“Gregorio sogna di trovarsi in compagnia di una donna dentro una cabina a due posti e con vetrate e sospesa in aria sui binari.
A un certo punto Gregorio si è ritrovato fuori dalla cabina e la guardava dall’esterno e percepiva di dover fare un salto perché le rotaie finivano e la cabina sarebbe precipitata.
Infatti la cabina andava giù e Gregorio si sentiva sicuro, poi ha percepito che qualcosa non andava e ha avuto paura e subito dopo c’è stato lo schianto.
E’ caduto a terra a pancia in giù cosciente guardando la donna che era in sua compagnia. Ha sentito la testa come in una morsa tra la strada e la cabina, ma senza alcun danno fisico.
Subito dopo si è rialzato come se niente fosse successo chiedendo all’amica se stesse bene. L’amica aveva delle perdite di sangue nel viso, ma stava bene.”
Il sogno di Gregorio si presenta simbolicamente ben quadrato con le sue acrobazie aeronautiche o con i suoi voli da montagne russe del miglior lunapark di Vienna. Le condensazioni sono particolarmente significative e intessono la consueta psicodinamica edipica intessuta in maniera personale.
Procediamo con chiarezza e sintesi.
Gregorio si trova “in compagnia di una donna dentro una cabina a due posti con vetrate”. Si evince che questa donna è la madre dal fatto che la “cabina”, in quanto recettiva, rappresenta la figura materna, “a due posti” è un rafforzamento della coppia edipica, le “vetrate” esprimono l’esibizione sociale protetta dei ruoli di madre e di figlio, l’essere “sospesa in aria” condensa il meccanismo psichico di difesa della “sublimazione”, i “binari” esprimono il senso della costrizione e della necessità naturale. Il “binario” esprime un “fantasma di morte” collegato alla figura materna, un’istanza depressiva di dipendenza e di perdita. Tirando le somme, Gregorio ha una relazione con la madre contraddistinta da dipendenza affettiva e il tutto secondo i dettami edipici della “sublimazione” ossia della nobilitazione desessualizzata del legame. Gregorio ha superato la tappa del possesso della madre e dell’odio verso il padre e si sta avviando verso la liquidazione della posizione edipica. Sognando si è portato la mamma in alto sublimandola e dentro una cabina lucida e trasparente a testimonianza della consapevolezza del suo “status” psichico e della qualità del suo legame.
“A un certo punto Gregorio si è ritrovato fuori dalla cabina e la guardava dall’esterno”; per accrescere la consapevolezza della possibilità del distacco Gregorio esce fuori dalla cabina, sempre in un dimensione sublimata, per capire il rischio psichico di mantenere la sua relazione con la madre in termini squisitamente edipici. Gregorio si autopartorisce, “percepiva di dover fare un salto perché le rotaie finivano e la cabina sarebbe precipitata.” Le costrizioni psichiche, le dipendenze dalla madre, le psicodinamiche dell’infanzia devono evolversi in un salto di qualità della relazione con la madre e della vita psichica. Si profila per Gregorio un’auspicabile maturazione umana, un distacco anche doloroso, le rotaie, ma necessario per crescere. Gregorio e la mamma devono precipitare perché i binari sono terminati con le costrizioni psichiche, Gregorio è cresciuto ed è pronto per trovare la dimensione giusta del suo rapporto con la madre. Il precipitare comporta una simbologia depressiva di perdita, dal momento che la dinamica è rischiosa e drammatica, ma include anche il simbolo della concretizzazione materiale della figura materna, il viverla così com’è, il “riconoscerla” secondo i dettami della Psicoanalisi.
“Infatti la cabina andava giù e Gregorio si sentiva sicuro, poi ha percepito che qualcosa non andava e ha avuto paura e subito dopo c’è stato lo schianto.”
In un primo tempo il distacco dalla madre avviene in maniera sicura, Gregorio è pronto a liquidare il complesso di Edipo. Di poi, subentra la vertigine della libertà e la paura che quest’ultima non traligni in solitudine. Lo “schianto” è il prezzo che si paga alla perdita del rassicurante passato e all’acquisto di una dimensione nuova e ambita, la realtà adulta; l’aspetto tragico dello schianto è legato anche al senso di colpa di aver rotto l’unità della diade madre-figlio.
