorella deve tenere sempre in esercizio e rafforzare i meccanismi di difesa della “razionalizzazione”, della “compartimentalizzazione”, della “legittimazione” e della “assoluzione” del trauma, al fine di evitare la conversione dell’angoscia in una sequela di sintomi. Rafforzare significa avere sempre in mente la necessità del trauma e le dovute giustificazioni anche nel caso in cui lo si sia riparato con una adozione o con una nuova gravidanza.

RISCHIO PSICOPATOLOGICO

Il rischio psicopatologico si attesta in un mancato funzionamento dei “meccanismi di difesa” e in una “conversione dell’angoscia” nella “sindrome istero-fobica” in espiazione dei sensi di colpa: una dolorosa psiconevrosi.

GRADO DI PUREZZA ONIRICA

In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei simboli e dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Lorella è “3” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.
La psicodinamica si avvale di un simbolismo e di un realismo ben equilibrati.

RESTO DIURNO

La causa scatenante del sogno di Lorella si colloca in una libera associazione al trauma e in un semplice ricordo dello stesso oppure nella semplice visione di un bambino.

QUALITA’ ONIRICA

La qualità del sogno di Lorella è la “discorsività narrativa e razionale”.

REM – NONREM

Il sogno di Lorella si è svolto nella terza fase del sonno REM alla luce del simbolismo e delle linee narrative elaborate in piena consapevolezza.
Ricordo che nelle fasi REM il sonno è turbolento, mentre nelle fasi NONREM il sonno è profondo e catatonico ossia presenta una caduta del tono muscolare, senza movimenti e spasmi, senza agitazione psicomotoria. La memoria è presente nelle fasi agitate rispetto alle fasi di caduta muscolare e di sonno profondo dove è quasi assente.

FATTORE ALLUCINATORIO

Il sogno di Lorella si serve regolarmente dei sensi e in particolare esalta il senso della “vista” in “vedevo” e in “l’aspetto dei numeri era piacevole”. Particolare rilevanza assume la cospirazione sensoriale in “ero angosciata” e in “ero preoccupata” e in “mi consolavo”.
Il sogno di Lorella, nonostante la sua drammaticità, è pacato e non contiene allucinazioni di forte intensità.

GRADO DI ATTENDIBILITA’ E DI FALLACIA

Per sondare la soggettività o l’oggettività, l’approssimazione o la verosimiglianza della decodificazione del sogno di Lorella, per valutare se l’interpretazione risente di forzature, stabilisco la prossimità all’oggettività scientifica o alla soggettività mistificatoria in una scala che va da “uno” a “cinque” in cui 1 equivale all’oggettività auspicata e 5 denuncia una forzatura interpretativa verosimile. Tale valutazione è resa possibile dalla presenza di simboli chiari e forti e di psicodinamiche affermate ed esaurienti.
La decodificazione del sogno di Lorella, alla luce di quanto suddetto, ha un grado di attendibilità e di fallacia “2” a causa della chiara simbologia e della surreale, quanto diffusa, psicodinamica. Il sogno di Lorella è prossimo all’oggettività o verità di fatto.

DOMANDE & RISPOSTE

Il lettore anonimo ha posto le seguenti domande dopo aver letto attentamente la decodificazione del sogno di Lorella.

