TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO
“Mi trovo in strada con la mia macchina che aveva un’altra forma, una sorta di scooter con l’abitacolo aperto.
Nevicava all’imbrunire e tutto intorno era bianco.
La strada era coperta di gattini e io ero preoccupatissima.
Guidavo questa macchina sbirciando questi gattini che giocavano e occupavano tutta la strada e io andavo avanti a passo d’uomo.
Arriva una macchina dal lato opposto e lampeggio per segnalare che vada piano per non uccidere i gattini.
A questo punto mi sono svegliata.”
Il sogno è firmato Vartan.
DECODIFICAZIONE – CONTENUTO LATENTE
CONSIDERAZIONI
Sulla fenomenologia psicosomatica dell’esperienza unica ed eccezionale della maternità si è detto nell’interpretazione di altri sogni, ma è pur vero che non si è detto mai abbastanza perché emergono dai simboli sempre le mille sfaccettature e le altre mille emozioni dell’individualità materna.
La madre è una persona che ha maturato una “organizzazione psichica reattiva”, ha evoluto una storia e un carattere, ha vissuto le sue esperienze in famiglia e in società, ha incamerato schemi culturali e religiosi, ha elaborato propensioni e sensibilità. Questa individualità unica ed eccezionale s’imbatte in una esperienza, altrettanto unica ed eccezionale, fondendo il proprio materiale psichico con l’altrui corredo e vivendo la maternità secondo le linee guida di questo complesso psico-culturale.
I sogni sulla maternità si distribuiscono tra il personale e il collettivo e non sono mai identici perché si differiscono per quel qualcosa, in più o in meno, apportato dai “fantasmi” individuali e dagli “archetipi” della Madre, della Vita e della Morte.
Il sogno di Vartan non deroga da questa norma e mostra la sensibilità della protagonista in riguardo alla maternità e alla colpa.
Procedere con chiarezza nella decodificazione è il mio gradito proposito e compito.
SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA
“Mi trovo in strada con la mia macchina che aveva un’altra forma, una sorta di scooter con l’abitacolo aperto.”
Vartan si riferisce espressamente alla sua vita sessuale nei simboli della “macchina” e dello “scooter”, la “mia” macchina secondo la consapevolezza di una donna che ha maturato il suo essere femminile nei versanti biologici e psichici.
Il rafforzamento della sessualità finalizzata alla maternità è evidente nella forma dello “abitacolo aperto”, un ricettacolo e un contenitore secondo simbologia di grembo, così come la coscienza della vita sessuale ed erotica si trova nel simbolo, solitamente maschile, dello “scooter”. Vartan manifesta sin dall’inizio del sogno la consapevolezza della sua vita sessuale e della sua potenziale maternità. In questo settore ha le idee chiare e non è seconda a nessuno.
“Nevicava all’imbrunire e tutto intorno era bianco.”
Si rafforzano e si precisano i simboli della maternità in “nevicava” e nello specifico la “parte negativa” del “fantasma della madre”, quella dolce, suadente ma oppressiva, quella che copre e protegge ma non fa crescere. Se poi nevica “all’imbrunire”, il simbolo si completa con il crepuscolo della coscienza. Vartan è una donna agli sgoccioli con la possibilità di diventare madre o addirittura è già in menopausa per cui la “nostalgia” è evidente. Il “dolore del ritorno” è ancora più feroce se il ritorno è impossibile. Vartan insiste sulla maternità benevolmente oppressiva nell’immagine di un paesaggio psichico totalmente “bianco”, un simbolo di innocenza e di ignoranza, di infanzia e di uniformità affettiva. Vartan si emoziona di fronte al tema della maternità senza note emergenti, si perde sul “fantasma” di una madre indistinta.
“La strada era coperta di gattini e io ero preoccupatissima.”
Questa scena onirica si oppone alla precedente e rivela una Vartan interessata in prima persona e tanto presa dalla maternità. Il sogno, si sa, procede per contrapposizioni a volte anche apparentemente assurde.
La “strada” rappresenta simbolicamente il cammino dell’esistenza più che della generica vita, la soluzione a un problema importante lungo il cammino dell’essersi “posto fuori da una dipendenza”. E’ questo il significato etimologico e simbolico della parola “esistenza”, avere acquistato autonomia psicofisica con il rischio della solitudine e con la vertigine della libertà.
Nella sua attualità psichica Vartan ha la sua maternità diffusa e traboccante: “la strada era coperta di gattini”. Il senso materno, la “maternalità”, di Vartan è chiamata direttamente in causa con la simbologia dell’essere “occupata prima”, “preoccupatissima”, tutta presa da una dilatazione dello spazio psichico messo a disposizione sempre in riguardo alla maternità. Vartan è inquieta e in apprensione di fronte a questo tema classicamente femminile e filogenetico.
