TRAMA
DEL SOGNO
Anastasia
ha fatto questo lungo e variegato sogno.
“Mi
trovo a casa mia e ho voglia di andare a prendere del radicchio nel
campo. Guardando fuori dalla finestra vedo la casa di fronte con il
campo annesso e so che là ci sono dei bellissimi radicchi.
Allora
parto e vado sul campo camminando lungo dei solchi lasciati dalle
ruote di un trattore, pieni di acqua e fango. Devo star attenta a non
sporcarmi le scarpe.
Poi
mi inoltro verso dei filari di viti per raggiungere l’orto dei
vicini e ci devo andare di nascosto per non farmi scoprire.
Mentre
guardo l’orto, mi accorgo che dalla parte opposta, in pieno campo,
ci sono due uomini che stanno discutendo e io cerco di nascondermi
anche da loro, ma mi accorgo di avere sulle spalle un asciugamano
bianco e sicuramente, se non lo tolgo, mi vedranno.
Però
non lo tolgo e continuo a camminare veloce e passo sotto un filare di
viti per raggiungere l’orto e prendere i radicchi. Sono proprio
belli, rigogliosi, verdi e rossi.
Quando
mi avvicino all’orto incontro la padrona di casa con la figlia. A
quel punto non posso più andare a prendere il radicchio e mi metto a
chiacchierare dicendo che facevo una passeggiata.
Mi
invitano in casa. Entro e trovo dentro tante persone, la stanza è
molto buia. E la figlia mi dice che è triste perché la mamma soffre
di Alzheimer ed inoltre ogni volta che vanno al supermercato questa
signora si mette a ballare e mette in imbarazzo la figlia.
Allora
io prendo la signora fra le braccia e la invito al ballo, lei prima
tentenna, ma poi comincia a girare e siamo come dei veri ballerini e
lei è molto felice. Intanto la figlia mi dice che sia lei che il
marito hanno perso il lavoro per accudire la madre e che si sono
messi a fare dei lavoretti da vendere per sbarcare il lunario.
Mi
porta nell’altra stanza. Ci sono tanti tavoli con sopra dei lavori
fatti a uncinetto. Nei primi ci sono delle donne sedute, con la testa
china e tristi, che guardano dei centrini bianchi non inamidati e non
stirati che stanno proprio male, allora le invito a sistemarli se li
vogliono vendere.
Negli
altri tavoli ci sono invece dei bouquet di fiori fatti in lana o
gialli o rosa. Molto belli. Ma forse sono costosi e non voglio
spendere troppo. Vorrei prenderli per i regali di pasqua, ma li
voglio rossi e non ci sono.
Allora
vado a vedere nella stanza accanto. Trovo un bel ragazzo, un maestro
di musica che sta insegnando a degli alunni cosa sono le “note
dure”, io non so di cosa stia parlando. Mi invita a sedermi e a
prendere appunti sul quaderno. Il quaderno è bello, illustrato, solo
che al momento di scrivere mi accorgo che nella maggior parte della
pagina ci sono delle illustrazioni di colore nero e perciò non si
vede cosa scrivo.
Penne
bianche non ce ne sono, perciò scrivo a tratti qua e là sapendo che
comunque farò fatica poi a studiare. Gli chiedo se ha altri quaderni
e lui mi risponde che sarà meglio che ci faccia degli esempi per
memorizzare la lezione.
Usciamo
dall’aula e lo abbraccio e poi invito tutti a casa mia e ci
prendiamo un caffè. Quando spreparano e col vassoio vanno al
lavandino, fanno per rovesciare le tazze con ancora del caffè giù
per lo scarico, allora li fermo per paura che rompano le belle tazze
rosse ed oro che sono del servizio di mia mamma e li porto in bagno
sulla vasca che è molto più capiente.
Qui
apro gli scuri e la finestra per far entrare la luce e mi sveglio.”
INTERPRETAZIONE
DEL SOGNO
“Mi
trovo a casa mia e ho voglia di andare a prendere del radicchio nel
campo. Guardando fuori dalla finestra vedo la casa di fronte con il
campo annesso e so che là ci sono dei bellissimi radicchi.”
