Mi sono arrivati sogni semplici con richieste di chiarimento.
Le metto insieme e rispondo al meglio agli arditi marinai.
Anche se non li decodificherò secondo lo schema completo per mancanza di elementi, sono convinto che la richiesta sarà pienamente soddisfatta.
Nelle “Riflessioni metodologiche” troverete risposte a domande teoriche specifiche.
LE RISATE LIBERATORIE DI MARILENA
“Marilena sogna il suo ex che ironizza su tutto e sdrammatizza, com’era solito fare al tempo della loro storia. Cominciano a ridere di vero gusto e in maniera veramente liberatoria.”
Il presente non è allettante nel versante sessuale? E allora Marilena torna indietro al tempo dell’appagamento gratificante della sua “libido genitale”. La memoria recupera il meglio del meglio tra gli ex partner e sceglie un uomo libero da resistenze e pregiudizi, un maschio che quando fa le cose si coinvolge, una persona destrutturata e per niente seriosa:” il suo ex che ironizza su tutto. “L’ironia” di Socrate consisteva proprio nella liberazione dalle false verità su se stessi; di poi, poteva nascere il vero “Io”. “Sdrammatizzare” nella veglia può essere un segno di superficialità o una fuga dal problema, ma in sogno si traduce nella “catarsi” del senso di colpa, nel saper disinvestire e controinvestire le migliori energie psicofisiche in progetti gratificanti: un uomo libero, libertario e liberatore, un uomo che ti fa tanto “ridere” e di gusto.
“Ridere” attesta simbolicamente di una sessualità eccitante e appagante: l’orgasmo in due. La breve nota onirica di Marilena insegna che la vita sessuale esige il disimpegno dalle resistenze e dalle paure, la disposizione a lasciarsi andare al moto organico e funzionale del corpo e nello specifico lasciare che il sistema neurovegetativo faccia degnamente il suo lavoro.
Ecco come si spiega “Cominciano a ridere di vero gusto e in maniera veramente liberatoria.”
“Ridere” rievoca il film “Ombre bianche” e la cultura esquimese che vuole nei valori dell’ospitalità concedere la propria donna all’ospite.
Marilena prende atto in sogno della sua situazione psicofisica, la frustrazione sessuale.
Il sogno evidenzia l’uso della “condensazione” e della “metafora” in “ridere”. “L’ironia” è frutto del meccanismo dello “spostamento” e della “metonimia”.
La nostalgia è una brutta bestia da domare, così come il presente è degno di considerazione e di manovre adeguate per essere migliorato.
LA DEFLORAZIONE MANCATA
“Mi guardo allo specchio e vedo che ho pochi denti separati e tremolanti.
Meno male che la bocca non sanguina.”
Questa nota onirica porta la firma di Marietto.
Parto dalla fine. La “bocca” è simbolo dell’organo sessuale femminile, oltre che l’organo della “libido orale” e la sede della funzione affettiva. La “bocca” è formata dalle labbra e possiede i suoi umori. Una “bocca che sanguina” equivale pari pari alla deflorazione secondo natura per una donna. Una “bocca che non sanguina” si traduce nella mancata deflorazione della donna secondo la paura di Marietto. Quest’ultimo deve rafforzare l’identità sessuale, “mi guardo allo specchio”, dal momento che i denti, simboli dell’aggressività, sono pochi, sparuti e tremolanti. Marietto vive un conflitto in riguardo alla sua aggressività sessuale, è inibito e ha paura di non riuscire nella naturale impresa.
Del resto, nella vita sessuale maschile la giusta aggressività è necessaria per l’erezione, a sua volta più che mai necessaria per la naturale deflorazione. Se l’erezione è “tremolante” e l’aggressività è insufficiente, non si può far “sanguinare la bocca” e la pulsione sessuale resta un pio desiderio.
L’aggressività sessuale maschile non deve essere fraintesa con la violenza. Trattasi di sicurezza impositiva e di orgoglio virile, una piccola dose di “libido fallico-narcisistica” sposata con la “libido genitale”, l’attrazione erotica e il riconoscimento amoroso della donna.
In bocca al lupo, Marietto!
Hai tanto da vivere con i giusti ritocchi psicofisici di rassicurazione e di rafforzamento.
