“Ela sogna di trovarsi in una sorta di officina. Il meccanico le consegna dell’olio motore da portare nelle cisterne di raccolta della scuola.
Vedendola perplessa, dal momento che quelle cisterne devono raccogliere soltanto olio vegetale, le dice che quello che le dà è misto, olio motore e olio vegetale, e che, quindi, può stare tranquilla.”
Il sogno di Ela è strano nella sua semplicità, è lineare nella sua brevità, è accettabile a livello logico perché ha un senso: il divieto di mischiare gli oli meccanici e gli oli vegetali si coniuga con la tolleranza e la possibilità offerta dal tecnico di mettere insieme le due sostanze similari. E allora il sogno di Ela si può ritenere spiegato perché il “contenuto latente” equivale al “contenuto manifesto”: in questo caso non sarebbe un sogno, ma una fantasticheria a occhi chiusi. Trattiamolo come un sogno o meglio come un “resto notturno” e procediamo con il reperire i significati simbolici e la psicodinamica camuffata e traslata in questo breve ma intrigante prodotto psichico.
“L’officina” rappresenta simbolicamente il luogo di cura del sistema neurovegetativo, in quanto si tratta di meccanismi automatici che funzionano al di là della volontà del soggetto: il cuore, il respiro, le ghiandole endocrine, il sonno e gli apparati che competono alla libera gestione vitale del sistema nervoso neurovegetativo. L’officina condensa qualsiasi concezione filosofica meccanicistica in riguardo alla Natura e all’Uomo. L’officina si coniuga con l’intelligenza operativa e il fare trasformativo ed è il regno dell’”Io” pragmatico.
“Il meccanico” condensa tutta la competenza di uno specialista del sistema nervoso centrale e neurovegetativo, un endocrinologo, un neurologo, un urologo, un sessuologo, uno psicoanalista determinista, insomma un tecnico competente soprattutto di umori vegetali e di liquidi meccanici nel nostro caso. Il “meccanico” condensa le funzioni attive e fattive dell’”Io”, al di là di qualsiasi finalismo metafisico. Il “meccanico” è colui che sa e sa, soprattutto, dove mettere le mani.
“L’olio” in se stesso condensa i liquidi e gli umori del corpo, l’erotismo e l’eccitazione, l’eiaculazione e lo sperma, la lubrificazione e la disposizione femminile al coito: “l’olio” riguarda la “libido genitale”.
“L’olio motore” contiene una valenza sessuale meccanica e non finalistica, un coinvolgimento di stampo anaffettivo e deprivato di partecipazione emotiva: qualcosa di freddo e di necessariamente fisico-biologico.
“Le cisterne” della scuola condensano, in quanto contenitori, i tratti psicofisici dell’universo femminile, il grembo e la vagina, parti del corpo ricche di liquidi e di umori. La “scuola” rappresenta il luogo della socializzazione e rievoca il teatro del desiderio, del marasma e del conflitto.
Il “vedendola perplessa”, da parte del meccanico, induce a reperire il simbolo della “perplessità”. Trattasi di dubbio strumentale e metodico, quasi alla Cartesio, e di riflessione innovatrice, un’apertura mentale dell’”Io”, nonché un conflitto psichico e un ridimensionamento operato dal “Super-Io”. La “perplessità” è legata alla sorpresa imprevista e all’eccitazione improvvida, oltre che a una caduta temporanea della logica consequenziale. Ela proietta nel “meccanico” la sua piacevole confusione per un evento strano e apparentemente semplice, una confusione e fusione di oli, di liquidi diversi nel servizio e nel consumo.
“L’olio vegetale” è diverso da quello meccanico: l’olio d’oliva, usato per friggere le patatine dei bambini, non è lo stesso olio che si usa per lubrificare il motore della nostra “benedetta” macchina. Almeno si spera. La differenza dell’olio nel sogno di Ela dipende dal coinvolgimento affettivo e meccanico, dal finalismo delle funzioni sessuali che è quello che produce liquidi e umori. Gli “oli” condensano sensi e significati diversi, una diversa maniera di coinvolgimento: “vegetale” significa neurovegetativo ma affettivo, “meccanico” equivale sempre a neurovegetativo ma anaffettivo. Il primo condensa una forma di vitalità finalistica, un innamoramento, il secondo condensa una forma di vitalità deterministica, un approccio.
L’olio “misto” sarà la sintesi di metà vegetale e metà meccanico, metà affettivo e metà anaffettivo, metà caldo e metà freddo, metà casereccio e metà industriale.
