IL TRAUMA DELLA GRAVIDANZA

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“Francesca sogna di guardare il telegiornale e di sentire che una ragazza è  morta perché è stata punta da alcuni insetti che aveva nei capelli. Erano tre insetti neri.

La ragazza aveva i capelli biondi e lunghi.

Francesca va a dormire e si accorge che c’è una mosca nera e grossa, una mosca che sogna spesso, e ha paura di essere uccisa da quella mosca così grande e ha paura che va nei suoi capelli che ora sono lunghi e castani.

Non vuole ucciderla perché non è nella sua indole uccidere gli animali e pensa che, se la mosca si posa al suo fianco, non le farà nulla. Oltretutto ha troppo sonno per preoccuparsi.

Era sola in casa.”

Il sogno di Francesca verte su un tema molto diffuso nella veglia tra le donne, la paura della gravidanza indesiderata o non voluta o non programmata. Si tratta di un tema che coinvolge la donna sin dalla prima adolescenza, sin da  quando la giovane donna viene a sapere, per vie traverse o per vie dirette, del coito e della gravidanza. Il tema onirico è universale e riguarda, quindi, l’universo psichico femminile al di là delle varie culture. La paura della gravidanza richiama i dolori del travaglio e il rischio di morire durante il parto, un “fantasma di morte” per l’appunto. Non aver vissuto la paura della gravidanza e del parto è anomalo e anormale. L’antidoto al “fantasma di morte” e la ricetta a che la paura non traligni nella fobia e nell’angoscia sono l’educazione sessuale in famiglia e nelle istituzioni educative senza blocchi assurdi, senza moralismi culturali o tanto meno religiosi. In questo modo la normale paura non viene alimentata dalle angosce collegate al fantasma della perdita della vita proprio nel momento in cui si dona la vita. Nelle categorie fantasiose del “processo primario” gli opposti vita e morte coincidono, nella logica del “processo secondario” questi opposti sono inconciliabili. Il sogno merita di essere approfondito alla luce del tema che tratta e del vasto coinvolgimento che implica.

In una questione così traumatica l’atteggiamento immediato di Francesca nel sogno è il distacco tramite il telegiornale, la freddezza di una notizia, di un qualcosa che non la riguarda, una difesa dal coinvolgimento emotivo. La gravidanza indesiderata riguarda le altre donne e quindi “guardare il telegiornale e di sentire …” si spiega come una traslazione difensiva. Degno di nota è come il sogno esordisce in modo di consentire a Francesca di continuare a dormire senza che insorga l’angoscia della gravidanza e il fantasma di morte. Il sogno è la principale profilassi del sonno. Il sogno opera a favore del sonno perché senza sonno si muore: il sogno è una difesa biologica in primo luogo ed è reso possibile dai meccanismi che lo formano e dalla difesa per eccellenza che è la censura onirica.

Vediamo i simboli fondanti: gli insetti e i capelli. Gli insetti condensano gli spermatozoi, i capelli condensano i pensieri. Il tema si annuncia come il pensiero su una possibile gravidanza.  Attenzione, però, che il pensiero non degeneri nell’ossessione e che quest’ultima non si associ alla compulsione, alla necessità di compiere un’azione per esorcizzare l’angoscia. Francesca ha in mente la gravidanza e questo è assolutamente nella norma anche se la norma è soltanto una convenzione sociale utile alla convivenza. Ma la ragazza del telegiornale “è morta perche è stata punta da alcuni insetti che aveva nei capelli”. Ecco l’associazione: la morte si associa ai pensieri di gravidanza. La puntura richiama la penetrazione; la fecondazione degli insetti è succedanea. Una ragazza è morta di parto: questa è la paura di Francesca.

Gli assassini “erano tre insetti neri”. Il nero è il colore culturale del lutto, il tre è un numero significativo a livello simbolico, ma in questo caso attesta della vasta popolazione degli spermatozoi e della possibilità che a Francesca è capitato alcune volte di aver rischiato una gravidanza inopportuna e indesiderata. Ricordiamo che il tre è anche il simbolo della triangolazione edipica: io, il papà e la mamma. Ma di questo si parlerà avanti.

