
– Charles –
La Morte seleziona.
La Specie si origina dalla Selezione
e la Selezione orienta l’evoluzione della Specie.
Sopravvivono gli uomini
che si adattano all’ambiente
e trasmettono ai discendenti
le caratteristiche biologiche forti e favorevoli.
– Passeggere –
E allora, mio caro scienziato, la Morte non è uguale per tutti,
non è come la Legge degli uomini vanagloriosi
sulle facciate di pietra ammuffita dei tribunali sfasciati,
sopra gli scanni arditi di giudici onesti e coraggiosi,
destinati a saltare per aria come fuscelli d’avena
insieme ai loro angeli custodi,
maschi e femmine,
come la cara Emanuela,
una donna con la vita davanti e tutta da godere.
La Morte discrimina,
è ingiusta come una giornata di nebbia nel Sahara
o una giornata di sole e senza mosche nella Padania,
ha una sua giustizia ingiusta,
sceglie secondo il suo naturale intendimento,
accatta per virtù e raccatta per necessità,
vecchi imbelli e bambini innocenti
come Mustafà Safir e il piccolo Alan Kurdi,
le vittime predestinate delle tempeste degli uomini cattivi,
non del mare di mezzo,
di quelli veramente perfidi e stronzi.
– Charles –
La Morte seleziona,
la Specie si origina dalla Selezione
e la Selezione orienta l’evoluzione della Specie.
Sopravvivono gli uomini
che si adattano all’ambiente
e trasmettono ai discendenti
le caratteristiche biologiche forti e favorevoli.
La Morte non è ingiusta.
Ti sbagli passeggere e di grosso.
Si vede che sei un bauscia e un baucot.
La Selezione naturale determina un adattamento
degli organismi all’ambiente e i caratteri biologici,
acquisiti e scartati attraverso la pressione selettiva,
consentono di vivere soltanto agli individui forti.
La Morte è sempre e soltanto la Morte.
Ti ho spiegato come da un libro aperto.
Se non capisci,
nescio,
non so che farti.
– Passeggere –
E’ vero.
Tu parli come un libro stampato,
mio caro Charles.
E così dalla Morte nasce la Vita futura
attraverso l’annientamento delle Specie e degli individui deboli
e la trasmissione dei caratteri e dei tratti forti.
Ho detto bene?
Dalla Morte,
dalla carestia,
dalla malattia,
dall’epidemia,
dalla pandemia,
dalla guerra
deriva l’esistenza di animali più elevati.
Dimenticavo,
dalla ferinità e dalla stupidità degli uomini nascono buoni corpi,
poderose razze,
donne di teutonica mammella,
uomini di immense coglionate.
– Charles –
Ipse dixit.
Tu l’hai detto e io non lo confermo.
Io non voglio avere niente a che fare con te.
– Passeggere –
Mi discacci come fece Berluscotto a Finasso?
Dimmi, invece, quale Etica in questo dramma naturale?
Quali valori governano la Morte e i suoi comportamenti?
Dimmi,
o scienziato e giornalista,
o politico e opinionista,
o conduttore del treno chiamato desiderio,
dimmi dov’è quel chissà chi lo sa
che rende la vita degna di essere vissuta
in tanta tempesta di ormoni e di virus
che pretende di governare il dna del pipistrello
con l’acido lisergico e con una bottiglia di champagne
delle colline limitrofe a Bordeaux e Col san Martin,
in quei terrapieni ovattati di mille virtù francesi.
Per non parlare della mariagiovanna,
non la giornalista dalla vasta presenza,
la droga mortifera che ti fa passare il mal di testa.
Dimmi,
dimmi caro maliardo sapiente
dove va a dormire il sole nelle notti di mezza estate
quando gli innamorati fanno l’amore sulla spiaggia di Rimini
dopo essere stati a ballare tutta la notte all’Altro mondo.
Eppure,
caro Charles,
tu sapevi di tutto questo imbroglio
e l’avevi visto nei fringuelli delle Galapagos
e nei passeri di piazza Pancali nella maleodorante Ortigia,
quelli che ti cagano sulla testa mentre passeggi.
E ora tu mi dici soltanto che dobbiamo morire
per rafforzare questa Specie di uomini malvagi
che sparano ai poveri migranti neri
e sghignazzano davanti alle cazzate quotidiane dei talk choc.
Sai cosa ti dico?
Meglio bauscia che scienziato!
Meglio baucot che sapiente della Sapienza o della Bocconi,
del Sacco e dello Spallanzani,
dell’Università di Padova e di Tremestieri.
A cosa serve la Scienza,
se poi ti lasci invadere dalle pulci ballerine e dalle zecche clandestine,
se non regali soldini a pioggia a Tizio,
a Caio,
a Sempronio
e anche al povero e timido Bortolo.
E Giobattino cosa può dire sentendosi escluso?
Schei anca a Giobatta!
E bella e finita che sia questa sagra paesana
di scienziati e di bauscia,
di saputelli e di baucot,
di donne che sanno
e di maschi che pretendono.
E poi l’aggressività dove la mettiamo?
Tra i cuscini delle pulzelle o nella conservazione della razza?
– Charles –
Tu sei tutto scemo.
Io mi disgiungo e mi defilo.
A mai più.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere, 22, 03, 2021