“LE CHIAVI DELL’AUTO”

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Sono in una casa che nel sogno è mia, una casa con delle finestre che danno su un precipizio ma con una veduta molto estesa.
Devo uscire con una collega che ha fretta perché deve tornare al lavoro e mi sta aspettando al piano inferiore perché io non trovo le chiavi dell’auto.
Salgo a cercarle e chiudo le finestre che sono però malmesse e non si chiudono bene. Mi preoccupo perché così potrebbero entrare dei malintenzionati.
Dalla finestra vedo arrivare un piccolo aereo che perde quota e cade al suolo vicino a questa mia casa, ma a quanto pare, nessuno si è fatto male.
Mi trovo sempre dentro questa casa nella camera da letto. Non sono sola. Ci sono almeno un paio di persone che si muovono per la stanza… colleghi/e di lavoro.
Un collega, che nella realtà è un uomo mite, con un salto si pone sopra di me che sono semidistesa sul letto vestita mentre leggo un libro, ma è un metro sopra me. Non mi sfiora nemmeno, è come se fosse sospeso nell’aria ed è sorprendentemente nudo.
Mi si propone in modo baldanzoso perché, dice che ha aspettato tanti anni, ma oggi, che è il suo ultimo giorno di lavoro, (in realtà è in pensione da qualche anno) vuole stare con me.
Io rifiuto questa avance in modo pacato, spiegandogli che non mi sembra il caso che abbia questo atteggiamento con me.
Mi giro verso il comodino per accendere la lampada da lettura, ma la luce non si accende… deve essersi bruciata la lampadina.
Scendo a piano terra e trovo le chiavi dell’auto sopra un tavolino vicino all’ingresso.
Come ho fatto a non vederle!
Era proprio lì che dovevano essere; perché non le ho cercate lì da subito?!
In casa vedo anche i miei genitori, a quel punto esco con la mia collega.”

Il sogno è firmato da Lorena.

DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE

CONSIDERAZIONI

Quanta fatica e quanto travaglio per essere padroni delle “chiavi” della propria inestimabile “auto”!
Il sogno di Lorena oscilla tra il “narcisismo fallico” di una donna consapevole del suo potere erotico-sessuale e la “libido genitale” di una donna disposta a stare con un uomo senza dimenticare a casa il suddetto potere.
Ho scelto il titolo simbolico suggerito dal sogno, “le chiavi dell’auto”, ma potevo decodificarlo e titolarlo “padrona della mia sessualità” dal momento che “l’auto” condensa la sessualità e le “chiavi” rappresentano il potere fallico-narcisistico della donna consapevole del suo status psichico.
Le “chiavi dell’auto” coniugano la “posizione fallico-narcisistica” e la “posizione genitale”, l’amor proprio nel privato e l’autostima nel sociale, la masturbazione solipsistica e l’amplesso sessuale con un uomo.
Nel bel mezzo di questa sana evoluzione si presentano i “genitori” e la “casa” in cui Lorena ha elaborato i “fantasmi” dell’infanzia e dell’adolescenza, ha maturato le tappe della sua “formazione psichica reattiva”.
Il sogno di Lorena è un saggio psicoanalitico che può spiegare in un consesso di “apprendisti stregoni” lo svolgimento della psicodinamica sessuale e della presa di coscienza edipica, quelle che sboccano naturalmente nell’autonomia psicofisica: un sogno da antologia che combina “posizione fallico-narcisistica”, “posizione genitale” e “posizione edipica”.
Ancora una nota non da poco: il sogno di Lorena viaggia tra passato, presente e futuro, snocciola la dimensione temporale con la semplicità della mente dei bambini per approdare alla conferma che la psiche concepisce soltanto un presente consapevole in atto e proteso verso il passato e verso il futuro, un “breve eterno” e una “durata reale” che determinano la coscienza dell’umana esistenza.
Procedo nell’interpretazione del sogno con la buona intenzione di essere chiaro per divulgare al meglio la metodologia psicoanalitica e senza cadere in semplificazioni eccessive.

