LA VERTIGINE DELLA LIBERTA’

 

TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO

“Mi trovavo a casa di mia nonna, era la notte di Natale e di lì a poco sarebbero arrivati gli ospiti.

Io e mia nonna eravamo in balcone. Io mi avvicino alla ringhiera, ma mi accorgo che non vi era altro che una fitta rete nera che separava il balcone dal vuoto.

Per sbaglio, facendo un movimento brusco, la faccio staccare da un lato. Faccio notare a mia nonna che trovo quel balcone senza ringhiera alquanto pericoloso, ma lei sostiene che avremmo dovuto solo riagganciare la rete.

Io non volevo che mia nonna si avvicinasse al vuoto, così le dico che lo avrei fatto io.

Tuttavia, ogni volta che mi avvicinavo con il lembo di rete staccato in mano per riagganciarlo, mi ritraevo per l’impressione che mi suscitava lo stare così vicina al vuoto.”

Questo sogno porta la firma di Brunetta.

 

DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE

 

CONSIDERAZIONI

 

L’emancipazione psichica dalla figura materna e la ricerca del naturale rapporto con il corpo nella vita sessuale procurano la vertigine della libertà. La figura materna è importante e complessa per la psicologia femminile in quanto comporta il vissuto della dipendenza, dell’affettività, della rivalità, dell’ostilità, della colpa, della sconfitta, dell’alleanza, dell’identificazione e finalmente dell’identità.

Quanto viaggia e peregrina una donna per approdare in se stessa dopo la caduta della dea madre!

E dopo a chi ci rivolgiamo?

A noi stessi e alla nostra autonomia psichica!

E del corpo cosa sarà?

Libero anche lui e pronto a godere!

Una donna libera di mente e libera di corpo: un bel connubio!

Brunetta si avventura in questa delicata psicodinamica con la sacra cautela di chi non vuole improvvisare e improvvisarsi.

Vediamo cosa le insegna il suo sogno con pochi ma efficaci simboli.

 

SIMBOLI – ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA

 

“Mi trovavo a casa di mia nonna, era la notte di Natale e di lì a poco sarebbero arrivati gli ospiti.”

 

Si rileva nell’immediato la “traslazione” difensiva della figura materna nella “nonna”, un’operazione di “spostamento” delle mille emozioni legate alla madre e una difesa per continuare a dormire e a sognare. In Brunetta la conciliazione e l’identificazione con la madre sono andate a buon fine, ma adesso bisogna esibire e agire le conquiste effettuate: l’autonomia psicofisica. Ed ecco che arrivano gli “ospiti”, coloro che guardano, valutano,  giudicano e coinvolgono.

 

“Io e mia nonna eravamo in balcone. Io mi avvicino alla ringhiera, ma mi accorgo che non vi era altro che una fitta rete nera che separava il balcone dal vuoto.”

 

L’esposizione sociale è offerta anche nel suo tratto problematico e pericoloso perché nel “balcone” manca la “ringhiera”, mancano le naturali e giuste difese verso gli altri, verso quel sociale che turba e intriga. Il posto della fredda “ringhiera” è stato preso da “una fitta rete nera”, da una serie poderosa di pensieri e pregiudizi, di paure ed emozioni, da un condensato pessimistico di difese mentali. En passant, è opportuno precisare che le giuste e naturali difese del coinvolgimento relazionale sono l’autostima e il garbo formale, l’amor proprio e la seduzione cortese, il poco spessore e la profondità del non dire. Questa è la naturale metaforica “ringhiera”. Il “vuoto” rappresenta la vertigine della libertà e ha una duplice valenza. Per un verso rappresenta la crisi dell’autonomia psichica, la caduta depressiva e la perdita delle conquiste psichiche fatte, un “fantasma di morte”. Dall’altro verso rappresenta il lasciarsi andare psicofisico, l’abbandono temporaneo delle facoltà di vigilanza dell’Io e la disposizione a sentire le emozioni più profonde  e intime. Il movimento dall’alto verso il basso si attesta in una “concretizzazione” e in una “incarnazione” dell’identità psicofisica acquisita.

E allora?

