TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO
“Buongiorno
dottor
Vallone,
vorrei
illustrargli il mio sogno perché mi ha colpito molto e non riesco a
trovare una spiegazione.
Ho
sognato, per ben due volte in questo periodo, di essere malata e
di
sembrare una zombie.
Dentro
i miei occhi erano presenti dei vermi verdi che si muovevano.
La
sensazione che ho avuto è stata
di paura
e subito dopo ho visto che
li sputavo
dalla
bocca ed erano bianchi.
Sempre
nello stesso sogno mi sono ritrovata in una parte di casa mia che
funge da ripostiglio e doppio bagno e
nel cui interno
è presente una cassettiera ormai
vecchia e rotta e di
proprietà di mia nonna.
In
questo contesto ho sognato il mio ex che riparava questo mobile con
tutto il vestiario e altri oggetti per terra e di averci litigato.
Vorrei
sapere cosa significano
questi sogni
veramente strani.
Cordiali
saluti da
Federica.”
INTERPRETAZIONE
DEL SOGNO – CONTENUTO LATENTE
CONSIDERAZIONI
Quanto
importante è per una donna diventare madre ?
Quale
trauma psichico comporta la sterilità ?
Quale
e quanta sofferenza si annida negli interventi chirurgici che
mutilano la “genitalità” femminile ?
Mi
fermo a queste ricorrenti questioni per non drammatizzare
ulteriormente le psicodinamiche collegate.
Prima
domanda: realizzare la maternità si traduce in esercitare la “libido
genitale” e vivere “la posizione psichica genitale” insieme a
un uomo investito di attrazione sessuale e di sentimento d’amore,
il famoso o famigerato “altro”. Per una donna diventare madre
comporta il portare avanti l’evoluzione del suo “psicosoma” con
la concretezza vivente e l’oggetto visibile della sua natura
femminile.
Seconda
domanda: la sterilità comporta l’esercizio del meccanismo psichico
di difesa dall’angoscia della “razionalizzazione della perdita”.
Quando la donna ha la consapevolezza dell’impossibilità di avere
figli, si dispone all’accettazione della realtà e a trovare
soluzioni idonee alla sua formazione psichica e culturale. Questa
donna non è figlia di un dio minore se non sarà madre naturale o se
sarà madre adottiva o se si gusterà la vita istruendo i “meccanismi
di difesa” utili alla sua situazione psico-esistenziale.
Terza
domanda: al trauma organico si associa un delicato e pericoloso
trauma psichico. La donna si convince della realtà in atto in breve
tempo, ma ha bisogno di ben calibrare dentro di lei cosa le sta
succedendo semplicemente perché reagirà alla perdita traumatica
reale in base alla sua “organizzazione psichica reattiva”, in
base alla sua formazione e in base a come ha messo a posto le varie
“posizioni” evolutive. Questo discorso è degno di chiarimento e
mi riservo di riprenderlo nella sezione “domande & risposte”.
Ho
preferito il titolo “la maternità impervia” per indicare che la
gravidanza e il parto sono momenti belli e conflittuali nel cammino
della vita di una donna, al di là delle complicazioni reali e
traumatiche in cui può incorrere. Una donna cosiddetta “normale”
parte con il bagaglio dei “fantasmi” in riguardo alla
deflorazione, alla sessualità, alla fecondazione, alla gravidanza,
al travaglio e al parto. Possono bastare per non annoiarsi e per
avere una vita spericolata.
SIMBOLI
– ARCHETIPI – FANTASMI – INTERAZIONE ANALITICA
“Vorrei
sapere cosa significano questi sogni veramente strani.”
I
sogni non sono mai strani o estranei. I sogni sono nostri e siamo
noi, meglio, una parte psichica di noi, quella emergente nel momento
storico ed esistenziale che stiamo vivendo. Non solo ci riguardano
alla grande, ma ci coinvolgono anche perché li elaboriamo con quella
funzione poetica-creativa che si ascrive ai “processi primari”,
la nostra Fantasia per intenderci.
Ed
ecco che Federica definisce “strana” quella “parte psichica di
sé” o quella “se stessa” che si è manifestata nel teatro
onirico e ha recitato il sogno, quasi come se non le appartenesse,
quasi come se non volesse accettarla e volesse liberarsene. Invece,
il sogno è terapeutico, è la nostra naturale auto-terapia e per
realizzarla basterebbe ricordare il “Linguaggio dei simboli”, il
nostro primo Linguaggio e la nostra prima Logica. Leggi, tanto per
gradire, il “Linguaggio dimenticato” di Fromm.
Inoltre,
il sogno ha il potere di compattare la nostra struttura psichica
evolutiva, propriamente “organizzazione psichica reattiva”,
integrando vissuti estromessi e parti non riconosciute o addirittura
rifiutate.
Federica
vuole proprio sapere cosa significano questi sogni strani per capire
cosa si sta muovendo in lei e cosa spontaneamente e naturalmente ha
riesumato dormendo. La curiosità di sapere è la difesa per
ridimensionare l’effettivo bisogno di “sapere di sé”. Se poi
questa difesa si aggrava, si definisce “resistenza” e si traduce
nell’indisposizione a prendere coscienza del materiale psichico
rimosso perché emotivamente ingestibile dall’economia nervosa del
sistema psichico. Per qualsiasi finalità Federica chiede di sapere,
io ubbidisco come Garibaldi e la ringrazio di avermi fatto partecipe
di qualcosa d’importante che intimamente la riguarda.
“Ho
sognato, per ben due volte in questo periodo, di essere malata e di
sembrare una zombie.”
Va
da sé che Federica non sta bene e non attraversa un bel “periodo”
della sua vita. Il simbolo della “malattia” dice che si tratta di
una disarmonia tra “parti psichiche” che non sono state ben
razionalizzate e integrate nella sua “organizzazione psichica
reattiva” o struttura evolutiva. Questa mancata operazione rende
ragione delle turbolenze di un conflitto non risolto o di un trauma
non adeguatamente assimilato.
Ma
quale conflitto?
Quale
trauma?
Un
“fantasma di morte” è condensato nello “zombie”, un morto
vivente, un “fantasma depressivo di perdita” e di carenza di
vitalità, una psicoastenia o una “psiconevrosi attuale”, come
Freud definiva i disturbi che non hanno una causa remota e rimossa.