Domanda
Ancora un sogno che riguarda la maternità.
Risposta
Proprio così! L’esperienza della maternità porta al culmine nella donna la “posizione genitale” esaltando la relativa “libido”. Preciso meglio: la “posizione genitale” è apertura all’altro fuori dal contesto familiare o del gruppo di appartenenza. In questo senso è donativa e generosa in primo luogo verso se stessi e, di poi, necessariamente verso gli altri. La “genitalità” mantiene una percentuale “narcisistica”, evoluta dalla precedente “posizione” nella forma del giusto “amor proprio”, per procedere negli investimenti di “libido” relazionali dopo l’utile tormento della “posizione edipica”, la conflittualità con i genitori. Le realizzazioni psicofisiche principali dell’universo femminile sono la capacità della scelta dell’altro, l’orgasmo nella vita sessuale, la disposizione alla gravidanza e alla maternità. Il tutto è inquadrato nel campo delle potenzialità da mettere in atto secondo la dinamica psicofisica di matrice aristotelica: “potenza” e “atto”. Il quadro è determinato da un simultaneo volersi bene e voler bene: “principio del meglio possibile” alle condizioni date.
Domanda
E le donne che non amano l’altro o che non diventano madri per un motivo o per un altro?
Risposta
Niente di drammatico! Queste donne istruiscono meccanismi psichici di difesa che contengono l’angoscia dei mancati investimenti di “libido genitale” e della mancata maternità. Importante è che non permangano nella “posizione fallico-narcisistica” esaltandola in uno sterile e pericoloso isolamento giaculatorio. La buona “Madre Natura” offre alle donne una sana psicologia per continuare a vivere in maniera adeguata secondo le scelte operate sempre al meglio possibile delle condizioni date. Quest’ultimo concetto significa che ogni scelta è legata al tempo psichico e al momento storico di ogni persona: la maturazione evolutiva della “organizzazione psichica reattiva”.
Domanda
Cosa vuol dire concretamente?
Risposta
Se una donna a vent’anni non sente il bisogno dell’altro o della maternità, a trent’anni può cambiare idea e progetto di vita. Esistono donne che hanno realizzato la maternità “in extremis” o anche dopo la menopausa secondo le grandi possibilità che la Scienza biologica e ginecologica consente nei nostri giorni.
Domanda
Quanto è importante un figlio nella vita di una donna?
Risposta
Completa il ciclo naturale degli investimenti della “libido genitale” e i vissuti relativi all’esperienza “donativa”. La donna è più legata al figlio che all’uomo con cui procrea, il padre della sua creatura. Sin dai primordi a livello culturale nel “Principio femminile” si condensano la “Ontogenesi” e la “Filogenesi”, l’origine del Vivente e l’amore della Specie. Tutto nasce dalla Dea Madre, Rea o Gea presso i Greci e secondo la loro mitologia. Se poi riflettiamo sul Cristianesimo e nello specifico sull’immagine della Madonna con il Bambino, l’esaltazione religiosa della Madre si allarga fino a completarsi nelle sculture e nelle pitture che riguardano la Pietà, la Madonna addolorata che vive la morte del Figlio. Alla luce di questo quadro culturale la maternità per una donna è un evento veramente “lieto” in tutti i sensi: evoluzione, formazione, organizzazione psichiche.
Domanda
E se una donna non può avere figli?
Risposta
La Scienza ha provveduto ampiamente con la fecondazione artificiale omologa ed eterologa e con altre forme atte a portare avanti una gravidanza, magari servendosi di un altro utero. Oggi la maternità si può realizzare in tanti modi biologici e legali. La Cultura e la Politica spesso incorrono nel divieto, nel limite e nel bigottismo morale e religioso. Aiutare la Natura non significa negarla o farle violenza, né tanto meno è blasfemo.
Domanda
Lei è favorevole alla fecondazione assistita?
Risposta
In tutte le forme che la donna sceglie e che la Scienza mette a disposizione.
Domanda
Quali meccanismi psichici di difesa mettono in atto le donne se non hanno un figlio?
Risposta
La frustrazione della “libido genitale” o la mancata maternità incorre prevalentemente nei seguenti meccanismi di difesa dall’angoscia: la “rimozione” ossia la si relega nel profondo dimenticatoio, “l’isolamento” ossia si scinde il sentimento e l’emozione dalla possibilità consapevole della maternità, “l’intellettualizzazione” ossia si razionalizza il carico emotivo della possibile maternità, la “sublimazione” ossia si converte beneficamente la “libido”, “l’annullamento” ossia si esorcizza con rituali nevrotici l’angoscia della gravidanza. Fondamentalmente la gravidanza scatena il “fantasma di morte” elaborato nel primo anno di vita e legato alla perdita e all’abbandono, fantasma che nel tempo si evolve nella perdita della vita.
Domanda
Cosa pensa dei figli delle coppie omosessuali?
Risposta
Saranno i figli a vivere i ruoli psichici della madre e del padre e a investire in tal senso nei loro genitori. La questione è delicata, ma non bisogna esagerarla con catastrofismi psichiatrici per i poveri bambini. In ogni modo la mia risposta sommaria denuncia il mio orientamento. Avrò modo di approfondire in seguito.