Bisogna rafforzare il senso dell’Io e assimilare queste conquiste per poterle agire con l’adeguata presa di coscienza e la necessaria sicurezza: lasciarsi andare al ritmo neurovegetativo delle pulsioni.

 

“Per sbaglio, facendo un movimento brusco, la faccio staccare da un lato.”

 

Brunetta tenta di superare le paure e i pregiudizi, i pensieri nefasti e le ipocondrie, ma non riesce del tutto, perché restano in lei le remore alla relazione sociale e all’abbandono psicofisico. Queste ultime non significano affidamento acritico a se stessa e agli altri, ma il giusto approccio formale alle convenienze proprie e alle esigenze del gruppo. Si tratta di una relazione d’amore con se stessa e di una solidarietà natalizia fatta di succulenza e di gioco, di seduzione e di fascino.

 

“Faccio notare a mia nonna che trovo quel balcone senza ringhiera alquanto pericoloso, ma lei sostiene che avremmo dovuto solo riagganciare la rete.”

 

L’esperienza non è acqua fresca. Brunetta si fa dire dalla nonna, la “traslazione” della figura materna, che bisogna essere disinibite e senza tante inutili barriere con se stesse e con gli altri. Basta con le paure inutili e le ragnatele dei mille ragionamenti astratti che le donne abilmente intessono per nascondere le inibizioni. Comunque un “balcone” senza “ringhiera” non è pericoloso secondo il Vangelo della nonna, una che sa le cose come vanno.  Una disposizione aperta e accogliente non è pericolosa perché bisogna buttarsi e dare materia alla materia.

 

“Io non volevo che mia nonna si avvicinasse al vuoto, così le dico che lo avrei fatto io.”

 

La nonna è una donna navigata e non ha paura delle relazioni, ma Brunetta la protegge, ha paura per lei o meglio ha paura per sé. Le ultime resistenze alla relazione con se stessa e con gli altri sono da superare. Brunetta esegue quello che la nonna avrebbe fatto: identificazione e imitazione con tutti i diritti della gioventù.

 

“Tuttavia, ogni volta che mi avvicinavo con il lembo di rete staccato in mano per riagganciarlo, mi ritraevo per l’impressione che mi suscitava lo stare così vicina al vuoto.”

 

Se non ti lasci andare, non godi. Questo è l’insegnamento finale del sogno di Brunetta. Bisogna superare paure e resistenze a lasciarsi andare e il sogno nel finale acquista una valenza sessuale e una connotazione psichica: la paura di lasciarsi andare all’orgasmo e il bisogno di vigilare e di controllare, un non fidarsi del corpo e un bisogno della mente di vigilare.

Il vuoto non è depressivo ma psicosomatico.

 

PSICODINAMICA

 

Il sogno di Brunetta parte dalla “posizione edipica” per spostarsi sul versante psico-sessuale. Bisogna relazionarsi nei giusti modi e lasciarsi andare per avere il massimo del piacere, la vertigine della libertà psicofisica negli investimenti della “libido genitale”.

 

ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE

 

Il sogno di Brunetta evidenzia la pulsione fobica dell’istanza “Es” nella paura di cadere nel vuoto. L’istanza “Io” è presente nel bisogno di controllo e di vigilanza, oltre che nel riparare il “fantasma del vuoto”. L’istanza “Super-Io” non si profila in alcun modo.

 

MECCANISMI E PROCESSI PSICHICI DI DIFESA

 

Il sogno di Brunetta si serve dei meccanismi di difesa della “condensazione” e dello “spostamento” in “ringhiera” e “nonna”, della “traslazione” in “nonna” e “vuoto”, della “materializzazione” in vicina al vuoto” e la collegata paura di cadere.

 

ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA

 

Il sogno evidenzia un tratto fobico nella “organizzazione psichica reattiva”: la paura di lasciarsi andare nel vuoto, di affidarsi a se stessa e di sentire il proprio corpo.

 

FIGURE RETORICHE

 

Le figure retoriche coinvolte nel sogno di Brunetta sono la “metafora” in “ringhiera” e in “nonna”, la “metonimia” in “rete fitta” e “vuoto”.

 

DIAGNOSI

 

Il sogno di Brunetta presenta una conflittualità nevrotica di natura fobica a lasciarsi andare e a godere della propria autonomia psicofisica.

