E’ una canzone importante e premiata per il valore letterario del testo, fascinosa nella musicalità e suadente nel messaggio. Elisa l’ha dedicata al suo uomo e al padre dei suoi figli: una canzone d’amore composta dopo la seconda maternità. “L’anima vola” segna il primo lavoro discografico in lingua italiana della cantante friulana.
Ma cosa contiene di “Psichico profondo” questo testo di scuola ermetica?
La metodologia psicoanalitica trova pane per i suoi denti.
“L’anima vola”
Il simbolo “anima” è antichissimo, risale ai primordi dell’umanità. L’antropologia culturale lo attribuisce alla magia, alla religione, alla mitologia, alla filosofia, alla psicologia, alla psicoanalisi, per cui al simbolo si associa anche il concetto. L’anima è il più diffuso ed efficace esorcismo all’angoscia di morte con il suo attributo dell’immortalità. Jung volle che “l’anima” fosse la componente inconscia femminile del maschio, così come “l’animus” era l’equivalente maschile nella femmina. Ci piace pensare che “l’anima” di Elisa sia il suo tratto psichico femminile, la “parte femminile” della sua psiche che si integra con la “parte maschile” per comporre la sua “androginia psichica”. Quest’ultima si attesta nel coniugare attributi psichici maschili e femminili simbolicamente e culturalmente ascritti all’universo maschile e femminile, al di là del loro essere biologico maschile o femminile. Questo per quanto riguarda l’anima. In riferimento alla sua immaterialità è possibile che che l’anima “vola”. Il “volo” richiama il meccanismo di difesa dall’angoscia della “sublimazione della libido” e si attesta simbolicamente nell’evoluzione della materia verso la spiritualità con il conseguente benessere psicofisico. L’emancipazione dalle dipendenze materiali riguarda “l’anima” e il “volare”. La liberazione dalla pesantezza del corpo e dalla dimensione materiale porta alla sfera eterea del mistero e del mistico. Nel prosieguo dell’analisi del testo si definirà “femminilità” l’anima e nello specifico la “femmina biologica” e la “femmina psichica”.
“le basta solo un po’ d’aria nuova”
L’”aria” è simbolo della vita e della vitalità. Rievoca il soffio di Dio nel “Genesi” per animare il pupazzo “AdamEva” composto dal fango e chiamato uomo nel senso di maschile e femminile. L’”aria” è il principio cosmogonico, “arké”, secondo Anassimandro e secondo le teorie filosofiche dei Sumeri e dei popoli dell’area mesopotamica. Se l’”aria” rappresenta simbolicamente la vita, l’aria “nuova” condensa il dare la vita, la verità biologica della procreazione e dell’amore della Specie. La femminilità è vita e dà la vita.
“se mi guardi negli occhi”
Gli “occhi” contengono la luce della ragione e della realtà, la verità di sé e la coscienza di sé, la relazione vigile con se stessi e con gli altri. Negli “occhi” si attesta una vena di consapevole “simpatia” nella partecipazione emotiva e nella condivisione emotiva. Il “guardare” condensa un’ispezione interiore dell’altro e può degenerare in un’istanza paranoica. Il “se mi guardi negli occhi” si traduce in “se indaghi nella mia vigilanza razionale”, “se mi vuoi conoscere nella realtà”, “se aspiri a una conoscenza formale e visibile”. E’ richiamata la funzione razionale dell’”Io” con l’esercizio del “principio di realtà”.
“cercami il cuore”
Il “cuore” è simbolo della “vita neurovegetativa”, delle emozioni, dei sentimenti, degli affetti, delle pulsioni, dell’empatia e della simpatia. “Cercami” è un invito seduttivo alla fusione sentimentale, una “traslazione sublimata” di un amplesso erotico e sessuale, la ricerca d’intimità e d’interiorità mista alla ricerca dei corpi.