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

“Sono in una casa che nel sogno è mia, una casa con delle finestre che danno su un precipizio ma con una veduta molto estesa.”

Lorena esordisce con il simbolo di “una casa” sua nel sogno, il simbolo della sua “organizzazione psichica reattiva”, la condensazione della sua struttura storica e culturale, “una casa con delle finestre” che attestano delle relazioni sociali e della disposizione a lasciarsi andare verso gli altri.
Ma ecco che si presenta una prima caratteristica psichica di Lorena: la perdita depressiva e l’angoscia di abbandono in queste “finestre che danno su un precipizio”. Quest’ultimo è un simbolo di caduta e condensa un “fantasma di perdita”, proprio quello classico che i bambini elaborano in riguardo ai genitori e riassumibile nel seguente concetto: “e se non ci fossero la mamma e il papà?”
Si evince che Lorena è regredita in sogno ai suoi cinque anni e ha recuperato l’angoscia d’abbandono contenuta nel “fantasma di morte” e riferita ai suoi genitori. Lorena si trova nella casa della sua infanzia e della sua adolescenza quando immaginava, oltre che il precipizio della solitudine, anche un mondo insieme agli altri e una vita futura sociale, una prospettiva fatta di “una veduta molto estesa”, di ampi spazi psichici da attraversare e da occupare.
Lorena compensa la solitudine con la socialità ed elabora una consapevole prospettiva prossima e raggiungibile, la veduta di un avvenire immaginato e desiderato.

“Devo uscire con una collega che ha fretta perché deve tornare al lavoro e mi sta aspettando al piano inferiore perché io non trovo le chiavi dell’auto.”

Dopo la “regressione” e il ritorno al passato con presente e prospettiva futura, Lorena si offre nel suo presente di donna che lavora e si relaziona “con una collega che ha fretta”. Questa alleata è sempre donna Lorena che lavora e che si relaziona al ritmo frettoloso della vita moderna e del mondo adulto, una dimensione psichica che si trova nel “piano inferiore”. “Lorena adulta” si sta aspettando nella base concreta della sua pragmatica personalità perché ha voluto visitare in sogno la “Lorena bambina”, quella che “non trova le chiavi dell’auto”, quella che non è padrona della sua sessualità, quella che non ha il “potere fallico-narcisistico” e la “libido genitale”. Trattasi di un passaggio simbolico evolutivo che scende dall’alto verso il basso a testimoniare di una materializzazione acquisita dalla bambina nel diventare donna, trattasi di una passaggio dalla “sublimazione della libido” alla concretizzazione della stessa, di un accantonamento della spiritualità a favore del corpo affetto da “ormonella” e da “libido”.

“Salgo a cercarle e chiudo le finestre che sono però malmesse e non si chiudono bene. Mi preoccupo perché così potrebbero entrare dei malintenzionati.”

“Lorena adulta” visita le radici della sua formazione sessuale e le sublima, le depriva della carica erotica e sessuale come una brava bambina: “salgo a cercarle”.
In questa operazione difensiva Lorena si “preoccupa” seriamente soprattutto delle relazioni sociali e “chiude le finestre”, tenta di chiudersi in casa per la paura del coinvolgimento, è una bambina timida, ma per fortuna “le finestre sono malmesse e non si chiudono bene”.
Preoccuparsi ha una radice etimologica di un’anticipata occupazione spaziale della coscienza da parte della Mente con materiale ansiogeno, parla di una difesa preventiva e di un pregiudizio che blocca le esperienze possibili come quelle che toccano il corpo.
Quale paura rischia di diventare angoscia nel teatro psichico di “Lorena bambina”?
La risposta è immediata: “potrebbero entrare dei malintenzionati.”
Cribbio, chi sono costoro?
Malintenzionato è colui che “dirige la coscienza in maniera maldestra”, colui che occupa spazi altrui per fini egoistici. Nell’infanzia i malintenzionati sono sempre individui malevoli e maligni che offendono la purezza dell’infanzia e in una cultura sessuofobica si tratta di offese inferte al corpo erotico. Lorena aveva introiettato dall’ambiente familiari le giuste paure relazionali e le giuste remore a offrirsi agli altri senza senza le opportune cautele. Ai dettami dell’ambiente si sommano le paure della bambina e il gioco è fatto.