RIFLESSIONI METODOLOGICHE

Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede una “valenza creativa e poetica” basata sui “processi primari” che permette l’immedesimazione di chi sogna nel materiale psichico che sta svolgendo e che lo riguarda direttamente, nonché la traduzione in parole significative delle sensazioni e dei sentimenti, la conversione dei suoi “significanti” in “significati”. In quest’ultima operazione psichica siamo tutti poeti, “criatori”, perché immettiamo originalmente nelle immagini i nostri vissuti e diamo figura ai “fantasmi” elaborati durante la nostra formazione psico-culturale.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede una “valenza drammatica teatrale” che ben si individua nell’esaltazione emotiva e nella rappresentazione visiva dei temi. L’amplificazione dei sensi, allucinazioni, e delle azioni, psicodinamiche, legata all’angoscia che è stata rimossa nel tempo e che trova il modo di scaricarsi nel sogno. Esempio: uccidere ed essere ucciso in sogno è frequente, così come essere inseguito e non riuscire a correre. In ogni caso la Psiche tende a rappresentarsi in maniera esagerata ed eclatante.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede una valenza di “reviviscenza sensoriale” nel ridestare sensazioni ed emozioni profonde e sperimentate, nonché elaborate in maniera autonoma nella vita fantasmatica sin dalla primissima infanzia. Il rivivere i vissuti in sogno esalta le sensazioni in allucinazioni e in percezioni dotate di energia bio-psichica. I sensi rivivono in sogno le loro esperienze esaltandole e amplificandole nelle allucinazioni dal momento che il sonno mette a disposizione del sogno energie che fluiscono dentro e non vengono investite fuori.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede una valenza di “sequenza temporale” che si attesta nel presente in atto e nell’assenza del passato e del futuro. Il sogno coniuga un suo preciso “tempo” secondo le sue logiche sequenziali, mette insieme passato e futuro, il già vissuto e il desiderio, in una dimensione temporale in atto, un “breve eterno”, a riprova che a livello psichico il “Tempo” non si lascia ben individuare. Eppure il sogno sviluppa una serie di immagini e di allucinazioni che hanno un “prima” e un “dopo”, una sequenza temporale, un inizio e una fine, ma in effetti tratta sempre della psicodinamica in atto. Quest’ultimo è ciò che c’è nel divenire psichico: “essere” e “divenire” ritornano dalla Filosofia greca antica e l’oscuro Eraclito si sposa con il saggio Parmenide.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede una valenza di “dialogo interiore e interpersonale”, una relazione con se stesso e con gli altri. Meglio: il sogno evidenzia le modalità di vivere “parti psichiche di sé” e di offrire agli altri le medesime, la confidenza e il grado di affidamento con se stesso e con le persone dell’ambiente, l’oggetto interno e l’oggetto esterno, le proprie sensazioni e i propri sentimenti e l’offerta ai familiari e alle persone investite di “libido genitale”. Il sogno manifesta chiaramente e senza equivoci i modi elaborati e acquisiti di vivere se stessi e gli altri.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di evidenziare “il conflitto e l’integrazione fra parti emergenti di sé in movimento verso l’identità globale”. Il sogno svolge le psicodinamiche in atto e ne evidenzia le note conflittuali, sviluppa la dialettica tra pulsioni e censure, desideri e frustrazioni, al fine di comporre in armonia la sintesi evolutiva di ogni contrasto e di ogni conflitto. Quest’ultima è e si mostra come la “parte nuova ed emergente di sé” che si appresta a essere integrata nella “organizzazione psichica” in atto, arricchendola secondo linee evolutive compatibili. Ogni conflitto psichico è considerato “positivo” nel senso storico e strutturale, perché dalla crisi e dall’opposizione nascono tratti e attributi psichici che contribuiscono alla formazione psicologica e aspirano a essere integrati nella “organizzazione psichica reattiva”, la struttura o la personalità. Il sogno manifesta le novità psico-esistenziali in avanzamento e in emersione ancor prima che si concretizzano nella realtà della vita quotidiana. In questo senso il sogno spesso viene valutato “profetico”, dice “prima e a mio vantaggio di me”.