TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO
“Mi trovo con mia mamma e cerchiamo cibo all’interno di un magazzino.
Mia mamma mi dà delle brioches al cioccolato piene di zucchero, buone in apparenza ma un po’ secche.
Mi chiedo perché mi dà brioches poco biologiche.
Mia madre scompare, mi trovo in casa e sto guardando da una finestra il cortile.
Si avvicina e si attacca alla finestra un uccello stupendo coloratissimo.
Le piume sono piene di fiori rosa e azzurri. Il corpo è colorato come l’arcobaleno.
Poi arriva un altro animale più brutto.
L’uccello colorato era un gufo simpatico come il pupazzo che ho in casa.”
Questo è il sogno di Lexeiandra.
DECODIFICAZIONE E CONTENUTO LATENTE
CONSIDERAZIONI
Il sogno di Lexeiandra verte sui temi dell’affettività e della maternità. L’esordio propone gli affetti pregressi, normalmente evoluti e utili alla situazione esistenziale in atto: l’affetto della madre.
Di poi, il sogno elabora la situazione psichica e affettiva che Lexeiandra sta vivendo, le aspettative, i desideri, le esigenze di dare: i classici temi della “libido genitale”.
Il sogno di Lexeiandra si può proprio definire un monumento in onore della “libido genitale”, dell’amore materno nella dolce attesa di essere vissuto ed esercitato.
Il sogno viene elaborato da un ”Io” mezzo vigile e mezzo addormentato che rievoca e racconta formulando, nonostante la veglia, una simbologia interessante.
SIMBOLI ARCHETIPI FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA
“Mi trovo con mia mamma e cerchiamo cibo…”
Manifesta è la dimensione affettiva: “mia mamma” e il “cibo”. Lexeiandra non poteva fare un’associazione così potente e chiara. Ma riattraversando l’amore materno lo trova inadeguato al presente: “mi dà brioches poco biologiche”. Lexeiandra si è identificata a suo tempo nella madre e ha maturato la sua identità femminile e la sua femminilità. Adesso sta procedendo per la sua strada secondo i suoi progetti di vita e le sue emergenze esistenziali. Le brioches “un po’ secche” attestano del tempo trascorso e dell’amore materno evoluto, nonché della ricerca di nuovi amori e di nuovi affetti. Aggiungo che il “secche” e il successivo “poco biologiche” possono attestare anche dell’età matura della madre e della conseguente sterilità: “Mi chiedo perché mi dà brioches poco biologiche.”
Questa è la prima parte del sogno di Lexeiandra secondo una versione immediata e appariscente. Andiamo a cogliere i successivi simboli alla luce dell’evoluzione del sogno.
“Mia madre scompare e… sto guardando da una finestra il cortile.”
Lexiandra è cresciuta, è autonoma e socializza, ha saldato le dipendenze psichiche dalla madre e guarda il suo avvenire prossimo, nonché cosa succede attorno a lei. Il “cortile” rappresenta la realtà relazionale e sociale in atto, così come la “finestra”, oltre a ricordare il titolo di un famoso film di Hitchcock, è una naturale apertura verso il mondo e le sue tentazioni.
“Si avvicina e si attacca alla finestra un uccello stupendo coloratissimo”
Ecco il registro altamente simbolico! Arriva la prospettiva futura della maternità sotto forma di “un uccello stupendo coloratissimo”, un chiaro simbolo della capacità procreativa maschile. Si profila dalla finestra un uomo secondo la figura retorica della “sineddoche”, “la parte al posto del tutto”, l’organo sessuale al posto della persona. Ma si sa che il sogno, usando le modalità di pensiero del “processo primario”, elabora i contenuti psichici in maniera poetica. L’uomo maschio “si attacca alla finestra” secondo altra figura retorica, la “metafora”, per simboleggiare il rapporto sessuale. L’attributo “stupendo” condensa una caduta della vigilanza della coscienza e un abbandono psicofisico degno del migliore orgasmo, mentre “coloratissimo” attesta la multiforme vitalità e la variegata gioia di vivere. Il “colore” condensa la vivacità psichica nelle sue diverse espressioni, nonché la varietà e la variabilità dell’umore. In ultimo bisogna notare la delicatezza della simbologia sessuale del coito: “si avvicina e si attacca alla finestra”. Il sogno, oltre che poetico, non è assolutamente volgare. “Si attacca” condensa affetto e desiderio, sentimento e pulsione.
“Le piume sono piene di fiori rosa e azzurri. Il corpo è colorato come l’arcobaleno.”