Anastasia
non ama la solitudine anche se sta bene a “casa” sua e con se
stessa. E’ una donna irrequieta e dalla mille voglie e soprattutto
non sa fare a meno della vita e della vitalità affettive al punto
che è disposta a relazionarsi con facilità, pur di portare nella
sua “casa” psichica i benefici privilegiati dalla sua persona. Il
“radicchio bellissimo” è un attraente cibo affettivo di cui
Anastasia è particolarmente ghiotta. L’esordio del sogno di
Anastasia parla di “voglia” e di conquista, di un bisogno di
socializzare affermativo e positivo. La decisionalità non è un
difetto di Anastasia, così come la titubanza non si manifesta
nell’aggressione alla “casa di fronte” e al “campo annesso”
dove trionfano in pompa magna dei “bellissimi radicchi”.
Anastasia inizia il sogno tessendo l’inno all’amor proprio, agli
affetti e alla gente che la circonda.
“Allora
parto e vado sul campo camminando lungo dei solchi lasciati dalle
ruote di un trattore, pieni di acqua e fango. Devo star attenta a non
sporcarmi le scarpe.”
Anastasia
rievoca il tempo in cui ha cominciato a relazionarsi e a scambiare la
merce psichica con gli altri. Il
“campo” rappresenta la società e le modalità che segnano la
rete delle relazioni. Il senso del “camminando lungo dei solchi”
descrive la tradizione e quanto detto prima in riferimento agli
insegnamenti impartiti e
imposti dai maestri e dalle maestre, nozioni
intrise di
sensi di colpa e in specie
alle bambine in odore di procace adolescenza.
Il “trattore” ha un suo peso reale
e simbolico e con
le sue ruote ci va giù di brutto nell’imprimere gli schemi
culturali nelle coscienze delle giovani leve. Le
“scarpe” sporche rappresentano le colpe metafisiche e psichiche
in riguardo alla sessualità femminile
e il senso del peccato in
riferimento specifico alla vagina, come nel tempo delle streghe
medioevali e dei monaci del “nome della rosa”. Stai “attenta”,
Anastasia, al fango dei maschi e
alle cattiverie delle madri che spesso e volentieri sono più bigotte
delle suore dell’asilo.
Anastasia dice a se stessa:
“devo stare attenta a non colpevolizzare la mia sessualità in
questo contesto di mondo così arcaico e tradizionalista.”
Degna di nota è l’allegoria
della forza della tradizione in “camminando
lungo dei solchi lasciati dalle ruote di un trattore, pieni di acqua
e fango.”
“Poi
mi inoltro verso dei filari di viti per raggiungere l’orto dei
vicini e ci devo andare di nascosto per non farmi scoprire.”
Anastasia
ricorre ai sotterfugi e si occulta per non essere smascherata nelle
sue furtive intenzioni. “L’orto del vicino è sempre più bello”
recita un antico adagio per attestare che si preferiscono e si
privilegiano le cose degli altri rispetto alle proprie. Anastasia si
è sentita emarginata in famiglia se pensa di trovare più attenzione
e miglior fortuna presso i vicini e soprattutto nel loro “orto”,
là dove simbolicamente si consuma il rituale affettivo. L’orto
produce quel cibo che è simbolo di amore e di investimenti
affettivi. I “filari di viti” rientrano nel paesaggio veneto e
non hanno rilievo simbolico. Chiaramente Anastasia sa che i suoi
genitori non approverebbero questo suo ripudio nei loro confronti e
soprattutto in materia di affetti. Oltretutto, lei stessa avverte un
senso di colpa nella preferenza accordata ai vicini e ai loro
radicchi verdi e rossi. L’esigenza di esplorare il mondo
circostante è più forte dei timori di essere punita.
“Mentre
guardo l’orto, mi accorgo che dalla parte opposta, in pieno campo,
ci sono due uomini che stanno discutendo e io cerco di nascondermi
anche da loro, ma mi accorgo di avere sulle spalle un asciugamano
bianco e sicuramente, se non lo tolgo, mi vedranno.”