“Dalla finestra vedo arrivare un piccolo aereo che perde quota e cade al suolo vicino a questa mia casa, ma a quanto pare, nessuno si è fatto male.”

La madre di Lorena non è così ingombrante, è “un piccolo aereo” che la figlia non è capace di sublimare per cui lo fa cadere e materializzare a suo fianco senza creare alcun danno psicofisico: nessuno si è fatto male.”. Lorena ha ben sistemato la madre dentro di lei nel corso della sua evoluzione psichica.
Si ripresenta il movimento dall’alto verso il basso, classico del portare a realtà la figura materna senza inopportune nobilitazioni sacrali, una mamma in carne e ossa risolta in maniera indolore. Lorena non ha idealizzato la madre, “a quanto pare”, alla luce dei vissuti di oggi, a quanto appare dentro e fuori di lei. Ritorna il gioco spazio-temporale, dal tempo dell’infanzia all’età adulta, dalla conflittualità edipica all’alleanza dell’età adulta.
Tutto questo è accaduto a Lorena “vicino a questa mia casa”, nel suo sistema psichico relazionale.

“Mi trovo sempre dentro questa casa nella camera da letto. Non sono sola. Ci sono almeno un paio di persone che si muovono per la stanza… colleghi/e di lavoro.”

Inizia l’arduo, quanto naturale, itinerario che porta Lorena al ritrovamento delle “chiavi della sua macchina”: il riepilogo della socializzazione e della sessualità, la modulazione delle relazioni a sfondo erotico e sessuale. Lorena parte dalla sua formazione psichica dell’infanzia, “mi trovo dentro questa casa”, e precisa che si trova “nella camera da letto”, il luogo simbolico dell’intimità erotica e sessuale dove giustamente è in fascinosa condivisione: “non sono sola”. Sicuramente è in buona compagnia di se stessa dal momento che non accusa alcuna titubanza o tanto meno angoscia, dal momento che alcune persone “si muovono per la stanza” secondo natura e senza eclatanza. Lorena rievoca in sogno alcune figure importanti della sua vita affettiva e sessuale.

“Un collega, che nella realtà è un uomo mite, con un salto si pone sopra di me che sono semidistesa sul letto vestita mentre leggo un libro, ma è un metro sopra me. Non mi sfiora nemmeno, è come se fosse sospeso nell’aria ed è sorprendentemente nudo.”

Ecco una classica fantasia erotica dell’infanzia!
Ecco Lorena sognante e in balia dei sensi che allucinano la scena del desiderio!
Ecco un amore sublimato, sempre classico dell’infanzia!
Ecco la figura di un collega mite che trasla la figura maschile che affascinava Lorena adolescente!
Il tutto si snoda secondo il gioco dell’andirivieni “passato-presente”, la psicodinamica temporale che governa e contraddistingue questo prodotto psichico di una “Lorena bambina” compiaciuta nel suo libro da leggere e nel mondo adulto da desiderare: “sono semidistesa sul letto vestita mentre leggo un libro”.
La difesa della “sublimazione della libido” è ben espressa nell’essere “un metro sopra di lei” e sospeso nell’aria.
La pulsione erotica è evidente nell’uomo mite e “sorprendentemente nudo” sopra di Lorena.

“Mi si propone in modo baldanzoso perché, dice che ha aspettato tanti anni, ma oggi, che è il suo ultimo giorno di lavoro, (in realtà è in pensione da qualche anno) vuole stare con me.”