Pur tuttavia, fino a questo momento, l’interpretazione del sogno di Ela resta aleatoria, perché manca un elemento che funge da “nesso”, un collegamento simbolico che rende la decodificazione plausibile e convincente, sempre restando nella labilità delle umane cose.
La “cisterna” risolve il sogno e lo fa propendere verso quella sfera sessuale che si era profilata e che avvolge e comprende tutto il quadro onirico: la femmina, la sessualità, gli umori. La “cisterna” invita Ela a vivere bene la sua sessualità e lo specialista “meccanico” le augura che viva bene il coinvolgimento sessuale sentimentale e quello meccanico. “Parabola significat”: cara Ela, capisci e assolvi sensi e sentimenti vissuti nella loro doppiezza.
Questi sono i simboli del sogno di Ela.
La psicodinamica verte su una storia sessuale intrisa di senso e sentimento, una sessualità vissuta neurofisiologicamente in maniera diversa, una vita psicofisica filtrata dall’’Io” e resa accettabile a un “Super-Io” reso elastico e tollerante proprio dalle arti ruffiane dell’”Io”. L’olio vegetale richiama le funzioni pulsionali dell’”Es”, la realtà degli istinti che non si può rifiutare o stravolgere. Il merito è dell’”Io”, questo benefico e benemerito “filtro di oli” che sa giostrarsi tra trasgressione e compensazione, tra realtà e criterio del meglio possibile.
La prognosi impone a Ela di ben usare e ponderare le funzioni mediatrici del suo “Io” nelle deliberazioni e nelle decisioni.
Il rischio psicopatologico si attesta nelle frustrazione della “libido genitale”, nel malaugurato conflitto tra le tre istanze psichiche, “Io, Es e Super-Io”, in uno scompenso delle loro funzioni con possibilità, nel caso di prevalenza dell’”Es”, gli istinti e le pulsioni, di una crisi del “principio di realtà” a tutto vantaggio del “principio del piacere”, e nel caso di prevalenza del “Super-Io”, il dovere e la morale, di una frustrazione della “libido” con conseguenti somatizzazioni di panico in un quadro clinico paranoico.
Riflessioni metodologiche: è opportuno e mai abbastanza riflettere sulla funzione di “filtro” psichico operata dall’”Io”. E’ determinante per la salute psicologica e per tutta la vita adulta mantenere integre le funzioni dell’”Io”, quelle deliberative e quelle decisionali nel caso specifico. L’ago della nostra bilancia psichica è proprio l’”Io”, l’istanza evolutiva che ci qualifica animali razionali, secondo il nostro modo culturale o “filtro” occidentale, superiori alle scimmie e al resto del “Vivente”. Privilegiare l’”Io” non equivale all’abbandono o tanto meno al disconoscimento del “nostro bambino dentro” con le sue modalità di pensiero e d’azione. Privilegiare l’”Io” non significa eliminare i limiti e i divieti che consentono la vita sociale e politica. Privilegiare l’”Io” non comporta la repressione delle pulsioni a favore delle utili convenzioni. Con il trascorrere del tempo il “Super-Io” si ammorbidisce o s’irrigidisce in base a come abbiamo vissuto e abbiamo usato il filtro “Io” e i meccanismi di difesa dall’angoscia. Con il trascorrere del tempo la “libido” e le pulsioni dell’”Es” si evolvono nelle forme compatibili con la struttura elaborata dall’”Io”. Si può affermare che la formazione del carattere, “formazione reattiva”, non conosce soste anche se la preponderanza formativa avviene nei primi dodici anni di vita. Esemplifico: maturando o invecchiando aumenta la paranoia se il “Super-Io” s’irrigidisce, si regredisce alla vita infantile se l’”Es” prende il sopravvento. Quelle che si definiscono “demenze senili”, tanto più quelle “presenili”, s’inquadrano in una disfunzione della funzione di filtro e di mediazione dell’”Io”. Ok? Una buona vecchiaia comporta una buona saggezza tutta merito dell’”Io” e dei “meccanismi di difesa” dall’angoscia nella prossimità della partenza e del distacco. A questo punto proviamo a riflettere sul sogno. Nel sonno si usa dire che l’”Io” va a dormire insieme alle sue funzioni e che la vita psichica si esprime nel sogno: la realtà psichica in atto. Va bene. Ma quando l’”Io” si sveglia, interpreta il sogno e riflette su se stesso. L’”Io” è padrone del nostro “processo primario”, la nostra benefica “fantasia” a “Lui” si sottomette: un punto fisso della cultura greca, di poi occidentale, è stato ed è proprio questo, il “primato dell’Io” e delle sue funzioni, il “processo secondario”.