Il
sogno di Anastasia è iniziato portando avanti una valenza affettiva
e su questo bisogno moderato di un amore diverso prosegue senza
tentennamenti. Anche l’universo maschile attrae Anastasia, “ci
sono due uomini” che non sono censori, come temeva, ma persone
normalissime che discutono. Anastasia ha un atteggiamento
ambivalente, perché da un lato vuole nascondersi per non essere
scoperta nella sua magagna e dall’altro lato ci tiene a essere
notata grazie all’asciugamano bianco che porta sulle spalle. La
donna è attratta e teme il rimprovero per essere sfacciata e in
specie con gli uomini di una certa età. Ma perché Anastasia si deve
nascondere? Perché i genitori non sono stati provvidi nelle manovre
di affidamento quand’era bambina. Una madre severa ed arcigna e un
padre lontano ed egoista completano l’opera in questo leggero
psicodramma familiare.
“Però
non lo tolgo e continuo a camminare veloce e passo sotto un filare di
viti per raggiungere l’orto e prendere i radicchi. Sono proprio
belli, rigogliosi, verdi e rossi.”
Anastasia
ha bisogno di relazioni significative e di affetti nuovi e diversi,
per cui procede con la sua intraprendenza ad accaparrarsi i “radichi”
più “belli” e “rigogliosi”, quelli “verdi e rossi”. La
disinibizione si sposa con il timore del rifiuto e della censura, ma
Anastasia ha le idee molto chiare su quello che vuole: stabilire
relazioni affettive con persone diverse dal suo ambito familiare,
allargare la cerchia delle sue conoscenze e delle sue amicizie.
Anastasia rievoca la ragazzina che ha trovato difficoltà ad emergere
in famiglia per la presenza ingombrante di fratelli e sorelle, per
cui va a cercare e a mangiare i “radicchi” da un altra parte, là
dove non ci sono rivalità e censure. L’orto del vicino è
veramente vitale, oltre che bello, ricco di linfa ed anche eccitante.
Così sogna la sfera affettiva la protagonista di questo sogno
rurale. Relazionarsi e conoscere la gente è veramente coinvolgente e
fascinoso.
“Quando
mi avvicino all’orto incontro la padrona di casa con la figlia. A
quel punto non posso più andare a prendere il radicchio e mi metto a
chiacchierare dicendo che facevo una passeggiata.”
Ecco
realizzato il progetto affettivo di Anastasia. Doveva costruire un
sogno dove poter rubare i radicchi era possibile ed, invece,
s’imbatte proprio nella persona interessata, la padrona dei
radicchi e oltretutto con la figlia. Anche in questa famiglia ci sono
ostacoli, per cui è necessario cambiare strategia senza cambiare il
progetto di fondo che resta quello di relazionarsi con persone
estranee all’ambito familiare e di cercare miglior fortuna
affettiva esibendo le migliori doti. Anastasia passeggia e nel
passeggiare sperimenta le sue capacità sociali e la sua intelligenza
operativa. La vita, del resto, impone di sapersi arrangiare e di far
buon viso a cattivo gioco. Anastasia è un camaleonte e non è, di
certo, seconda a nessuno nell’esibire la sua sfacciataggine. Il
radicchio, che voleva rubare, si può anche ottenere in maniera
suadente e diplomatica. Questa è una buona trovata e una proficua
presa di coscienza che consente ad Anastasia di togliersi d’imbarazzo
proprio esibendo una invidiabile faccia di bronzo.
“Mi
invitano in casa. Entro e trovo dentro tante persone, la stanza è
molto buia. E la figlia mi dice che è triste perché la mamma soffre
di Alzheimer ed inoltre ogni volta che vanno al supermercato questa
signora si mette a ballare e mette in imbarazzo la figlia.”