 

PROGNOSI

 

La prognosi impone a Brunetta di rafforzare l’autonomia psicofisica in risoluzione della “posizione edipica” e di migliorare il vissuto in riguardo al corpo e alle sue funzioni senza sentire la necessità di controllo e di autocontrollo, al fine di evitare la “sublimazione” delle pulsioni sessuali.

 

RISCHIO PSICOPATOLOGICO

 

Il rischio psicopatologico si attesta nella difficoltà a lasciarsi andare nell’esercizio della vita sessuale e nella difficoltà a coronare con l’orgasmo la “libido genitale”.

 

GRADO DI PUREZZA ONIRICA

 

In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Brunetta è “3” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.

 

RESTO DIURNO

 

Il “resto diurno” del “resto notturno”, la causa scatenante del sogno, si può attestare in una preoccupazione o in un evento sessuale.

 

QUALITA’ ONIRICA

 

Il sogno di Brunetta ha una qualità onirica logico-discorsiva.

 

RIFLESSIONI METODOLOGICHE

 

IL SOGNO SECONDO ECCLES

“L’Io e il Suo Cervello”, volume secondo, pagine 449,450,451,

Armando Armando Editore in Roma nel 1981.

 

Eccles

 

“Con il risveglio sembra che la Mente autocosciente si riprenda gradualmente e che trovi alcuni moduli aperti e organizzati ricavando dalla loro attività strutturata sprazzi di illuminazione ed ecco che la coscienza nascente del nuovo giorno si manifesta sotto forma di esperienze frammentarie e parziali per poi ricostituirsi gradualmente. Ti ricordi dove ti trovi e ricapitoli quello che devi fare durante la giornata.

La Mente autocosciente per tutta la durata del sonno continua a esplorare e ad esaminare la corteccia cerebrale ricercando ogni modulo aperto e utilizzabile ai fini dell’esperienza. Molti sogni attraversano la Mente autocosciente che seguita a scandire l’attività del Cervello ma non vengono ricordati al risveglio. Il soggetto ricorda il sogno se viene svegliato nel momento in cui si manifestano i movimenti oculari e gli eventi neuronali associati con esso appaiono nella registrazione elettroencefalografica. Dieci minuti dopo non ricorda alcun tipo di sogno. E’ sicuro che nel sonno paradosso si sogna al novanta per cento riferiscono appena svegliati. La Mente autocosciente è in rapporto con il Cervello e svolge sempre l’azione di scansione sull’attività del Cervello ma non sempre il Cervello si trova in condizioni di comunicare con essa.

 

Commento

 

Il risveglio si attesta nel progressivo riappropriarsi da parte della “Mente autocosciente” di moduli aperti e organizzati che sono in connessione progressiva con la realtà in atto: il passaggio dal sonno alla veglia. La ricerca nella corteccia cerebrale del modulo aperto e disponibile ai fini di esperienza contraddistingue il sonno paradosso e il sogno. Si sogna nella fase R.E.M. e si ricorda se si viene svegliati, altrimenti i sogni sono destinati a essere dimenticati: questi prodotti mentali sono atti al dimenticatoio. Tra “Mente autocosciente” e “Cervello” non c’è sempre cooperazione e comunicazione, nonostante la loro relazione e la scansione della Mente autocosciente sull’attività del Cervello. I sogni non si ricordano nella loro globalità, se ne ricorda qualcosa, un “resto notturno”, il resto del sogno viene perduto anche se si sveglia il soggetto in piena fase R.E.M. con grave danno per la salute fisica e mentale, disturbo del sonno e psicosi. Eccles coglie nel segno nel dire che noi perdiamo gran parte di quello che sogniamo nel sonno paradosso o R.E.M.

 

John Carew Eccles, neurofisiologo e filosofo australiano, è nato nel 1903 ed è morto nel 1997. I suoi studi sulla “fisiologia dei neuroni” e la sua scoperta del “meccanismo biochimico dell’impulso nervoso” gli hanno procurato il premio Nobel per la Medicina nel 1963, riconoscimento condiviso con Lloyd Hodgkin e Andrew Fielding Huxley.

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