In ogni caso Federica sente la morte dentro. Non resta che procedere
con cautela e cercare la coerenza consequenziale.
“Dentro
i miei occhi erano presenti dei vermi verdi che si muovevano.”
Nell’immediato
decodifichiamo il simbolo dei “vermi”: spermatozoi. Si tratta del
seme maschile con la massima evidenza e certezza. Federica ha il
conto sospeso con l’universo maschile e il liquido seminale: un
trauma o un’elaborazione psichica sul tema della fecondazione.
Ma
perché lo sperma si trovava negli occhi?
Gli
“occhi” sono il simbolo della vigilanza logica e della lucidità
razionale, del “principio di realtà” e dell’istanza psichica
“Io”. Federica ha ben chiaro in mente un progetto di gravidanza.
Il colore “verde” attesta della vitalità e della realtà in
atto: “che si muovevano”. Il sogno di Federica riesuma il
desiderio e il tentativo di restare incinta.
“La
sensazione che ho avuto è stata di paura e subito dopo ho visto che
li sputavo dalla bocca ed erano bianchi.”
Federica
rifiuta la gravidanza, si libera degli spermatozoi per la paura di
restare incinta: “sputavo”. La “bocca” condensa il simbolo
dell’organo sessuale femminile e nello specifico le grandi labbra.
Il colore “bianco” attesta simbolicamente di una neutralità e di
una insignificanza: il seme ormai è inerte e inanimato. “Ho visto”
si traduce in ero consapevole. Federica ha piena coscienza di non
essere gravida e rappresenta la perdita progressiva dalla vagina
degli spermatozoi dopo l’eiaculazione. La testa vuole, ma il corpo
rifiuta. Federica è molto contrastata sulla sua maternità.
“Sempre
nello stesso sogno mi sono ritrovata in una parte di casa mia che
funge da ripostiglio e doppio bagno e nel cui interno è presente una
cassettiera ormai vecchia e rotta e di proprietà di mia nonna.”
Un
altro spezzone di sogno dice che Federica sta rievocando del
materiale psichico intimo e rimosso e che riguarda il suo essere
femminile. Quest’ultimo è vissuto male perché è vecchio e rotto
come la “cassettiera” della nonna. Ritorna la scarsa
considerazione, quasi il disprezzo, che Federica ha per il suo corpo
di donna. La “casa” rappresenta simbolicamente la struttura
psichica in evoluzione. Il “ripostiglio” condensa, sempre
simbolicamente, il meccanismo di difesa della “rimozione”, il
luogo dove per difesa dall’angoscia releghiamo i vissuti
ingestibili dalla coscienza. Il “bagno” attesta che il materiale
psichico in questione riguarda l’intimo e il privato, il delicato e
il personale, l’erotismo e la sessualità. La “cassettiera” è
il simbolo dell’universo psicofisico femminile in quanto condensa
la recettività sessuale della donna e la comprensione del grembo
materno. “Vecchia e rotta” vanno da sé che contengono la
disistima e il disprezzo della sessualità e della femminilità:
sterilità e disfunzione. La “proprietà della nonna” è il
richiamo di Federica alla persona in cui si è identificata nel
momento in cui ha superato la conflittualità con i genitori,
”posizione edipica”, e ha acquisito l’identità femminile.
Ripeto: nello stesso sogno Federica dimostra di non voler la
gravidanza e di avere un cattivo rapporto con il suo corpo e con la
sua sessualità nello specifico. E’ possibile che questo trambusto
drammatico sia legato a qualche trauma fisico e chirurgico, ma il
sogno non lo dice fino a questo momento.
“In
questo contesto ho sognato il mio ex che riparava questo mobile con
tutto il vestiario e altri oggetti per terra e di averci litigato.”
Ancora
un altro sipario: l’ex partner sessuale, che poteva essere
risolutore per una gravidanza qualora l’apparato sessuale e
genitale fosse stato sano e non da riparare, è motivo di conflitto e
di incompatibilità. Ritorna la possibilità di una ricerca di
gravidanza dopo aver subito un intervento traumatico. Federica ha
una “cassettiera” rotta che non si può riparare. L’aspetto
truce di questo quadro che Federica propone in sogno è rappresentato
da “tutto il vestiario e gli altri oggetti per terra”. Dà il
senso della perdita dei modi di essere donna e di parti fisiche
dell’apparato genitale. Un vero dramma per una donna è proprio la
sterilità indotta da una malattia o da una insanabile disfunzione.
Forse il suo “ex” a suo tempo non aveva voluto un figlio da
Federica e l’aveva indotta a interrompere la gravidanza. In ogni
caso si tratta di un vero e proprio trauma del Corpo in primo luogo
e, di poi, naturalmente della Mente.
Questo
è quanto dovuto al sogno di Federica.
PSICODINAMICA
Il
sogno di Federica svolge in maniera lineare la psicodinamica della
frustrazione dell’istinto materno a causa di un importante trauma
psicofisico. La simbologia mette insieme uno psicodramma che si
appaga della compostezza emotiva a causa di una necessaria
“razionalizzazione” dei vissuti e degli eventi. Questi ultimi
possono riguardare l’ambito chirurgico, mentre i vissuti si
adeguano a una realtà di sterilità. Federica può aver subito
l’asportazione dell’utero o delle ovaie e ha dovuto
razionalizzare la perdita del corredo genitale.
PUNTI
CHIAVE
I
sogni di Federica girano attorno ai seguenti cardini: “Dentro i
miei occhi erano presenti dei vermi verdi che si muovevano…li
sputavo dalla bocca ed erano bianchi”: il primo sogno. “Una
cassettiera ormai vecchia e rotta” spiega inequivocabilmente il
secondo sogno.
