
Il poeta è un fingitore,
un vasaio di Creta da argilla giallastra,
un Demiurgo di Atene e di prima qualità,
come le macellerie di una volta nello scoglio di Ortigia,
quelle dei fratelli Giudice,
gli ucceri,
gli uccisori di vacche magre anche in tempi grassi,
comprate a Cremona dai fratelli Balzarini
insieme al cioccolato alle nocciole con il burro.
Il poeta è un plasmatore di verità iperuraniche,
tutta quella roba che sta al di là del culo di Ouranos,
tutta sganga da vulcanizzare per il gran premio di Monza
come le gomme della Michelin,
della Brigestone,
della Pirelli.
Il poeta è uno sfruttatore di quelle verità sincere
che stanno al di là del Cielo stellato,
tra Gea e Urano
tra la Madre e il Padre,
tra la Madre e il figlio.
Il poeta è un crumiro di quelle verità
che corrono nel Cosmo così vasto
e buono soltanto da immaginare,
negli spazi interstellari così cari a Franco il battezzato,
la dove l’universo ubbidisce all’Amore,
a Francuzzu u cantanti buddista
che con la musica leggera ci faceva u broru per la pasta.
Il poeta è un cantastorie,
un trovatore,
un vate,
un emerito coglione senza le palle di vetro
che a Natale si appendono sulle porte delle nonne in calore.
Io sono Fernando,
mi chiamo Firnendo,
mi sento Fefè,
vado in giro per le strade di Lisbona antigua
con affettata noncuranza portoghese
alla ricerca del testosterone smarrito nei bordelli
dei romanzi degli scrittori sudamericani,
Marquez & Sepulveda & Borges & Cortazar
e ci metto anche u miricanu Charles Bukowski.
Io non sono un poeta.
Io sono un Maestro con la m minuscola.
Io sono un morto di fame con la m maiuscola,
vivo in un paese ricco di supermercati
stracarichi di imballaggi e di cartoni,
vado in mare inquinato e faccio il bagno fetido,
mi sdraio su un vasto posacenere portacicche
insieme a miei dissimili che detesto,
che aborro,
che ignoro da buon autistico.
E’ bello essere autistico,
è buono chiudere le porte e le finestre,
come le monadi del grande Leibniz,
dopo avere visto in faccia la morte,
nella faccia di un grembo freezer,
nella faccia di un padre ignoto,
è giusto essere autistico
perché a me non piacciono i caramba,
la pula,
la finanza,
i vigili inurbani inesistenti,
tutta gente vestita dai Dolci dei voltagabbana
con divise irripetibili e inimmaginabili.
A me non piace più vivere tra questa brutta gente,
orrenda e orribile come la fame di marzo e di aprile
ai tempi del colera e del corona.
Meglio una birra solitaria nel pub del 69.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere, 20, 06, 2022