“non perderti nei suoi riflessi”
“Perderti” equivale all’abbandono psicofisico, all’affidamento acritico e fiducioso. Niente di depressivo, tutt’altro! Condensa la grande capacità di lasciarsi andare e la disposizione all’orgasmo insieme a una benefica caduta nell’indifferenziato senza squilibrio. I “riflessi” del cuore sono tutte le dimensioni sopra citate che vanno da Eros a Pathos, dal corpo che vive al sentimento che si vive.
“non mi comprare niente”
La femminilità è aliena dalla materialità, si esalta nel senso mistico e si appaga delle atmosfere rarefatte. La femminilità si volge alla spiritualità. Il “comprare” equivale a un’acquisizione possessiva, a un potere di investire la “libido” per avere. La femminilità non chiede niente, è aliena dalla materia e dal potere.
“sorriderò se ti accorgi di me fra la gente”
La femminilità esige attenzione e premura, la consapevolezza dell’importanza della complicità, del sorriso, dell’apertura, del piacere, della gioia che traspare nel riconoscimento e nella bellezza. Il “sorriderò” accattivante e ruffiano segna la seduzione e l’intesa. La “gente” sono gli altri, i senza nome, i senza individualità che fanno contorno e cornice a una relazione speciale, quella della femminilità con il suo interlocutore. Il “ti accorgi” attesta dell’afflusso del “rimosso” e della conseguente presa di coscienza.
“sì che è importante”
Le cose che contano, quelle che hanno valore per la femminilità, sono la complicità seduttiva e il sorriso consenziente. “Importante” equivale all’amor proprio e all’autocoscienza, allo spirito affermativo e alla valorizzazione di sé, all’autostima dell’Io e del suo vissuto.
“che io sia per te in ogni posto”
Onnipotenza e ubiquità dell’amore materno! Per il bambino la mamma è una dea. La femminilità esaltata nella maternità induce l’augurio che il pensiero possa annullare lo spazio. Il ruolo psichico assimilato è imprittato di sacro e lo schema culturale parla della femminilità come di un soggetto di maggior diritto.
“in ogni caso quella di sempre.”
La sostanza della femminilità è “sempre” la stessa, “quella” che non varia al variare delle apparenze. Dopo il superamento dei limiti della dimensione spaziale, l’essere femminile presenta l’immutabilità del tempo e sceglie per sé il tempo che non scorre perché è fermo, perché è un presente continuo, un “breve eterno”. L’essere della femminilità resta identico secondo le tracce di una onnipotenza psichica e secondo i bisogni affettivi.
“Un bacio è come il vento”
La fusione orale, “un bacio”, l’affettività trasporta, inebria, emoziona, è una pulsione incontrollabile, “come il vento”, è il simbolo della passione e la metafora della volitività, della vitalità, della “libido”, delle energie da investire, dell’umore. Tutto questo è contenuto in un ingenuo e tenero “bacio”.
“quando arriva piano però muove tutto quanto”
La dolcezza si sposa con la passione che muove la femminilità e commuove la maternità. “Eros” e “pathos” si coniugano ed esaltano in trasporto sensuale e sentimento. La donna perde la testa in progressione con il cuore.
“è un anima forte che sa stare sola”
L’essere femminile è autonomo e si appaga di sé. La forza significa che sa di sé e non ha bisogno di altro fuori di sé. La madre è autosufficiente e consapevole. Il sapere della propria solitudine è affermazione di potere, difesa dal coinvolgimento e rasenta l’onnipotenza narcisistica
“quando ti cerca è soltanto perché lì ti vuole ancora”
La seduzione femminile è finalizzata al desiderio che cerca il maschio per appagare se stessa e il Genio della Specie. Istinto è pulsione a cercare, è aver bisogno di sé e dell’altro affermando un potere. Volere è desiderio passionale e coscienza di godimento.