ULTERIORI
RILIEVI METODOLOGICI
I
simboli presenti nel sogno di Federica sono la “malattia” o
disarmonia tra parti psichiche, lo “zombie” o fantasma di perdita
della vitalità, i “vermi” o gli spermatozoi, gli “occhi” o
Io vigilante e principio di realtà, “verde” o vitalità in atto
e realtà gratificante, “si muovevano” o intenzionalità
psichica, “sputavo” o rifiuto, “bocca” o grandi labbra e
parte esterna dell’organo sessuale femminile, “bianco” o caduta
della vitalità in questo caso, “vecchio” o caduta della
vitalità, “rotta” o disfunzione psicofisica, “cassettiera” o
grembo e genitalità femminile, “casa” o organizzazione psichica
reattiva in atto, “ripostiglio” o il Subconscio e difesa della
rimozione, “bagno” o intimo e privato, “nonna” o crisi
identificativa, “vestiario” o generici modi di apparire,
“oggetti” o parti psicofisiche alienate, “ex” o
attualizzazione del rimosso, “terra” o principio femminile.
Il
sogno di Federica è ricco di simboli che ben interagiscono nel
confermare una crisi della maternità e della funzione genitale.
L’archetipo
evocato è la “Madre” e il Principio femminile con tutto il
corredo mitico e mitologico di cui è stato nei millenni dotato nel
bene, maternità, e nel male, seduzione.
Il
“fantasma depressivo di perdita” è presente nell’esordio del
sogno in “di essere malata e di sembrare uno zombie”, nonché in
“li sputavo dalla bocca”. Ricordo che si tratta di una variante
del “fantasma di morte” e per la precisione della “posizione
genitale”: frustrazione dell’istinto materno per crisi della
vitalità e della capacità.
Il
sogno di Federica mostra in azione l’istanza vigilante e razionale
“Io” in “ho visto”, mentre l’istanza pulsionale “Es” è
dominante e si vede chiaramente in “Dentro i miei occhi erano
presenti dei vermi verdi che si muovevano.” e in “li sputavo
dalla bocca ed erano bianchi.” e in “una parte di casa mia che
funge da ripostiglio e doppio bagno” e in “una cassettiera ormai
vecchia e rotta e di proprietà di mia nonna”. L’istanza morale e
censoria del “Super-Io” non figura. Il prodotto psichico di
Federica si può definire “sogno dell’Es”.
Il
sogno di Federica svolge le tematiche della “posizione psichica
genitale” in “erano presenti dei vermi verdi che si muovevano.”
e in “li sputavo dalla bocca ed erano bianchi.” e in “una
cassettiera ormai vecchia e rotta e di proprietà di mia nonna.”
Tracce della “posizione psichica orale” si intravedono in “di
essere malata e di sembrare una zombie.” proprio per il senso di
solitudine e di mancanza di affetti.
Sono
usati i seguenti “meccanismi psichici di difesa”: la
“condensazione” in “zombie” e in “vermi” e in “occhi”
e in “bocca” e in altro, lo “spostamento” in “vecchia” e
in “ripostiglio” e in “bagno” e in “una cassettiera ormai
vecchia e rotta”, la “rimozione” in “ripostiglio”, la
“figurabilità” o rappresentazione per immagine in “zombie” e
in “vermi verdi che si muovevano” e in “li sputavo dalla bocca
ed erano bianchi.” e in “una cassettiera ormai vecchia e rotta”.
La “drammatizzazione” si coglie in “Dentro i miei occhi erano
presenti dei vermi verdi che si muovevano.”
La
“regressione” è presente nei termini dovuti alla funzione
onirica o all’atto del sognare, mentre della “sublimazione della
libido” non si trova traccia. La “compensazione” non trova
posto nel sogno di Federica.
La
“organizzazione psichica reattiva” evidenziata è “genitale”.
Federica vive un drammatico conflitto sulla possibilità di diventare
madre.
Le
“figure retoriche” formate da Federica nel sogno sono la
“metafora” o relazione di somiglianza in “”zombie” e in
“vermi” e in “occhi” e in “labbra” e in “cassettiera”,
la “metonimia” o relazione logica in “sputavo” e in “vecchia”
e in “nonna” e in “ripostiglio”, la “enfasi” o forza
espressiva in “Dentro i miei occhi erano presenti dei vermi verdi
che si muovevano.”. La trama del sogno è compilata da Federica in
maniera prosaica e fortemente realistica.
Si
riscontra la “allegoria della psicoastenia” in “di essere
malata e di sembrare una zombie.”, la “allegoria dello sperma”
in “vermi verdi che si muovevano.”, la “allegoria dell’aborto”
in “li sputavo dalla bocca ed erano bianchi.”.
La
“diagnosi” dice di una frustrazione della “libido genitale”
legata a una sterilità congenita o acquisita: trauma chirurgico.
La
“prognosi” impone a Federica di “razionalizzare” la sua reale
condizione di donna che non può avere figli e di valutare in maniera
seria la possibilità di adozione. In ogni caso il processo della
“sublimazione della libido genitale” è molto utile e proficuo
nel far sentire Federica generosa come una madre.
Il
“rischio psicopatologico” si attesta nella mancata
“razionalizzazione” dello stato psicofisico in atto e nella
ricerca spasmodica di realizzare a tutti i costi l’istinto materno.
La conseguenza porta a rasentare lo “stato limite”, proprio
perché si chiama in causa la pulsione di onnipotenza che è una
cattivissima compagna di viaggio nella vita. Voglio significare che
Federica rischia di elaborare una forma di delirio compensativo
qualora rifiuta la realtà.
Il
“grado di purezza onirico” è stimato nell’ordine del “buono”
perché concilia l’aspetto surreale con la narrazione e
l’accomodamento della comunicazione.
La
“causa scatenante” del sogno si attesta nella riflessione
pomeridiana sulla maternità e sullo stato psicofisico. Magari la
visione di un bambino che gioca nel parco può aver suscitato il
sogno con tutta la sua intensità emotiva.
La
“qualità onirica” è decisamente “surreale” per
l’originalità della composizione e del “lavoro” onirico.
Il
sogno di Federica può essere stato effettuato durante la seconda
fase del sonno REM e in superamento verso il nonREM. L’intensità
emotiva giustifica tale collocazione.
Il
“fattore allucinatorio” si colloca nell’esaltazione del senso
della “vista” in “ho visto che li sputavo dalla bocca ed erano
bianchi”.
Il
“grado di attendibilità” dell’interpretazione del sogno di
Federica è “buona” a causa della chiarezza dei simboli e della
loro interazione. Il “grado di fallacia” è “minimo”.