Anastasia
si è intrufolata nelle dinamiche relazionali e ha appagato il suo
bisogno di stare con la gente essendo consapevole delle difficoltà
che comporta conciliare le diversità caratteriali e le traversie
umane. Non tutte le storie tra le persone sono rose e fiori,
oltretutto la disabilità spesso è motivo di esclusione e non di
arricchimento. La presenza di tanta gente significa la possibilità
d’imbattersi in tanti modi di essere e in tante modalità di
relazionarsi e questa è una ricchezza se non diventa imbarazzo e
rifiuto. Anastasia si è mossa proprio per conoscere gente nuova e
per stare con persone diverse. E’ partita da casa sua per le
avventure sociali rischiando di trovarsi in imbarazzo e di non saper
che pesci pigliare nelle situazioni più strane in cui si può
trovare. Ma la donna dei “radicchi verdi e rossi” è
intraprendente e non demorde di fronte a un conclamato morbo di
Alzheimer, anzi pensa che può essere foriero di creatività e di
sana follia.
“Allora
io prendo la signora fra le braccia e la invito al ballo, lei prima
tentenna, ma poi comincia a girare e siamo come dei veri ballerini e
lei è molto felice. Intanto la figlia mi dice che sia lei che il
marito hanno perso il lavoro per accudire la madre e che si sono
messi a fare dei lavoretti da vendere per sbarcare il lunario.”
La
follia e la solidarietà ballano con i corpi di Anastasia e della
signora che “soffre di Alzheimer”. La disinibizione non è
soltanto sociale, ma si estende alla felicità dei ballerini anomali
che non hanno bisogno di terapia, ma soltanto della felicità di
liberare i corpi alle armonie e senza l’imbarazzo di trovarsi a
ballare in un supermercato tra scaffali ripieni di cianfrusaglie
buone per i veri dementi. Anastasia e la signora madre si sono
riconciliate nei giri del walzer e nella concessione reciproca di un
ballo ad ampie volute, come quelli dei bambini prima di sentire la
testa girare e di stramazzare a terra. I ballerini sono felici di
essere leggeri come l’aria che respirano senza affanno e godono
delle espressioni che di giro in giro il loro corpo esprime. Ma la
vita, purtroppo, scorre senza l’Alzheimer e coloro che vivono sono
costretti a sopravvivere, ad andare sopra la vita, per cui non sanno
ballare e non sono malati, sono sani mentalmente ma non fanno ampie
volute con le gambe inesperte e intirizzite. La cicala canta e la
formica lavora, l’Alzheimer balla e la normalità sbarca il
lunario. Anastasia si sta proprio divertendo in questo surreale e
così umano bordello di ballerini zoppi e di “radicchi rossi e
verdi”, di disoccupati e di badanti in odore di eredità. I veri
ballerini tentennano, ma poi cominciano a girare, ballano da soli e
si lanciano senza paracadute nel vuoto delle aspettative sociali. E’
commovente questa solidarietà di Anastasia verso la follia creatrice
e disinibita di una madre prossima alla dipartita.
“Mi
porta nell’altra stanza. Ci sono tanti tavoli con sopra dei lavori
fatti a uncinetto. Nei primi ci sono delle donne sedute, con la testa
china e tristi, che guardano dei centrini bianchi non inamidati e non
stirati che stanno proprio male, allora le invito a sistemarli se li
vogliono vendere.”
Anastasia
sta visitando le sue stanze relazionali, attraversa le sue modalità
d’approccio e i suoi bisogni di stare con la gente, nonché i
desideri di potere e di primato. Anastasia sa e sa guardare,
valutare, invitare, consigliare queste donne tristi e sedute con la
testa china sopra abbozzi di ordinaria follia e di quotidiana
amministrazione. Anastasia è un caporione, un arruffapopolo, un
capobanda che chiama le donne al risveglio e alla rivoluzione, la
ribellione dell’uncinetto e del ricamo. La bambina ha sofferto
tanto nella sua famiglia, aveva poco spazio e ha tanto immaginato il
suo Ronzinante e i suoi mulini a vento. Di Sancho Panza non sapeva
che farsene, perché non era affetto dal morbo di quel signore
chiamato Alzheimer e che ha dato il nome alla mente dei vecchi quando
diventa bambina sotto le frustate dell’angoscia di morte.