“E’ caduto a terra a pancia in giù, cosciente e guardando la donna che era in sua compagnia. Ha sentito la testa come in una morsa tra la strada e la cabina, ma senza alcun danno fisico.”
La consapevolezza accompagna il “fantasma della rinascita” simbolicamente presente nel sentire “la testa in una morsa tra la strada e la cabina”. Gregorio elabora in sogno la simbologia di un parto travagliato “ma senza alcun danno fisico”. Interessante la scena onirica di Gregorio caduto “a pancia in giù” che guarda la madre “che era in sua compagnia”. La diade si è liberata dopo lo schianto. La pancia in giù attesta di una posizione fetale così come lo schianto attesta di un “fantasma di morte” depressivo o di una soluzione violenta alla perdita. In effetti, la caduta dalle montagne russe di Gregorio e della madre avviene in un contesto meno tragico rispetto al contenuto del simbolo.
A questo punto abbiamo la conferma del parto simbolico andato a buon fine: “l’amica aveva delle perdite di sangue nel viso, ma stava bene.” E per quanto riguarda Il figlio il sogno dice che “si è rialzato come se niente fosse successo”.
Il sogno di Gregorio dimostra come il riconoscimento della madre, fatto al momento giusto, sia impresa indolore, nonostante la scenografia acrobatica e la soluzione finale da ossa rotte. Nel sogno ci si può permettere acrobazie che nella veglia sarebbero tragiche. Gregorio era pronto e degno della sua autonomia: “fare legge a se stesso”.
La prognosi impone a Gregorio di rafforzare la sua emancipazione dalla madre e la sua acquisita autonomia rivolgendosi all’universo femminile con intraprendenza e sicurezza.
Il rischio psicopatologico si attesta nella “regressione” per bisogni affettivi o per il tralignare della libertà in solitudine e nella sintomatologia classica delle psiconevrosi edipiche: isterica, fobico-ossessiva e depressiva.
Riflessioni metodologiche: il sogno è ricordato,composto, raccontato. Da energia ribelle in piena elaborazione psichica nella fase del sonno R.E.M. viene progressivamente ridotto al risveglio in parole tranquille. In queste operazioni il sogno riceve un accomodamento emotivo e logico attraverso dei nessi che necessariamente non contiene perché non viene elaborato dai “processi secondari” e, quindi, è esente dalla consequenzialitàlogico-discorsiva. Di per se stesso il sogno è prossimo al delirio perché viene elaborato dai “meccanismi primari” o in maniera generica dalla “fantasia”, quella modalità funzionale della mente che da bambini o in sogno è assolutamente normale, ma da adulti e da svegli è delicata perché rappresenta il linguaggio delle psicosi o dell’arte, delle malattie gravi o del linguaggio creativo. Del sogno vero e proprio perdiamo la gran parte e la parte migliore, l’essenza, del sogno ricordiamo soltanto una minima parte e quest’ultima la riduciamo a congettura e a possibilità. Il sogno ridotto a storia e a psicodinamica, da “contenuto manifesto” a “contenuto latente”, non equivale al vero sogno, al sogno nella sua purezza e nella sua verità oggettiva. Quello che chiamiamo sogno, in effetti, può esser considerato un “sogno a occhi aperti” o a “occhi semichiusi” o a una “fantasticheria” da svegli elaborata. Pur tuttavia, il sogno resta sempre e in qualsiasi modo un prodotto psichico significativo che da dormiente ha più probabilità di essere profondo. Il sogno ricordato e accomodato è una traccia del vero sogno integro e profondo. L’interpretazione o la decodificazione è la ricostruzione archeologica di un reperto antico o lo studio di un fossile sopravvissuto al presente, dal momento che la psiche temporalmente si riduce a un “breve eterno”. Questo commento problematizza il sogno, ma conferma che è una “via regia di accesso all’Inconscio” o alla dimensione profonda, come voleva il padre della Psicoanalisi Sigmund Freud.