“Gobolino sogna a colori, ma riesce a guardare soltanto il centro della scena, perché lateralmente vede sfocato.
Sta camminando con due persone accanto, una per ogni lato, e stanno chiacchierando dentro una scuola. Sono nell’androne e vicino ci sono due scale.
Da un lato della scala compaiono due bambini, di un anno e mezzo o due, che parlottano tra di loro fino al momento in cui Gobolino incrocia lo sguardo di uno di questi due bimbi e si rende conto che quel bambino è suo figlio e il bambino stesso si rende conto di essere il figlio di Gobolino e si riconoscono come padre e figlio.
Il bambino allora comincia a correre verso Gobolino in maniera un po’ goffa a causa dell’età e Gobolino si abbassa aprendo le braccia per accoglierlo e abbracciarlo. Appena si abbracciano Gobolino si sente inondato da un senso di felicità estrema e comincia a piangere di gioia.
Mentre lo abbraccia comincia a sentire la necessità di attivarsi per sostenere questo suo figlio, poi lo allontana e guardandolo vede che è identico a come lui era da bambino.”
Gobolino esordisce collocando la scena onirica al centro e con un ridimensionamento delle parti laterali per attestare un distacco emotivo dal non essenziale e una concentrazione esclusiva sul tema, intenso e denso, del rapporto padre- figlio all’interno della psicodinamica edipica. Gobolino arriva al “riconoscimento del padre” con annessa la conquista dell’autonomia psichica. Il sogno è a colori e le emozioni sono adeguatamente stemperate, senza irruenza e con tanta dolcezza da libro “Cuore” di Edmondo de Amicis. Il colore serve anche per compensare l’indeterminazione delle scene laterali, “perché lateralmente vede offuscato”.
Il “centro della scena” condensa il presente psichico e l’attualità esistenziale di Gobolino con la psicodinamica in atto. Globolino va direttamente al dunque ed espone il suo conflitto psichico con soluzione finale a sorpresa da film giallo: “il riconoscimento del padre”. Gobolino è concentrato sul presente psichico in atto, il conflitto dominante, il fantasma in emersione dal profondo.
Percorre il cammino della vita con “due persone a fianco”, il padre e la madre. Gobolino si trova al centro, come in precedenza aveva individuato il centro della scena: “riesce a guardare soltanto il centro della scena”,”due persone accanto, una per ogni lato”. La centralità è ricorrente come il numero due.
L’androne della scuola rievoca la vita quotidiana e la relazione con i suoi genitori e con la gente. Ci sono “due scale”: è presente il “processo di sublimazione della libido”. Il sogno permette anche una dolce regressione all’infanzia e alla scuola: “stanno chiacchierando”. In questo contesto domina il numero due, il simbolo della coppia: i laterali della scena, le persone e le scale, quasi ad attestare che il sogno sviluppa il rapporto padre-figlio.
Ancora il numero due: due bambini di anni due al lato della scala, simbolo di “sublimazione”. Tutto tranquillo e senza angoscia, tutto il quadro onirico è ben compensato. Gobolino si trova con i suoi genitori a scuola, una scena vissuta o immaginata o desiderata chissà quante volte. Il sogno procede in lieta regressione, come si diceva in precedenza, verso la prima infanzia di Gobolino e si sviluppa come un dialogo bonario tra sé e se stesso. C’è poco spazio per gli altri e questo dipende dalla forza dell’amor proprio e dall’avvenuta risoluzione del conflitto con il padre. Questo sogno è il film romantico del rapporto “padre-figlio”, sequenza dopo sequenza con pathos e sorpresa finale, come nella migliore tradizione del neorealismo italiano.
A questo punto scatta l’empatia, il sentimento dentro e il sentire interiore: “incrocia lo sguardo … si rende conto … si riconoscono come padre e figlio”. Senza parole è avvenuto il miracolo. Gobolino proietta il suo bisogno di conciliarsi con il padre e la sua possibile paternità: “si riconoscono come padre e figlio”. Gobolino sta chiaramente proiettando il suo bisogno di empatia con il padre e attribuisce anche al figlio questo riconoscimento. Il bimbo trova il padre il padre trova il figlio, un rapporto unico ed esclusivo di cui Gobolino ha bisogno anche per identificarsi in lui. Empatia può esserci stata o può essere stata desiderata. Trattasi del comandamento psicoanalitico: “riconosci il padre e la madre per essere autonomo” e dell’abbandono degli altri due: “onora il padre e la madre per restare schiavo” e uccidi il padre e la madre per restare solo”. Trattasi di una parte del complesso di Edipo, la fase finale: l’identificazione nel padre, dopo aver subito il “complesso di castrazione” per aver tanto osato e per essere pronto ad andare verso il mondo delle altre donne da desiderare senza conflitti e senza colpe inutili, esulando da casa. Questo è il tributo universale imposto a chi nasce da padre e madre, i due sacri archetipi delle nostre origini.