DOMANDE
& RISPOSTE
L’interpretazione
del sogno di Federica è stata sottosta all’attenzione e alla
sensibilità di una donna che ha voluto restare anonima.
Domanda
La
leggo da tempo e per comodità mi son fatta uno schema semplice sulle
“posizioni psichiche” che sono importanti per capire il sogno.
Vorrei che lei mi dicesse se è giusto l’inquadramento che ho
fatto. “Posizione orale” – dipendo dunque sono, “posizione
anale” – posso dunque sono, “posizione fallico-narcisistica”
– mi piaccio dunque sono, “posizione edipica” – combatto
dunque sono, “posizione genitale” – riconosco dunque sono. Mi
sono rifatta al “cogito ergo sum” di Cartesio perché, come lei
sa, io insegno filosofia. Mi dica se va bene. Per capire le sue
interpretazioni dei sogni bisogna aver chiari in testa alcuni punti
chiave che ricorrono immancabilmente in ogni articolo.
Risposta
Perbacco
se va bene, va benissimo al punto che ti chiedo se posso usare questo
schema nei prossimi lavori. Hai sintetizzato benissimo le
caratteristiche psichiche dell’evoluzione psicofisica: la
dipendenza e la vita affettiva, la ricerca del potere e
dell’autonomia, l’autocompiacimento e l’individualismo, la
conflittualità con i genitori e l’identificazione al maschile o al
femminile, il riconoscimento dei genitori e la disposizione verso
l’altro. L’essere psichico si attesta nel divenire psichico,
nell’elaborazione evolutiva di questi tratti specifici e nella loro
compresenza e simultaneità. Eraclito e Parmenide si incontrano
nell’osteria di Freud. Dopo i dodici anni i vissuti di base sono
stati organizzati e nel prosieguo della vita si allargheranno e si
approfondiranno secondo questi paradigmi che tu hai ben sintetizzato.
In questo modo si forma la personalità e il carattere, meglio la
“organizzazione psichica reattiva” o struttura psichica
evolutiva. I “fantasmi” sono la base dinamica di questa opera di
costruzione e di integrazione operata dall’Io cosciente e razionale
di ogni persona e al di là di qualsiasi razza e cultura. La Psiche e
il Corpo sono il fondamento naturale dell’uguaglianza tra gli
uomini, ma attenta a dirlo ai cafoni e agli ignoranti.
Domanda
Dalla
lettura del sogno sorgono tante domande. Federica può aver subito un
intervento chirurgico che l’ha resa sterile o era sterile di suo o
era sterile per motivi psicologici. Cosa mi dice?
Risposta
Proprio
vero. In questa ricerca della verità oggettiva ci si appella a cosa
dice il sogno con la sua capacità di traslare la realtà e la verità
nel registro dei simboli. Il sogno dice sempre una parte della
verità oggettiva, perché dà per scontato tutto il resto. Mi
spiego: Federica sa che non potrà avere figli e allora sviluppa in
sogno il suo dolore per l’impossibilità di diventare madre.
Oppure, Federica ha la paura inconsulta del travaglio e del parto,
per cui rifiuta lo sperma e la fecondazione. Che sia una sterilità
organica o una menomazione chirurgica, il sogno non lo dice nei
termini plausibili di un’affermazione. Il sogno di Federica
sviluppa un capitolo del suo romanzo di donna e di potenziale madre.
La Psiche contiene tutto il quadro, ma privilegia in sogno la parte
emergente in base allo stimolo avuto. Esempio: nel pomeriggio si è
recata in ospedale per visitare qualcuno e si è ricordata per un
attimo del suo trauma chirurgico oppure ha visto un bambino in
carrozzina e ha ripescato la sua voglia di essere madre. Per quanto
riguarda la “sterilità psicogena” non sono convinto che la
Psiche possa annullare la biologia della fecondazione. Può
contrastarla, ma non può impedirla. Madre Natura e Padre Ghiandola
non si lasciano abbindolare da qualsiasi drastica azione psichica di
annullamento o di inibizione. Si è detto sul tema che la donna
secerneva in vagina, a causa della tensione nervosa legata alla paura
della gravidanza, sostanze acide spermicide o ritardanti l’incontro
del seme con l’uovo. Quando c’è la giovinezza e la bontà degli
ormoni, la Natura procede in pompa magna sul carro del vincitore. La
Filogenesi vince sull’estinzione della Specie. L’Evoluzione si
basa anche sulla fertilità delle varie Specie, per cui si evolvono
facilmente le Specie prolifiche e si estinguono le Specie non
prolifiche e che abbisognano di molto tempo per la gestazione. In
sostanza, topi e conigli non mancheranno mai sulla faccia della
Terra.
Domanda
Tutto
quello che lei dice è interessante, ma, tornando al sogno di
Federica, è possibile che il suo “ex” fosse sterile e che lei lo
ha mollato perché non poteva fecondarla, visto che lo sperma era
prima verde e poi bianco. Il sogno ci dice di considerare anche
questo.
Risposta
Escludo
che l’uomo fosse sterile. Il problema psicofisico è di Federica.
E’ lei che si accorge di non portare avanti la gravidanza e di non
accogliere il seme nella maniera dovuta. E’ lei che opera la
metamorfosi dello spermatozoo da vitale-verde a morto-bianco. Se
fosse stato sterile il maschio, non ci sarebbe stato motivo di tanto
dramma semplicemente perché lei era fertile e avrebbe potuto sempre
fare un figlio con un altro uomo o con la fecondazione del suo uovo
con lo spermatozoo di un altro uomo: “fecondazione assistita
eterologa”. Stiamo sconfinando dal sogno di Federica ai tempi
moderni e ai vantaggi offerti dalla Scienza medica alle problematiche
femminili sulle possibilità di avere un figlio. E’ un argomento
molto sentito dalle donne europee, alla luce del fatto che si fanno
pochi figli e dopo i quarantanni e alla luce dell’incremento della
sterilità maschile. Quest’ultima è dovuta a vari fattori e tra
questi prevale la tossicità dell’alimentazione. I pesticidi usati
in agricoltura aggrediscono i testicoli danneggiando e riducendo la
produzione di sperma: oligospermia e necrospermia. Nel tempo andato
durante la visita medica per il servizio militare era possibile
diagnosticare il varicocele e ridurre le cause di sterilità. Oggi il
maschio non è messo tanto bene a causa dell’aria che respira e di
quello che mangia.