I meccanismi usati per comporre il breve sogno sono la “condensazione” e la “metafora” nella “bocca”, relazione di somiglianza. Lo “specchio” rappresenta la “proiezione” di sé, lo “specchio” restituisce una consapevolezza migliore. Il “dente” condensa un simbolo fallico di forza e di potere e ha un nesso logico con l’aggressività per cui s’inquadra in una “metonimia”. Il “tremolante” rappresenta una perdita di potere e una crisi della sicurezza.
IL NESSO GIUSTO
“Ho sognato che non passavo con il mio corpo da una porta per accedere alla stanza attigua, mentre il mio amico, che è tanto più grasso di me, ci passava tranquillamente e senza alcuna fatica.”
Peter ha qualche problema intellettivo, magari una scarsa fiducia nelle sue capacità mentali o una boria intellettiva che non sa dove far poggiare. Peter non sa fare i giusti collegamenti tra i concetti, ha qualche “deficit” intuitivo e non possiede una buona logica consequenziale. Forse Peter non sa fare grandi discorsi e non è un gran parolaio. Forse a Peter la scuola ha negato gli strumenti giusti per interpretare se stesso e la realtà che lo circonda. E così sin da bambino ha maturato un complesso d’inferiorità intellettiva che poi magari ha compensato con una buona pratica e un valido pragmatismo. Magari Peter è un capitano d’industria, un vecchio padrone che si porta dietro come un vizio assurdo la licenza di terza media e il dialetto al posto della lingua italiana. Il mancato passaggio da una stanza all’altra condensa l’incapacità di connettere e di mettere nessi logici nei discorsi, oltre che l’invidia nei confronti di chiunque sa mettere insieme parole e concetti.
“Da una porta per accedere alla stanza attigua” è una “metafora” frutto di “traslazione”.
E’ molto importante per Peter che non compensi questa sua inferiorità mentale con l’arroganza affettiva e il potere sul prossimo.
LA PARTE NEGATIVA DEL FANTASMA DELLA MADRE
“Mia figlia Immacolatella mi ha detto che ha fatto un brutto sogno, ha sognato la strega.”
La mamma di Immacolatella è napoletana e si chiama Marianella. Il vezzeggiativo nei nomi è un meraviglioso uso linguistico dei napoletani, oltre che un candore affettivo, una protezione e una cura dei bambini che si manifestano già dal nome.
Immacolatella sogna la “parte negativa del fantasma della madre”. La “parte positiva” è la fatina o la regina o qualsiasi altra figura nobile e altolocata. I bambini cominciano a usare il meccanismo psichico di difesa dall’angoscia dello “splitting” o scissione sin dai primi mesi di vita. Ha inizio l’organizzazione del pensiero e dell’Io, una modalità primaria fortemente emotiva che l’infante, “ senza parole”, vive esorcizzando l’angoscia legata alla possibilità che la mamma non ci sia più ad accudirlo, a nutrirlo, ad amarlo, a proteggerlo e a chiamarla Immacolatella, un nome meraviglioso.
La “strega” condensa la parte anaffettiva della madre dal momento che nessuno garantisce al bambino che la mamma ci sarà sempre e che sarà premurosa come sempre. Il meccanismo dello “splitting” lo manteniamo e lo usiamo per tutta la vita, ma bisogna esserne consapevoli per non regredire a fasi di sviluppo incompatibili con la realtà in atto.
Immacolatella può ancora emozionarsi con i naturali fantasmi. Da grande li vivrà come una ricchezza della sua fantasia e della sua persona.
I MIEI FIGLI SOGNANO
“Dado sogna di trovarsi dentro una piscina grande come una stanza e dove c’è poca acqua. Si tuffa e chiaramente non riesce a nuotare.”
“Ninny sogna di avere la sensazione di cadere nel vuoto.”
Dado e Ninny sono i figli di Fiorella.
Partiamo dall’ultimo, da Ninny. “Cadere nel vuoto” condensa un normalissimo “fantasma depressivo di perdita” che si formula nel modo seguente: “ah, se la mamma non ci fosse!”
Ecco come si spiega il sogno del piccolo Ninny.