“La ragazza aveva i capelli lunghi e biondi.” La ragazza del telegiornale aveva tanti bei pensieri sulla gravidanza e desiderava avere un figlio. La gradevolezza del desiderio si evince dalla bellezza della ragazza ed è collegata per “conversione nell’opposto” alla sua morte.

A questo punto Francesca si coinvolge in prima persona ed entra in ballo:”va a dormire e si accorge che c’è una mosca nera e grossa, una mosca che sogna spesso …”. Il dormire equivale a una riduzione della vigilanza della coscienza, a un disimpegno dell’attività razionale, a un prevalere delle funzioni neurovegetative sulle funzioni del sistema nervoso centrale. In questo ritorno allo stato crepuscolare della coscienza Francesca rievoca la “mosca nera e grossa”, la prima pulsione desiderativa di un figlio” e quella volta avvenne in omaggio al padre nel pieno della tempesta edipica e in piena competizione con la figura materna. La mosca, in quanto insetto, condensa sempre il seme maschile, ma il simbolo si evolve nella gravidanza in grazie all’attributo “grossa”, alla caratteristica di essere unica e al fatto che la “sogna spesso”. Questa mosca grossa condensa uno spermatozoo andato a buon fine, fecondato ed evoluto in un feto e in un figlio, ma vertendo il sogno su tematiche fantasmiche si propende verso il desiderio di avere un figlio dal padre, classico delle bambine nel pieno della situazione edipica. Francesca “ha paura di essere uccisa da quella mosca così grande …”. Si presenta il travaglio mentale e il flusso dei pensieri più drammatici e addirittura funesti dell’età in cui la bambina pensa a come nascono i figli, a come avviene la deflorazione e la fecondazione, a come fa a entrare il pene in vagina e il figlio a uscire dal suo organo genitale. Di queste riflessioni prende paura dal momento che prevale il gioco delle dimensioni in atto. Il “fantasma di morte” è contenuto nella paura di essere uccisa da “quella mosca così grande”, una mosca decisamente anomala. La paura, in particolare, si concentra nei suoi pensieri di donna adulta, ”ha paura che va nei suoi capelli che ora sono lunghi e castani” e che allora erano “biondi e lunghi” come la ragazza del telegiornale, quella che è stata uccisa dagli “insetti che aveva nei capelli”. E questi insetti erano tre. Ma guarda caso! Questo è il numero del complesso di Edipo, io, il papà e la mamma: il triangolo basilarmente evolutivo per la formazione del carattere.

Francesca è a favore della vita, ha una vocazione femminile e un forte istinto materno, “non vuole ucciderla, perché non è nella sua indole uccidere gli animali”. Può correre il rischio di una gravidanza e superare le paure del travaglio e del parto. La Francesca bambina ha desiderato e ha provato angoscia, la Francesca donna ritiene che la maternità sia un evento naturale e pensa che “se la mosca si posa al suo fianco, non le farà nulla”. Nella realtà al suo fianco si possono posare un uomo o un bambino, i soggetti coinvolti dal tema del sogno. E poi, “oltretutto”, Francesca ha “troppo sonno per preoccuparsi”. Francesca si abbandona volentieri al piacere dell’orgasmo, prima di pensare alla fecondazione, alla gravidanza e al parto. Francesca vive bene il suo corpo e la sua sessualità.

Nel finale si presenta una nota apparentemente stonata, ma perfettamente in linea con il significato del sogno. “Era sola in casa.” Francesca non ha un uomo, ma non nell’attualità. Francesca non aveva un uomo nel passato, in quel passato in cui ha abbandonato le sue pretese sul possesso del padre e sulla fantasia di avere un figlio con il primo amore della sua vita, quell’amore che non i scorda mai, come dice saggiamente la voce popolare e le canzonette cosiddette leggere. Resta in lei la normalissima paura della gravidanza e del parto, ma questa non traligna in “angoscia di morte” e tanto meno in quella pericolosissima “angoscia di frammentazione” che fa perdere il contatto con se stessi e con la realtà.

La prognosi impone la perseveranza nell’emancipazione psichica dai genitori e il rafforzamento dell’autonomia anche dagli affetti significativi e importanti per un migliore gusto delle relazioni.