Domanda
Quindi
era un problema di Federica. E allora, il passaggio dagli occhi alla
bocca nel sogno vuol dire che lei guarda i vermi verdi, prende
coscienza che lo sperma è buono, e poi si accorge che le esce bianco
dalla bocca, ossia che le esce morto dalla vagina.
Risposta
Perfetto.
Oltre che filosofa sei anche una buona interprete dei simboli.
Domanda
Ho
ripetuto quello che ha detto lei, ma comunque la ringrazio per il
complimento. Cosa si può dire alle donne che hanno subito interventi
chirurgici drastici che le hanno rese sterili?
Risposta
E’
una questione talmente delicata che si può affrontare partendo
dall’organizzazione delle strutture sanitarie. Bisogna introdurre
nel reparto di Ginecologia e di Ostetricia la figura dello
psicoterapeuta. Questa innovazione è essenziale, oltre che civile,
ma in Italia siamo lontani anni luce da questa sensibilità e quindi
non consideriamo la necessità di tale e tanta presenza che darebbe
qualità all’esperienza della maternità e sarebbe di rispetto per
le donne. Non soltanto, ma si eviterebbero con la presenza fissa e
continua dello psicoterapeuta nel reparto, i rischi di subire traumi
durante il travaglio e diminuirebbero le pericolose depressioni “post
partum” e tutto quello che viene diagnosticato con sindrome
“puerperale”, come se il procreare fosse uno stato prossimo alla
malattia psichiatrica. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici
ginecologici, bisogna pensare che la perdita della funzione genitale
fa perno sul “fantasma di morte” nelle versioni “negative” di
“perdita” depressiva o di “frammentazione” o di “mutilazione”
o di “castrazione” e si manifesta attraverso le crisi d’angoscia
e la conversione della tensione nell’elaborazione di fobie e di
paranoie. La donna regredisce alle “posizioni psichiche”
sensibili in cui è possibile fissarsi per elaborare l’angoscia di
perdita secondo le pulsioni dominanti in quella fase evolutiva. E qui
mi potrei fermare perché si apre un lungo discorso clinico.
Domanda
No,
continui. Fa bene a noi donne sentire queste cose e si spera che
faccia bene anche agli uomini che amano le donne, almeno quelli che
sono rimasti in circolazione.
Risposta
Giusto,
capisco il tuo pessimismo, ma lo trovo esagerato. Esemplifico e
sintetizzo. Il
“fantasma di morte” si distingue
in
base alla “posizione psichica”
che la
donna rivive
e che
ha
a
suo tempo elaborato.
Vediamo
le varianti cliniche e le psicodinamiche.
Il
trauma chirurgico in lesione dell’apparato genitale quando si
innesta
e
attecchisce
nella
“posizione orale” risuona
con
le note dell’abbandono
e della dipendenza affettiva. L’angoscia
è di “solitudine” e
la donna ha tanto bisogno di essere amata, consolata, rassicurata e
di dipendere affettivamente: psiconevrosi depressiva transitoria
e risolvibile in breve tempo attraverso una buona “razionalizzazione”
della perdita.
Se
il trauma chirurgico si fissa nella
“posizione anale”, l’angoscia è di “frammentazione” e
scatena
l’aggressività
contro
gli altri e contro se stessa, pulsioni sadomasochistiche
pericolose
per la donna e per la convivenza. Questa è la situazione psichica
più delicata e pericolosa per l’equilibrio psicofisico
semplicemente perché la donna nella ricerca della sua autonomia
proietta la sua angoscia nelle
persone del suo ambiente nel
tentativo di liberarsene. La
“sindrome paranoica” è richiamata e interessa il sistema
relazionale. Nelle relazioni con le persone si manifesta persecuzione
e nelle relazioni con le cose si stabilisce fobia. Questo
stato psichico deve essere risolto perché contempla la
possibilità della violenza, per
cui si rende necessaria la psicoterapia.
Se
il trauma chirurgico si fissa nella
“posizione fallico-narcisistica”, l’angoscia è di
“mutilazione” e la
reazione oscilla tra l’esaltazione
e
l’isolamento.
La
donna vive una forte offesa al proprio
corpo e in via traslata all’amor
proprio e al suo valore, per cui tende a rimuovere l’angoscia o a
sublimarla. Se la “rimozione” non funziona, la donna vive e
realizza una pulsione all’isolamento e all’introversione. Se la
“sublimazione” non esaurisce e
non compensa le
cariche nervose, la donna esperisce altri “meccanismi psichici di
difesa” utili a ricompattare l’Io nei termini di
un’auto-gratificazione intensa.
Se
il trauma chirurgico si fissa nella
“posizione edipica”, l’angoscia è di “castrazione” e la
donna vive la perdita e l’offesa come una punizione
istruendo
sensi di colpa che
tendono
all’espiazione
attraverso
la “conversione isterica” e la “formazione di sintomi”:
“psiconevrosi isterica”.
Se
il trauma chirurgico si fissa nella “posizione
genitale”, l’angoscia è di perdita depressiva con una
caduta
nell’indeterminato psichico.
La
donna tende a riprendersi con la “razionalizzazione” del trauma e
a reagire con il riconoscimento
dell’esperienza
vissuta. Si prende amorosa cura di sé e del suo destino: “amor
fati”. Matura
il sentimento d’amore e di cura di
sé e dell’altro.
Condivide
le sue angosce in coppia
e
in famiglia. La psiconevrosi depressiva si risolve in breve tempo.
Questa
sintesi
si conclude e dimostra
quanto
sia
necessaria e proficua la
Psicoterapia nei reparti, non
soltanto di Ginecologia e Ostetricia, di
qualsiasi ospedale. Umanamente
ci
saranno meno persone da curare con sintomi strani che la Medicina
organica non capisce e non contempla. In certi settori e specialmente
in quello psicologico siamo all’età del bronzo.
Domanda
L’adozione
è una soluzione importante?
Risposta
L’adozione
è una degna compensazione dell’istinto materno e permette la
traslazione
dell’investimento
“genitale” in un essere umano. In maniera ottimale il bambino
adottato nel primo anno di vita è
meno
problematico
rispetto
al ragazzino di dieci anni che è già ben strutturato a
livello psicologico.
