
Baciami o Luna,
baciami o dolce Luna delle rimembranze e dei desideri
e dimmi in ciel che fai,
dimmi che fai giorno e notte sospesa nel vuoto
su un etereo appendiabiti firmato d & g?
Baciami come il mitico Arsenio Lupin
con intrallazzo e delinquenza,
con fascino e scioglilingua,
baciami con i pizzilli e le pizzocchere,
come se fossi un re della ristorazione di alto prezzo,
come se fossi un re di cuori di alto loco,
come se fossi un putinot di odoroso pollaio.
Io,
Saturno,
ho ragione da vendere e anelli da regalare,
da sempre girovago tra le miste Perseidi,
le rocce maligne della famiglia di Perseo
che si piantano nel tuo piatto di calamari osceni e fritti
quando meno te l’aspetti,
mentre giri gli occhi in libera uscita,
strabici che è meglio,
per guardare le gambe affusolate e succulente
della nuova cameriera valdostana,
la solita Charlene tutta bionda e tutta crucca,
quando orbito di gusto nelle notti d’agosto
dentro lo sciame di alghe profumate al kerosene
e intinte di plastica merlettata all’arsenico
insieme a quella graziosa gabbianella
e a quel gatto Coraggioso ferito nell’onore
perché tradito con un’altra gabbianella,
una questione femminile,
una vicenda materna,
una pulsione maternale,
robe da sante femministe:
io coverò le tue uova in tua assenza,
tu coverai le mie uova in mia assenza,
noi vinceremo la morte con l’istinto di vita,
noi useremo il gabbiano.
Sopravviveremo per altre cinquanta primavere
e noi due femmine per sempre amandoci,
feconde faremo le uova e le coveremo,
accudiremo i nostri pulcini senza papà
nell’irto costone delle montagne scozzesi
che precipitano su un mare
che sta morendo per il termosifone sempre acceso
nella tua camera da letto a marca doimo
e nel tuo azzurro bagno firmato richard ginori.
Cosa importa,
o adorata Luna,
se io sono razional glacial,
se in ogni stella non vedo nient’altro che il mal.
Tu,
solo tu sei quell’amore satellite
che mi sconvolse la vita sul cuscino
sin da quando ero un bel bambino.
Cosa importa
se adesso senza losanghe e ramingo per il cosmo io vo
e mi sbatto le palle polverose dell’oraziano
quem mihi, quem tibi finem di dederint.
Io razionale e tu battona,
io zoccoletto e tu magistra,
dammi solo tre parole per dirti
“omnia munda mundis”.
Così lontani, così vicini.
Salvatore Vallone
Carancino di Belvedere 14, 08, 2022