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di evidenziare “una rinnovata visione del mondo”. L’opera di evoluzione psichica personale si allarga nella “Weltanschauung”, la concezione del mondo e della vita e della posizione in esso occupata dall’uomo, le modalità culturali di interpretare se stesso e la società in cui vive e opera. Il sogno in questo travaglio di schemi e di segni contiene ed evidenzia i modi evolutivi delle relazioni sociali e del comportamento etico e bioetico. Il sogno mostra le vie da percorrere per rinnovare idee e schemi culturali, simboli e valori, vie già percorse e vie da percorrere sempre secondo linee evolutive compatibili al presente con la “organizzazione psichica reattiva” in atto. Il sogno mostra nuove coordinate d’inserimento costruttivo e originale nel testo e nel contesto culturale del gruppo di appartenenza, a partire dall’ambito familiare e per approdare al tessuto sociale.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di “integrare nuove esperienze nella personalità”. Come si diceva in precedenza, il sogno manifesta le novità psichiche e la rottura con la continuità rassicurante ma obsoleta. Le relazioni con se stesso e con gli altri portano necessariamente a nuove esperienze, a nuovi modi di sperimentare se stessi e di allargare l’orizzonte mentale, di mettersi alla prova e di acquisire nuove abilità e competenze, di crescere e di cimentarsi.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di “proiettare parti psichiche di sé rinnegate” in funzione difensiva dall’angoscia di prendere atto che si tratta di materiale psichico personale e non altrui. Questa difensiva alienazione operata dal sogno ha la funzione di favorire e di non disturbare il sonno, ma offre da svegli la consistente possibilità di riappropriarsi dell’alienato e di prendere coscienza delle proprie “parti psichiche”, pulsioni e desideri, modi e schemi, sensazioni e sentimenti, frustrazioni e aggressività, ambivalenze e ambiguità. La “proiezione” è un meccanismo psichico di difesa dall’angoscia che consiste nell’attribuire all’altro il proprio materiale psichico e si attesta in una difficoltà nella dialettica tra interno ed esterno, nell’estromettere le parti sgradite di sé e nel collocarle fuori di sé addebitandole ad altre persone. Il sogno consente la “proiezione”, anche attraverso i meccanismi dello “spostamento” e della “traslazione”, di queste “parti psichiche” angoscianti e rinnegate in difesa dell’equilibrio psicofisico in atto, ma è importante che quest’operazione difensiva si completi nella presa di coscienza dell’alienato e del rinnegato e nell’integrazione nella “organizzazione psichica” di questo materiale contrastato e traumatico.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di “risolvere i problemi quotidiani”, di consentire la riflessione calma e pacata della propria collocazione nel mondo e nella società insieme ai problemi da affrontare nella pratica quotidiana del vivere. Spesso accade in sogno che ciò che sembrava irrisolvibile si snodi in maniera lineare nella sua risoluzione. Spesso accade in sogno che si presentino delle intuizioni logiche ed estetiche che nella frenesia della veglia non hanno la possibilità di affiorare alla consapevolezza dell’Io. Il proverbio popolare dice che “il sonno e il sogno portano il buon consiglio”. La gente comune ritiene che il sogno contenga quelle buone e utili norme pratiche da utilizzare nella pratica quotidiana e nelle relazioni sociali. Spesso i genitori trovano nel sogno la soluzione a difficoltà relazionali con i figli. Spesso il sogno offre la modalità di approccio alle difficoltà di risoluzione dei problemi più complicati. Si narra che gli inventori e gli scienziati hanno avuto in sogno l’illuminazione giusta per portare avanti le loro ricerche scientifiche. Si dice che ciò che facciamo l’abbiamo prima in qualche modo immaginato.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di comunicare “un messaggio esistenziale”, di avere quella vena filosofica utile alla risoluzione dei problemi umani collegati alla ricerca di una degna e giusta collocazione nel mondo e nella società. Il sogno risponde spesso alle domande filosofiche di base “chi sono io” e “cosa faccio gettato in questo mondo” di cose e di persone. La filosofia del sogno è sorprendentemente complicata e profonda, al di là dell’istruzione della persona che sogna. Capita che persone non erudite di temi estetici e filosofici riescano a speculare in maniera sorprendente su questioni metafisiche e morali, nonché politiche e logiche.
Secondo la “Gestaltpsycologie” il sogno possiede la valenza di indurre “la saggezza”, “quel senso e quel sapore di sé” che si occulta nella veglia e che nel sonno si manifesta senza resistenze sotto la forma di un’autocoscienza migliorata e responsabile. “Sapere di sé” è proprio la funzione primaria del sogno. Attraverso il simbolismo si manifestano i tesori nascosti dell’essere umano, le intuizioni materiali e mistiche, la sacralità dell’origine e la profanità dell’esistenza.