L’evoluzione psicofisica ha un prezzo e un travaglio: le emozioni e i desideri che scendono dalle stelle, “de sideribus”, e che si realizzano dopo tanta attesa. Ancora il tempo governa il ritmo onirico di Lorena che ha aspettato tanti anni, ma oggi si è liberata e sa parlare d’amore e sa concretizzarlo in esperienze vissute.
Lorena trasla ancora una volta “se stessa” bambina nella “se stessa” adulta e proietta nel collega la sua mitezza nel desiderare e la sua baldanza nel proporsi e godere.

“Io rifiuto questa avance in modo pacato, spiegandogli che non mi sembra il caso che abbia questo atteggiamento con me.”

La difesa dal coinvolgimento erotico di Lorena è basata sulla “razionalizzazione”, “spiegandogli” ossia “spiegandosi” che certe cose non si devono fare perché, più che essere impossibili, sono impraticabili. “Lorena adulta” mette le barriere razionali per difendersi dai coinvolgimenti improvvidi e sconvolgenti dell’adolescenza.
“Atteggiamento” è simbolica postura psichica, modo di essere desiderante in atto: imbarazzo di Lorena di fronte ai moti del suo corpo e ai voli del suo desiderio.
“Rifiuto” è simbolica alienazione del proprio corredo dei sensi: tutte difese di allora e paure di oggi, sempre secondo l’andata e il ritorno del magico tempo psichico.

“Mi giro verso il comodino per accendere la lampada da lettura, ma la luce non si accende… deve essersi bruciata la lampadina.”

Lorena si trova nel piano superiore della sua casa a rievocare la sua infanzia erotica e desiderante, una serie di vissuti inserita in un sistema pericoloso di relazioni con se stessa e con gli altri. Lorena è costretta a passare dall’adolescenza alla giovinezza e con il trascorrere del tempo è costretta maturare le sue prime prese di coscienze, ad “accendere la lampada da lettura, ma” fortunatamente la ragione lascia spazio ai sensi e alle pulsioni, “la lampadina deve essersi bruciata”.
Lorena ha mantenuto in esercizio ragione ed emozione, non ha ucciso la fantasia e ha continuato a scrivere e a leggere sensualmente i suoi libri, le sue esperienze di vita e di vitalità.

“Scendo a piano terra e trovo le chiavi dell’auto sopra un tavolino vicino all’ingresso.”

Evviva la concretezza!
Lorena si sveglia dal tormento incantato dei sensi durante l’adolescenza e “scende a piano terra”, punta da donna alla consapevolezza della sua “libido fallico- narcisistica” per poi passare all’esercizio del potere seduttivo ed erotico, “le chiavi dell’auto” che necessariamente per la simbologia del sogno devono trovarsi in basso e “all’ingresso”, prima di uscire nel mondo sociale e adulto. Acquisita la consapevolezza, donna Lorena è pronta a investire la sua “libido genitale”.

“Come ho fatto a non vederle! Era proprio lì che dovevano essere; perché non le ho cercate lì da subito?!

La coscienza di sé” ha i suoi tempi e richiede una giusta valutazione dell’Io, un’adeguata acquisizione della sintesi tra senso e ragione. Ogni tempo ha i suoi occhi e le sue consapevolezze, le sue viste e le sue vedute, i suoi desideri e le sue ambizioni.
“Ogni cosa al suo posto e il suo posto a ogni cosa” recitava e recita ancora una benemerita iscrizione nel muro dell’officina di un contadino ordinato: “Era proprio lì che dovevano essere;”.

“In casa vedo anche i miei genitori, a quel punto esco con la mia collega.”

