L’ELEFANTE

L’elefante è un fante elegante,

ripieno di sole malato,

farcito di ricotta montata con panna,

un angelo messaggero che sa ben parlare,

for faris, fatus sum, fari,

un Ermes teos ladruncolo e magnaccione,

un Gabriele arcangelo dell’impossibile e seduttore,

un fante di cuori per gli innamorati obesi,

un fante di picche per gli illusi di sempre,

un fante di quadri per gli artisti spretati,

un fante di fiori per i romantici illuministi,

l’elefante è un fine dicitore della Napoli di un tempo,

il solito signor Ciro Esposito da Forcella,

l’elefante a Catania domina la piazza del Duomo,

u liottru,

mezzo leone e mezzo troione

con i ciondoli ciondolanti di vera lava etnea,

firmata e garantita,

doc e dop e dog,

nei pressi dell’università sfascista,

nera come la lava del Mongibello

dopo lo sbrodolamento,

nero come l’occhio di Polifemo

dopo la visita di Ulisse.

Adesso continua,

o donna furbacchiona in vena di sballo,

continua tu.

Pe minchionallo a un poeta na regazza

gli agnè de domandà

si ch’ora era,

ma il vate furbo che capì la guazza

le diede na risposta a sta maniera,

se sta tunica de lana fosse bronzo,

che campana,

mia bella mora,

adesso sentiresti batter l’ora.

Ita locuti sunt Claudio e Gabriella,

le buonanime de la Roma de na vorta,

la Roma furastiera

che adesso è in mano al nano,

alla caciottara,

al buffo,

al puffo,

al bontempone dalla faccia a pagnotta milanese,

a panettone,

a pan de Tony.

Cosa vuoi farci?

E’ il prezzo della storia,

la storia di un popolo che purtroppo c’è.

E come se c’è!

Allora si cambia registro,

si cambiano anche le mutande,

dal tanga al tango,

dal perizoma al peripatetico.

E quinci il mar da lungi e quindi il monte.

L’apparenza non è realtà,

mio caro,

mia cara.

Vivo come se tu non ci fossi,

ma lo sguardo cade sempre sull’elefante nella stanza.

Nessuno lo vede,

credo.

Lo vedo io

e mi balocco in questo gioco di assenza virtuale,

pensando con gioia alla tua degna presenza parallela.

Anche luglio sta passando

e il caldo e la lunghezza delle ore.

Varchi di luce piena distraggono il mio pane quotidiano.

Di questo ti ringrazio

e di molto altro ancora.

Non ti rivedrò mai più,

ma non importa,

tu resti dentro la mia casa con pavimenti d’erba.

Buonanotte,

ti sognerò.

Dopo mi affiderò al dottore dei sogni.

Sava

Carancino di Belvedere, 20, 05, 2022

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