Il “gattino” condensa il figlio appena nato, mentre la gatta contiene la femminilità. Tanti “gattini” rappresentano iperbolicamente il problema delle tenerezze verso i figli e dell’apprensione per la loro condizione di creature indifese.
“Guidavo questa macchina sbirciando questi gattini che giocavano e occupavano tutta la strada e io andavo avanti a passo d’uomo.”
La vita sessuale di Vartan si è ispirata con giudizio alla maternità, è stata vissuta ed agita con la giusta attenzione per un’eventuale gravidanza e soprattutto se indesiderata: “guidavo questa macchina”. “Guidavo” riguarda la funzione dell’Io di deliberare e di decidere in riguardo alla sessualità e alla maternità: la “macchina” e “questi gattini”.
“Sbirciando” dà proprio il senso di una considerazione costante e di un tenere presente la possibilità della maternità nel fare sesso. “Sbirciare” deriva dal latino “eversis oculis”, italiano guercio, colui che guarda con occhi storti, simbolicamente colui che tiene sempre presente un tema senza occuparsene in maniera diretta. Vartan manifesta un’ambivalenza psichica sulla sua maternità, la desidera e la teme, la pensa e l’accantona, la considera e
l’allontana. Eppure “i gattini” sono la sua gioia nell’essere gioiosi. E’ questo il senso e il significato di “giocavano e occupavano tutta la strada”.
“Io andavo a passo d’uomo” rappresenta la cautela di Vartan nell’essere madre e la sua tutela della maternità. Vartan è una donna responsabile nelle questioni delicate, non corre, non si butta, ma procede con la migliore consapevolezza possibile.
“Arriva una macchina dal lato opposto e lampeggio per segnalare che vada piano per non uccidere i gattini.”
Ecco il trauma di “realtà psichica” o di “realtà reale”!
Vartan ha subito violenza nella sua maternità da parte di un uomo improvvido e infausto che ha ucciso “i gattini”: “una macchina dal lato opposto”. La “realtà psichica” è quella di una colpa nei riguardi della sua possibilità di essere madre, la “realtà reale” vuole che Vartan abbia subito un aborto o vi abbia fatto ricorso per costrizione: “vada piano per non uccidere i gattini”. “Lampeggio per segnalare che vada piano” dà il senso del rischio di gravidanza nell’amplesso sessuale sfrenato e della consapevolezza della donna della possibilità di una gravidanza indesiderata. Tanta sensibilità materna si squaderna sulla “libido” e sulla “posizione psichica genitale” senza lasciare supporre se Vartan ha realizzato o meno la sua maternità.
PSICODINAMICA
Il sogno di Vartan sviluppa la psicodinamica della maternità contrastata, un’esperienza desiderata e temuta da cui traspare un senso di colpa dal contenuto non meglio identificato. Vartan può aver subito l’imposizione da parte del maschio del rischio di una gravidanza o può aver vissuto una gravidanza indesiderata che poi non è andata a buon fine.
ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE
Il sogno di Vartan esibisce le seguenti istanze psichiche:
l’Es pulsionale e rappresentazione primaria dell’istinto e basato sul “principio del piacere” in “Nevicava” e in “La strada era coperta di gattini e io ero preoccupatissima.” e in “per non uccidere i gattini,
l’Io consapevole e vigilante su base razionale e basato sul “principio di realtà” in “Guidavo questa macchina” e in “mi trovo” e in “io andavo avanti” e in “lampeggio per segnalare”,
il Super-Io censurante e morale con il senso del limite e basato sul “principio del dovere” in “che vada piano”.
Il sogno di Vartan mostra le seguenti “posizioni psichiche”:
“genitale” in “La strada era coperta di gattini” e in “sbirciando questi gattini che giocavano e occupavano tutta la strada” e in “che vada piano per non uccidere i gattini.”
MECCANISMI E PROCESSI PSICHICI DI DIFESA
Il sogno di Vartan si serve dei seguenti meccanismi psichici di difesa dall’angoscia: la “condensazione” in “macchina” e in “scooter” e in “gattini”,
lo “spostamento” in “nevicava” e in “guidavo” e in “sbirciando” e in “lampeggio” e in “uccidere”, la “drammatizzazione” in “Arriva una macchina dal lato opposto e lampeggio per segnalare che vada piano per non uccidere i gattini.”, la “figurabilità” in “la mia macchina che aveva un’altra forma, una sorta di scooter con l’abitacolo aperto”.