“Negli
altri tavoli ci sono invece dei bouquet di fiori fatti in lana o
gialli o rosa. Molto belli. Ma forse sono costosi e non voglio
spendere troppo. Vorrei prenderli per i regali di pasqua, ma li
voglio rossi e non ci sono.”
Il
mercato rionale del sabato continua con le sue esposizioni floreali
nelle stanze sociali di Anastasia. Si contratta e si vende al miglior
acquirente. Ma Anastasia è moderata nelle spese e negli investimenti
quando richiedono un suo intervento diretto. E’ generosa nel
sociale, ma non trascura i suoi interessi. Fa regali a Pasqua, nel
giorno della rinascita, ed è esigente nella qualità e nella forma.
Il capoverso è contraddistinto da una vivace allegria e da una
“verve” relazionale che mostra chiaramente le varie dialettiche
che si possono instaurare tra la gente. Il giallo, il rosa e il rosso
sono i colori giusti per descrivere lo stato d’animo brillante di
Anastasia quando si trova con le varie persone. Pochi simboli e tante
dinamiche sono presenti in questo sogno narrativo e accuratamente
descrittivo.
“Allora
vado a vedere nella stanza accanto. Trovo un bel ragazzo, un maestro
di musica che sta insegnando a degli alunni cosa sono le “note
dure”, io non so di cosa stia parlando. Mi invita a sedermi e a
prendere appunti sul quaderno. Il quaderno è bello, illustrato, solo
che al momento di scrivere mi accorgo che nella maggior parte della
pagina ci sono delle illustrazioni di colore nero e perciò non si
vede cosa scrivo.”
Di
stanza in stanza Anastasia procede curiosa e trova anche “un bel
ragazzo”, addirittura “un maestro di musica” che insegna
l’essenza delle “note dure”.
Ma
cosa saranno mai queste “note dure”?
E
chi sarà mai questo “bel ragazzo”?
La
simbologia esige che le prime siano le disarmonie psichiche
dell’esistenza e i traumi inevitabili nei quali incorre chi vive e
esperisce le normali evenienze della vita. Anastasia sta rivivendo e
sta tirando fuori in sogno qualcosa di intimo e privato che
appartiene al corredo delle sue esperienze traumatiche: un uomo che
insegna “a degli alunni” la parte dolente dell’esistenza umana.
Il “bel ragazzo” maestro di vita appartiene alla cerchia delle
persone significative e importanti di Anastasia. Si tratta di un uomo
giovane e positivo che viene inizialmente rifiutato: “io non so di
cosa stia parlando”. Anastasia si difende dai vissuti collegati a
questa persona proprio perché la “nota dura” lo riguarda e la
riguarda. Anastasia ha vissuto una storia con questa persona o meglio
ha condensato e spostato in questa persona le dure esperienze
affettive vissute a suo tempo. Anastasia è invitata da questo
maestro di musica vitale, da questo “bel ragazzo”, “a prendere
appunti sul quaderno”, a scrivere una storia fatta di tanti pezzi
per dare forma alla relazione. La storia può essere bella e ricca di
umanissimi temi, ma, nel momento in cui Anastasia deve viverla,
qualcosa non va nel giusto verso: il quaderno è coperto da
“illustrazioni di colore nero” che non consentono di scrivere
alcunché e soprattutto di averne consapevolezza. Anastasia non ha
potuto scrivere e vivere la storia con quest’uomo perché il colore
nero, simbolo del lutto e della perdita, ha reso impossibile
l’operazione e l’esperienza. La storia si è conclusa
traumaticamente o con la rottura o con il lutto, la morte del “bel
ragazzo” e del “maestro di musica” esperto nelle “note dure”,
nella parte negativa dell’esistenza. Pur tuttavia, Anastasia non si
rassegna e tenta di scrivere la sua storia anche se la consapevolezza
è drastica e drammatica. La funzione onirica stempera la descrizione
di questa trauma e riduce la carica d’angoscia, consentendo al
sogno di procedere nella sua trama e ad Anastasia di continuare a
dormire. Questo è il nucleo del sogno, il trauma della perdita.