E’
anche umano che le coppie abbiano una preferenza e un desiderio
quando si accingono all’adozione. Spesso chiedono agli psicologi
notizie al riguardo. Alcune donne prediligono un neonato e altre non
avanzano distinzioni. E’ importante che
la coppia sappia
che
la formazione psichica avviene nei primi anni di vita, in maniera che
possa stabilire il grado di impegno educativo e
la qualità formativa che l’adozione comporta.
E’ senz’altro più problematico il bambino che viaggia dai cinque
ai dodici anni, rispetto al bambino di un anno che si forma in quel
contesto familiare e con quei genitori e senza avere la
consapevolezza della vecchia e della nuova situazione. Il
primo avrà
la pulsione di cercare i genitori naturali e di ritornare con loro.
Il
secondo non si pone minimamente il problema.
Domanda
Ma
bisogna dire al bambino che è stato adottato?
Risposta
I
genitori sono per il bambino piccolo le figure che lo nutrono e lo
proteggono con le mille cure chiamate amore. Quando cresce non è
necessario dire la verità sulla sua origine, anzi è dannoso per
l’economia psicologica. Qualora intercorressero circostanze
impreviste o si rendesse necessario per fattori somatici, si deve
comunicare la verità. Questa è una questione spinosa che va
affrontata caso per caso. In generale vale la regola dell’omissione
della notizia, omissione non bugia. Al trambusto critico evolutivo è
preferibile non associare un tema così delicato ed esistenziale.
Domanda
Consiglia
l’adozione?
Risposta
E’
una decisione altamente nobile ed è una scelta di estrema
naturalezza. Si
può adottare anche in presenza di figli propri e di cani e gatti. Il
sentimento d’amore è psicologicamente la migliore cura agli
affanni dell’esistenza.
Domanda
Grazie.
Risposta
Prego e alla prossima.
Vi lascio una storia decisamente “pop” e degna di essere visitata a occhi aperti e con la giusta ironia.
IL TESTAMENTO DI DONNA FRANCA
DA BIGOLINO
Mi trovo in alto mare con un marito ingrato e un compleanno crudele,
con
una palestra polverosa e una farmacia acidula,
con
una supposta arrotondata e una leccornia consolatrice.
Oggi
mi sono fatta di Valium e di Nutella
e
ho scritto il mio testamento di malata di aids,
una
malata senza speranza e speranzosa nello stesso tempo.
“Malamente
lascio tutti voi,
ma
vi lascio bene e in famiglia
e
questo è per me motivo di consolazione in tanta disgrazia.
I
figli li terrai tu, come abbiamo deciso a suo tempo”.
Tu!
Tu
sei stato il mio uomo,
ingrato,
ma
sei stato il mio uomo
e
sai che ti rivedo sempre volentieri
e
sai benissimo che ti coltivo con amore dentro di me
come
la mia ipocondria
e,
siccome non ho altro da pensare,
penso
a te come il mio unico e vero male.
Per
il resto niente di nuovo sotto le nuvole del mio cielo.
Tutto
avverrà necessariamente
com’è
stato scritto nel libro mastro della mia vita.
Io
lascerò il mio tempo allo spazio e il mio spazio al tempo,
sarò
pura energia dotata di pensiero pensante in atto
e
vivrò finalmente conosciuta a me stessa tra dimensioni ignote e
luminose.
Io
passerò nel momento a me destinato
e
sarò puro spirito tra puri angeli senza ali.
Ma
quante colpe devo espiare ancora in questa vita prima di evolvermi?
Quanto
deve soffrire questo mio pesante involucro?
Ormai
sento soltanto la sua oppressione,
sento
dentro di me serafiche campane
che
inutilmente battono a martello
perché
io non riesco ancora a morire.
Tutto
mi consola e mi atterrisce allo stesso tempo.
Ho
anche paura della pubblicità in tv
e
mi angoscia ricordare il tuo aspro martello
che
batte insolente nel dolce collo del mio rustico anfratto.
Il
mio amore per te, del resto, è stato anche questo,
sciorinare
liquidi da mucose allettanti
indossando
una camicia da notte presa in prestito da mia madre.
Ma
questo era il mio corpo vivo.
Il
mio corpo defunto sarà feticcio ed esorcismo del male a futura
memoria.
Amarcord.
Io
mi ricordo di tutto e mi ricorderò di te.
Tu
ricordi e mi ricordi ancora?
Se
per caso mi hai dimenticato in un anonimo hotel
tra
le pieghe di un lenzuolo clandestino,
ricordati
di me che son la Franca,
nata
a Bigolino in provincia di Treviso
e
morta chissà dove e chissà quando.
Sai,
io
sono ancora libera,
una
donna libera dentro nonostante la serie dei pensieri funesti,
fantasmi
da tragedia greca che mi perseguitano
come
un vizio dolce e assurdo allo stesso tempo.
Perché
non ti fermi ancora un po’ con me?
Perché
non ristai?
O
forse hai paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Tardivo e vano, ormai, è il nostro chiacchierare da lontano,
una
minestra di cicerchia per poveri vecchi,
una
strana senescenza e una precoce vecchiaia,
una
truffa all’INPS.
Eppure,
se
tu fossi qui e se tu volessi,
un
bacio sotto il portone te lo darei volentieri
anche
se so che non sarebbe da fine del mondo e neanche la fine del mondo.
Un
bacio si può anche dare e ricevere.
Sai
perché non ti direi di no?
Semplicemente
perché dal movimento biologico avrei la possibilità
di
constatare quanti ormoni ancora restano in circolazione nel mio
povero corpo,
un
ineffabile e macabro test di vita e di morte.
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Vorrei per me leggerezza e promiscuità
in
questo insostenibile e imminente distacco,
in
questo giocare a scacchi dentro un’interminabile partita
con
i cavalli in tilt perenne e senza palle,
con
i pedoni stacanovisti e tutori della verginità della regina,
ossequiosi
del fallo del re,
con
le torri immobili che guardano la partita dall’alto dei loro merli.
Ma
vaffanculo!
Scusa
lo sfogo e assolvi la mia rabbia.