Il sogno di Vartan non usa il processo psichico della “sublimazione della libido”, mentre il processo della “regressione” è presente nella psicodinamica della funzione onirica: le allucinazioni e i modi di espressione primari, il concreto al posto dell’astratto, l’agire al posto del pensare.
ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA
Il sogno di Vartan offre un marcato tratto “genitale” in una cornice
“fobico-depressiva”, sensibilità alla colpa e angoscia di perdita: una “genitalità” drammaticamente vissuta in maniera contrastata.
FIGURE RETORICHE
Il sogno di Vartan esibisce le seguenti figure retoriche: la “metafora” o relazione di somiglianza in “scooter” e in “strada” e in “gattini” e in “guidavo”, la “metonimia” o nesso logico in “nevicava” e in “imbrunire” e in “strada” e in “sbirciando” e in “lampeggio”, la “iperbole” o esagerazione in “la strada era coperta di gattini”.
Il sogno di Vartan non si serve della “enfasi” o forza espressiva, della “sineddoche” o parte per il tutto e viceversa, della “antonomasia” o elogio selettivo, della “enfasi” o forza espressiva.
DIAGNOSI
La diagnosi dice di un drammatico conflitto in riguardo alla maternità, un vissuto ambivalente e associato a un senso di colpa. Il sogno evidenzia un “fantasma di morte” e la “parte negativa” del “fantasma della madre”.
PROGNOSI
La prognosi impone a Vartan di recuperare e organizzare i vissuti e i fantasmi in riguardo al suo essere madre e di procedere verso una buona razionalizzazione. E’ opportuna in questo caso anche la “sublimazione” dell’eventuale trauma nel sentimento d’amore materno e nell’adozione di un bambino. La cura amorosa verso gli animali rappresenta anche la “traslazione” e la riparazione idonee in remissione del senso di colpa.
RISCHIO PSICOPATOLOGICO
Il rischio psicopatologico si attesta nella recrudescenza del senso di colpa e nella riedizione del trauma con psiconevrosi fobico-ossessiva e crisi di panico, nonché una sindrome depressiva di medio spessore.
GRADO DI PUREZZA ONIRICA
In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Vartan è “4” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.
Il simbolismo prevale di gran lunga sul realismo narrativo.
GRADO DI ATTENDIBILITA’ E DI FALLACIA
Per sondare la soggettività o l’oggettività, l’approssimazione o la verosimiglianza della decodificazione del sogno di Vartan, per valutare se l’interpretazione risente di forzature, stabilisco la prossimità all’oggettività scientifica o alla soggettività mistificatoria in una scala che va da “uno” a “cinque” in cui 1 equivale all’oggettività auspicata e 5 denuncia una forzatura interpretativa verosimile. Tale valutazione è resa possibile dalla presenza di simboli chiari e forti e di psicodinamiche affermate ed esaurienti.
La decodificazione del sogno di Vartan, alla luce di quanto suddetto, ha un grado di attendibilità e di fallacia “2” a causa della chiara simbologia e della semplice psicodinamica.
RESTO DIURNO
La causa scatenante del sogno di Vartan si attesta nella riedizione di un sentimento materno o nella semplice visione di un neonato e di un bambino.
QUALITA’ ONIRICA
La qualità del sogno di Vartan è drammatica-narrativa. L’autrice vive la trama con una certa qual ansia e apprensione.
REM – NONREM
Il sogno di Vartan si è svolto nella seconda o terza fase del sonno REM alla luce del simbolismo e delle implicite emozioni.
Ricordo che nelle fasi REM il sonno è turbolento, mentre nelle fasi NONREM il sonno è profondo e catatonico ossia presenta una caduta del tono muscolare, senza movimenti e spasmi, senza agitazione psicomotoria. La memoria è presente nelle fasi agitate rispetto alle fasi di caduta muscolare e di sonno profondo dove è quasi assente.
FATTORE ALLUCINATORIO
Domina nel sogno di Vartan il senso della “vista” che viene specificatamente richiamato e allucinato in “tutto intorno era bianco” e in “sbirciando” e in “lampeggio”. Una cospirazione sensoriale si rileva in “preoccupatissima”.
DOMANDE & RISPOSTE
Il lettore anonimo ha posto le seguenti domande dopo aver letto la decodificazione del sogno di Vartan.
Domanda
Vartan vuole e non vuole figli. E’ così?