La maternità non poteva essere celebrata in maniera più colorata e brillante. I “fiori rosa e azzurri” contengono i sessi del nascituro: la femminuccia è rosa, il maschietto è azzurro. La cultura popolare va fiera dei suoi simboli e anche il sistema commerciale non è da meno. “Le piume” contengono il calore affettivo che prelude l’amplesso genitale, quei rapporti sessuali consapevolmente finalizzati alla gravidanza, amplessi senza ansia e ricchi di tanto poetico mistero. Passiamo a “Il corpo è colorato come l’arcobaleno.” Il corpo è quello dell’uccello: trasposizione del corpo di un bimbo che nasce secondo arcobaleno, la gioia della luce, l’acqua e i raggi del sole. Lexeiandra è consapevole della sua pulsione sessuale e del suo desiderio di figliolanza. Il livello psicofisico è saturo. Si aspetta adesso che la natura biologica faccia il suo corso prima del decorso gravidico. Fin qui tutto è bello e poetico. Per completezza si ricordi che “l’arcobaleno” abbraccia a livello collettivo il valore culturale della pace e della fusione dei sessi, la tolleranza sessuale e la libertà di amare.
“Poi arriva un altro animale più brutto.”
Ecco che immancabilmente nel sogno di Lexeiandra “arriva” il rovescio della medaglia. Dopo l’uomo buono e degno di fecondare si presenta l’uomo brutto, la “parte negativa del fantasma del maschio”, quello indegno di essere amato e di essere ammesso alla propria vita sessuale. Lexeiandra usa il meccanismo primitivo di difesa dello “splitting” e scinde il “fantasma del maschio” in “buono” e “cattivo” secondo la sua linea di difesa dal maschio. Lexeiandra non si abbandona al maschio, ma da lui vuole un figlio: questa è la sua verità profonda del sogno, questo è il conflitto psichico che si attesta nel desiderio o bisogno di avere un figlio e nel mancato affidamento a un uomo per motivi non soltanto estetici. Per Lexeiandra non esiste al mondo un uomo degno di lei e che possa essere il padre dei suoi figli. Può esistere un uomo strumento procreativo e allora deve essere stupendo, altrimenti gli mancherà sempre qualcosa. Questo è il senso e il significato di “un altro animale più brutto.” Estetica e genitalità, bellezza e fertilità sono doti importanti nel corredo della maternità di Lexeiandra.
“L’uccello colorato era un gufo simpatico come il pupazzo che ho in casa.”
Traduzione immediata: l’immagine dell’uomo e il senso della maternità, il fantasma del maschio e il fantasma della genitalità sono dentro Lexeiandra e non sono agite perché sono inanimate, “il pupazzo che ho in casa.” Il “pupazzo” è un feticcio che esorcizza l’angoscia della sterilità e il conflitto con l’universo maschile per eccesso di esigenze a carico dell’uomo che deve essere bello e deve saper procreare. Lexeiandra si difende dal coinvolgimento con il “gufo simpatico” che da un lato stimola il ricordo e dall’altro esorcizza l’angoscia. Il “gufo” è un oggetto su cui Lexeiandra trasferisce i suoi investimenti ideali e materiali, i suoi pensieri e le sue pulsioni, le sue paure e i suoi desideri, e non è certo il simbolo della iettatura o della iella.
Ricordiamo che il sogno di Lexeiandra ha detto in precedenza che fuori dalla finestra, nel cortile, c’è l’uomo bello e capace con cui concepire un figlio o una figlia, per cui si è obbligati a ben sperare.
PSICODINAMICA
Il sogno di Lexeiandra svolge il bisogno di diventare madre e il conflitto psichico e relazionale di trovare l’uomo giusto e degno di diventare il padre dei suoi figli. Questa psicodinamica è inserita in una cornice affettiva contrastata a causa di un’inopportuna pulsione narcisistica.
ISTANZE E POSIZIONI PSICHICHE
L’istanza “Io” elabora il sogno tra il sonno e il dormiveglia oscillando tra la “posizione psichica fallico-narcisistica” e la “posizione psichica genitale”: la “libido” al servizio di se stessa e la “libido al servizio della maternità. L’istanza “Es” si presenta nella pulsione affettiva, “posizione psichica orale”, e nel profilarsi contenuto e difeso dell’istinto materno. L’istanza “Super-Io” non è in funzione dal momento che non si trovano nel sogno censure morali e limiti sociali.