Goffa è la corsa del bambino verso il padre ritrovato e riconosciuto, versione al maschile del racconto ”Dagli Appennini alle Ande” sempre del mitico Edmondo de Amicis, un grande scrittore di cose umane. Appare il simbolo del bisogno di protezione e di sicurezza:il bambino “comincia a correre verso Gobolino”, una scena molto bella, quasi magnifica nel suo essere obsoleta, l’incontro con il padre. Prima si sono guardati e di poi riconosciuti. Globolino si abbassa aprendo le braccia e lo abbraccia per accoglierlo: quel rapporto fisico con i figli che di solito con i padri non c’è. E’ il trionfo della felicità! Gobolino è inondato di gioia al punto di piangere: due emozioni apparentemente contrastanti. Quanto ha desiderato questo momento e il sogno appaga il desiderio di Gobolino e ripara la competizione funesta tra padre e figlio in risoluzione del complesso di Edipo. La catarsi è stata completa con il pianto liberatorio. Il sogno può essere gestito emotivamente, perché non crea angoscia e può andare avanti verso il disoccultamento dell’ultima verità. Gobolino ha introiettato il padre e si è identificato in lui e piange per la gioia, sconosciuta prima, di avere raggiunto una nuova dimensione psichica con la sensazione di compattezza e di autonomia. Gobolino ha risolto le pendenze con le figure sacre dei genitori, figure con cui non bisogna competere per tanto tempo, pena la sconfitta a vita e la persistente dipendenza psichica dalle loro figure e dai nostri fantasmi. Soltanto il tempo necessario per formare il carattere e di poi, via con il folle volo della propria esistenza. Anche i genitori devono capire questa legge psichica elementare e non ubbidire ai loro bisogni di avere i figli alla loro mercé, devono favorire il distacco senza traumi, un distacco quasi consenziente, quasi psicopedagogico.
Ecco che arriva la scena finale, come nei migliori trattati di psicoanalisi sul tema. Adesso che Gobolino ha ritrovato il figlio, deve accudirlo e necessariamente adesso che è autonomo deve accudirsi, adesso che è padre deve darsi da fare, necessità psichica, e deve fare il padre del suo bambino, il padre di se stesso: “comincia a sentire la necessità di attivarsi per sostenere questo suo figlio”. Degno di nota il lapsus ”questo suo figlio”; Gobolino si è benevolmente tradito e ha confermato che il figlio è “suo” nel senso che è di se stesso, non questo mio figlio o questo figlio. A questo punto Gobolino deve rendersi conto che il figlio è lui e che deve volersi bene e amarsi come Narciso alla fonte, ma non certo per innamorarsi follemente di se stesso. Gobolino riconosce se stesso nel figlio: “guardandolo vede che è identico a come lui era da bambino”: identificazione e consapevolezza. Missione compiuta! Il sogno ha parlato di lui, si è visto in quel bimbo e si è riconosciuto a conclusione di un complesso edipico che lo ha portato a conflittualità con il padre e con se stesso.
Il sogno di Gobolino si snoda come “appagamento del desiderio” a lieto fine e con sorpresa finale: una psicodinamica di figlio-padre compensata ed equilibrata senza uso di grandi simboli, descrittiva e non ermetica o tanto meno contorta, lineare ed equilibrata, a conferma che non c’è angoscia ma gioia in appagamento del desiderio di autonomia, conseguente alla risoluzione del complesso di Edipo e all’avvenuta identificazione nel padre. La figura materna resta evanescente in questo sogno a livello di profondità, ma è presente a fianco del figlio nell’androne della scuola, alla sinistra di Gobolino. L’età giusta per vivere il complesso di Edipo è proprio il periodo della scuola elementare, anche se i bambini del sogno al massimo avevano due anni; questo, invece, è il momento in cui si cominciano a “conoscere” i genitori dopo averli “sentiti”. Certo che questo bambino, il figlio di Gobolino, prima di riconoscere il padre ha sofferto la solitudine, ma era in compagnia di un altro bimbo, anche lui in cerca del padre e della sua autonomia.
La prognosi impone a Gobolino di rafforzare la risoluzione del conflitto edipico e di passare alla vera paternità dopo aver partorito il suo bambino dentro. Gobolino ha acquisito la consapevolezza di poter essere un padre solerte e premuroso a tutti gli effetti.
Il rischio psicopatologico si attesta in un’eventuale regressione difensiva con la caduta della qualità della vita e la frustrazione della “libido genitale”, la sessualità matura e “donativa” che ti porta a scegliere una donna e a formare una famiglia. Il rischio, come si diceva, è una psiconevrosi fobico-ossessiva, isterica, d’angoscia, come suggerito da Sigmund Freud.
Considerazioni metodologiche: da quando ho aperto il blog, ho analizzato soltanto sogni di donne di varia età. Gobolino è il primo maschio che mi ha chiesto d’interpretare il suo sogno. Mi sono dilungato di buon grado per chiarire, magari in maniera ripetitiva, i fantasmi di fondo e la psicodinamica implicita nel sogno di Gobolino, ma ho voluto anche evidenziare come la psiche sa sognare in maniera romantica e retorica, a conferma ulteriore di come ognuno di noi nel sogno, suo malgrado o suo bengrado, sa essere un artista creativo, un comico burlone, un personaggio satirico, un sensibile poeta, un solerte scrittore. Spesso in sogno si sperimentano e si vivono delle virtù e delle capacità che nella veglia non si manifestano e che non pensiamo minimamente di avere. Intuizioni matematiche o scientifiche, intuizioni liriche e artistiche, soluzioni di problemi e altro di varia natura possono presentarsi in sogno per poi essere elaborati nella veglia, a conferma che il sogno è una chiave del nostro mondo psichico profondo e ha risorse insperate che non conosciamo abbastanza. Tornando al dato che Gobolino è il primo maschio che ha chiesto l’interpretazione del sogno, risulta nelle statistiche che gli studi di psicoterapia sono frequentati al settanta per cento da donne e soltanto al trenta per cento da uomini. Le donne sono sempre state più sensibili alle questioni psicologiche e al migliore benessere possibile, mentre i maschi si sono rivelati più superficiali e con un termine analitico “resistenti” all’autocoscienza, a meno che non incorrono in problematiche della sessualità.