Risposta
Ho scelto un maschio per un tema femminile appositamente per ricevere questo tipo di domande. Un maschio è “naturalmente” superficiale sul tema della maternità. Vartan ha un senso spiccato della maternità, ma, come tutte le donne, vive il conflitto tra la vita e la morte, tra la gioia e il dolore. Il trauma subito completa l’opera acuendo il contrasto.
Domanda
Nell’esperienza della maternità quanto incide la figura della madre?
Risposta
Le madri usano assistere le figlie specialmente nel primo parto, quasi a consegnare la continuità della Specie e a passare il testimone della vita in questa reale staffetta. Inoltre, la figura materna incide in maniera direttamente proporzionale all’identificazione che la figlia ha operato in lei nel passaggio psicofisico da bambina ad adolescente. La madre influisce in base a come la figlia ha risolto il conflitto edipico e ha lasciato il padre alla legittima moglie. A livello ontogenetico e filogenetico l’archetipo “Madre” è il principale attore e l’ineliminabile personaggio di questo psicodramma.
Domanda
Non ho capito l’ultima cosa che ha detto.
Risposta
Tutto si origina da un “principio femminile”. Il “principio maschile” a livello di origine e di amore della Specie è implicito e subordinato. La femmina a livello organico è più ricca e complessa del maschio. Il corpo di una donna include tutta una serie di orologi biologici e chimici che gli consente il primato tra i viventi. Non è un caso che è più longeva del maschio.
Domanda
Archetipo?
Risposta
E’ un simbolo universale, una forma primaria e valida per tutti gli uomini al di là delle razze e delle culture, dei paralleli e dei meridiani. La dea “Madre” ha origini antichissime e culti specifici. E’ presente in tanti miti e soprattutto in quelli che trattano le origini del Tutto, uomo compreso. In Psicologia è merito di Jung, collega e allievo dissidente di Freud, avere approfondito la ricerca sugli archetipi. Gli altri sono il Padre, la Vita, la Morte, il Maschile, il Femminile, lo Spazio, il Tempo.
Domanda
Perché sceglie canzoni di musica leggera e non altri prodotti artistici?
Risposta
In primo luogo non sono granché competente in arte, ma l’osservazione è calzante perché l’arte è una forma di “sogno a occhi aperti” e i prodotti estetici si possono decodificare. Forse riesco a decodificare un dipinto, piuttosto che parlarne in termini storici e critici. E’ interessante associare al sogno di una singola persona una canzone rivolta a tutti per trovare la vicinanza dei temi e delle soluzioni.
Domanda
Che differenza c’è tra “realtà psichica” e “realtà reale”?
Risposta
La “realtà psichica” è quella che si vive e si attesta soprattutto nei “fantasmi” (rappresentazioni mentali primarie degli istinti e delle pulsioni) che si agitano nello scenario interiore con affetti ed emozioni. La “realtà reale” si riduce al dato positivo, al fatto successo, all’evento avvenuto. Possono stare comodamente separate se non c’è consapevolezza. Si richiamano e si identificano su piani diversi nel momento in cui quello che immagino e desidero lo realizzo fuori. L’immaginazione e il desiderio precedono la realtà e ne costituiscono il basamento. Prima immaginiamo e desideriamo e dopo agiamo, ma possiamo anche non coinvolgerci nei fatti e restare soggetti desideranti e sognanti: una forma naturale di autismo. Il sogno è anche la realizzazione di un desiderio o di una fantasia.
Domanda
La “neve” e il “nevicare” sono simboli strani.
Risposta
La “neve” rappresenta la madre buona ma oppressiva, una simbologia ambivalente, una figura che protegge ma non libera per i suoi fini egoistici, la madre che usa i figli e li colpevolizza in cambio di un amore morboso. Stessa cosa il “nevicare”: una madre di cultura mediterranea.
Domanda
La maternità e la Politica che relazione hanno?
Risposta
La maternità è uno schema psichico e culturale, uno schema personale e collettivo. La Politica consegue con le sue leggi. Una grande influenza esercita il sistema economico, il modo di produrre la ricchezza e il ruolo che la famiglia ha al suo interno. Esempi: la politica demografica dell’Italia fascista, della Germania nazista, della Russia sovietica, degli Stati uniti democratici. E il ratto delle Sabine di Roma antica dove lo mettiamo? La rivoluzione femminile ha un capitolo che riguarda questo importante tema. Oggi l’Italia è a crescita zero. La dea Madre è nettamente in crisi.
RIFLESSIONI METODOLOGICHE
A proposito di maternità e di paternità temute o mancate circola nell’universo musicale attuale la canzone di Fabri Fibra, a metà rappata e a metà cantata, dal titolo “Stavo pensando a te”.
