LA CRISI DEL SACRO

TRAMA DEL SOGNO

“Ho sognato di passare vicino alla chiesa della mia città e di sentire una musica non adatta ad un luogo sacro.

Decido di entrare per vedere chi sta suonando l’organo con musiche “blasfeme” e capisco che hanno collegato una radio all’altoparlante che però si sente più fuori che dentro.

Resto attonita nel constatare che stanno svuotando la chiesa; fuori ci sono dei furgoni che stanno caricando con tutto ciò che c’era in chiesa.

Non c’è più l’altare, né i quadri, né i banchi… È quasi vuota! E la chiesa sembra molto più piccola.

Chiedo ad un sacerdote cosa stia succedendo; lui, sorridendo, mi risponde che hanno deciso di chiudere quella chiesa.

Esco sconvolta con l’intenzione di segnalare sui social quello che sta accadendo all’insaputa di tutti. Come possono chiudere un luogo sacro, simbolo di tanti momenti importanti della comunità?!”

Questo è il sogno di Rasia.

INTERPRETAZIONE DEL SOGNO

Ho sognato di passare vicino alla chiesa della mia città e di sentire una musica non adatta ad un luogo sacro.”

In tempo di “coronavirus” abbiamo assistito alla crisi della “sacralità” ufficiale. In particolare la Chiesa cattolica è stata oscurata nelle chiese e nelle funzioni. Le chiese sono state chiuse e le cerimonie sacre sono state sospese. I sacramenti non sono stati amministrati. I morti hanno ricevuto una benedizione sommaria quando era possibile. L’Eucaristia non ha nutrito bene i seguaci di Cristo. Questo è un dato psico-culturale che ha colpito la “Coscienza collettiva”, al di là delle fede convinta o tiepida nei riguardi dei misteri religiosi. Rasia avverte questa caduta del sacro, del culto, del rito e la rappresenta in sogno come un’anomalia musicale all’interno di una chiesa qualsiasi, una chiesa tra le tante che condensa il bisogno di sacro di tutti gli uomini, al di là dell’appagamento che ognuno di poi concede a se stesso. La “musica non adatta al luogo sacro” attesta del linguaggio e della comunicazione religiose che si sono trasformate all’improvviso. Rasia è sensibile alla “religione” e nota il cambiamento della “religiosità”. Non si può più pregare in chiesa, non si può rivolgere lo sguardo all’altare nella ricerca di una consolazione e di un conforto, non si può ricevere un sacramento. I tempi sono tristi e assurdi e la Chiesa ha dovuto seguire le ingiunzioni della Scienza in funzione della risoluzione della tragica pandemia. Ricordo che “la chiesa” e il “luogo sacro” sono simboli della “sublimazione della libido”, ma per il momento questo dato non è importante. Ci si può limitare al cambiamento sociale e alla nuova destinazione d’uso che si profila per i credenti in riguardo alla chiesa ufficiale. In ogni caso la preghiera individuale non abbisogna di luoghi sacri, perché, dove si esterna, porta il carisma della fede.

Decido di entrare per vedere chi sta suonando l’organo con musiche “blasfeme” e capisco che hanno collegato una radio all’altoparlante che però si sente più fuori che dentro.”

Rasia è stata colpita da questa metamorfosi del luogo e del costume, da questa blasfema commutazione di un luogo sacro e adibito al culto in un luogo irriverente e peccaminoso. Rasia si sente dentro cristiana anche se fuori la fede è stata destituita dei suoi fondamenti, la chiesa e i sacramenti. “L’altoparlante” dà il senso della fanfara e delle fanfaronate, del rumore fine a se stesso e per niente significativo. Rasia taglia la testa al toro, “decido”, ed esige spiegazioni in maniera direttamente proporzionale all’intensità del suo bisogno di fede. La distonia tra il “fuori” e il “dentro” la rasserena e la dispone a ulteriori riflessioni. Se “fuori” la fede è inappagata e blasfema, “dentro” vibra ancora con una buona e solita tonalità. Questa dialettica tra “interno-esterno” è sorprendente per la maniera figurata formulata in sogno da Rasia. L’organo”, il classico strumento musicale delle cerimonie sacre, è usato da Rasia nel suo significato greco “organon”: lo strumento che contiene il sacro, la summa teologica del Cristianesimo.

Resto attonita nel constatare che stanno svuotando la chiesa; fuori ci sono dei furgoni che stanno caricando con tutto ciò che c’era in chiesa.”