Te
lo chiedo per favore.
La
verità è che tu non mi hai mai pensato
e
quindi non puoi e non potrai ricordarmi.
La
verità è che tu non mi hai mai desiderato
e
quindi non puoi e non potrai gradirmi.
Come
fai a ricordare e a gradire ciò che non hai pensato e desiderato?
A
me non resta che ringraziarti
ed
esserti riconoscente per tutto quello che non abbiamo fatto
e
non abbiamo vissuto insieme.
Sei
contento?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Perdonami, ti prego, abbi pietà di me!
Prenditi
la mia disponibilità
e
non far perno sui miei sensi di colpa,
perché
questo tu lo sai ben fare
e
soprattutto lo hai saputo ben fare.
Non
scassinarmi l’anima!
Indiscutibilmente
sei stato un maestro
nello
scuotermi dalle fragili radici
e
nel farmi ballare le morbide tette sotto il maglio.
Un
maestro!
E
che maestro!
Eppure
dicevi di amarmi.
E
quante volte lo dicevi.
Lo
dicevi
e
lo ridicevi in tutte le lingue che conoscevi.
Il
sentimento d’amore, mio caro, non è un semplice “Franca ti amo”,
un
altro “Franca ti amo”
e
un altro ancora più semplice “Franca ti amo”.
Il
sentimento d’amore non è uno scambio di enigmatici sguardi
o
una meravigliosa sintonia sessuale.
Il
sentimento d’amore non è un bancomat da condividere
o
un mutuo inestinguibile presso la banca delle Prealpi.
Il
sentimento d’amore è un esercizio del corpo e della mente,
un
training quotidiano che culmina nella scelta mattutina,
tu
di me e io di te.
Il
sentimento d’amore è una cosa seria
e
altro non so dire perché altro non è.
Sappilo,
emerito pirata!
Tu,
invece, chi sei stato?
Tu,
invece, chi sei ancora oggi?
Un
praticante di occasioni mancate e spesso azzeccate.
Sei
triste adesso?
O forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni
poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Non farci caso,
non
sono gelosa,
sono
soltanto imbarazzata,
tanto
imbarazzata per le mie assurdità.
Sto
per lasciare il mio corpo
e
penso al tempo delle mie mele
quando
uscivamo insieme andando in culo al mondo
a
cavallo della tua Lambretta
e
con un pacchetto di Marlboro nella tasca dei jeans.
E
io me la tiravo
dicendoti
che il mio cuore era uno zingaro
che
cercava tutto quello che non era normale,
tutto
quello che era fuori moda,
tutto
quello che era fuori uso,
tutto
quello che era fuori corso.
Amavo
il diverso
e
proprio per questo avevo scelto te.
E
io cantavo, cantavo,
cantavo
a squarciagola per farmi sentire da te,
cantavo
“che colpa ne ho,
se
il cuore è uno zingaro e va,
catene
non ha,
il
cuore è uno zingaro e va,
finché
troverà la cosa più bella che c’è,
raccoglierà
le stelle su di sé e si fermerà, chissà.”
Un
girovago,
un
viandante,
un
Ulisse era il mio cuore.
E
così mi sono fermata da te.
Ci
sei?
Ci
stai?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo,
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Essere zingari era un male comune
che
necessariamente diventava un mezzo gaudio.
Eravamo
figli dei fiori,
vestiti
di orride camicie e di jeans a zampa d’elefante.
Cantavamo
che “il denaro e il potere sono trappole mortali
che
per tanto, tanto tempo han funzionato”.
Eravamo
anarchici nel midollo,
noi
due senza chiesa, senza stato e senza banche.
E
allora?
Gaudeamus
igitur amore mio!
Amiamoci
allora!
Perché
dovremmo lasciarci?
Perché
dovremmo separarci?
“Finché
morte non vi separi”.
Ricordi,
amore mio?
Così
avrebbe detto un vecchio prete in una vecchia chiesa.
Bastava
vestirci in modo appropriato,
io
da meringa e tu da pinguino
e
presentarci davanti al tribunale di un dio ebreo.
“Finché
morte non vi separi”.
Ti
sei dimenticato e non mi rispondi, brutto zozzone!
Anche
se non mi rispondi,
so
che sei nascosto dietro l’armadio
e
che mi stai spiando
mentre
faccio scoppiettare i pop-corn sul coperchio della padella,
so
che ti stai eccitando
mentre
giro il ragù con sotto la traversa un bel niente.
Tu
dimentichi con facilità, vecchio volpone!
Ma
io lo faccio apposta
e
voglio farti sentire una merda.
Ricordi
noi due nel mese di ottobre 2002 in giro per Monaco di Baviera
quando
impazzava la festa della birra?
Si
beveva molto malto, vero?
La
sbornia finiva immancabilmente e meno male in lunghe interminabili
pisciate.
Quanti
cessi mobili in giro per Monaco!
E
tu che avevi paura di svuotare non solo la vescica ma anche il
cervello.
Immagina
la tua sottile intuizione e la tua sopraffina intelligenza
finite
dentro un cesso chimico della Gunther strasse!
E
così in quelle sere ci siamo trovati insieme alle due del mattino,
io
e te,
tu
ed io,
tu
che eri il mio doppio masturbante,
il
compagno di goliardiche nottate,
il
mio inestimabile re di denari,
il
mio potente cavallo di cuori,
il
mio servizievole fante di picche,
lo
stronzo di sempre, insomma.
Ti
basta tutto questo?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Ma tu non avevi solo me, brutto figlio di puttana!
Tu
avevi Tizia, Caia e Sempronia,
che
non sono i nomi di oneste donne romane,
ma
semplicemente i nomi generici di troie che ben conosco
e
che non voglio chiamare per nome e cognome.
Tu
sei stato un perverso traditore,
tu
mi hai umiliato con la tua apparente bontà,
con
la tua falsità,
con
la tua ipocrisia,
con
la tua freddezza,
con
il tuo mezzo sorriso di merda,
con
la tua storia di prete spretato.
Eppure,
tu eri tutto per me.
Mi
facevi pensare,
mi
facevi credere,
mi
facevi dire.
Mi
insegnavi,
mi
proponevi,
mi
consolavi,
mi
assistevi,
mi
profumavi,
mi
pulivi il pesce.