Molto bello e molto umano questo passaggio conclusivo di un sogno intenso e pacato, a conferma dei tanti conflitti vissuti e risolti, le classiche psicodinamiche familiari e relazionali. Lorena esce di casa congedandosi dai suoi genitori senza recriminazioni perché è arrivata “a quel punto”, il punto giusto della sua autonomia psichica.
Buon viaggio, Lorena, nel cammino della tua vita!
Ah, dimenticavo!
“La mia collega” è l’immagine ideale e il rafforzamento dell’immagine di sé.

PSICODINAMICA

Come ho detto in precedenza, il sogno di Lorena è un breve saggio psicoanalitico che può spiegare in un consesso di strizzacervelli lo svolgimento della psicodinamica sessuale e della presa di coscienza edipica, quelle che sboccano naturalmente nell’autonomia: un sogno da antologia che combina “posizione fallico-narcisistica”, “posizione genitale” e “posizione edipica”.

ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE

Il sogno di Lorena usa le istanze psichiche “Io”, “Es” e “Super-Io”.
La vigilanza razionale “Io” si manifesta in “sono” e “devo” e “salgo” e “vedo” e “mi trovo” e “io rifiuto” e “mi giro” e “scendo”.
La pulsionalità Es” è evidente in “con delle finestre che danno su un precipizio” e “io non trovo le chiavi dell’auto.” e “un piccolo aereo che perde quota e cade al suolo” e “nella camera da letto. Non sono sola.” e “con un salto si pone sopra di me” e “come se fosse sospeso nell’aria ed è sorprendentemente nudo.” e “la luce non si accende… deve essersi bruciata la lampadina”.
La censura morale limitante “Super-Io” si manifesta in “Io rifiuto questa avance”.
La posizione psichica “fallico-narcisistica” si mostra in “ io non trovo le chiavi dell’auto.”
La posizione psichica “genitale” si riscontra in “trovo le chiavi dell’auto sopra un tavolino vicino all’ingresso” e “a quel punto esco con la mia collega.”
La posizione psichica “edipica” si evidenzia in “Dalla finestra vedo arrivare un piccolo aereo che perde quota e cade al suolo vicino a questa mia casa, ma a quanto pare, nessuno si è fatto male” e in “In casa vedo anche i miei genitori,”.

MECCANISMI E PROCESSI PSICHICI DI DIFESA

Il sogno di Lorena usa i seguenti meccanismi e processi psichici di difesa dall’angoscia:
la “condensazione” in “casa” e “finestre” e “precipizio” e “chiavi dell’auto” e “piccolo aereo” e “sopra di me” e “stare con me” e in altro,
lo “spostamento” in “camera da letto” e “malintenzionati” e “accendere la lampada” e “bruciata la lampadina” e in altro,
la “figurabilità” in “una casa con delle finestre che danno su un precipizio ma con una veduta molto estesa.” e “Dalla finestra vedo arrivare un piccolo aereo che perde quota e cade al suolo vicino a questa mia casa,” e “con un salto si pone sopra di me che sono semidistesa sul letto vestita mentre leggo un libro, ma è un metro sopra me” e “In casa vedo anche i miei genitori, a quel punto esco con la mia collega.”,
la “drammatizzazione” in “Mi si propone in modo baldanzoso” e “Come ho fatto a non vederle! Era proprio lì che dovevano essere; perché non le ho cercate lì da subito?!”
la “traslazione” in “Un collega, che nella realtà è un uomo mite”,
la “proiezione” in “Mi si propone in modo baldanzoso perché, dice che ha aspettato tanti anni, ma oggi, che è il suo ultimo giorno di lavoro, vuole stare con me.”
la “sublimazione” in “Salgo” e “sono semidistesa sul letto vestita mentre leggo un libro ma è un metro sopra me. Non mi sfiora nemmeno, è come se fosse sospeso nell’aria ed è sorprendentemente nudo.”
la “regressione” in “Sono in una casa che nel sogno è mia” e “Salgo a cercarle e chiudo le finestre che sono però malmesse e non si chiudono bene. Mi preoccupo perché così potrebbero entrare dei malintenzionati”.

ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA

Il sogno di Lorena evidenzia un prospero tratto “fallico-narcisistico” all’interno di una cornice “genitale”. Il sogno sviluppa il passaggio evolutivo degli investimenti di “libido” verso la formazione di una “organizzazione psichica genitale”. Lorena ha espresso in sogno uno spezzone significativo della sua maturazione da adolescente a donna.

FIGURE RETORICHE

Il sogno di Lorena forma le seguenti figure retoriche:
la “metafora” o relazione di somiglianza in “casa” e “finestre” e “precipizio” e “chiavi” e “aereo” e “camera da letto”,
la “metonimia” o nesso logico in “auto” e “piano inferiore” e “malintenzionati” e “sopra di me” e “sospeso nell’aria” e “accendere la lampada” e “bruciata la lampadina”,
la “enfasi” o forza espressiva in “Come ho fatto a non vederle! Era proprio lì che dovevano essere; perché non le ho cercate lì da subito?!”.
La ricchezza del simbolismo dona colore poetico alla prosa lineare del sogno di Lorena.

DIAGNOSI

La diagnosi dice di un passaggio evolutivo, andato a buon fine, dal potere narcisistico solipsistico all’offerta di sé e alla condivisione genitale.

PROGNOSI

La prognosi impone di rafforzare costantemente le acquisizioni in atto e lo stimolo alla conquista di ulteriori traguardi senza nulla perdere e con tutto da guadagnare.

RISCHIO PSICOPATOLOGICO

Il rischio psicopatologico si attesta in un ritiro degli investimenti di “libido genitale” con la conseguente regressione e chiusura nel carcere narcisistico.

GRADO DI PUREZZA ONIRICA

In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Lorena è “4” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.
Il “simbolismo” prevale e domina il prodotto psichico di Lorena.

RESTO DIURNO

La causa scatenante del sogno di Lorena si attesta in uno stimolo del giorno precedente che riguardava una riflessione o un vissuto di benessere psicofisico.

QUALITA’ ONIRICA

La qualità del sogno di Lorena è nettamente simbolica.

REM – NONREM

Il sogno di Lorena si è svolto nella fase seconda o terza del sonno REM alla luce del suo dominante simbolismo e della sua pacata formulazione.

FATTORE ALLUCINATORIO

I sensi allucinati nel sonno di Lorena sono i seguenti:
la “vista” in tutto il sogno e nello specifico “Dalla finestra vedo arrivare un piccolo aereo” e in “In casa vedo anche i miei genitori” e in “Come ho fatto a non vederle!”,
“l’udito” in “Mi si propone in modo baldanzoso perché dice”.
Allucinazioni globali e complesse da “sesto senso” non sono presenti a causa della pacatezza narrativa del sogno.