Il “sacro” è svuotato del suo senso e del suo significato. Il sentimento acritico dell’affidamento e della fede non riceve appagamento dal luogo e dal contenuto. In assenza di “carisma” si rischia che si svuoti anche il bisogno prepotente di credere. I “furgoni” si caricano di morti. Sono i camion dell’Esercito italiano che trasportano le bare dei morti. I furgoni portano via il senso del sacro della Vita, la ragione per il cristiano di vivere e di soffrire. Lo Stato è intervenuto e ha svuotato la Chiesa e la Chiesa si è lasciata svuotare dallo Stato. “Attonita” si traduce simbolicamente “stordita dal tuono”. Rasia è stordita dall’eclatanza del fatto blasfemo e dalle sue conseguenze.

Come si può vivere senza la fede, “invisibilia”, e senza le tracce visibili, “visibilia”, del sentimento del divino?

Dio non è mai morto, se il Figlio è morto, è poi risorto. Tanto meno è morto da “coronavirus” anche se per tre mesi.

Non c’è più l’altare, né i quadri, né i banchi… È quasi vuota! E la chiesa sembra molto più piccola.”

Il luogo del “sacro” è stato ridimensionato e svuotato dei suoi simboli e dei suoi riti, del suo significato profondo e del suo collegamento con il mistero del divino. La memoria del sacrificio, la rappresentazione del trascendente, gli strumenti dei fedeli sono stati asportati e svuotati del loro senso e significato. Il “vuoto” domina in questa chiesa ulteriormente ridimensionata dalla vanità e dalla crudeltà dei tempi. Rasia è addolorata per la perdita del suo riferimento privilegiato, la fede e il sacro, ma è oltremodo arrabbiata contro questa spoliazione della religione da parte del potere temporale, lo Stato. Il Cristianesimo ha subito una violenza inaudita e terribile, peggiore della persecuzione, lo svuotamento dei suoi contenuti spirituali e mistici, più che teologici. Per questo motivo il sogno di Rasia abbraccia tutte le fedi presenti sul tappeto storico in questo tempo di pandemia. Rasia si chiede come è stato possibile abdicare alla Fede a favore della Scienza, meglio, come è stata subito esclusa la salvifica Fede dal concorso alla ripresa dal lutto e dal dolore. Proprio la Fede, che sconfigge la morte e muove le montagne, è stata accantonata a favore di strategie materiali, veramente corporee, tecniche e logistiche.

Chiedo ad un sacerdote cosa stia succedendo; lui, sorridendo, mi risponde che hanno deciso di chiudere quella chiesa.”

La crisi del sacro trova deboli difensori nei ministri del carisma, nei dispensatori della Grazia di Dio, a riprova che i tempi sono veramente eccezionali e che la Chiesa ufficiale si è subordinata a coloro che hanno deciso anche per lei, il potere temporale, lo Stato laico che dispone la chiusura delle chiese senza porsi il problema della Fede dei suoi cittadini e della consolazione all’angoscia di morte. Rasia è stata colpita dai morti senza funerale, più che dalla morte fisica. E’ rimasta “attonita” per il ridimensionamento della Chiesa e per la passività delle strutture ecclesiastiche nell’obbedire alla Legge dello Stato posponendo la Legge di Dio. Il “sorridendo” del chierico sa di intelligente accettazione e di sorniona fiducia sul primato dello spirito sulla materia. “Hanno deciso”, non i nemici della Chiesa, i legislatori per salvare il corpo dalla morte.

Esco sconvolta con l’intenzione di segnalare sui social quello che sta accadendo all’insaputa di tutti. Come possono chiudere un luogo sacro, simbolo di tanti momenti importanti della comunità?!”

La carenza di sacro e di carisma, il privilegio del laico e del profano hanno colpito la dimensione psichica di Rasia più a livello sociale, che a livello personale se sente il bisogno di alleanza e di comunicazione. La scoperta dell’inganno perpetrato dallo Stato ai danni della Chiesa, dal corpo ai danni dell’anima, dall’ospedale ai danni della chiesa, è una presa di coscienza da condividere e da regalare ai suoi simili, ai correligionari che si trovano all’improvviso mutilati dei luoghi sacri e dell’esercizio visibile della Fede religiosa. Il luogo è “sacro” perché è un simbolo della crescita individuale e collettiva. Uno spazio anonimo del Comune acquista carisma attraverso l’investimento sublimato dell’energia vitale che dal corpo che muore si riabilita nell’eternità dell’anima. Rasia è stata colpita da piazza San Pietro deserta e dal Papa che irradiava il divino ai fedeli del mondo e non soltanto, a tutti gli uomini che in quel momento hanno trovato nell’affidamento alla fede sollievo alle angosce della propria e altrui morte. Ed è proprio vero che la Chiesa impedita ha trovato nei “social” e nell’Elettronica un valido veicolo di compensazione per la trasmissione del suo messaggio di salvezza.

Nel tempo del virus dovevamo assistere anche a questo spettacolo desolante e depressivo e si fa anche questo sogno. Il “fantasma di morte” e la sua angoscia colpiscono le varie sensibilità e di sensibilità Rasia ne ha da vendere.

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