
Se questo è un prologo,
seguirà un monologo,
seguirà un dialogo,
seguirà un’azione:
un primo atto,
un secondo
e altri ancora,
tanti atti puri e impuri
per dare corpo alla trama di una storia con un linguaggio,
per affondare le mani dentro le parole,
per costruire visioni nuove con Giuseppe
presso il vecchio cinema Paradiso,
per guardare orizzonti apparenti
che si allontanano furbetti
al minimo batter delle labbra grandi e piccole,
al minimo sentor di eroici furori alla Giordano,
quello del rogo in Campo dei fiori,
per mettere il naso di Susanna
là dove ti porta il cuore
e non soltanto l’organo che pompa.
Dammi una Lingua e ti dirò chi non sei.
Dammi un Linguaggio e ti dirò chi sei.
Dammi un Petel e scoprirò il tuo genio,
il tuo demone infante,
il tuo angelo custode,
il tuo essere bambino.
Non essere o essere?
No problem, sir William!
Sai che il tuo linguaggio m’intrippa?
Il tuo dire è un’opera truffaldina
che aspira la cenere e si gonfia di etere,
si dinoccola all’Adriano il cantante
e s’infiamma alla Sandro il presidente,
si incartapecorisce alla Fabriano della greca Ancona
e si adagia alla Gattopardo di don Fabrizio.
La tua opera respira a ritmo di samba,
non soltanto nella mitica Scala,
lo sento,
la tua opera suona e risuona con le sue oneste vibrazioni,
rimbalza da un palco all’altro degli aristocratici lumbard
con le movenze aritmiche e devianti di un Maestro terrone.
L’oscenità è intima
sul palcoscenico del teatro Vincenzo Bellini in quel di Catania
e sulla tragica spiaggia della vogliosa Rimini
dove ho visto il sangue amaranto di Francesca,
non quella di Lucio il ricciuto,
ma quella del palloso Alighieri,
tanto sangue appassionato
e dilavato dalle onde impotenti del marito,
Gianciotto Malatesta,
Gianne lo sciancato,
il condottiero senza cavallo.
Anche la lussuria ha il suo riscatto.
In ogni caso e per tutte le evenienze tu scrivi,
scrivi e snocciola la tua linguistica Nutella
sulle mie auree pupille,
sul mio volto silvano,
sulle mie braccia vogliose,
sul mio petto osannato,
sul mio ventre demoniaco,
sulle mie gambe incoronate,
sui miei piedi incandescenti,
sul mio corpo dionisiaco.
Leggerti è un’estasi sensoriale.
Sava
Carancino di Belvedere 20, 01, 2022