Anastasia nell’andare in mezzo alla gente si imbatte nell’uomo
della sua vita e lo perde senza avere la possibilità di scrivere una
storia insieme a lui.
“Penne
bianche non ce ne sono, perciò scrivo a tratti qua e là sapendo che
comunque farò fatica poi a studiare. Gli chiedo se ha altri quaderni
e lui mi risponde che sarà meglio che ci faccia degli esempi per
memorizzare la lezione.”
Ci
voleva una penna con l’inchiostro bianco per scrivere su una pagina
nera e listata a lutto, per cui Anastasia si adegua alla situazione
in atto pur sapendo che farà fatica a razionalizzare la perdita:
“scrivo a tratti qua e là sapendo che farò fatica poi a
studiare”. Anastasia continua a dormire e a sognare e si chiede se
avrà altre storie da scrivere in “altri quaderni” e si risponde
che dovrà procedere con la “razionalizzazione del lutto”, con la
presa progressiva di coscienza del trauma che l’ha colpita.
“Memorizzare la lezione” si traduce proprio nel far tesoro di
quello che è successo.
Come
reagirà Anastasia a tanta disgrazia e come sopporterà tanto dolore?
Diventa
interessante procedere con l’interpretazione del sogno per
rispondere a questa giusta domanda.
“Usciamo
dall’aula e lo abbraccio e poi invito tutti a casa mia e ci
prendiamo un caffè. Quando spreparano e col vassoio vanno al
lavandino, fanno per rovesciare le tazze con ancora del caffè giù
per lo scarico, allora li fermo per paura che rompano le belle tazze
rosse ed oro che sono del servizio di mia mamma e li porto in bagno
sulla vasca che è molto più capiente.”
La
solidarietà e la condivisione sono i valori culturali e i sentimenti
che accompagnano l’odissea sociale di Anastasia. Un abbraccio per
saluto al maestro di musica dalle note dure e una festa sociale per
tirasi su il morale sono gli antidoti al dolore della perdita. Quando
la festa è finita e si ritorna alla altrettanto dura realtà di
tutti i giorni, Anastasia ha il problema delle “tazze”, si
imbatte nel prezioso tema della sua femminilità: cosa farò del mio
essere donna, della mia sessualità, delle “belle tazze rosse ed
oro, quelle che mi ha dato mia mamma quando mi ha partorito e quando
mi sono identificata psicologicamente in lei?” La “vasca da bagno
capiente” è la soluzione all’eventuale rottura del servizio di
porcellana. La simbologia si traduce in un figlio, quest’ultimo
sarà la riparazione al trauma della perdita. Il grembo “capiente”
di Anastasia è pronto per il parto. Le “note dure” sono proprio
queste: Anastasia sogna il trauma della perdita del suo uomo e la
compensazione della maternità. Dopo tanto girovagare tra la gente
alla ricerca dei “radicchi rossi e verdi” da prendere
furtivamente nell’orto della vicina, Anastasia si imbatte nel tema
portante del sogno, la perdita e l’acquisto affettivi. Il buon
radicchio trevigiano conferma la sua bontà psichica e simbolica
nell’ordine degli affetti familiari e sociali.
“Qui
apro gli scuri e la finestra per far entrare la luce e mi sveglio.”
Il
sogno si è concluso e si può andare in pace. Anastasia ha
rielaborato con pacatezza e con i meccanismi di difesa del sogno la
sua buona “razionalizzazione del lutto” e la buona compensazione
dell’esperienza della maternità. Apre “gli scuri e la finestra”
per risvegliarsi e dare il buongiorno al suo “Io” vigilante e
razionale. Inizia la giornata nella realtà dopo il sonno e dopo il
sogno.
La
lunga interpretazione del lungo sogno di Anastasia trova qui la sua
fine.