Tu
eri tutto per me,
la
banca,
il
supermercato,
la
Iuventus,
la
mischia.
Tu
eri tutto per me
e
io dipendevo completamente da te.
Quand’ero
infuocata dalla gelosia,
quando
tiravo fuori la mia donna delusa,
tu
mi dicevi che avevi soltanto e semplicemente qualche amicizia
femminile,
donne
in odore di santità e non in colpa di puttana.
Io
mi lasciavo convincere per convenienza,
ma
non ti ho mai visto come assistente sociale o come il coglione di
turno.
Mi
hai ucciso da viva
e
io ti maledirò finché sarò in questa vita.
Dopo,
da morta e dall’alto dei cieli,
vedrò
finalmente tutte le tue malefatte,
le
guarderò anche alla moviola come una partita di calcio
e
alla fine ti perdonerò ancora una volta
e
ti sarò provvidente,
veglierò
su di te,
sarò
il tuo angelo custode,
ti
illuminerò,
ti
custodirò con la mia pietà celeste.
Non
sei contento?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Parlavamo con la bocca lingue diverse,
tu
la tua,
io
la mia.
Avevamo
nel corpo linguaggi diversi,
tu
il tuo,
io
il mio.
Questa
era la nostra verità.
Ma
ci capivamo meravigliosamente
quando
bisognava vivere un giorno da leone
e
scartare i cento anni da pecora.
E
allora cosa si fa?
Perforiamo
i nemici con una divisa da SS tra una svastica e l’altra
o
ci coinvolgiamo in un giovane suicidio nel pieno di un concerto rock?
Quale
follia mi proponi adesso?
La
prova generale del mio funerale?
Vuoi
allenare i tuoi occhi a sgorgare lacrime in abbondanza
come
lo sciacquone del tuo water?
Potrei
suggerirti anche la giusta postura del vedovo.
Ti
raccomando la cassa di semplice pino
e
il fuoco per consumare l’ultimo insulto inferto dalla vita al mio
corpo.
Macabra,
vero?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Oggi è una bella giornata,
luminosa
come il colore giallo.
Il
sole è penetrante nel cielo
e
la luna è andata dormire da qualche parte.
Mi
aspetto grandi cose da quest’oggi.
Mi
aspetto una giornata cazzuta.
Toc,
toc!
Chi
bussa alla mia porta?
E’
il tuo alter ego.
Benvenuto
nella mia casa, mio caro doppio.
Hai
qualcosa da dire tu che parli sempre,
tu
che parli strano,
tu
che parli schizofrenico?
Tu
parli sempre.
Dio
quanto parli!
Non
ti fermi mai.
Ma
chi ti capisce?
La
tua quinta essenza è la logorrea.
Ma
tu parli soltanto e non dici niente.
Tu
hai la libido soltanto in bocca,
secerni
parole
e
parole
e
parole
e
ancora parole con senso
e
parole con non senso.
Tu
mi ubriachi di parole.
E
allora?
Facciamo
un brindisi ancora per star male
e
un altro brindisi per star peggio.
Io
sono così fragile che piango per niente,
sono
traumatizzata da un nulla che ciclicamente ritorna e mi distrugge,
un
nulla che si annuncia dicendo che lui c’è,
c’è
come il dio degli Ebrei,
c’è
come il dio dei Cristiani,
c’è
come il dio dell’Islam.
Su
beviamoci sopra,
anneghiamo
nell’alcool le nostre incongruenze
o
le nostre stronzate di merda.
Da
bevuti si chiacchiera meglio.
Meglio
morire ubriachi piuttosto che disperati.
Così
diceva mio nonno,
un
alcolista non certo anonimo e non certo infelice disadattato.
Lui
era tosto,
lui
era un sopravvissuto,
lui
si curava con il vino,
con
la grappa e con la corrente elettrica.
Era
un ragazzo del ’99 e aveva combattuto sul Piave.
Che
sfiga di generazione!
Una
classe di morti di fame e di ignoranti,
oltretutto
condannati a morire in una guerra che non avevano chiesto,
che
non li riguardava,
che
non sapevano cos’era,
una
guerra voluta da altri per loro,
i
potenti e gli assenti di sempre.
Mio
nonno curava la sua angoscia con la bottiglia
e
con i 120 volt che aveva in stalla nella presa della corrente.
Infilava
le dita e si faceva l’elettrochoc.
Altro
che scienziati tedeschi o americani!
Lui
era stato un pioniere,
aveva
capito se stesso e aveva trovato la sua cura.
Spero
di trovarlo quanto prima.
Ma
noi adesso facciamo festa e beviamo come ai bei tempi.
Su
beviamo fino allo stordimento,
non
fermiamoci mai,
noi
siamo le vecchie spugne del mar dei Carabi e dei Sargassi,
spugne
intrise di autodistruzione,
di
pulsioni di morte tutte da esorcizzare.
Esorcizziamo,
dunque, mio caro
e
così esorcizzando non sentiremo l’angoscia della morte
e
così non moriremo mai.
Sei
fatto abbastanza?
Sei
ubriaco al punto giusto?
Stai
bene?
O
forse hai ancora paura di vedere una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti
alla buberata della vecchia strega.
Mi trovi ancora carina o mi vedi laida?
Io
mi sento consunta ormai dall’immunodeficienza.
Ho
pensato sempre di conoscermi abbastanza,
ma
adesso che arriva la fine,
sento
di essere sconosciuta a me stessa.
Io
mi sono divertita anche a essere un puro qualcosa e a far qualcosa.
Sai?
Io
posso morire serena
e
avrò tanto da ricordare
e
tanto da raccontare a tutti quelli che incontrerò dopo il mio
trapasso
o
meglio dopo il mio passaggio
o
meglio ancora dopo il mio nulla che è sempre un qualcosa.
Contento?
O
forse hai ancora paura di veder una donna che muore
o
come muore una donna?
Ogni poro della sua pelle si otturerà
e
diventerà un grano di sesamo.
Il
suo corpo si trasformerà in un croccante lebbroso
da
leccare e mordere nella notte dell’epifania
davanti alla buberata della vecchia strega.
Elaborata da Salvatore Vallone in Pieve di Soligo e nel mese di Maggio dell’anno 1994