MECCANISMI E PROCESSI PSICHICI DI DIFESA
I meccanismi psichici di difesa coinvolti nel sogno di Lexeiandra sono la “condensazione”, lo “spostamento”, la “drammatizzazione”, la “simbolizzazione”, la “traslazione”, lo “splitting” o scissione del fantasma: “pupazzo”, “gufo”, “animale”, “arcobaleno”, “piume”, “uccello stupendo”, “finestra”, “cortile”, “brioches”, “cibo”, “biologico”. Il sogno di Lexeiandra viaggia dal passato al presente psichico in atto senza “sublimazioni” e tanto meno “regressioni”.
ORGANIZZAZIONE PSICHICA REATTIVA
Il sogno di Lexeiandra presenta tratti psichici marcatamente orali, narcisistici e genitali: affettivi, autocompiacenti, donativi. La “organizzazione psichica reattiva”, “ex carattere”, richiamata e prossima alla qualità “narcisistica”.
FIGURE RETORICHE
Le figure retoriche coinvolte sono la “sineddoche”, la “metafora”, la “metonimia”: “l’uccello”, la “finestra”, il “gufo” e altri simboli.
DIAGNOSI
La diagnosi dice che Lexeiandra sta maturando la possibilità della maternità e all’uopo si difende attraverso l’idealizzazione del maschio.
PROGNOSI
La prognosi impone a Lexeiandra di evolvere la pulsione narcisistica in “libido genitale”, di risolvere le sue resistenze alla relazione di coppia e alla maternità, di adire a una vita affettiva matura, di disporsi alla realizzazione dell’istinto materno.
RISCHIO PSICOPATOLOGICO
Il rischio psicopatologico si attesta nella permanenza e nel rafforzamento del “narcisismo”, nella frustrazione dell’affettività e nello splendido isolamento con le conseguenti psiconevrosi depressive.
GRADO DI PUREZZA ONIRICA
In base a quanto affermato nella decodificazione e in base al contenuto dei “fantasmi”, il grado di “purezza onirica” del sogno di Lexeiandra è “3” secondo la scala che vuole “1” il massimo dell’ibridismo, “processo secondario>processo primario”, e “5” il massimo della purezza, “processo primario>processo secondario”.
RESTO DIURNO
Il “resto diurno” del “resto notturno”, la causa scatenante del sogno di Lexeiandra, può attestarsi in un pensiero ricorrente legato a un progetto di gravidanza o alla visione concreta del suo desiderio in un’altra donna.
CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE
Quanto incide la vita psichica nella dimensione biologica della maternità? La sterilità femminile può essere psicogena? La risposta immediata è negativa. Assodata e ribadita la concezione “olistica” per cui la psiche e il corpo, “psicosoma”, sono un “tutto” inscindibile, si può ritenere che un eccesso neurovegetativo, uno squilibrio tra le pulsioni organiche e i vissuti psichici, può influenzare negativamente le varie funzioni coinvolte: il respiro, l’appetito, la digestione, la sessualità, la deambulazione e altro ancora. La medicina psicosomatica e il meccanismo psichico di difesa della “conversione isterica” attestano della sensibilità del sistema neurovegetativo alle suggestioni psichiche e alle cariche nervose. La letteratura clinica ha riportato e riporta l’influenza dell’emozione patologica nella biologia della fecondazione. Si è detto e scritto che nella “sterilità psicogena” avviene la secrezione vaginale di sostanze spermicide, per cui l’ingravidamento risulta di difficile realizzazione. Nulla togliendo alla crisi della “omeostasi” e alle “conversioni isteriche” in base alle quali le cariche nervose in eccesso si scaricano nelle funzioni del corpo inibendole in parte e in qualche modo, la biologia della fecondazione e della gravidanza sono dei pilastri del “Genio della Specie” e difficilmente si possono contrastare o addirittura inibire. Oggi la scienza e la tecnologia mediche sono in grado non solo di accertare oggettivamente il quadro clinico di ogni donna, ma possono progettare e realizzare interventi finalizzati alla fecondazione e alla gravidanza. La scienza psicologica attesta giustamente la possibilità dei disturbi psicosomatici giustificati, come si diceva in precedenza, con lo squilibrio tra vissuto e organo, tra tensione nervosa e funzione, ma la “sterilità psicogena” non è da ammettere nel quadro della “medicina psicosomatica”. In sintesi: è sacrosanto essere equilibrati e non mandare in “tilt” il sistema neurovegetativo, ma non risulta che la sterilità di una donna sia causata dalla psiche o a essa deputata nonostante la gravidanza isterica, l’amenorrea, la dismenorrea e gli altri disturbi psicosomatici dell’endocrinologia femminile.