Il rischio psicopatologico si attesta nel degenerare della normale paura in dolore nel coito, in fobia del parto, in angoscia di morte.

Riflessioni metodologiche: il sogno di Francesca impone una breve digressione sulla fenomenologia psicopatologica pre-puerperale e puerperale, su cosa si manifesta a livello clinico in una donna che si accinge a diventare madre e dopo l’esperienza del parto: le “psicosi gravidiche” e le “psicosi post partum”. In ogni caso e al di là delle classificazioni nosologiche si tratta di reazioni al vissuto traumatico della gravidanza e del parto. Ripeto, si tratta di come la donna vive la gravidanza e il parto, di quali fantasmi si scatenano in questa meravigliosa ed eccezionale esperienza di dare la vita. Non a caso a livello simbolico l’universo femminile condensa “l’ontogenesi”, l’origine di ciò che è, e la “filogenesi”, l’amore della Specie. Le manifestazioni che si riscontrano dalla seconda metà della gravidanza fino al parto, anche in maniera acuta, possono essere a sfondo nevrotico e in particolare fobico-ossessivo, a sfondo psicotico, a sfondo depressivo. La donna può vivere il feto come un intruso e un pericolo per la propria vita e allora si scatena un “fantasma di morte”. Si verificano, quindi, situazioni conflittuali legate allo stato di gravidanza, al timore del travaglio e del parto, all’angoscia del prossimo ruolo materno, ma fondamentalmente è il “fantasma di morte” che la fa da padrone. Bisogna vedere come la donna riesce a gestire con la sua struttura psichica e i suoi meccanismi di difesa le pulsioni angoscianti del fantasma.  La psiconevrosi fobica e ossessiva esprime tale angoscia, ma la contiene in una dimensione conflittuale, per cui la donna soffre, ma non perde il controllo della realtà e a essa si attiene con la piena consapevolezza che si tratta di un problema da risolvere nel migliore dei modi. La psiconevrosi può tralignare e diventare “borderlines”, ai limiti tra la nevrosi e la psicosi; la donna perde il contatto con la realtà, ma poi si ricrede e critica il suo delirio. Le ”psicosi puerperali” si manifestano subito dopo il parto con ideazioni deliranti, disorganizzazione dell’esperienza della maternità, stati melanconici  maniacali, sensi di colpa abnormi, impulsi aggressivi verso il figlio e il marito e le persone intorno, fantasie proiettive sul neonato, stati confusionali contraddistinti da forme e contenuti onirici, come se la neomamma sognasse da sveglia. Trattasi di “psicosi reattive”, di sindromi scatenate dallo stato di gravidanza, dal dolore del travaglio e del parto, dall’angoscia di morte. La prognosi è sempre favorevole. Infatti, dopo un decorso di alcuni giorni la donna rientra nella sua normalità psichica vigilante e ritorna padrona a casa sua. Se esistono episodi psicotici precedenti, la remissione dei sintomi si allunga nel tempo. A livello psicologico le sindromi puerperali sono reazioni “post partum” legate anche alla rottura dell’unita madre-figlio e alla vulnerabilità psichica causata dal lieto evento. La terapia per eccellenza è la cura del figlio e l’allattamento. La prognosi impone la giusta educazione sessuale nell’adolescenza e la psicoprofilassi al parto e alla maternità. Quest’ultima non deve fermarsi a un’informazione su come avviene il travaglio e il parto e tanto meno a una visita della sala parto. La psicoprofilassi deve essere fatta da psicoterapeuti che hanno dimestichezza con i “fantasmi”, meglio con la psicologia del profondo. La psicoterapia è utilissima per ridurre i livelli d’ansia, per impedire che questi ultimi tralignino nella fobia e nell’angoscia, per accompagnare la donna al travaglio e al parto.

La preparazione al parto in ipnosi è indicata soprattutto per una catarsi psicofisica, per tranquillizzare e per rilassare. C’è tant’altro da dire e suggerire, ma mi fermo a questi elementi basilari. Buona fortuna alle aspiranti mamme!

 

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