IDENTIFICAZIONE  FEMMINILE  E  LIBIDO ANALE

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“Lalay sogna un’atmosfera confusa, una città in cui abita da poco e in cui c’è l’essenziale, una stanza in affitto e una sua incapacità di fare le cose in maniera compiuta e secondo un senso preciso.

Arriva a casa e i suoi coinquilini, tutti ragazzi, ci sono, ma non si vedono perché stanno nelle loro stanze. A volte spunta la fidanzata di qualcuno di loro e a volte spuntano delle amiche, tutte donne.  A un certo punto queste ultime si moltiplicano e Lalay si presenta a tutte. Queste donne sono simpatiche e indaffarate, hanno bei visi, sorridenti ma non frivoli.

Lalay non è sola; con lei ci sono entrambe le nonne, la madre e la sorella: ancora tutte donne. Devono andare da qualche parte e sono in ritardo.

Lalay deve ancora prepararsi. A un certo punto sente il bisogno d’andare in bagno e ci va. Ha mal di pancia e un malessere diffuso che non le permette di fare tutto quello che avrebbe voluto, per cui avverte un senso di frustrazione. L’atmosfera si fa sempre più turbinosa e per lei inafferrabile. Torna in bagno e si siede sul gabinetto; la porta è chiusa a chiave e Lalay si concentra. Si rende conto di avere un problema alla vista e teme di diventare cieca; infatti, guardandosi le mani, le vede sconnesse: un pezzo della mano sinistra non c’è e la mano destra la vede saltellare di qua e di là.”

 

Lalay inizia a raccontare il suo sogno in maniera discorsiva e con valutazioni precise in riguardo alla sua vita e al suo modo di vivere, a conferma che dopo il risveglio il sogno riceve un accomodamento riflessivo e logico. La decodificazione esige di cogliere i simboli, i fantasmi e le loro connessioni nelle varie psicodinamiche.

La prima parte attesta il senso della precarietà e dell’approssimazione, come se Lalay avesse sofferto di deprivazioni secondo una dinamica ricorrente dell’incompiuto e dell’indefinito, dell’assurdo e del precario. E’ presente la simbologia della città e della casa: la casa rappresenta la storia psicologica, il carattere e la personalità, mentre la città esprime il sistema delle relazioni sociali e della convivenza.

Il quadro di Lalay è privo di grandi coinvolgimenti e di forti emozioni.

Subentrano nel sogno figure maschili invisibili ad attestare la suddetta difficoltà a coinvolgersi con l’universo maschile in maniera significativa, sicuramente una difesa collegata al suo essere femminile che la blocca nella sua espressione, quanto meno in quella affettiva. Lalay proietta questa sua personale difficoltà nei ragazzi, dicendo che stanno nelle loro stanze, ossia non solo non comunicano ma addirittura non si vedono.

Si evince indeterminazione nel rapporto padre-figlia durante il periodo della prima infanzia, ma il sogno non lo attesta in termini evidenti, lo lascia soltanto supporre.

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A seguito il sogno di Lalay si snoda tutto sul versante femminile, “tutte donne”,  con la moltiplicazione del femminile ad attestare che Lalay vive in maniera conflittuale il suo essere femminile e la relazione con le donne di varia gamma sociale e di diversa consistenza psicologica.

Almeno per questa prima parte si evince una collocazione di Lalay verso le sue simili permeata di senso d’inferiorità e di minor diritto, quanto meno una reverenza coatta e un’ammirazione suadente. Vengono esibiti i modelli femminili di riferimento e i modi di essere da lei ammirati e desiderati: ”simpatiche e indaffarate, hanno bei visi, sorridenti ma non frivoli”.

I fantasmi presenti in questa parte mediana del sogno sono l’universo femminile con il suo corredo di attributi e la moltiplicazione con la necessità di reiterare e confermare, qualora non si fosse capito, che il conflitto di Lalay si attesta con l’universo femminile e nel caso specifico, come si evidenzia nel prosieguo dell’interpretazione, con la figura materna.

A questo punto si entra nel nucleo del sogno e compaiono le vere figure femminili, quelle familiari, le nonne , la madre e la sorella, quelle con cui si è instaurato il conflitto e nello specifico il conflitto affettivo con le nonne, il conflitto d’identificazione con la madre e il conflitto di rivalità fraterna con la sorella.

Il sogno di Lalay si approfondisce con la ricerca dell’identità psichica  femminile, un travaglio contrastato da cui esce cadendo nuovamente sul generico, sul precario e sull’indefinito. L’ansia permea questo status psichico.

Il sogno si evolve dal versante relazionale a quello intimo e privato: il bisogno di defecare. Si presenta il dilemma di trattenere o di espellere, di contenere o di scaricare, di liberarsi o di macerarsi.

Lalay non riesce a scaricare l’aggressività di qualità sadomasochistica della “libido anale”, ossia la componente sadica, e si attesta nella componente masochistica trattenendo le feci.

Il fantasma del gabinetto condensa la possibilità di scaricare o di trattenere la “libido anale”, ossia di rivolgere l’aggressività verso l’oggetto esterno o verso se stessi. Lalay non ha la forza di aggredire per l’insorgere del senso di colpa, per cui sceglie il ristagno della carica libidica con le conseguenti somatizzazioni e sensazioni: “frustrazione”,” atmosfera turbinosa e inafferrabile”.

La conversione isterica della mancata espulsione delle feci, simboli della rabbia, avviene nella vista, simbolo della valutazione della realtà e della razionalità, simbolo del principio di realtà e dell’autocontrollo.

Lalay teme di perdere la visione e il controllo della realtà, ma il sogno precisa quale tipo di conflitto e la qualità della psicodinamica. La mano sinistra  rappresenta la relazione con il passato e con l’universo femminile e in generale con  la dimensione psichica inconscia; la mano destra rappresenta la relazione con la realtà in atto e l’universo maschile e la razionalità. Lalay subisce la sconnessione del sistema relazionale, la parziale mutilazione della relazione al femminile e l’instabilità delle varie relazioni in atto.

La conflittuale identificazione al femminile si ritorce masochisticamente contro se stessa, impedendo a Lalay una corretta visione della realtà e delle persone per ipervalutazione degli altri e per implicito senso d’inferiorità.

Il quadro generale del sogno di Lalay si sintetizza con la metafora del “poco padre e tanta madre”.

Il sogno è complesso, ma non complicato. Lalay avverte i suoi conflitti, una dialettica psichica  che rientra nella normalità evolutiva e che abbisogna di quella ulteriore razionalizzazione che porta a una migliore autocoscienza, per cui la prognosi impone la risoluzione del conflitto con la figura materna e con la sua dimensione femminile. Lalay deve accettarsi e superare il conflitto relazionale con l’universo maschile.

Il rischio psicopatologico  si attesta nella possibilità di una psiconevrosi ossessiva con le conseguenti  difficoltà relazionali con se stessa e con il prossimo. E’ possibile anche la conversione della rabbia inespressa in una  sintomatologia neurovegetativa.

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