Avere tanta madre, una donna bella, buona e saggia, comporta per il bambino anche la possibilità, il timore e l’angoscia della perdita di cotanto regalo di madre natura. La connotazione affettiva è direttamente proporzionale all’intensità dell’angoscia e alla dipendenza psichica. Per questo motivo bisogna sempre favorire l’autonomia dei figli, per consentire loro di razionalizzare le angosce quanto prima possibile. Bisogna svezzarli non soltanto dai pannolini Pampers o dagli omogeneizzati Plasmon, ma soprattutto liberarli progressivamente dalla dipendenza dai genitori, madre “in primis” dal momento che il padre di suo gode dell’immunità ingiustificabile e ingiustificata di colui che procaccia il cibo e che a casa c’è poco.
E Dado?
Cosa possiamo dire a Dado in riguardo al suo sogno?
La “piscina grande” rappresenta la figura materna, “l’acqua” è un classico simbolo dell’universo femminile, il “tuffarsi” attesta di un bisogno di affidamento e di una ricerca fiduciosa della madre, il “non riuscire a nuotare” equivale simbolicamente a godere di poca madre a causa del problema della rivalità fraterna. C’è poca madre per il primo figlio che si è sentito defenestrato dal suo ruolo di unico fruitore del bene materno, mentre il secondo trova già l’ingombro e non può non contemplarlo, deve accettarlo e non si pone per lui il problema dell’intruso, ma la necessità di adattarsi alla situazione e di acchiappare più che può in qualsiasi modo: intelligenza pragmatica e utilitarismo, non astrazione e filosofismi per il secondo, sensibilità affettiva e pudore sentimentale per il primo.
Tanta madre deve distribuirsi equamente secondo i bisogni della prole e deve essere brava a capire le sensibilità dei figli e darsi “toto corde” e “tota mente”.
Auguri Fiorella!
E’ tutto normale e sotto controllo.
CONSIDERAZIONI
Queste pillole di sogni non sono per niente amare e mi son piaciute perché ho dismesso il ruolo tecnico del ricercatore senza cadere nella banalità.
Alla prossima!
CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE
Esistono due caratteri uguali?
Spesso mi si rivolge questa domanda.
La risposta è negativa.
I gemelli monozigoti, eterozigoti, fratelli e sorelle di qualsiasi collocazione non hanno caratteri simili. Non è possibile trovare caratteri identici.
Preciso che i termini “carattere” e tanto meno “personalità” sono approssimativi, per cui è appropriato parlare di “organizzazione psichica reattiva”.
E allora, esistono “formazioni psichiche reattive” identiche?
La risposta è ancora una volta negativa.
E nei gemelli siamesi?
Ancora negativa.
I gemelli siamesi hanno due cervelli e due menti. Di conseguenza, i vissuti psichici si differenziano in base alla modalità mentale di approccio dell’uno o dell’altro.
Esistono tratti identici nelle “formazioni psichiche reattive” degli uomini?
La risposta è negativa, ma è necessario precisare che esistono tratti similari ma non simili.
Ma, se tutti nasciamo da padre e da madre e condividiamo in universale o in gruppo la stessa educazione, gli stessi valori, gli stessi schemi culturali, come è possibile che non esistano due “organizzazioni” o due tratti simili?
Adduco l’esempio del codice a barre: basta una lineetta diversa per differenziarsi, basta una sfumatura di vissuto e si differenzia “l’organizzazione”.
Almeno in questo settore vige l’originalità e l’unicità. La Psiche si differenzia dal Soma. Mentre possono esistere due corpi uguali, quasi clonati, ma non è detto che sia così, di sicuro non esistono due “formazioni reattive” simili anche se cresciuti nello stesso ambiente e con le stesse persone.
Altra domanda: perché si definisce “organizzazione psichica reattiva” e che cosa vuol dire “reattiva”?
Parto dall’ultima domanda. “Reattiva” attesta della modalità psichica di reagire con i vari “meccanismi e processi di difesa” all’angoscia che è la malattia di base dell’uomo, l’angoscia depressiva di morte, la “malattia mortale” come la chiamava Soren Kierkegaard, il filosofo antihegeliano e antesignano dell’Esistenzialismo con il suo pessimismo individuale a base religiosa.
“Organizzazione” è il risultato momentaneo di un insieme di tratti psichici legati all’evoluzione e attesta del lavoro mentale e del lavorio psico-culturale investiti nel corso progressivo della formazione.
La base di tutto è un organo non adeguatamente conosciuto, il Cervello.
Ma di questo si parlerà nella decodificazione dei prossimi sogni.