Il testo tratta, in maniera popolare e lineare nelle parole e nei vissuti, il tema della nostalgia di un amore mancato e mai dimenticato, un “già visto” ma non adeguatamente “vissuto” che si presenta nello spazio visivo e nelle allucinazioni immaginative. “Nostalgia” è “dolore di un ritorno”, nel caso di Fabri Fibra e della sua “Stavo pensando a te, sognato nella stimolante sofferenza di un presente vissuto da “single” e alla ricerca di un equilibrio psicofisico. L’uomo nostalgico si lamenta e si aliena, si frastorna e si relaziona senza smettere di pensare e di cercare la sua donna idealizzata. In tanto trambusto emotivo s’imbatte come natura comanda in una donna senza nome e senza volto, una sconosciuta: “E poi a te nemmeno ti conosco”. Nella variazione alcolica dello stato di coscienza colui che soffre e che cerca ha un rapporto sessuale occasionale e senza protezione che non ha conseguenze gravidiche. Ma alla fine il protagonista ribadisce la convinzione che “non avremmo mai dovuto lasciarci” e ancora meglio, al fine di evitare struggimenti futuri, “non avremmo mai dovuto incontrarci”.
Il testo di Fabri Fibra tesse l’elogio della condizione dell’uomo solo che non sa affidarsi neanche a se stesso nonostante l’apparente benessere di una libertà logistica senza autonomia psichica.
I concetti chiave di questo testo di gergo giovanile sono “Non avremmo mai dovuto lasciarci” e “Non avremmo mai dovuto incontrarci”.
Nel bel mezzo s’incastra “Non bere troppo che diventi un mostro”, la variazione dello stato di coscienza come auto-terapia dell’angoscia di solitudine e di abbandono.
Il sogno di Vartan si associa in “Ripenso a quella sera senza condom” e in “E poi un figlio non lo voglio proprio”.
“Stavo pensando a te” è un complesso poetico di scuola pop. Fabri Fibra si trova decisamente su binari nuovi rispetto ai testi di scuola ermetica. La vena narrativa coniuga i fatti occorsi dentro e fuori con una naturalezza estrema, quella che si esprime tra la gente giovane di un quartiere popolare di Milano.
STAVO PENSANDO A TE
di
Fabri Fibra
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Che figata andare al mare quando gli altri lavorano
Che figata fumare in spiaggia con i draghi che volano
Che figata non avere orari né doveri o pensieri
Che figata tornare tardi con nessuno che chiede “dov’eri?”
Che figata quando a casa scrivo
Quando poi svuoto il frigo
Che fastidio sentirti dire “sei pigro”
Sei infantile, sei piccolo
Che fastidio guardarti mentre vado a picco
Se vuoi te lo ridico
Che fastidio parlarti, vorrei stare zitto
Tanto ormai hai capito
Che fastidio le frasi del tipo
“Questo cielo mi sembra dipinto”
Le lasagne scaldate nel micro
Che da solo mi sento cattivo
Vado a letto, ma cazzo è mattina
Parlo troppo, non ho più saliva
Promettevo di portarti via
Quando l’auto nemmeno partiva
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci
Bella gente, qui bello il posto
Faccio una foto, sì, ma non la posto
Cosa volete, vino bianco o rosso?
Quante ragazze, frate, colpo grosso
Non bere troppo che diventi un mostro
Me lo ripeto tipo ogni secondo
Eppure questo drink è già il secondo
Ripenso a quella sera senza condom
Prendo da bere, ma non prendo sonno
C’è questo pezzo in sottofondo
Lei che mi dice “voglio darti il mondo”
Ecco perché mi gira tutto intorno
Mentre si muove io ci vado sotto
Ma dalla fretta arrivo presto, troppo
E sul momento non me ne ero accorto
E poi nemmeno credo di esser pronto
E poi nemmeno penso d’esser sobrio
E poi un figlio non lo voglio proprio
E poi a te nemmeno ti conosco
Cercavo solo un po’ di vino rosso
Però alla fine, vedi, è tutto apposto
Si vede che non era il nostro corso
Si dice “tutto fumo e niente arrosto”
Però il profumo mi è rimasto addosso
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci
Mi guardo allo specchio e penso
Forse dovrei dimagrire
Il tempo che passa lento
Anche se non siamo in Brasile
Mi copro perché è già inverno
E non mi va mai di partire
In queste parole mi perdo
Ti volevo soltanto dire
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto lasciarci
Vedi mi sentivo strano sai perché
Stavo pensando a te
Stavo pensando che
Non avremmo mai dovuto incontrarci