
Parla,
o Lidia,
e il mio cuore respirerà.
Il silenzio è oro,
ma io voglio restar povero
e sentire la tua voce.
Parla
e non fermarti mai.
Se tu parli,
leggerai nei miei occhi quanto ti amo.
Tecum vivere amem.
Io ti ascolterò senza dir niente
e la mia anima candida parlerà il linguaggio del cuore,
mentre le tue labbra si muoveranno ancora in dolci note
che salgono in cielo
e ricadono nel verde tappeto della vita,
nelle timorose attese di una giovane speranza.
Tu parla,
o bella Lidia,
tu parla perché il mio cuore respira.
Non farmi morire con lunghi silenzi
che sanno di tristi pensieri,
che odorano di lapidi senza nome.
E’ la morte
se la tua voce si ferma.
Tecum obeam libens.
Parla,
o monumentale Lidia,
e veloci le tue parole alla notte ruberanno le luminose stelle
e io le rincorrerò come pazzo assetato di cielo.
Parla,
o Lidia dal seno esposto,
perché,
se non parli,
bevi soltanto il respiro della tua vita.
Salvatore Vallone
Pieve di Soligo, 30, 10, 1979