DOMANDE & RISPOSTE

La lettrice anonima ha formulato le seguenti domande dopo aver attentamente esaminato la decodificazione del sogno.
Domanda
Finalmente un sogno bello e buono.
Risposta
Tutti i sogni sono belli e buoni, “belli” perché sono formulati dal nostro “poeta dentro” che usa i “processi primari”, “buoni” perché indicano e insegnano, formulano e integrano, contribuiscono alla presa di coscienza e alla riparazione dei traumi.
Domanda
Ma Lorena sta proprio tanto bene o ha ancora qualche problema irrisolto?
Risposta
Per quello che riguarda il sogno, Lorena è arrivata a questo traguardo dopo un giusto travaglio. Che si goda questa contingenza positiva e questo equilibrio psicosomatico! Dentro di lei ci sono altre battaglie da vivere e altri traguardi da raggiungere. Il benessere psichico non consiste nell’assenza di preoccupazioni e di ansie e di angosce, “atarassia”, ma nella migliore consapevolezza della propria storia e organizzazione psichica. Meglio essere un Socrate insoddisfatto che una maiale soddisfatto.
Domanda
Perché Lorena viaggia in sogno tra passato, presente e futuro?
Risposta
Lorena usa in sogno la dimensione temporale con una familiarità inconsueta, ma, in effetti, non si sposta dal “presente psichico in atto”. Si sporge dal presente verso il passato che colloca in alto e verso futuro che colloca in basso, ma oscilla sempre in un “presente” spazialmente rappresentabile in un piano ben definito ed equilibrato.
Domanda
Lei dice che il tempo nella psiche non esiste e addirittura anche lo spazio. Che vuol dire?
Risposta
Freud aveva detto chiaramente che la questione “spazio e tempo” per la psiche era tutta da risolvere e che l’attività psichica era possibile al presente, quando anche il materiale inconscio veniva riportato alla coscienza. La consapevolezza è del presente sia che verta sul già vissuto e sia che verta sull’aspettativa. Agostino diceva la stessa cosa per l’anima cristiana.
Domanda
Cosa trova Lorena uscendo fuori di casa con l’amica e con le chiavi della sua auto?
Risposta
Trova un mondo di persone e di cose dove esercitare la sua “libido genitale” in concorso con le altre forme di maturazione psichica che ha sperimentato e portato in evoluzione.
Domanda
Non capisco, mi spieghi.
Risposta
Adesso Lorena è attrezzata al meglio possibile per le relazioni amorose e lavorative perché ha il narcisismo dell’amor proprio e la consapevolezza di donna, può scegliere e prendersi cura quotidianamente dell’oggetto d’amore, sa quello che la fa star bene e può chiederlo e procurarlo.
Domanda
Oggetto d’amore è il suo uomo?
Risposta
Certo, ma non necessariamente, perché sarebbe restrittivo. Oggetto d’amore è qualsiasi “investimento di libido” fortemente emotivo e adeguatamente consapevole.
Domanda
Perché l’aereo è simbolo della madre?
Risposta
E’ un contenitore e somiglia a un grembo gravido. In ogni modo tutto ciò che riceve e contiene si ascrive simbolicamente al corredo dell’universo femminile, così come tutto ciò che viola e incide appartiene al corredo psichico maschile.
Domanda
Quanti simboli conosce?
Risposta
Circa trentamila. Spero di ultimare al più presto il mio “dizionario psicoanalitico dei simboli onirici”.
Domanda
E il Natale che simbolo è?
Risposta
Appartiene all’archetipo o simbolo universale della “Madre” in quanto rievoca l’eterno naturale “nascere”: etimologia latina da “gnatum” e “gignere”, generare, di poi “natum”, nato.
Domanda
A proposito, allora buon Natale.
Risposta
Grazie e a tutti i miei affezionati marinai auguro una riflessione sull’origine mentre ubbidiscono volentieri alle tradizioni donative e culinarie. Il Natale è proprio una festività “genitale” perché si investono affetti e si scambiano sentimenti d’amore. E se avete una mamma ancora viva e vegeta, abbracciatela e struccatela anche da parte mia fino al punto di farla sentire viva dentro e fuori.

RIFLESSIONI METODOLOGICHE

La conclusione del sogno di Lorena è particolarmente bella e significativa: “In casa vedo anche i miei genitori, a quel punto esco con la mia collega.”
Esce di casa munita di chiavi e si separa dai genitori. Questo è un passaggio comune ai viventi umani che si emancipano in maniera tardiva dalle proprie radici.
Trovare una canzone di musica leggera adeguata è stato facile tenendo in considerazione la gioia di vivere in atto della donna Lorena e la dipendenza dal passato edipico della bambina Lorena: Alessandra Amoroso e la sua enigmatica e musicale “Vivere a colori” firmata da Elisa da Pordenone.
A suo tempo ho decodificato questo testo riscontrando l’esaltazione della “posizione edipica”.
Ripropongo la canzone e riproporrò quanto prima l’interpretazione.

 

 

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