“e se ti cerca è soltanto perché l’anima osa”
“Memento audere semper” recita un motto latino invitando a vivere intensamente la vita e la vitalità. La femminilità ci prova sempre e si basa sui fatti e non sulle astrazioni. La femminilità osa nel senso di fare e con coraggio e nel senso di realizzarsi come una pulsione e di dare concretezza all’idea, ai pensieri, ai desideri, ai bisogni. L’osare simbolico è un investire con ardimento. La donna è ardita e va all’assalto della vita senza il coltello tra i denti.
“è lei che si perde e poi si ritrova”
Passare dall’emozione alla ragione, dall’orgasmo alla vigilanza, dal crepuscolo della coscienza alla limpidezza della mente, è questo il passaggio della femminilità dall’Inconscio al Conscio, dal buio alla luce per ricomporsi e ricompattarsi dopo essersi smontata psico-analiticamente. Viva il principio femminile!
“E come balla quando si accorge che sei tu a guardarla”
La femminilità si esalta con la consapevolezza di essere per te e di essere piaciuta a te. Tu la esalti con interesse affettivo e sessuale. “Guardare” equivale ad apprezzare la bellezza e la ragione, a metà tra il movimento sensuale di appagamento e il sentimento d’amore verso la femminilità.
“non mi portare niente”
Non voglio materia, la femminilità e la maternità esigono movenze psicologiche, danze affettive, presenze amorose, perché la donna e la madre si appagano di sé e nulla chiedono.
“mi basta fermare insieme a te un istante”
“Fermati, sei bello” dice all’attimo Schiller. Vivere fuori dal tempo insieme a te comporta una creatività che fa a meno della Storia, un’eternità che va contro la miseria del Tempo. La Bellezza della femminilità e della maternità si coglie nell’attimo e non nello scorrere dei secondi, dei minuti, delle ore.
“e se mi riesce”
Se sono capace di fermare la mia femminilità, se è nei miei mezzi fermare il tempo e vivere l’attimo insieme a te con tutta la bellezza della dimensione eterna della maternità, io sarò pienamente appagata di questo traguardo.
“poi ti saprò riconoscere anche nelle tempeste”.
L’imprinting è avvenuto, adesso puoi andare, se vuoi, perché io ormai so di te, ho il tuo sapore e saprò di te quando il mio corpo navigherà nel trambusto dei sensi, nei tempi meteorologici che cambiano in tempeste.
“l’anima vola, mica si perde”
La femminilità e la maternità non condividono i processi d perdita, tutt’altro! Il bilancio è sempre attivo e prospero. La partita doppia vede sempre il rialzo nella voce “attivo”. La donna e la madre non conoscono la depressione e la caduta delle energie da investire, semplicemente perché sono fatte di “libido genitale”, quella che si dona e appaga nella cornice magica del sentimento d’amore.
“l’anima vola, non si nasconde”
La femminilità e la maternità non si rimuovono, non si dimenticano, non si lasciano archiviare facilmente come una pratica burocratica o un vizio assurdo. La femminilità e la maternità vivono nel presente e nel breve eterno. Esigono la costante memoria e l’imperitura manifestazione dettate dalla consapevolezza di essere i veicoli della vita e della vitalità: filogenesi.
“l’anima vola, cosa le serve”
La femminilità e la maternità bastano a se stesse, non hanno bisogno di alcunché, vivono di se stesse e si appagano della loro autonomia. Hanno solo bisogno di amare perché sono anima, essenza vitale che aleggia e nutre.
“l’anima vola, mica si spegne.”
La femminilità e la maternità sono eterne, almeno quanto l’eternità della vita che ha coscienza di sé, che sa di sé e aspira a perpetuarsi grazie all’anima che vola e non si imbatte nella fine e tanto meno nella morte. C’è sempre un’anima che sorge come il sole giocondo e libero in sul primo albeggiare.
Questo è quanto e scusate se è una canzone di musica leggera.
Salvatore Vallone
Pieve di Soligo (TV), giovedì 14 del mese di maggio dell’anno 2020