CONCLUSIONE

Converto nell’opposto la vanificazione della maternità e la conseguente “razionalizzazione del lutto” dominanti nel sogno di Lorella e propongo una vecchia canzone italiana che ha vinto il Festival di Sanremo nel 1954. Si tratta di “Tutte le mamme” a firma di Bertini e Falcocchio e cantata da Giorgio Consolini.
Il testo è classico del tempo: retorica, sentimentalismo, melodia, realismo condito da qualche simbolo: niente di grande e di originale in un mix degno d’interesse.
Quella era l’Italia ancora fascista del dopoguerra, quella era la scuola melodica, quello era lo sbrodolamento armonico, quella era la voce scilinguata del tempo.
Tiro fuori i simboli: Dio al posto di Madre Natura, la Madonna al posto della Donna, l’Amore al posto della “libido sessuale”.
Persiste lo schema della Femmina fruttifera che regala figli a destra e a manca, non soltanto alla Patria ma anche al marito.
Persiste lo schema della donna votata al sacrificio e al dolore. E’ tremendo il verso “Ieri, oggi, sempre, per voi mamme non c’è pietà.”
Persiste il culto del maschietto ingrato e la svalutazione della femminuccia in “Ogni vostro bambino, quando un uomo sarà,verso il proprio destino, senza voi se ne andrà!”. Ottima è la risoluzione della conflittualità edipica con la madre.
E’ ben fondato l’amore donativo della madre in “fatto di sogni, rinunce ed amor.”
La magia si consuma in “le mamme imbiancano, ma non sfiorirà la loro beltà.”
L’Amore della Specie si esalta in “grandi tesori di luce e bontà, che custodiscono un bene profondo,”.
Il capitalismo paterno si manifesta nella sdolcinata conclusione “tu, che m’hai dato il tuo bene profondo e sei la Mamma dei bimbi miei.”
In quel tempo ci si commuoveva così e si perpetuava l’immagine di una donna fondamentalmente Madre.
In attesa dl ‘68 e della rivoluzione femminista gustiamo questo prodotto psico-culturale con testo e video annesso.

TUTTE LE MAMME

Donne! Donne! Donne! Che l’amore trasformerà.
Mamme! Mamme! Mamme! Questo è il dono che Dio vi fa.
Tra batuffoli e fasce mille sogni nel cuor.
Per un bimbo che nasce quante gioie e dolor.

Mamme! Mamme! Mamme! Quante pene l’amor vi da.
Ieri, oggi, sempre, per voi mamme non c’è pietà.
Ogni vostro bambino, quando un uomo sarà,
verso il proprio destino, senza voi se ne andrà!

Son tutte belle le mamme del mondo
quando un bambino si stringono al cuor.

Son le bellezze di un bene profondo
fatto di sogni, rinunce ed amor.

È tanto bello quel volto di donna
che veglia un bimbo e riposo non ha;
sembra l’immagine d’una Madonna,
sembra l’immagine della bontà.

E gli anni passano, i bimbi crescono,
le mamme imbiancano, ma non sfiorirà la loro beltà.

Son tutte belle le mamme del mondo
grandi tesori di luce e bontà,
che custodiscono un bene profondo,
il più sincero dell’umanità.

Son tutte belle le mamme del mondo ma,
sopra tutte, più bella tu sei;
tu, che m’hai dato il tuo bene profondo
e sei la Mamma dei bimbi miei.

 

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